giovedì
11 Settembre 2025

Accanto a chi soffre e alla ricerca: dal ’79 le battaglie dello Ior contro il cancro

L’Istituto oncologico romagnolo ha raccolto tra la società civile e donato alla sanità pubblica in totale 80 milioni di euro. In provincia di Ravenna quattro sedi e un centinaio di volontari: dagli accompagnamenti per le cure alle parrucche per chi affronta la chemio

Foto DonazioneDalla consapevolezza che il servizio sanitario nazionale, da solo, non fosse all’altezza di affrontare tutti gli aspetti delle neoplasie, specialmente quelli umani che coinvolgono il malato in modo più profondo, nel 1979 a Forlì nacque l’Istituto oncologico romagnolo. Da oltre quarant’anni lo Ior accompagna l’Ausl su due percorsi paralleli in tutta la Romagna: il sostegno alla ricerca scientifica e la vicinanza a chi soffre. Dall’acquisto di macchinari per i reparti ospedalieri alla donazione di parrucche per chi affronta la perdita di capelli dovuta alla chemioterapia, dalla promozione delle campagne di screening al sostegno per la specializzazione medica. Sono circa trecento i medici che hanno beneficiato di una borsa di studio Ior per la specializzazione in oncologia nei reparti della Romagna, tra loro c’è ad esempio anche l’attuale dg dell’Ausl, Tiziano Carradori.

Il ravennate Mario Pretolani cominciò a fare volontariato alla fine degli anni Ottanta, nel tempo libero dal lavoro nel mondo agricolo con la Cia, e oggi è nel cda della coop e presidente dell’associazione. «In totale abbiamo stimato di aver raccolto 80 milioni di euro, ridistribuiti alla sanità pubblica che per noi è l’unico riferimento». Oggi parlare di Ior vuol dire parare di una organizzazione no-profit composta da una cooperativa sociale con 2.600 soci e un’associazione di volontari con 370 membri (dati disponibili sul sito web). In provincia di Ravenna quattro sedi: Cervia, Lugo, Faenza e il capoluogo con una sessantina di volontari. «L’associazione è quella gestisce tutti i servizi e le iniziative di raccolta fondi. Alla cooperativa compete l’attività scientifica».

Tra i servizi più importanti c’è sicuramente l’accompagnamento dei malati che hanno bisogno di trasporto per raggiungere i luoghi di cura: «In ogni nostra sede abbiamo una o due auto e un gruppo di volontari – spiega Pretolani –. I pazienti sono tutti autosufficienti ma dal punto di vista umano sono persone anche fragili perché se hanno bisogno di essere accompagnati significa che magari non hanno familiari in un momento così delicato. Con i nostri volontari si instaura un rapporto davvero stretto». In provincia di Ravenna nel 2020 sono stati 90 i pazienti che hanno beneficiato del servizio gratuito per un totale di 140 viaggi (il servizio è stato fermo per il lockdown da marzo a maggio).

Tra le iniziative più recenti c’è invece la distribuzione di parrucche a chi deve fronteggiare la caduta dei capelli a seguito di pesanti cicli di cura: «Soprattutto per le donne è un colpo psicologico forte. Ogni anno distribuiamo circa 500 parrucche (140 nel Ravennate, ndr): sembra un piccolo gesto solamente estetico ma aiuta a ridare serenità alle persone, lo vediamo nei loro occhi». E sempre per affrontare anche l’aspetto psicologico, lo Ior aiuta le pazienti a imparare come truccarsi il volto con prodotti giusti: «C’è un’azienda cosmetica che produce un kit specifico per pelli disidratate dai farmaci pesanti. Ne regaliamo uno e insegniamo a usarlo con la collaborazione di una professionista. Ultimamente abbiamo fatto anche un paio di lezioni online per imparare ad applicare i prodotti».

La soddisfazione di Pretolani è massima quando commenta la generosità della cittadinanza e delle imprese nel donare a favore dello Ior e quindi di fatto della sanità: «La lotteria di Natale ha dato un risultato incredibile. In provincia di Ravenna abbiamo venduto più di 19mila biglietti su ventimila totali, significa più di 19mila euro raccolti».

