lunedì
07 Luglio 2025

Ravenna, via ai lavori di ampliamento del punto ristoro della Rocca Brancaleone

L’obiettivo è riaprire per le festività pasquali. Cantiere da 300mila euro

20 12 15 Rendering Bar RoccaL’Associazione temporanea di imprese composta da Cooperativa San Vitale, Villaggio Globale e società Jem, che nel 2018 si è aggiudicata il bando del Comune di Ravenna per l’affidamento e la riqualificazione del punto di ristoro e dell’area verde della Rocca Brancaleone, continua, pur in un momento storico difficile,  il percorso di valorizzazione iniziato un anno fa e avvia i lavori di ampliamento del punto di ristoro.

L’obiettivo è quello di essere pronti alla riapertura, imprevisti permettendo, per le festività pasquali 2021.

«Per l’amministrazione comunale – afferma l’assessore alle Attività produttive Massimo Cameliani – la riqualificazione della Rocca è un obiettivo strategico perché si tratta di un luogo dalle potenzialità enormi che devono essere indirizzate e perseguite con grande impegno e lungimiranza; l’ampliamento del punto di ristoro, per il quale il Comune ha previsto un contributo a fondo perduto, rientra nel generale piano di valorizzazione, piano che comporta un impegno economico ingente e che, una volta realizzato, consentirà a ravennati e turisti di fruire di uno spazio suggestivo, spazioso ed estremamente godibile».

I lavori stanno per iniziare e il punto ristoro diventerà un luogo di degustazione dei prodotti soprattutto locali.

Il costo complessivo previsto dei lavori si aggira intorno ai 300mila euro.

La riqualificazione è cominciata nel marzo 2019; il bando aveva la finalità di rivalutare uno spazio pubblico fortemente identitario per la città promuovendolo al massimo. Primo obiettivo dell’Ati è stato quello di valorizzare la Rocca Brancaleone come servizio pubblico, ponendola al centro del rilancio del quartiere circostante e del turismo cittadino attraverso azioni sociali.

«Dal primo giorno – si legge in una nota inviata alla stampa – i lavoratori svantaggiati della San Vitale si sono presi cura di tutti gli spazi comuni della Rocca e del verde, ma con il primo lockdown è cominciata la fase più fertile della collaborazione. Tra febbraio e maggio la Rocca Brancaleone, in parte virtualmente e in parte in presenza, è stata il luogo di formazione di un percorso socio riabilitativo per favorire l’autonomia occupazionale attraverso una convenzione fra cooperativa sociale San Vitale e DSM DP Ravenna al quale, nonostante si fosse verso il termine della stagione, è seguita anche l’assunzione di uno dei ragazzi. In una estate molto complessa per il terzo settore, Villaggio Globale ha integrato nella programmazione della Rocca il centro estivo di “Tra le Nuvole”, che è stato di servizio a centinaia di famiglie ravennati , e, in un periodo in cui le palestre erano inaccessibili, ha coordinato gli spazi e i tempi della disponibilità per tutte le associazioni sportive che avevano bisogno di uno spazio all’aperto. Il risultato è stata una palestra a cielo aperto di una forza vitale unica».

Dopo poco più di un anno si può definire conclusa la prima fase, quella del riavvio dell’intera area e della costruzione delle relazioni con il tessuto associativo cittadino.

Fino ad ora l’utilizzo della Rocca è stato stagionale ma l’Ati ritiene «che l’obiettivo per poter definire il progetto di riattivazione sociale pienamente riuscito sarà raggiunto con l’utilizzo e la frequentazione durante l’intero arco dell’anno».

L’esperto di sicurezza informatica: «Mai pagare il riscatto agli hacker»

Andrea Farina è il fondatore e presidente di Itway a Ravenna, realtà internazionale che si occupa di cyber security. Per soccorrere le aziende colpite scendono in campo anche gli hacker etici a caccia dei dati rubati nel darkweb

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Andrea Farina, Ceo Itway

Quando i cattivi colpiscono, arriva la cavalleria. Se l’attacco viene dagli hacker, il soccorso tocca ad aziende come Itway. La realtà internazionale di cyber security è stata fondata a Ravenna da Andrea Farina più di vent’anni fa. A lui abbiamo rivolto un po’ di domande per capire meglio i casi ransomware.

Quale scenario si trova di fronte un’azienda attaccata?
«Se si tratta di un attacco di tipo cryptolocker ci si accorge che non c’è più la disponibilità di accesso ad alcuni dati perché sono stati cifrati e protetti da una password. A quel punto provando a fare qualunque operazione sullo schermo compare un messaggio che avvisa dell’attacco e chiede un riscatto per consegnare i codici in grado di sbloccare i dati».

C’è solo il blocco?
«Di solito avviene anche quella che in gergo si chiama esfiltrazione: una quantità di dati viene copiata dalle reti dell’azienda e si minaccia di renderli pubblici sul darkweb. Così non solo ti blocco l’attività ma metto a rischio la sicurezza aziendale».

I dati prelevati vengono selezionati in modo da raccogliere materiale davvero delicato?
«Non sempre chi sferra un attacco ha il tempo per queste valutazioni. Si copiano dati che possono contenere informazioni importanti».

