giovedì
11 Settembre 2025

Ravenna, al mercato coperto apre anche una nuova cioccolateria

 

New entry al Mercato Coperto di piazza Costa, a Ravenna. Si tratta della cioccolateria aperta questo weeken (al momento per l’asporto) collocata all’ingresso del Mercato, tra il bar e la gelateria.

Punto di forza della nuova offerta sono i prodotti a base di cioccolato dell’azienda Gardini di Forlì, uno dei principali marchi capaci di fondere assieme artigianalità e innovazione.

La cioccolateria proporrà anche i liquori della selezione Leonardo Spadoni che prossimamente daranno vita a prodotti ad hoc. In arrivo, a giorni, l’allestimento pasquale.

Teatri e cinema potranno riaprire dal 27 marzo, dice il ministro

Franceschini su Twitter apre anche all’accesso ai musei nel weekend. In zona gialla

Teatro Alighieri«Il confronto con il Cts e le integrazioni ai protocolli di sicurezza potranno consentire, in zona gialla, la riapertura dei teatri e cinema dal 27 marzo, Giornata mondiale del teatro, e l’accesso ai musei su prenotazione anche nel weekend».

Lo scrive il Ministro della Cultura Dario Franceschini su Twitter, dando così per la prima volta una data di ripartenza a un intero comparto.

Scuola, a Lugo si va in gita in piena pandemia. Con i visori di realtà virtuale

La scuola media Baracca ne ha noleggiati 30 dalla Wap per far vivere nuove esperienze didattiche

Da Sinistra Giuseppe Falconi, Maria Elena Dalmonte E Ornella GrecoGite scolastiche anche in piena pandemia? Non sono per forza un miraggio, ma una possibilità conquistata grazie anche all’aiuto della tecnologia. Mostre, monumenti, città e nuove esperienze didattiche possono infatti essere vissuti anche a distanza grazie ai visori di realtà virtuale. Questo strumento consente di vivere un’esperienza, virtuale ma allo stesso tempo reale. Si possono, ad esempio, ammirare i quadri di una mostra, visitare le stanze di un palazzo antico, suonare uno strumento o tentare un esperimento di scienza come se fosse reale, ma comodamente seduti al proprio banco.

Un’occasione, quella di far vivere ai propri alunni una nuova speciale esperienza, colta dalla scuola secondaria di primo grado “Francesco Baracca” di Lugo, che ha noleggiato 30 visori, messi a disposizione dal settore digital di Wap Agency, che da anni investe nell’ambito dei tour virtuali, vantando primati a livello regionale in questo settore.

VisoreIl visore 3D permette quindi agli studenti, costretti da questa emergenza sanitaria a rinunciare alle gite e alle uscite didattiche, di non perdere altre esperienze formative. Questo strumento consente di accedere ai mondi virtuali senza necessità dello smartphone o di un Pc per vivere una totale esperienza in un qualsiasi evento; riconosce l’inclinazione del volto sui tre assi, inoltre un software permette di “teletrasportarsi” nelle varie direzioni puntando il controller nel luogo desiderato in base alle app prescelte.

«In questo anno scolastico – spiega la professoressa Ornella Greco, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Francesco Baracca” – la situazione epidemiologica non ci consente di poter organizzare visite guidate e viaggi d’istruzione e la realtà virtuale ci offre una grande possibilità per colmare questo gap, un’occasione che abbiamo voluto cogliere senza alcuna esitazione, in quanto crediamo che sia un’ottima alternativa in grado di agire sul processo di apprendimento per arricchire l’esperienza educativa. Numerosi studi scientifici dimostrano come strumenti legati convenzionalmente al mondo dell’intrattenimento possano avere un largo impiego anche in ambito scolastico e nella didattica in generale. Si tratta di un’esperienza che guarda al futuro e che ben si concilia con le iniziative di sperimentazione didattica che da anni promuoviamo presso la nostra Scuola e al contempo, rappresenta un momento di divertimento e speriamo che le nostre ragazze e i nostri ragazzi possano vivere questa esperienza con spensieratezza, dimenticando almeno per un giorno, quanto la pandemia ci ha tolto».

La scuola Baracca di Lugo è tra le prime in regione ad aver adottato questa nuova modalità didattica destinata agli studenti.