La ragione con cui è nato lo Ior,di fatto, è colmare le mancanze umane dell’Ausl nella cura dei malati oncologici. È giusto che la sanità pubblica manchi di questo aspetto? «Il pubblico ha scarsità di risorse però abbiamo diversi esempi di iniziative nate dallo Ior e poi entrate nel perimetro dell’Ausl. Penso gli hospice o ancora di più al sostegno psicologico. Il rapporto è reciproco nell’interesse dei malati».

Pneumatici, scaldabagno, mascherine, plastiche di vent’anni: i rifiuti nel mare

I risultati di un progetto pilota condotto dal Cestha: 4,5 tonnellate di immondizia recuperate in 86 giornate grazie all’aiuto di 12 pescherecci

IMG 0541Tra i rifiuti che inquinano le acque dell’Adriatico al largo di Ravenna sono arrivate le mascherine anti-Covid. Si aggiungo a sacchetti e bottiglie di plastica, pneumatici, un rossetto e uno scaldabagno. E tanta attrezzatura da pesca. Immondizia galleggiante o sui fondali, riportata a terra nell’ambito di “Pescami” (acronimo di Pescatori amanti dei mari), progetto pilota per contrastare il fenomeno dei rifiuti in mare finanziato dal Flag Costa dell’Emilia-Romagna e realizzato dal Centro per l’innovazione di Fondazione Flaminia (Cifla), in collaborazione con Cestha, centro sperimentale per la tutela degli habitat. L’esito dell’iniziativa, svolta in 86 giornate distribuite tra marzo e dicembre del 2020, è stato illustrato nel pomeriggio di oggi, 11 febbraio da Simone D’Acunto, direttore del Cestha.

Grazie alla partecipazione volontaria di 12 pescherecci – alcuni definitivi “virtuosi” perché già svolgevano questo compito spontaneamente – è stato possibile indagare 15 siti marini di fronte alla costa ravennate e cervese: ai 35 pescatori coinvolti è stato chiesto di riportare a terra i rifiuti trovati per una catalogazione scientifica. In totale ne sono state raccolte 4,5 tonnellate.

Tre le tipologie di pescatori partecipanti: pesca da con reti ferme in acqua che hanno intercettato rifiuti trascinati dalla corrente marina, pesca a strascico che ha raccolto materiale dai fondali e pesca artigianale subacquea fatta a mano.

Tra i materiali galleggianti la maggior parte è rappresentata da retine di mitilicoltura da allevamenti di cozze: «È un problema noto – spiega D’Acunto – e ci sono studi per eliminarlo.Vale più la pena sottolineare che un quarto dei rifiuti ha provenienza civile: bottiglie e sacchetti soprattutto, ma in generale materiale dalla nostra vita quotidiana. Tra cui anche le mascherine: una ventina quelle recuperate».

Alcune curiosità. Un palloncino di Valentino Rossi a sei miglia dalla riva. Di 35 oggetti è stato possibile ricostruire la provenienza dall’estero, più di una cinquantina di pezzi avevano un’età superiore a vent’anni: «Addirittura abbiamo trovato la calandra di un motore di una ditta fallita 30 anni fa».

La chicca emersa dal fondale invece è uno scaldabagno. E poi pneumatici in abbondanza. Ma anche le attrezzature da pesca: «Spesso i cogolli utilizzati per la cattura delle seppie vengono posizionati in primavera e recuperati in estate. Se arrivano mareggiate i cogolli si spostano e i pescatori non riescono più a recuperarli. Questi rimangono in mare e alimentano la cosiddetta pesca fantasma con pesci e crostacei che restano impigliati e lì muoiono».

«Grazie al supporto del Flag Costa dell’Emilia Romagna – spiega Antonio Penso di Flaminia – “Pescami” si pone come una esperienza di successo, una buona prassi che Cifla, insieme ai partner di progetto, mette a disposizione come punto di partenza per una nuova sperimentazione su scala territoriale più vasta, in grado di coinvolgere tutta la costa di pertinenza del Flag, e di confrontarsi con analoghe esperienze di livello nazionale e internazionale».