Sql HackingL’azienda riesce a sapere quali dati sono in mano agli hacker?
«Chi si occupa di soccorrere le aziende sotto attacco ha dei cosiddetti hacker etici che si sanno muovere sul darkweb cercando di individuare questi dati sottratti per capire meglio qual è il rischio effettivo e magari fare un po’ di bonifica. Itway ha una ventina di ingegneri con questi compiti».

La sottrazione di dati non avviene solo con attacchi informatici esterni, come dice il recente caso di Leonardo.
«Nel 50-60 percento delle violazioni di dati si tratta di dipendenti infedeli che colpiscono dall’interno. E la percentuale era fino all’80 percento una decina di anni fa. Il caso più noto al grande pubblico è quello della lista Falciani con i nominativi sottratti dalla banca Hsbc (tra cui quello della figlia di Raul Gardini, ndr)».

Un’azienda attaccata è costretta a fermarsi completamente?
«Dipende dalle dimensioni e dalla struttura della sua rete informatica. Diciamo che se ci sono fino a 40-50 postazioni di lavoro si ferma tutto. Oltre a quella dimensione la differenza la fa se c’è la segmentazione della rete: in quel caso si può arginare il contagio».

Le squadre di soccorso da dove cominciano?
«Bisogna fare quello che abbiamo sentito dire spesso in questo periodo di pandemia: trovare il paziente zero. Nel caso dell’informatica significa individuare il computer da cui il malware è entrato. Le statistiche dicono che dall’attacco al ripristino completo ci vogliono 45-75 giorni».

Quanto studio c’è dietro a un attacco?
«Sono gruppi criminali che lavorano per settori. Guardano alla notorietà del marchio. Di recente è successo a Campari, Luxottica, Ferrero: i primi due non sono riusciti a contenere i problemi».

Anche Enel è finita sotto attacco con un riscatto di 15 milioni di dollari.
«Nel settore ha stupito molto che un’azienda come quella sia stata colpita. Sono stati prelevati qualcosa come 50 terabyte di dati. Per capirci: un terabyte è circa 140 milioni di fogli A4 scritti in word».

La cifra del riscatto come viene calcolata?
«Sulla dimensione dell’azienda e sul calcolo della potenziale sanzione del Garante per la privacy: ai sensi del Gdpr, se viene individuata una scarsa protezione dei dati, ci può essere una sanzione che arriva al 4 percento del fatturato. È successo a Grandi Navi Veloci: per loro è stato un colpo da qualche centinaio di migliaia di euro. Ma anche alla British Airways».

Pagare o non pagare il riscatto?
«Mai pagare. La tentazione c’è per tutti ma è sbagliato perché non si ha mai la certezza di essere liberi. Chi garantisce che dopo il pagamento verranno distrutti i dati sottratti? So di aziende che l’hanno fatto pensando di cavarsela una volta per tutte e poi si sono ritrovate ancora sotto ricatto».

In caso di violazione di dati, o data breach, il Gdpr prevede la segnalazione alle autorità entro 72 ore. A quel punto cosa succede?
«Un nucleo speciale della guardia di finanza può fare accertamenti: professionisti molto preparati. L’azienda è tenuta a dimostrare cosa ha fatto per evitare l’attacco: non dobbiamo dimenticare che spesso le aziende maneggiano dati sensibili di cittadini e per questo è richiesto che li proteggano. Non è detto che se c’è stato l’attacco allora è stata per forza gestita male la protezione».

Università, a Ravenna matricole in crescita del 23 percento

Complessivamente Bologna registra l’incremento più alto degli ultimi anni, con oltre 29mila nuovi studenti iscritti

UniversitaDal 2015 le immatricolazioni all’Università di Bologna sono continuamente cresciute, e anche quest’anno – nonostante le difficoltà e le incertezze generate dalla pandemia di Covid-19 – l’Ateneo conferma la sua forte attrattività, a tutti i livelli. Le immatricolazioni per l’anno accademico 2020/2021 segnano infatti ad oggi una crescita del 9% rispetto allo scorso anno. È l’incremento più alto registrato negli ultimi anni: i nuovi studenti iscritti all’Alma Mater sono oltre 29.000.

Una crescita che interessa tutti i cicli di studio: +3,6% nelle lauree triennali, +16,7% per le lauree magistrali, +11,5% per le lauree magistrali a ciclo unico. E che interessa tutti i Campus dell’Alma Mater, con Ravenna che segna +23,4% (grazie anche all’effetto Medicina), Forlì +6,4%, Cesena +4,4%, Rimini +1,5%, Bologna +9,3%.

Tra i nuovi iscritti, continuano a crescere anche gli studenti che arrivano da fuori regione e dall’estero (sono il 50,6% del totale a fronte del 48,7% dello scorso anno), superando per la prima volta gli studenti provenienti dall’Emilia-Romagna.