Ravenna, pizzaiolo della Nazionale acrobati apre un locale con l’amico d’infanzia

In via Nigrisoli. Il 28 febbraio una pizza gratis per ogni cliente

Artigiano Pizza Ravenna AsportoSono amici di infanzia, vicini di casa, ex compagni perfino all’asilo. Oggi, a 28 anni, decidono di aprire una nuova attività insieme, in piena pandemia. E in questo periodo di chiusure, non poteva che essere una pizzeria d’asporto. Si chiama L’artigiano della pizza e aprirà in via Nigrisoli 15, a Ravenna, zona ospedale.

L’inaugurazione è in programma domenica, 28 febbraio, dalle 16 alle 20, con una pizza d’asporto in regalo per ogni cliente che si presenterà.

Dal giorno dopo, lunedì 1 marzo, inizierà l’attività ordinaria, con anche consegna a domicilio.

Artigiano Pizza Ravenna«Sarà possibile ordinare anche direttamente dalle pagine web, dai social e da Whatsapp», ci dice Federico Pozzi, che sottolinea come la pizza dell’Artigiano avrà una caratteristica che la renderà molto riconoscibile: «A differenza di altri che lo dicono ma in realtà non lo fanno, la nostra avrà un impasto lievitato 48 ore e quindi un’elevatissima digeribilità».

Il pizzaiolo è Denni Bini, che praticamente fa pizze da metà della sua vita, avendo iniziato a 14 anni. «Dopo tanti anni e tanti maestri, è arrivato il momento di aprire qualcosa di mio».

Bini (come si può evincere dal video qui sotto) fa parte della squadra nazionale dei pizzaioli acrobati. «Ma l’impasto che usiamo per fare freestyle non si mangia – ci rivela –. In pizzeria, con l’impasto, non si scherza…»

Nuovo balzo dei contagi: in regione sono 2.575. Altri 31 morti in Emilia-Romagna

 

Sono 216 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore (dato aggiornato alle 12 di oggi, 26 febbraio) in provincia di Ravenna, di cui 135 asintomatici e 81 con sintomi; 212 in isolamento domiciliare e 4 ricoverati. I tamponi eseguiti sono stati 2.640.

Nessun decesso invece comunicato dalla Regione, mentre restano sei le persone positive ricoverate in terapia intensiva e circa 80 le guarigioni in provincia.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 26 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 255.479 casi di positività, 2.575 in più rispetto a ieri (poco più di mille gli asintomatici), su un totale di 40.148 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 6,4%.

Le persone complessivamente guarite, sono 1.004 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 205.768.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 39.222 (+1.540 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 36.919 (+1.495), il 94% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 31 nuovi decessi: 4 a Piacenza (3 donne, di 82, 85 e 91 anni, e un uomo di 81); 2 nella provincia di Parma (entrambi uomini, di 76 e 99 anni); 7 nella provincia di Reggio Emilia (2 donne, di 84 e 88 anni, e 5 uomini, rispettivamente di 62, 79, 82, 83, 87 anni); 3 nel modenese (2 donne, di 82 e 86 anni, e un uomo di 83 anni); 9 in provincia di Bologna (5 donne – rispettivamente di 82, 87, 90 e 2 di 91 anni – e 4 uomini, di 71, 79, 82, 85 anni); 1 nel ferrarese (una donna di 84 anni); 4 in provincia di Forlì-Cesena (3 donne, di 82, 94 e 97 anni, e un uomo di 93). Nessun decesso nelle provincie di Ravenna (dove è stato eliminato anche un decesso dal conteggio generale, accertato non Covid) e Rimini. Infine, si segnala il decesso di un uomo di 75 anni a Parma, ma residente a Verona.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 10.489.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 211 (+8 rispetto a ieri), 2.092 quelli negli altri reparti Covid (+37).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 10 a Piacenza (+1), 13 a Parma (+1), 18 a Reggio Emilia (+1), 44 a Modena (invariato), 52 a Bologna (+1), 18 a Imola (+2), 22 a Ferrara (-1), 6 a Ravenna (numero inviato rispetto a ieri), 3 a Forlì (invariato), 8 a Cesena (+2) e 17 a Rimini (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi:19.855 a Piacenza (+48 rispetto a ieri, di cui 35 sintomatici), 17.553 a Parma (+162, di cui 88 sintomatici), 32.682 a Reggio Emilia (+229, di cui 140 sintomatici), 44.593 a Modena (+515, di cui 383 sintomatici), 52.057 a Bologna (+663, di cui 398 sintomatici), 8.942 casi a Imola (+89, di cui 53 sintomatici), 14.798 a Ferrara (+122, di cui 41 sintomatici), 19.327 a Ravenna (+216, di cui 81 sintomatici), 9.704 a Forlì (+101, di cui 80 sintomatici), 11.670 a Cesena (+172, di cui 109 sintomatici) e 24.298 a Rimini (+258, di cui 130 sintomatici).