Coronavirus: in provincia altri 75 nuovi casi, in regione i morti arrivano a 10mila

Aggiornamento quotidiano sulla diffusione del contagio in Emilia-Romagna

Coronavirus TestPer il territorio provinciale di Ravenna oggi, 11 febbraio, si sono registrati 75 nuovi casi di coronavirus: 31 asintomatici e 44 con sintomi; 72 in isolamento domiciliare e tre ricoverati. I tamponi eseguiti sono stati 1815. Nel dettaglio i nuovi contagi sono stati individuati così: 47 da contact tracing; 20 per sintomi; 6 per test volontari; 2 test per rientro dall’estero. Oggi la Regione ha comunicato tre decessi per il territorio provinciale: un uomo di 76 e due donne di 83 e 85 anni. Sono state inoltre comunicate circa 84 guarigioni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 17.361.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 231.415 casi di positività, 1.345 in più rispetto a ieri, su un totale di 27.703 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 4,9%. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 41,1 anni. La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 310 nuovi casi; poi Modena (220), Rimini (160), Reggio Emilia (142), Ferrara (107). Seguono Imola (98), Parma (76), Ravenna (75), Forlì (68), Cesena (58) e, infine, Piacenza (31). Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 2.308 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 180.721. I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 40.672 (-1.034 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 38.591 (-997), il 94,9% del totale dei casi attivi. Si registrano 71 nuovi decessi: in totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 10.022.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 178 (-5 rispetto a ieri), 1.903 quelli negli altri reparti Covid (-32). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 11 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 10 a Parma (invariato), 20 a Reggio Emilia (+1), 36 a Modena (-2), 42 a Bologna (-2), 13 a Imola (-1), 23 a Ferrara (+1), 4 a Ravenna (invariato), 1 a Forlì (-2), 3 a Cesena (invariato) e 15 a Rimini (invariato).

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa prima fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, oltre che gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni. Alle 15 di oggi sono state somministrate complessivamente 275.143 dosi, di cui 2.740 oggi; sul totale, 124.047 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Sfida la pandemia e apre una nuova pasticceria in centro: «Faremo anche delivery»

Tutti i giorni dalle 6.30 in via Diaz a Ravenna: è il quarto locale dell’azienda Tre Sorelle in città, l’undicesimo in totale in 14 anni di attività. Il nome? Ispirato alle figlie del titolare

panificio forno pasticceria 3 sorelle ravenna centro«Le cose bisogna farle quando sono difficili, perché se sono facili sono capaci tutti». È lo spirito che anima Argen Sahitaj per aprire un nuovo locale nonostante le restrizioni per i pubblici esercizi. A Ravenna in via Diaz, negli spazi un tempo occupati da un ristorante all’angolo con il negozio Ovs, arriva la caffetteria pasticceria Tre Sorelle.

Inaugurazione dalle 16 alle 18 del 12 febbraio con un piccolo rinfresco e poi dal giorno successivo apertura alle 6.30 ogni giorno. «Dalla colazione all’aperitivo, ovviamente facendo i conti con le aperture che ci sono concesse. Alle 18 si chiude ma faremo asporto e anche domicilio». Il locale è dotato anche di cucina: al momento non sarà in funzione ma l’obiettivo è di poter servire anche pasti veloci per la pausa pranzo. Tutti i prodotti serviti e in vendita saranno di produzione propria. Sahitaj ci tiene particolarmente: «Dal dolce al salato, tutto prodotto da noi».

L’azienda, che prende il nome dalle figlie del titolare, è nata 14 anni fa con un forno a Marina di Ravenna. Quello di via Diaz sarà il quarto negozio Tre Sorelle a Ravenna, l’undicesimo in totale. A fine 2020 l’ultima apertura in via IV novembre: «Mentre stavamo allestendo quel forno mi sono accorto del locale vuoto in via Diaz e mi sono detto che non poteva restare così. Abbiamo deciso di provarci: in via Diaz non venderemo pane ma solo prodotti di pasticceria. La posizione è ottima, c’è passaggio e sono convinto che possa funzionare».

Turismo, i dati del 2020: in provincia persi in media 7mila pernottamenti al giorno

Circa 4 milioni le presenze complessive, in calo del 39 percento. Ancora più accentuata la perdita della città d’arte

Galla Placidia
Turisti tra San Vitale e Galla Placidia

A causa della pandemia, il 2020, come ovvio che sia, resterà un buco nero nella serie storica dei dati turistici della provincia di Ravenna.