«In un anno così difficile vedere così tante studentesse e così tanti studenti che hanno scelto di studiare all’Alma Mater è per noi una bellissima notizia – commenta il rettore Francesco Ubertini –. È una crescita che va ben oltre le più ottimistiche previsioni e premia il grande lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni e in questi mesi per rendere l’Università di Bologna sempre più attrattiva. La speranza è che gli studenti possano tornare al più presto a riempire le nostre aule e i nostri spazi, perché è in quei luoghi che passa la vita dell’Ateneo, che si formano nuovi saperi, che nascono nuove idee».

Un segnale di questo notevole aumento delle immatricolazioni era già arrivato nei mesi scorsi dai numeri, anch’essi in grande crescita, degli studenti che hanno partecipato ai TOLC: test di orientamento e valutazione delle capacità iniziali necessari per partecipare alle selezioni di molti corsi di laurea a numero programmato e anche per la verifica delle conoscenze di alcuni corsi di laurea a libero accesso.

Per l’anno accademico 2019/2020 gli studenti che avevano partecipato a questi test nelle sedi dell’Università di Bologna erano stati 24.889. Nel nuovo anno accademico 2020/2021 sono stati 29.700: una crescita del 19%.

L’aumento degli immatricolati, inoltre, va in parallelo anche con la crescita degli studenti dell’Università di Bologna che usufruiscono di una riduzione o dell’esonero totale delle tasse di iscrizione. Guardando al totale degli iscritti, saranno quest’anno 51.750 gli studenti che avranno accesso a queste agevolazioni (pari al 61% del totale degli iscritti), con una crescita che segna +4% rispetto all’anno scorso (nel 2016, prima della riforma delle contribuzioni studentesche, erano 17.271). Tra questi, ben 29.443 avranno l’esonero totale dal pagamento delle tasse universitarie, in aumento del 5,2% rispetto all’anno accademico 2019/2020 (nel 2016 erano 12.629).

Il Comune di Ravenna regala alle scuole un libro per avvicinare i bambini a Dante

Acquistate 500 copie de “Il mio amico Virgilio” di Silvia Fantin

Il Mio Amico VirgilioNelle scuole primarie di Ravenna arriva “Il mio amico Virgilio”, un libro di filastrocche per avvicinare i più piccoli al mondo di Dante Alighieri, attraverso un viaggio giocoso nella Divina Commedia. Il volume, a cura di Silvia Fantin, sarà donato dall’Amministrazione comunale a tutti gli istituti comprensivi del territorio in occasione del Natale.

Protagonista dell’opera è il coraggioso gatto Virgilio, ispirato all’omonimo poeta latino, guida principale nella Divina Commedia, il capolavoro del Sommo Poeta nato a Firenze nel 1265 e morto a Ravenna nel 1321.

I personaggi prendono forma attraverso i testi di Silvia Fantin e le illustrazioni di Sara Fantinelli, tramite situazioni ed emozioni riconoscibili anche dai più piccoli: Dante è un bambino come tanti, Beatrice una bambina colta, Caronte l’autista del pulmino scolastico, Cerbero un computer con i suoi pericoli, Matelda una guida speciale nella pineta di Classe.

L’Amministrazione comunale, riconoscendone il valore pedagogico, ha acquistato 500 copie del libro, che sarà regalato alle classi 3ª, 4ª e 5ª delle scuole primarie e alle biblioteche scolastiche degli istituti comprensivi, statali e paritari, del territorio.

«L’idea di Silvia Fantin di comporre alcune storielle in rima per avvicinare i bambini a Dante nasce dall’imminente centenario dantesco che ha stimolato la ricerca di un modo accattivante per rendere accessibile ai bambini il mondo del Sommo Poeta – commenta l’assessora alla Pubblica Istruzione e Infanzia Ouidad Bakkali –. I temi trattati, l’amicizia, l’integrazione, il bullismo, la parità di genere, propongono un parallelismo tra il vissuto dantesco e quello dei bambini, che si possono identificare con le emozioni e le situazioni narrate. Inoltre il richiamo costante ai versi più famosi e risonanti scritti dall’Alighieri permetterà quasi una forma propedeutica di apprendimento, seminando nei lettori più piccoli curiosità per il padre della nostra bellissima lingua e per le sue opere».

“Il mio amico Virgilio” è pubblicato da Edizioni del Girasole, con il patrocinio del Comune di Ravenna.

In provincia 7 morti per Covid e 195 nuovi contagi, un decimo della regione

Non rallenta la diffusione della pandemia nel territorio ravennate

Non rallenta la diffusione del contagio da coronavirus in provincia di Ravenna: i nuovi casi diagnosticati nelle 24 ore precedenti al mezzogiorno di oggi, 14 dicembre, sono 195. Si tratta di un decimo del totale regionale. È vero che la popolazione residente corrisponde circa a un decimo della popolazione dell’Emilia-Romagna ma finora l’apporto della provincia ravennate al conteggio quotidiano dei nuovi positivi era stato più marginale. Sui 195 casi di oggi, 85 sono nel comune capoluogo, 46 a Faenza, 13 a Alfonsine, 11 a Cervia.