Le temperature sono da primi giorni di maggio. E c’è già chi si è messo il costume

Ravennati in spiaggia il 26 febbraio. Registrati oltre 20 gradi

Sono stati superati i 20 gradi anche in provincia di Ravenna, temperature da record, solo di poco inferiori a quelle registrate nel 1998 e nel 2019 (come ricorda Pierluigi Randi del Meteo Center di Faenza).

Temperature da fine aprile-inizio maggio, con i ravennati che ne hanno approfittato per vivere il mare già in febbraio, con tanto di partite a “racchettoni”. E in una foto dei nostri lettori spunta anche una donna in costume, il 26 febbraio…

Ci sono i lupi nel Ravennate. L’appello delle istituzioni: «Niente cibo, né minacce»

Tramite la tecnologia è stato possibile accertare la presenza di Ginevra, lupa recuperata nelle Marche e rimessa in libertà

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La lupa Ginevra durante la degenza nelle Marche

Recentemente nella parte di Parco del Delta che si estende a sud di Ravenna è stata riscontrata la presenza di un lupo. Lo comunica in una nota inviata alla stampa la Provincia di Ravenna

Si tratta di “Ginevra”, giovane lupa investita nelle Marche, recuperata dal Centro recupero animali selvatici Marche, affidata al Centro di Recupero della fauna selvatica di Monte Adone (Sasso Marconi – Bologna) e liberata nella sua zona di origine sull’Appennino marchigiano dopo essere stata dotata di radiocollare. Tramite l’apparecchiatura è stato possibile seguire l’animale, che si è spostato autonomamente e da qualche tempo è arrivato nel Ravennate. È stato possibile verificare che la lupa è in contatto con almeno un altro esemplare, maschio.

Tali presenze si inseriscono in un contesto che vede i lupi in fase di espansione in Italia, e anche in Emilia-Romagna; l’Appennino Faentino è stabilmente abitato da ormai quasi 20 anni e le osservazioni, anche in aree pedecollinari, sono diventate sempre più frequenti. Per quanto riguarda il territorio del comune di Ravenna, le presenze sono state finora sporadiche, ma l’8 marzo 2019 una fototrappola, istallata per monitoraggio dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Punta Marina in una delle pinete demaniali costiere dei Lidi Nord, rilevò con certezza per la prima volta la frequentazione del litorale da parte della specie.

Attualmente è in corso un censimento nazionale del lupo coordinato dall’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale. Localmente, la Regione Emilia-Romagna, il Reparto Carabinieri Biodiversità di Punta Marina, l’Ente Parchi e Biodiversità-Delta del Po e il Comune di Ravenna collaborano ai rilievi, assieme ad alcuni volontari del Wwf.

Dalla Provincia arrivano alcune indicazioni su come comportarsi in caso di avvistamento: «Occorre innanzitutto considerare il lupo per quello che è: un animale selvatico – si legge nel comunicato inviato alla stampa –, che tale deve rimanere. Semplicemente, una specie che fa naturalmente parte dell’ecosistema del nostro territorio e, come tale, da rispettare, con razionale distacco, evitando ogni interferenza, positiva o negativa. In altre parole, il lupo non va assolutamente avvicinato, alimentato, aiutato. Non ne ha bisogno. D’altro canto, non va molestato, allontanato, minacciato. Solo le condizioni naturali dell’ecosistema ci diranno se in questo territorio può o meno sopravvivere, in equilibrio con le aree naturali del Parco del Delta».