I dati Istat parlano infatti di 4 milioni circa di pernottamenti, mai così pochi, oltre 2,5 milioni in meno (in termini percentuali il calo è stato del 39,1) rispetto al 2019 (peraltro già in leggero calo rispetto al 2018).

In media si tratta di oltre 7mila “notti” perse al giorno in provincia, un tracollo che ha messo in ginocchio un intero settore, salvato forse solamente da un paio di mesi estivi in cui è stato possibile limitare le perdite.

A soffrire anche tutto l’indotto, visto che sul territorio provinciale sono venuti a mancare l’anno scorso oltre 600mila vacanzieri (si tratta del dato degli arrivi, ossia del numero di persone registrate nelle strutture ricettive senza tenere conto del numero dei pernottamenti, fermo a 912mila in provincia nei 12 mesi del 2020), il 68 percento in meno di quelli stranieri e il 35 percento di quelli italiani (che hanno rappresentato per forza di cose oltre il 90 percento del totale).

Dando un’occhiata al dettaglio territoriale, a farla ancora più da padroni sono stati grazie al turismo estivo i comuni di Cervia (quasi 2,1 sui 4 milioni di pernottamenti complessivi) e di Ravenna (1,7 milioni di pernottamenti), che chiudono il 2020 con le presenze rispettivamente in calo del 39,8 e del 37,2 percento. Nell’ambito del comune capoluogo, a soffrire di più è stata la città d’arte (a fronte anche della chiusura dei luoghi della cultura), con il 51 percento dei turisti registrati in meno, a fronte del -33,7 percento invece dei lidi ravennati. Ancora peggio ha fatto il comune di Faenza, che arrivava da anni di crescita costante, costretto a perdere il 54,5 percento dei turisti e il 45,8 percento dei pernottamenti.

Fondazione Flaminia: si chiude il mandato di Gualtieri, la presidenza va a Falconi

Rinnovato il cda dell’ente di sostegno dei campus in Romagna

UNIVERSITACon la seduta del consiglio di indirizzo di Fondazione Flaminia del 10 febbraio si è  concluso il mandato di Lanfranco Gualtieri come presidente dell’ente di sostegno all’università in Romagna. L’assemblea dei soci ha unanimemente attribuito l’incarico di nuovo presidente a Mirella Falconi, già vicepresidente.

Nell’occasione sono stati eletti anche gli altri membri del Cda: Carlo Pezzi con l’incarico di vicepresidente; Antonio Buzzi, Davide Roncuzzi e Filippo Lo Piccolo, come consiglieri. Su proposta concorde del Comune di Ravenna e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Lanfranco Gualtieri è stato nominato presidente onorario.

«Lanfranco Gualtieri ha portato avanti con abnegazione e impegno il suo operato alla presidenza della Fondazione Flaminia – afferma Giorgio Guberti, commissario della Camera di Commercio – favorendo con esperienza  e competenza lo sviluppo del campus universitario ravennate. L’offerta universitaria del nostro territorio in questi anni è cresciuta sia quantitativamente, i dati lo hanno confermato, sia qualitativamente, offrendo opportunità ai giovani in linea con le esigenze del mercato del lavoro e dei fabbisogni delle imprese. La collaborazione con la Camera di commercio è stata fattiva e proficua fin dalla costituzione della Fondazione e negli anni  ha consentito di portare avanti progetti importanti per il territorio e per l’offerta formativa universitaria.  Nell’esprimere un caloroso ringraziamento a Lanfranco Gualtieri, e soddisfazione per la sua nomina a Presidente onorario auguro alla neo eletta presidente Mirella Falcone, già vice presidente della Fondazione, un lungo e proficuo percorso di lavoro e collaborazione, sempre nella direzione della massima integrazione tra sistema universitario e mondo imprenditoriale e nell’interesse dei nostri giovani».