Per il territorio provinciale si tratta di 155 asintomatici e 40 con sintomi; 189 in isolamento domiciliare e 6 ricoverati. Nel dettaglio: 174 da contact tracing; 15 per sintomi; 6 per test privati.  I tamponi eseguiti sono stati 1.639. Oggi la Regione ha comunicato 7 decessi: si tratta di 5 pazienti di sesso maschile di 80, 81 e 88 anni (3) e di 2 pazienti di sesso femminile di 75 e 83 anni. Sono stati inoltre comunicate 15 guarigioni così che il totale dei guariti ha raggiunto il 50 percento dei 10.360 casi individuati finora (rispetto al conteggio finora, la Regione ha declassificato due casi in quanto verificato che non erano affetti da Covid).

Dall’inizio dell’epidemia da coronavirus in Emilia-Romagna si sono registrati 146.325 casi di positività, 1.574 in più rispetto a ieri, su un totale di 10.517 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 15%.

Sugli 862 asintomatici, 477 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 71 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 20 con gli screening sierologici, 7 tramite i test pre-ricovero. Per 287 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Modena con 330 nuovi casi, Bologna con 300, Ravenna (195), Reggio Emilia (167), Ferrara (120), Parma (119), Rimini (114), Piacenza (30). Poi l’Imolese (86), Cesena (72), Forlì (41).

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 10.517 tamponi, per un totale di 2.334.039. A questi si aggiungono anche 1.139 test sierologici e 369 tamponi rapidi effettuati ieri.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.273 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 74.694.

Il numero dei casi attivi, cioè i malati effettivi, è di 64.986 (+228 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi – che non richiedono cure ospedaliere – o prive di sintomi, sono complessivamente 61.933 (+214), il 95,3% del totale dei casi attivi.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 222 (+2 rispetto a ieri), 2.831 quelli negli altri reparti Covid (+12). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 13 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 18 a Parma (+3), 30 a Reggio Emilia (invariato), 39 a Modena (-3), 57 a Bologna (invariato), 6 a Imola (invariato), 18 a Ferrara (+1 rispetto a ieri),13 a Ravenna (invariato), 5 a Forlì (invariato), 1 a Cesena (-1) e 22 a Rimini (+2).

«Nuova patrimoniale? Serve una riforma complessiva, per un fisco più equo»

Il segretario provinciale del Pd sull’emendamento al vaglio del Governo: «Non bastano proposte parziali o improvvisate»

Alessandro.Barattoni
Il segretario provinciale Alessandro Barattoni

Dopo aver intervistato  l’ex parlamentare Giovanni Paglia sulla sua proposta di una nuova patrimoniale, abbiamo chiesto un intervento ad Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd, partito che a livello nazionale è risultato spaccato (e piuttosto freddo, in generale) sull’emendamento, recentemente riammesso al dibattito sulla Manovra di bilancio.

Pubblichiamo qui integralmente l’intervento di Barattoni (sintetizzato sull’ultimo numero del nostro giornale), che ha preferito svolgere un’analisi più generale e, comunque la si pensi, di certo interessante.

«È a mio avviso fondamentale inserire qualsiasi proposta che riguardi il patrimonio mobiliare o immobiliare dei cittadini in una riforma complessiva del sistema tributario che tenga conto: delle imposte sui redditi che oggi sono pagate per oltre l’80% da dipendenti e pensionati, delle alte tassazioni sul lavoro (è importante ma non ancora sufficiente quanto fatto dal governo attuale sul cuneo fiscale) e delle ancora insufficienti agevolazioni sugli investimenti produttivi. Oltre che di un impegno extra, necessario, nel campo dell’evasione.

Questa riforma dovrebbe avere l’ambizione di ridurre le disuguaglianze e dare più opportunità ai tanti che oggi non le hanno, e allo stesso tempo si sentono vessati o minacciati dal fisco. Un emendamento ha per sua natura alcuni limiti di visione generale, quello presentato da alcuni deputati sulla imposta progressiva per i patrimoni sopra i 500 mila euro credo abbia il merito di sollevare un tema importante, io vorrei provare ad analizzarlo e contestualizzarlo facendo alcune premesse.

Veniamo da anni di stagnazione, poca crescita e congelamento della ricchezza. Tutte le ricerche evidenziano come, pur susseguendosi periodi di stagnazione e crisi, rimangano sempre inalterate la concentrazione e la distribuzione della ricchezza. Sia la crisi del 2008 che le due ondate pandemiche del 2020 non stanno pesando su tutti gli italiani allo stesso modo. In questo condizioni parlare di progresso sociale, meritocrazia o riduzione delle disuguaglianze generazionali, territoriali, sociali o di genere senza cambiare nulla rischia di diventare un mero esercizio retorico: infatti, sempre di più negli ultimi anni, dove nasci e in quale famiglia cresci incidono nella vita futura di ragazze e ragazzi come mai in passato.
Per questo serve riformare tante cose, anche a livello di fiscalità generale.

Dopo anni nei quali gran parte dell’elettorato invocava “meno Stato” e in generale alle pubbliche amministrazioni veniva richiesto di intervenire meno possibile, oggi ai servizi pubblici viene chiesta una nuova centralità nell’azione di governo a tutti i livelli, dal nazionale al locale che si parli di scuola, sanità o sociale è opinione condivisa da molti che sia necessario e fondamentale un nuovo intervento pubblico, per forme e dimensioni.
Tanti principii  che hanno accompagnato l’economia europea negli ultimi lustri non sono più considerati intoccabili: dalle raccomandazioni sul rientro del debito pubblico per i paesi più indebitati come il nostro al rispetto del rapporto deficit/Pil.