Per evitare che il lupo trovi fonti di cibo “non naturali”, quindi, «occorre non abbandonare mai resti di alimenti ed è molto importante ricoverare durante la notte tutti gli animali domestici (ovini, polli e altri avicoli, cani e gatti); l’attacco ad animali più grandi, come equini e bovini, è altamente improbabile. Si tratta di un predatore particolarmente schivo, che teme l’uomo».

Se dovessero essere osservati esemplari stranamente confidenti, è opportuno segnalarlo immediatamente ai Carabinieri Forestali.

Effetto vaccini: in regione contagi tra gli operatori sanitari in calo dell’86%

Diminuzione pari al 66 percento invece per quanto riguarda gli ospiti delle case di riposo

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNAIn Emilia-Romagna la campagna vaccinale inizia a portare i suoi frutti nelle due categorie che sono state le prime a beneficiarne, perché tra quelle più a rischio: il personale sanitario e gli ospiti delle Cra.

Dal 20 dicembre al 21 febbraio i casi di positività tra gli operatori sanitari sono passati da 720 a 100, registrando quindi un calo dell’86%, e nello stesso arco di tempo le persone assistite nelle strutture socio-sanitarie che hanno contratto il virus sono passate da 2.353 a 782, con una diminuzione pari al 66%. Un risultato ancora più significativo se si considera che le nuove positività complessive, sul totale della popolazione, non hanno purtroppo registrato alcuna flessione. Anzi, sono state maggiori nella settimana dal 15 al 21 febbraio rispetto a quella dal 14 al 20 dicembre.

In totale sono più di 90mila gli uomini e le donne che lavorano nel mondo della sanità ad avere ricevuto entrambe le dosi di vaccino, che anche per queste categorie, come per l’intera popolazione, è su base volontaria: sono stati immunizzati il 75% dei medici, il 68% degli infermieri e il 58% degli operatori sanitari. E Nelle Cra sono quasi 20.000 gli ospiti che hanno concluso il ciclo vaccinale, con oltre il 90% delle residenze al momento Covid-free: ad oggi, infatti, sul totale di 1.428 strutture presenti da Piacenza a Rimini, in sole 126 strutture sono presenti degenti positivi.

Come va l’immunizzazione e per quanto tempo si mantiene

I primi studi effettuati in Emilia-Romagna, in particolare dall’Azienda ospedaliera di Modena, sul livello dell’immunizzazione garantita dal vaccino e sulle sue conseguenze, danno risultati confortanti. Su 4.296 operatori sanitari presi in esame, a distanza di 4 settimane dalla seconda dose è stata valutata la quantità e la qualità della risposta immunitaria: nel 99,99% dei casi il personale vaccinato ha sviluppato gli anticorpi fondamentali per evitare il contagio. E per quanto riguarda le reazioni avverse, non ne risultano né di gravi né di inattese: il sintomo più frequente è il dolore dove è stata praticata l’iniezione, a seguire la febbre.

Un’altra ricerca in corso, condotta dall’Azienda Usl della Romagna con l’Unità operativa di microbiologia di Pievesestina di Cesena su 10mila dei propri operatori sanitari già vaccinati con prima e seconda dose, permetterà inoltre di dare risposta a un interrogativo fondamentale: qual è la tempistica e la reale durata dell’immunità indotta dai vaccini anti-Covid.

Le vaccinazioni provincia per provincia

Al 23 febbraio, quindi a meno di due mesi dal Vaccine day del 27 dicembre, in Emilia-Romagna sono stati immunizzati 90.308 operatori sanitari e 19.486 ospiti delle Cra, le prime categorie a ricevere il vaccino perché più a rischio, in quanto maggiormente esposte e fragili.

Per quanto riguarda la suddivisione dei vaccinati per Azienda sanitaria di riferimento, hanno ricevuto due somministrazioni e quindi completato il ciclo a Piacenza 5.002 professionisti della sanità e 1.638 ospiti delle strutture socio-sanitarie; a Parma sono rispettivamente 10.645 e 2.186 persone; a Reggio Emilia 7.379 e 2.012, a Modena 13.725 e 2.639; a Bologna 21.436 e 3.614; a Imola 2.245 e 551; a Ferrara 8.921 e 1.700; nelle province dell’Ausl della Romagna (quindi Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini) 20.955 e 5.146.