«Trent’anni di una presidenza straordinaria – sottolinea Giannantonio Mingozzi, ex vicesindaco con delega all’Università –. Un lasso di tempo nel quale abbiamo costruito dalle fondamenta le condizioni di crescita e di continuo sviluppo dell’insediamento universitario a Ravenna, oggi tra i primi dell’Ateneo per numero di matricole e qualità di insegnamenti e servizi. Insieme, Comune e Flaminia, abbiamo convinto Alma Mater ad insediare a Ravenna l’allora Facoltà di Giurisprudenza, dopo il successo di Scienze Ambientali che veniva considerata scelta di nicchia ma che ha ottenuto subito grandi successi. Poi abbiamo continuato con le sedi amministrative, Palazzo Corradini, Beni Culturali in via Diaz. Ingegneria negli ex asili della Cassa dei Ravenna fino agli ultimi successi, Medicina e il secondo lotto di Scienze atteso da tempo, per tre milioni di investimento dell’Università.  Mi onoro della collaborazione costante con Gualtieri, della sua capacità di essere nel contempo presidente della Flaminia e presidente della Fondazione Cassa e mi auguro che Gualtieri continui ad offrire il proprio contributo per quella scommessa che all’inizio sembrava persa ma che oggi stiamo vincendo tutti assieme e che si chiama Ravenna Città Universitaria».

«Un ringraziamento sincero da parte mia e di tutta la comunità ravennate a Lanfranco Gualtieri per il lavoro che ha svolto alla presidenza della Fondazione Flaminia – commenta il sindaco Michele de Pascale –. In questi anni il campus universitario ravennate è cresciuto e cambiato moltissimo, il merito è di tante persone, ma in particolare di Gualtieri che ha contribuito in maniera molto significativa a fare in modo che l’Università nella nostra città rivestisse un ruolo sempre più importante, che l’offerta universitaria fosse sempre più in grado di rispondere alle richieste contemporanee del nostro territorio e che mettesse i nostri giovani nelle condizioni di intraprendere un percorso formativo che garantisca loro un futuro professionale e lavorativo appagante e coerente con le esigenze attuali del mondo del lavoro».

Omicidio Fabbri, ex marito indagato: perquisizioni nella casa e nell’officina

L’ipotesi di reato è omicidio pluriaggravato in concorso con ignoti. L’amica della figlia è l’unica testimone e ha parlato di un uomo molto alto, ben piazzato, con spalle grosse e vestito di scuro

13584801 520441964811176 316373602239840803 OL’ex marito di Ilenia Fabbri, la 46enne di Faenza uccisa in casa all’alba del 6 febbraio, è il primo nome nel registro degli indagati: stamani, 11 febbraio, Claudio Nanni ha ricevuto un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di omicidio pluriaggravato in concorso con persona ignota. Sono scattate le perquisizioni della polizia nella residenza dell’uomo e nell’auto-officina a Faenza. Lo riporta il sito web dell’Ansa.

Intanto gli inquirenti hanno elaborato un parziale identikit del killer sulla base delle informazioni rese da un’amica della figlia della vittima, l’unica persona in casa al momento dell’omicidio. Secondo Resto del Carlino e Corriere Romagna in edicola oggi, con gli investigatori la giovane ha parlato di un uomo molto alto, ben piazzato, con spalle grosse e vestito di scuro. La ragazza aveva passato la notte ospite nell’abitazione ed era ancora lì alle 6 del mattino quando la figlia era uscita per salire in auto con il padre e raggiungere Milano. Sentendo trambusto in casa e temendo l’intrusione di un estraneo, magari un ladro, la giovane si è chiusa in camera: dalla porta ha visto un uomo di spalle giù per le scale.

La giovane testimone avrebbe prima sentito queste parole dalla vittima: “Chi sei? Cosa vuoi?”, seguite dalle sue grida. Le stesse grida udite anche da alcuni vicini: una ha chiamato il 112, un altro è andato a suonare al campanello senza ottenere risposta.

Un incontro online con Veltroni e un’opera in Darsena per ricordare Matteucci

Il Comune di Ravenna celebra l’ex sindaco morto un anno fa

MatteucciIl Comune di Ravenna celebra il suo ex sindaco, Fabrizio Matteucci, a un anno dalla morte.

Il 16 febbraio, anniversario del decesso, alle 18 è infatti in programma una diretta streaming (sulla pagina Facebook del Comune, del sindaco Michele de Pascale e sul canale Youtube “Michele de Pascale sindaco”) sul tema: “Impegno, civismo, passione. Ricordando Fabrizio Matteucci”. Parteciperà anche Walter Veltroni e interverranno, oltre allo stesso De Pascale, anche Carla Soprani del dormitorio “Il re di Girgenti” e il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Domenica 21 febbraio (giorno del compleanno di Matteucci, nato nel 1957), sarà invece inaugurata alle 11 in darsena a Ravenna un’opera in memoria dell’ex sindaco, “L’incontro”, un progetto di Silvia Naddeo realizzato con gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna.