Per tutti questi motivi, se vogliamo che gli aumenti di spesa pubblica, compresi gli aiuti in tempi di lockdown, vengano adeguatamente finanziati e non gravino tutti sulle generazioni future che già sono fra le meno garantite, se auspichiamo che si possa uscire dalla povertà e che una classe media si possa ricostruire, sono necessarie nuove politiche progressiste che facciano ripartire l’ascensore sociale. Per farlo è importante discutere di come le istituzioni impostano la spesa ma anche del modo nel quale i cittadini contribuiscono al bilancio pubblico. Può essere questo il momento giusto per parlarne? Penso di sì, per le premesse fatte e a patto che si ritenga che l’approdo finale debba essere un paese più equo e giusto, non il semplice ritorno al periodo pre-pandemia.

Perché servono correzioni a un sistema che oggi tassa molto più i redditi che le rendite e che negli anni (anche quando al governo c’era il Partito Democratico) ha erogato tanti, troppi bonus slegati dal reddito: serve maggiore progressività e questo emendamento ha comunque il merito di proporla.

In questo paese esistono già due imposte patrimoniali in quanto oltre all’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui depositi di titoli, c’è l’Imu con alcuni evidenti storture. Un’imposta con forti limiti perché nel tempo non si sono poste correzioni sia rispetto alle mancate esenzioni, sia al fatto che attualmente la si paghi in base al numero di immobili indipendentemente dal loro valore. Ad esempio se si è ereditata una casa in campagna di poco valore si paga l’imu a differenza di immobili di pregio intestati come abitazione principale che ne sono esentati. L’emendamento propone invece l’idea corretta di valutare non la quantità ma il valore degli immobili, al netto delle passività finanziare. Credo sarebbe comunque necessario, come precondizione quando si parla di tassazione sul patrimonio immobiliare, partire da una revisione delle rendite catastali.

In mesi complicati come quelli che come italiani stiamo vivendo se si vuole portare realmente a termine una riforma non bastano proposte parziali o improvvisate, sulle quali è giusto confrontarsi, ma serve una visione complessiva, per poi mettere in atto una  indispensabile revisione generale del rapporto fra cittadini e fisco. Le tasse costituiscono un momento fondamentale nel quale un cittadino contribuisce alla vita della propria comunità, occuparsi solo di una parte di esse senza proporre per esempio modifiche a quelle sui redditi è una risposta parziale alle problematiche iniziali. Allo stesso modo in periodo di pandemia discutere di nuove tasse senza affrontare il tema delle tassazioni sul lavoro, sulle rendite improduttive e sugli investimenti  rischia di farci accantonare il tema ineludibile della crescita. In Italia spesso si sommano tasse a vari livelli, ci sono grovigli incomprensibili ai più. Oltre che maggiore equità serve anche maggiore semplicità: per ricostruire un necessario rapporto di fiducia fra gli italiani, il fisco e la spesa pubblica.

Insomma discuterne senza fiducia reciproca è già difficilissimo, farlo senza proporre ai cittadini una visione generale, senza i doverosi passaggi politici almeno dentro le forze di governo, i confronti con sindacati, associazioni di categoria e corpi intermedi rischia di complicare ulteriormente le cose. Senza questo, senza la fatica di provare a ristabilire una relazione positiva ogni riforma rischia di infrangersi al primo scoglio.

Il governo ha annunciato qualche settimana fa la prossima presentazione di una legge delega sul fisco. Quello credo sia il luogo adatto per confrontarsi pubblicamente su un tema così delicato. Dove la politica si possa sfidare sui cambiamenti necessari  per finanziare la crescente spesa pubblica e i nuovi bisogni che stanno emergendo al fine di dare più opportunità e speranza a tanti, il luogo dove confrontare le visioni complessive e generali per discutere di un fisco più equo, comprensibile e giusto».

Tari, confusione sui metodi di pagamento: il mistero del modello F24

È il sistema più utilizzato e senza commissioni, il modulo arrivava ai cittadini già compilato con l’avviso della scadenza: quest’anno a Lugo è ancora così invece a Cervia, Faenza e Ravenna si chiede di usare il sistema informatico PagoPa. Ma il Comune capoluogo scrive che si può usare l’F24. E anche il Garante. Interrogazione di Lpr

IMG 0386Nelle case dei residenti in provincia di Ravenna, così come in altre parti d’Italia, sta arrivando l’avviso per il pagamento della tassa sui rifiuti (Tari), ma la comunicazione delle modalità per il versamento sta creando qualche malcontento tra i cittadini. La questione riguarda in particolare quello che è noto come “modello F24”, uno dei metodi più utilizzati per via della semplicità ma anche per l’assenza di commissioni a carico dei contribuenti. In passato arrivava già compilato e bastava presentarlo a uno sportello bancario. Il metodo esiste ancora ma alcuni comuni non spediscono il foglio precompilato e la lettera recapitata nelle buchette non lo cita tra le modalità di pagamento. La vicenda è diventata anche una interrogazione al sindaco di Ravenna.