Dall’1 marzo il Cer porterà acqua ai consorzi di bonifica per l’irrigazione agricola

Nel 2020 distribuiti 332 milioni di metri cubi per le campagne di tutta la Romagna

Foto CerUltimate le attività di manutenzione, ammodernamento delle funzionalità e incremento dei controlli di verifica dei sistemi di sicurezza delle elettropompe, dall’1 marzo parte l’attività di fornitura di acqua per irrigazione agricola dal Canale Emiliano Romagnolo (Cer) a tutto il comprensorio Romagnolo e ad una buona fetta di Emilia centro-orientale.

Le acque pompate dal fiume Po dall’impianto di Bondeno per oltre 150 km fino a Rimini, rappresentano l’oro blu di quest’area. Oggi, infatti, con le ripercussioni dei cambiamenti climatici che causano lunghi periodi siccitosi alternati a precipitazioni violente ed abbondanti quanto improvvise, la Romagna soprattutto è stata riconosciuta dai monitoraggi ministeriali, alla luce delle ripetute e prolungate stagioni secche, “zona fragile”. Lo scorso anno, in periodo di emergenza Covid 19, il Canale ha sollevato e portato ai Consorzi di bonifica associati al Consorzio Cer che distribuiscono al comparto agricolo la risorsa idrica oltre 332 milioni di metri cubi di acqua.

100 0032 IMGPrincipale funzione del Cer, saranno i Consorzi che potranno contare sull’apporto di risorsa idrica dal canale tra cui il Consorzio di Bonifica Romagna Occidentale e Consorzio di Bonifica della Romagna. Così come potrà beneficiarne sia Ravenna Servizi Industriali (associato al Cer) per il rifornimento idrico industriale al Petrolchimico di Ravenna, sia il partner multiutility Romagna Acque, che incrementerà il quantitativo disponibile per il crescente fabbisogno potabile costiero nei mesi estivi in virtù dell’azione dei potabilizzatori Bassette e Standiana di Ravenna.

Oltre al maxi-impiego di risorsa idrica essenziale per il comparto agroalimentare non va tralasciata poi l’evidente funzione ambientale del canale che con il suo apporto costante permette a centinaia di ettari di aree umide (Punte Alberete, Valle della Canna, ecc.) di poter mantenere il proprio valore di habitat, la ricchezza ecologica e la biodiversità.

PUNTE ALBERETE1 2007 157Un ruolo fino ad oggi probabilmente non rimarcato a dovere vista la natura stessa dell’opera idraulica, ma non meno importante per ciò che rende concreto a beneficio del territorio in cui si inserisce e attraversa. Altrettanto degna di nota l’attività che grazie ai rifornimenti continui di acqua dolce di superficie si contrasta il grave problema della subsidenza del territorio, molto pericoloso specie lungo la Costa Romagnola dove viene anche affiancata al fenomeno della intrusione del cuneo salino nei territori e nelle falde sotterranee.

La Pubblica Assistenza ricorda “Lollo”: «Un compagno di lavoro fantastico»

L’infermiere morto sull’E45 si era laureato con una tesi sui traumi da incidente stradale

CIAO LOLLO«Quando un giovane scompare improvvisamente il dolore è forte, quando se ne va una persona che aveva scelto di dedicare la propria vita ad aiutare il prossimo diventa, per certi versi, inspiegabile».

Dipendenti, volontari, collaboratori e dirigenti della Pubblica Assistenza Città di Ravenna esprimono il più profondo e sentito cordoglio per la scomparsa di Lorenzo Campanini, avvenuta, «come un fulmine in una giornata di sole», in seguito al terribile incidente stradale nel pomeriggio di giovedì all’altezza del Km247 della E45.

Lorenzo, che al momento dell’incidente stava rincasando dopo un turno di lavoro, aveva compiuto da poche settimane 24 anni ed era infermiere in servizio sulle ambulanze della Pubblica Assistenza di Ravenna.

«Instancabile, sempre disponibile e con quella dote fondamentale per chi fa un lavoro come il suo: l’empatia nei confronti del prossimo», si legge in un comunicato della Pubblica Assistenza.