Dal Comune 60mila euro per le mura storiche di Ravenna: modifiche alla circolazione

Dal 15 febbraio, da via Don Minzoni a via Mura San Vitale

mura storiche ravennaNell’ambito del programma di consolidamento, restauro degli elementi decorativi e murari e messa in sicurezza delle mura storiche di Ravenna, avranno inizio lunedì 15 febbraio interventi nel tratto di via Porta Gaza.

I lavori riguardano il tratto da via Porta Gaza al Torrione dei Preti e consistono, tra l’altro, nella rimozione delle erbe infestanti, arbusti, alberi e nel consolidamento delle mura che presentano lesioni o cedimenti con la ricostruzione delle parti crollate.

Si procederà con iniezioni di calce idraulica nelle fondazioni per riempire gli spazi vuoti; saranno eseguiti chiodature e tiranti che consentiranno di riportare la struttura allo stato di continuità iniziale oltre ad aggiungere rinforzi laddove necessari.

Una volta eseguito l’intervento strutturale di consolidamento, si potrà procedere al restauro delle parti decorative e della muratura attraverso impacchi di sostanze pulenti, rimozione di incrostazioni, trattamenti anticorrosivi. Tutti gli interventi saranno attuati nel rispetto degli elementi decorativi e strutturali con l’impiego di materiali idonei a garantirne la conservazione senza eliminare la patina del tempo.

«L’intervento – afferma l’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani – rientra all’interno del generale progetto di riqualificazione della cinta muraria cittadina, iniziato nel 2007, che proseguirà anche nei prossimi anni; questa amministrazione ha cercato di imprimere un’accelerazione ai lavori affinchè il patrimonio storico di Ravenna legato alle mura possa tornare ad essere in buona parte fruibile».

Il valore dell’intervento ammonta a  60.455,14 euro, a carico del Comune, mentre la  conclusione dei lavori è prevista entro l’8 giugno prossimo.

Modifiche alla circolazione

Per consentire lo svolgimento dei lavori sarà istituito temporaneamente il divieto di sosta con zona rimozione per tutti i veicoli nell’area adibita a parcheggio lato mura storiche, in via Mura di Porta Gaza, che sarà di volta in volta interessata dall’occupazione del cantiere, per un tratto di circa 40 metri.

Un po’ di storia

Già nel V-VI secolo Ravenna ha un perimetro murario di quasi 5 chilometri che delimita una superficie di 180 ettari. Queste condizioni si conservano quasi immutate fino al XX secolo.
Il perimetro murario si mostrerà più che sufficiente al contenimento della popolazione fino al XIX secolo.
Per secoli le mura cittadine sono state il baluardo contro eserciti nemici e bande che infestavano il territorio ravennate; con minore efficacia hanno agito anche contro le  inondazioni dei fiumi Ronco e Montone fino al 1735 quando ne venne ordinata la diversione sotto il pontificato di Papa Clemente XII.
Gli ultimi lavori di riparazione avvennero intorno agli anni 1778-1795 quando con l’epoca moderna venne modificato il concetto di difesa e le mura assunsero la funzione di cinta daziaria.
I primi smantellamenti avvennero a seguito della realizzazione delle opere ferroviarie nel 1863.
Seguirono poi le demolizioni effettuate negli anni 1920 – 1921, in concomitanza con la costruzione del primo Foro Boario, quando scomparve l’intero tratto dalla chiesa del Torrione a Porta Adriana e successivamente quello tra Porta Gaza e Porta S. Mamante. Fino agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, l’attività edilizia e la stessa disciplina urbanistica non hanno prestato le necessarie attenzioni all’antico tracciato murario, consentendo edificazioni in fregio e soprastanti alle mura, fatto che ha causato, insieme agli eventi bellici, la perdita di altri tratti oggi non più visibili o interclusi fra edifici e aree private.
Complessivamente sono scomparse circa 1.700 metri di mura storiche. Attualmente restano circa 2.500 metri di antiche mura e sei porte, per le quali, è attiva già da anni una politica di tutela e riqualificazione.