Nel capoluogo, ad esempio, per la Tari erano previste in passato tre rate (30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre): quest’anno, come misura di aiuto per l’emergenza pandemia, il Comune ha deciso una scadenza unica a fine anno con possibilità di versamento entro il 31 marzo 2021. Palazzo Merlato ha affidato la riscossione in appalto a Hera per tre anni, con l’incarico di provvedere al calcolo degli importi da pagare ed all’invio del modulo di pagamento al domicilio dei contribuenti.

In totale si tratta di 105mila utenze per un montante complessivo di 29,8 milioni di euro, ripartito in circa il 61 percento a carico di 93mila utenze domestiche. L’amministrazione comunale ha scelto di destinare cinque milioni di euro per ridurre la quota di 11,6 milioni a carico delle imprese applicando riduzioni per chi è stato maggiormente penalizzato dalla chiusura a causa del lockdown: fino al 70-80 percento per alcune categorie (tra cui alberghi, bar, ristoranti, cinema e discoteche.

Un comunicato stampa ufficiale diffuso da Piazza del Popolo il 2 dicembre, disponibile anche sul sito, elenca i metodi di pagamento. Riportiamo il passaggio testualmente: “Il Comune di Ravenna ha aderito al nuovo sistema di pagamento PagoPA, che si aggiunge alla possibilità di pagare con il modello F24». Stessa cosa si trova anche sul sito di Hera. Ma la lettera ricevuta dai cittadini non parla di F24.

E PagoPa? Chi era costui? Semplifichiamo: è il sistema informatico che consente i pagamenti verso la pubblica amministrazione (da cui l’acronimo Pa) anche via telefonino con app (in particolare l’app Io che in questi giorni è spesso citata per l’operazione cashback). Il circuito PagoPa – che fa riferimento a una società a partecipazione statale nata ai tempi del Governo Renzi – ha delle spese di commissione a carico del contribuente che variano a seconda di chi riscuote (si può andare alle poste o anche in banca).

Nel resto della provincia i Comuni sono andati in ordine sparso: Cervia e Faenza hanno addirittura scritto che PagoPa sostituisce il modello F24, mentre Lugo ha recapitato gli F24 precompilati come accadeva in passato. I cervesi hanno già vissuto la situazione di disagio per chi ha poca dimestichezza con i pagamenti elettronici.

Qualche cittadino ha preso la questione di punta e ha contattato Hera via mail chiedendo come pagare tramite F24, forte anche di un parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) che ritiene scorretto la soluzione PagoPa come unica via per il contribuente. L’Agcm sottolinea anche, in tono critico, la cancellazione della domiciliazione bancaria come metodo di pagamento. La multiutility ha risposto al puntiglioso cittadino fornendo il dettaglio dei codici da inserire nel modello F24 da compilare a cura dell’utente. Una labirinto di numeri in cui è anche in agguato il rischio di una compilazione sbagliata.

Della questione si è interessato anche il consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr). Il decano dell’opposizione rende noto che Hera tratterrà 741mila euro come compenso per il servizio di riscossione: «Lista per Ravenna è stata ed è contraria all’appalto a Hera ritenendo, in via di principio, che il Comune di Ravenna debba effettuare le riscossioni di tutte le proprie entrate tributarie, tariffarie o da contravvenzione con gli uffici finanziari di cui dispone, tra cui la propria società di diritto pubblico Ravenna Entrate». Secondo Ancisi non è giustificata la carenza d’informazione che omette completamente la possibilità di ricorrere all’F24 e presenta un’interrogazione al sindaco: «Intende doverosamente contestarlo all’azienda, invitandola a porvi rimedio tempestivamente?».

Qualità della vita: Ravenna sale al 22esimo posto in Italia secondo il Sole24Ore

Tra i vari indicatori spicca il primo posto per numero di infermieri in rapporto alla popolazione

Infermieri 2Ravenna recupera 17 posizioni e si piazza al 22esimo posto nella tradizionale classifica di fine anno della qualità della vita del Sole 24 Ore (nei giorni scorsi era invece al 51esimo posto su quella di Italia Oggi).

L’obiettivo dell’edizione 2020 – che analizza 90 indicatori, per la maggior parte (circa 60) aggiornati al 2020 in base agli ultimi dati disponibili – è raccontare in presa diretta il differente impatto della pandemia da coronavirus sui territori.

L’impostazione della ricerca conferma le sei aree tematiche di analisi che fotografano la complessità della vita nelle province italiane: ricchezza e consumi; demografia e salute; affari e lavoro; ambiente e servizi; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Con una scelta di campo importante: all’interno di queste aree sono stati inseriti 25 indicatori che documentano le principali conseguenze del Covid-19 su salute, attività economiche e vita sociale. Tra questi nuovi parametri, ad esempio, ci sono i casi Covid in rapporto alla popolazione, l’unico indice il cui punteggio è stato pesato maggiormente nella determinazione della classifica finale proprio per testimoniare l’eccezionalità di questi mesi sulla vita quotidiana di tutti gli italiani.