«Lorenzo nei pochi mesi nei quali aveva lavorato con noi, essendo entrato in servizio a maggio 2020, aveva conquistato tutti – raccontano all’unisono i componenti del personale della Pubblica Assistenza Città di Ravenna, profondamente toccati da quanto accaduto – per la sua disponibilità e si era fatto voler bene, senza distinzioni. Una persona solare che cercava sempre di imparare qualcosa dal confronto con i colleghi. Un compagno di lavoro fantastico».

Originario del territorio di Reggio Emilia, Lorenzo Campanini si era laureato con una tesi sui traumi da incidente stradale, era collaboratore di 4Life, e nell’emergenza Covid-19 Lorenzo si era gettato a capofitto in questi mesi per dare il proprio contributo alla sfida al virus.

Tantissimi i messaggi lasciati sulla rete e non solo da suoi colleghi della Pubblica Assistenza.

«Una comunità deve dare motivazioni se vuole aiutare i tossicodipendenti»

Con il direttore Patrizio Lamonaca alla scoperta del Villaggio del Fanciullo di Ravenna che ospita 50 uomini proponendo attività da spendere al rientro in società: dall’agricoltura alla cucina

VILLAGGIO DEL FANCIULLO RAVENNA
Patrizio Lamonaca, direttore generale del Villaggio del Fanciullo

«Nessuno è obbligato a rimanere, devi lavorare sulla motivazione se vuoi che restino e arrivino ai risultati». Il direttore generale del Nuovo Villaggio del Fanciullo di Ravenna, Patrizio Lamonaca, è sicuro che sia questa la via per staccare i tossicodipendenti dalla droga. La fondazione, nata negli anni Ottanta quando don Ulisse Frascali trasformò la comunità sociale che aveva avviato nel 1959, oggi è in grado di affrontare i diversi stadi della dipendenza con percorsi specifici in tre luoghi diversi. A Longana c’è un centro per la gestione delle crisi e la disintossicazione: venti posti per uomini e donne con permanenze da tre a sei mesi. A Ponte Nuovo c’è la nota comunità residenziale per il recupero: cinquanta ospiti solo per uomini dove si resta circa due anni. A Cesena c’è un appartamento con sei posti per il reinserimento lavorativo. Ogni anno sono circa 120-150 gli accessi complessivi, uno su due conclude il percorso positivamente. Quasi tutti sono inviati dalla sanità pubblica che si fa carico delle rette, una parte sono detenuti con problemi di dipendenze che scontano la detenzione in regime alternativo su concessione del tribunale.

VILLAGGIO DEL FANCIULLO RAVENNAMa come si offrono quelle motivazioni che devono animare il tossicodipendente? A Ponte Nuovo, come in altre comunità, lo fanno con la proposta di molte attività pratiche accanto ai momenti di colloquio e riflessione: l’intento è di trasferire ai pazienti delle capacità da utilizzare nella società fuori dagli spazi protetti. Il settore più sviluppato è quello agricolo con tre ettari coltivati, orto e frutta con cinquecento alberi. «Cerchiamo di impostare un percorso completo con l’appoggio di un agronomo, dalla semina al raccolto passando per la potatura e arrivando fino alla vendita del prodotto». Da tempo infatti nel giardino della sede di via 56 Martiri si tiene un mercatino agricolo con i prodotti maturati nei terreni della fondazione: «Al banco stanno gli ospiti stessi della comunità – ci dice il presidente della fondazione, Giuseppe Paolo Belletti – e questo li fa sentire protagonisti, li responsabilizza, li rende orgogliosi quando i clienti apprezzano i prodotti e li stimola a fare meglio quando qualcuno critica la qualità delle verdure». In alcuni casi si riescono ad attivare delle borse lavoro: agli ospiti viene corrisposta una retribuzione mensile di qualche centinaio di euro che la comunità accantona e consegna al momento dell’uscita.

VILLAGGIO DEL FANCIULLO RAVENNAMa non ci sono solo i campi. C’è l’attività di panificazione, la produzione di gelato artigianale, le attività sportive, i corsi di cucina. E poi c’è la partecipazione alla gestione della struttura ad esempio con la preparazione di circa duecento pasti al giorno e altri lavoretti. Tutto fatto con la stessa filosofia di fondo: «L’apertura verso l’esterno perché ci sia un rapporto reciproco tra comunità e città». E anche gli ospiti, ad esempio quelli di Longana, possono avere occasione di uscire: un weekend con la famiglia può essere utile a seconda dei casi.

