«Con la nostra patrimoniale pagheranno di più solo i milionari, non il ceto medio»

L’ex parlamentare ravennate Giovanni Paglia ha redatto il testo al vaglio del Governo

Paglia

Giovanni Paglia

La patrimoniale è tornata d’attualità negli ultimi giorni in seguito a un dibattuto emendamento alla manovra di Bilancio, firmato da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), redatto dal ravennate Giovanni Paglia, ex parlamentare (e tesoriere nazionale) di Sinistra Italiana.

La proposta – che prevede l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli e l’istituzione di un’imposta sostitutiva sui grandi patrimoni di almeno 500 mila euro – dopo un primo stop della commissione Bilancio della Camera, è stata riammessa all’esame dopo il ricorso dei firmatari.

Paglia, da quali considerazioni parte il suo testo?
«Dai dati sulla distribuzione della ricchezza in Italia. L’1 percento più abbiente della popolazione possiede il 25 percento dei patrimoni complessivi, mentre il 60 più povero arriva al 15. Se guardiamo il 10 percento più povero, ha solo debiti. È evidente che siamo di fronte a un quadro di iniquità assoluta, che in questi anni è peggiorato costantemente, anche nel pieno di questa crisi».

Quali novità introdurrebbe in concreto la vostra “patrimoniale”?
«Il primo risultato sarebbe che chiunque abbia un patrimonio netto inferiore al mezzo milione non pagherebbe più Imu e imposte di bollo. Ereditare una casa smetterebbe di essere un incubo per migliaia e migliaia di persone e i risparmi di una vita renderebbero un po’ di più. Anche chi sta sotto il milione avrebbe dei vantaggi. In compenso contribuirebbero molto di più quei pochi che misurano la propria ricchezza in decine, centinaia, migliaia di milioni».

E quale sarebbe allora questo ceto medio che si potrebbe spaventare di cui parla invece il centrodestra?
«Quando pensano al ceto medio, da quelle parti pensano a chi finanzia le loro campagne elettorali, consente le loro carriere, è proprietario dei loro destini. A partire da Silvio Berlusconi. Peccato che chiunque abbia meno di 10 milioni non abbia nulla da temere da questa misura, che al massimo lo farà pagare come ora. E parliamo – attenzione – di patrimonio personale, non famigliare. Quindi chiunque può capire che chi è contrario alla nostra proposta sta solo difendendo gli interessi della parte più forte della società».

Si aspettava una reazione più “calda” da parte del Pd? Grillo invece ha appena dichiarato che bisogna tassare i ricchi… Crede ci sia ancora una possibilità di approvazione?
«L’assenza di reazioni da parte del Pd non fa più notizia: è un partito che ha fatto della passività la sua forza. Tuttavia proprio per questo confido che progressivamente la spinta dell’opinione pubblica e dei suoi elettori riuscirà a smuoverlo. Apprezzo l’uscita di Grillo, che supera la confusione iniziale di Di Maio. Ora spero che i 5 Stelle per una volta passino dalle parole ai fatti. Noi ci siamo».

Avete in mente altre iniziative sul tema, “extra parlamentari”?
«Se l’emendamento non dovesse essere approvato, stiamo pensando ad una legge di iniziativa popolare, per coinvolgere il maggior numero di persone possibili in una battaglia giusta. Certamente non ci fermiamo, perché la battaglia per la giustizia fiscale è indispensabile se vogliamo un’Italia migliore».

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