La classifica generale premia Bologna, al primo posto, che guadagna ben 13 posizioni e traina un po’ tutte le province dell’Emilia Romagna. Ben cinque su nove si incontrano tra le prime venti: oltre al capoluogo, Parma (8ª), Forlì Cesena (14ª), Modena (15ª) e Reggio Emilia (17ª). Dietro a Ravenna le altre province emiliano-romagnole sono Piacenza (24esima), Ferrara (34esima) e Rimini (36esima).

Entrando nel dettaglio della classifica di Ravenna, a peggiorare la performance della provincia è ancora una volta il comparto “giustizia e sicurezza” (98esimo posto) con alcuni indicatori che la vedono agli ultimi posti in Italia, come per esempio i furti in abitazione e gli omicidi per incidenti stradali. Male anche in alcuni indicatori economici come quelli relativi all’imprenditorialità giovanile e alla cessazione delle imprese, mentre Ravenna registra due primati: quello per numero di infermieri (quota record di 885,2 ogni 100mila abitanti) e per le poche cause pendenti ultratriennali in tribunale.

Una targa e nuova illuminazione al teatro Alighieri in ricordo di Salvagiani – foto

Presentato anche il restauro della meridiana e della lapide dedicata ai Caduti e il busto di Dante nel foyer

teatro alighieri salvagiani prove muti cherubiniA un anno esatto dai funerali, Ravenna ha celebrato il 13 dicembre Mario Salvagiani, protagonista della scena culturale della città, svelando la nuova illuminazione della facciata del teatro Alighieri e una targa alla memoria, dedicata dal Comune e dal Ravenna Festival.

Quel teatro la cui riapertura nel ’67 è fra le imprese di cui Salvagiani fu artefice, accanto al recupero della Rocca Brancaleone, la nascita di Ravenna Teatro e della Cherubini, il concepimento di Ravenna Festival e della sua architettura istituzionale, la Fondazione Ravenna Manifestazioni, espressione “corale” della Città che ha tanto amato e che lo ricorda con riconoscenza.

Nella stessa occasione il Prefetto Enrico Caterino ha anche presentato il restauro della meridiana e della lapide dedicata ai Caduti sminatori che si affacciano su piazza Garibaldi e, a seguire, il sindaco Michele De Pascale ha svelato il busto di Dante collocato nel foyer del Teatro.

Al termine di un momento musicale a porte chiuse (a cui ha partecipato anche il filosofo Massimo Cacciari, protagonista di un intervento sul palco), parte del calendario di prove di Riccardo Muti con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini su Le sette parole di Cristo in croce di Haydn, cui hanno assistito i famigliari di Salvagiani, è stato inaugurato il nuovo progetto di illuminazione donato da Quick Lighting.

Caro amico del compositore Gioachino Rossini fu Giovanni Zaffi-Gardella, ravennate classe 1815 la cui meridiana, collocata nel 1880 sul lato rivolto a sud di piazza Garibaldi, doveva consentire la regolazione dell’orologio pubblico. Questa era stata compromessa quando un uragano aveva inclinato la colonna di Piazza del Popolo, impedendo la lettura corretta della più antica meridiana che la colonna ospitava. Costruita secondo l’orario nazionale dell’epoca, basato sul meridiano di Roma e non sui fusi orari di oggi, la meridiana di piazza Garibaldi non può segnare l’ora corretta anche a causa della deformazione, o “spanciatura”, del marmo. Il restauro curato da Mario Arnaldi per Arte & Restauro ridà vita alla meridiana, animandola di nuovo della propria ombra grazie alla ricostruzione dello gnomone sulla base di uno schizzo contenuto nei carteggi di Zaffi-Gardella. Restituisce così un frammento di storia alla piazza adiacente il Teatro Alighieri, che nella stessa occasione accoglie finalmente anche un busto del Poeta di cui porta il nome. Il busto è una riproduzione in gesso del raffinato lavoro romantico dello scultore Vincenzo Vela; nel 1921, le analisi sulle ossa dantesche indussero l’antropologo Fabio Frassetto a dichiarare l’opera di Vela la migliore rappresentazione, al tempo stesso, delle sembianze e delle caratteristiche spirituali del Poeta. Parte del patrimonio dell’Istituzione Biblioteca Classense e già esposto al Museo Dantesco, il busto è stato collocato nel foyer di fronte al busto già presente di Angelo Mariani.

In attesa che anche Dante possa accogliere il ritorno del pubblico all’Alighieri, le luci si accendono sul Teatro. Quick Spa, azienda leader da oltre 35 anni nella produzione di accessoristica nautica e illuminotecnica, si è specializzata nell’illuminazione di alta qualità e completamente Made in Italy attraverso il ramo di business QuickLighting. Sponsor di Ravenna Festival, con cui ha già portato a compimento progetti importanti come l’illuminazione della facciata del Museo Classis nel 2019, Quick Lighting dona nuova luce al Teatro Alighieri con un progetto che parte da un meticoloso studio dell’edificio e dell’equilibrio fra luce naturale e artificiale per illuminarne fronte e pronao con sorgenti luminose che rispettano l’integrità del disegno architettonico e ne sottolineano la monumentalità. Allo scoccare della mezzanotte tutti gli apparecchi si spengono ad eccezione di quelli dell’avamportico, che rimane illuminato perché il Teatro splenda anche di notte.