VILLAGGIO DEL FANCIULLO RAVENNAGli imprevisti e le tensioni non mancano, i dirigenti non dipingono un modo fatato: «Abbiamo a che fare con casi difficili, persone che magari soffrono la permanenza e può capitare che si inneschi qualche scontro. Cerchiamo di calmare gli animi e quando necessario intervengono i carabinieri. Nulla che non si risolva in breve tempo». Chi può diventare motivo di destabilizzazione per la serenità dell’ambiente rischia l’allontamento, soprattutto i detenuti a cui può essere revocata la pena alternativa. Non esiste però un regime sanzionatorio come regola per la permanenza: «Non siamo di quelle comunità dove ti tolgono le sigarette se non fai qualcosa – dice Lamonaca –. Quello è un approccio vecchio che non ci piace».

VILLAGGIO DEL FANCIULLO RAVENNAA mandare avanti la macchina è uno staff di circa 60 persone, quasi tutte assunte a tempo indeterminato: «L’attuale gestione parte dal 2006 con l’obiettivo di un percorso altamento professionalizzato. Abbiamo deciso di non ricorrere al volontariato se non per qualche ruolo di supporto e nemmeno introduciamo ex pazienti in ruoli di responsabilità». La fondazione no profit oggi ha un fatturato di circa tre milioni di euro: il 92 percento viene dalle rette sostenute dal sistema sanitario nazionale, il 60 percento serve per coprire il costo del personale. Gli ultimi bilanci si sono chiusi in pareggio. Un risultato importante per una gestione partita dopo il commissariamento della prefettura nel 2003: la realtà fondata da Frascali, morto poi nel 2014, alla fine degli anni Novanta era finita in declino con debiti per tre milioni. «La disponibilità di un patrimonio di terreni e beni per una decina di milioni fu importante. Su quella base cercammo di aggiungere una gestione più imprenditoriale per garantire continuità con una posizione laica». Dal 2007 il Villaggio è accreditato con il sistema sanitario nazionale e riceve pazienti da tutta Italia: sette su dieci sono da fuori regione perché le strutture in Emilia-Romagna con 1.500 posti accreditati (550 in Romagna) sono sufficienti per accogliere tutti i pazienti del sistema sanitario regionale.

Alla fine di ogni anno, anche nel 2020, il presidente Giuseppe Paolo Belletti rivolge sempre lo stesso augurio ai pazienti: «Andarsene il prima possibile. È una battuta ma è anche la realtà: vogliamo che queste persone ritornino alla vita, non vogliamo che la comunità diventi una nuova dipendenza».

Raccoglie una pietra in spiaggia, ma era fosforo. 14enne al Bufalini per le ustioni

Il materiale – probabilmente risalente alla guerra nei Balcani – ha preso fuoco tra le mani del ragazzo

Rimini Mare Inverno Spiaggia 800x600 0Un ragazzo di 14 anni è stato ricoverato al Bufalini di Cesena per aver raccolto quella che sembrava essere una semplice pietra dai colori strani durante una passeggiata sulla spiaggia tra Milano Marittima e Savio.

In realtà si trattava di un frammento di fosforo bianco, con tutta probabilità un residuato bellico risalente alla guerra nei Balcani.

La notizia è riportata nell’edizione di oggi (26 febbraio) del Carlino Ravenna.

Il fatto risale a mercoledì scorso, quando il ragazzo, in compagnia della madre, ha trovato a riva la pietra (rossa nella parte superiore e grigia in quella inferiore, da cui proveniva un leggero fumo) e ha deciso di portarla in auto. Qui la pietra ha preso fuoco tra le sue mani. La madre è riuscita a buttarla in strada, ma solo i vigili del fuoco, svariati minuti dopo, sono riusciti a spegnere le fiamme.

Il 14enne è stato quindi trasportato per le ustioni al Bufalini, dove ha trascorso la notte, per essere dimesso il giorno dopo.

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