Covid, a Ravenna 197 nuovi casi (su 2.907 tamponi). Morte altre 4 anziane

In Emilia-Romagna quasi 2mila contagi e 43 decessi

Covid Casa Riposo AlfonsineNon accenna a scendere la curva dei contagi in provincia di Ravenna, dove si sono registrati nelle ultime 24 ore 197 casi di positività al coronavirus (su 2.907 tamponi): si tratta di 74 maschi e 123 femmine; 90 asintomatici e 107 con sintomi; 182 in isolamento domiciliare e 15 ricoverati.

La Regione ha comunicato 4 decessi: sono tutte pazienti di sesso femminile di 86, 89, 91 e 96 anni.

Sono state inoltre comunicate 42 guarigioni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono dunque 10.167.

Il bollettino regionale del 13 dicembre

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 144.755 casi di positività, 1.940 in più rispetto a ieri (di cui 1.001 asintomatici), su un totale di 11.137 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore.

La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 17,4%.

Il numero dei casi attivi, cioè i malati effettivi, è di 64.762 (+791 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 61.723 (+787), il 95,3% del totale dei casi attivi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.106 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 73.421.

Purtroppo, si registrano 43 nuovi decessi: 4 in provincia di Piacenza (3 uomini di 73,65,76 anni e una donna di 89); una donna in quella di Parma, di 92 anni; 3 in quella di Reggio Emilia (2 uomini di 70 e 71 anni e una donna di 92); 7 in quella di Modena (4 uomini di 45,62,93,85 anni e 3 donne di 65,85, 93 anni); 20 in quella di Bologna (11 uomini di 90, 78, 72, 75, 85, 71, 67, 77, 65, 91, 83 anni e 9 donne di 80, 84, 91, 77, 76, 82, 92, 96, 94 anni). Nel ferrarese ci sono stati 2 decessi (un uomo di 66 anni e una donna di 79); 4 in provincia di Ravenna (tutte donne di 89, 86, 91, 96 anni) e un uomo a Cesena di 84 anni. Un decesso, infine, un uomo di 65 anni, che era residente fuori regione.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 6.572.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 220 (-2 rispetto a ieri), 2.819 quelli negli altri reparti Covid (+6).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 13 a Piacenza (-2 rispetto a ieri), 15 a Parma (-1), 30 a Reggio Emilia (+4), 42 a Modena (+1), 57 a Bologna (-1), 6 a Imola (-1), 17 a Ferrara (invariato rispetto a ieri),13 a Ravenna (invariato), 5 a Forlì (invariato), 2 a Cesena (-1) e 20 a Rimini (-1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 13.773 a Piacenza (+101 rispetto a ieri, di cui 55 sintomatici), 11.658 a Parma (+92, di cui 61 sintomatici), 20.328 a Reggio Emilia (+176, di cui 76 sintomatici), 26.569 Modena (+429, di cui 195 sintomatici), 28.457 a Bologna (+418, di cui 198 sintomatici), 4.466 casi a Imola (+91, di cui 42 sintomatici), 7.327 a Ferrara (+108, di cui 19 sintomatici), 10.167 a Ravenna (+197, di cui 107 sintomatici), 5.083 a Forlì (+62, di cui 42 sintomatici), 4.702 a Cesena (+53, di cui 36 sintomatici) e 12.225 a Rimini (+213, di cui 108  sintomatici).

 

Capanno in piallassa Piomboni distrutto dalle fiamme

Alcuni passanti hanno notato il fumo, i vigili del fuoco hanno messo in sicurezza la zona

Un capanno nella piallassa Piomboni è stato distrutto da un incendio, scoppiato probabilmente nella notte tra sabato e domenica.

Ad accorgersi del fumo alcuni passanti, che hanno allertato i vigili del fuoco, impegnati nel corso della mattina a mettere in sicurezza la zona.

Non sono ancora state chiarite le cause dell’incendio. Secondo le prime testimonianze si tratterebbe di un capanno in stato di abbandono.

Dimentica una pentola sul fuoco, i vigili del fuoco la ritrovano svenuta tra il fumo

In un appartamento di via Bargigia, a Ravenna, nella notte tra sabato e domenica. 85enne in ospedale

Vigili del fuoco e ambulanza in via Bargigia a RavennaUna donna di 85 anni è stata trasportata d’urgenza all’ospedale nella notte tra sabato e domenica.

L’anziana è stata ritrovata incosciente, riversa sul pavimento della propria abitazione avvolta dal fumo. Si tratta di un appartamento in via Bargigia, vicino al centro di Ravenna.

A chiamare i soccorsi i vicini di casa, allarmati dal forte odore di fumo, dopo non aver inutilmente suonato il campanello dell’abitazione dell’anziana.

Sul posto i vigili del fuoco e i sanitari del 118 che hanno aperto la porta e soccorso l’anziana.

Sul fornello della cucina è stato ritrovato un pentolino, probabilmente dimenticato sul fuoco dall’85enne.

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