Ex insegnante e sindacalista con una pensione da 6mila euro al mese. Era una truffa

Il tribunale lo ha condannato a un anno, disponendo la confisca di disponibilità finanziarie per oltre 210mila euro

GdF RavennaEra riuscito per quasi nove anni, dal 2007 al 2016, a farsi corrispondere ben 6.000 euro mensili di pensione dall’Inps facendosi riconoscere illecitamente una quota integrativa non dovuta di circa 4.000 euro, aggiuntiva all’ordinario trattamento pensionistico, per aver ricoperto cariche sindacali. La frode all’ente previdenziale è andata avanti fino a quando gli approfondimenti condotti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, con il coordinamento della Procura della Repubblica, hanno portato alla luce il meccanismo escogitato dall’indagato per truffare l’ente previdenziale.

L’uomo, ex insegnante nato e residente a Ravenna, selezionato a seguito di una serie di controlli attivati dalle Fiamme Gialle con riguardo ai percettori di “pensioni d’oro”, era stato effettivamente segretario provinciale di un sindacato autonomo della scuola, ma nel 2007, negli otto mesi antecedenti la data del proprio pensionamento, aveva effettuato periodici versamenti di contanti sul conto corrente del sindacato, sul quale aveva delega ad operare, al solo scopo di creare le provviste finanziarie per poi pagare i contributi previdenziali proporzionati ad una retribuzione fittiziamente aumentata, su cui, subito dopo, sarebbe stato parametrato il trattamento pensionistico, in questo modo artatamente “gonfiato”.

Tale condotta gli aveva consentito di avanzare una richiesta, per conto del sindacato di appartenenza, ma da lui stesso sottoscritta, per ottenere una contribuzione aggiuntiva ai fini pensionistici commisurata ai contributi da ultimo versati, così come previsto da una legge speciale per i lavoratori distaccati presso sindacati. Tra l’altro, la domanda di contribuzione aggiuntiva era corredata di un verbale, anche questo artefatto, in cui risultava una retribuzione di 6.000 euro mensili e non annui, come invece era nella realtà, atteso che il sindacato gli riconosceva per la funzione svolta solo un’integrazione salariale pari a 500 euro al mese. In questo modo era riuscito a far lievitare la sua pensione da poco più di 2.000 euro fino alla ragguardevole cifra di 6.000 euro, triplicando di fatto quanto gli sarebbe spettato.

Le indagini effettuate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – attraverso l’analisi della documentazione acquisita presso il sindacato e gli istituti di credito nonché sulla base delle testimonianze di numerose persone informate sui fatti – avevano consentito di ricostruire l’ammontare delle somme illecitamente percepite dal sindacalista in quasi nove anni e a segnalarne la condotta illecita alla locale Procura della Repubblica che ne ha disposto il sequestro preventivo. Contestualmente era stato informato l’Inps che aveva bloccato la corresponsione della contribuzione aggiuntiva alla pensione.

Si è quindi celebrato il processo che, alla luce del quadro probatorio ricostruito, ha visto l’imputato chiedere il patteggiamento al fine di ottenere uno sconto sulla pena applicata. Con la sentenza definitiva il Tribunale di Ravenna ha ora condannato l’ex sindacalista ad un anno di reclusione per il reato di truffa continuata nei confronti dello Stato, disponendo, al contempo, la confisca per equivalente della somma di 210.800 euro, quale provento illecito indebitamente percepito negli anni di pensionamento.

Le disponibilità finanziarie sono state rintracciate dai finanzieri di Ravenna su un conto titoli intestato al medesimo e sottoposte a confisca, recuperando in tal modo l’intera somma a suo tempo elargita, che ora è tornata nella disponibilità delle casse pubbliche.

Stanze degli abbracci, dove poter toccare i propri cari attraverso tende di plastica

Nelle case di riposo di Castel Bolognese e Solarolo. «Il contatto fisico ha un valore enorme»

Stanza AbbracciUn’azione concreta per superare il divario fisico, sentimentale e relazionale che il coronavirus ha imposto in questi mesi è stata messa in campo anche dall’Asp della Romagna faentina. Nelle strutture residenziali per anziani di Castel Bolognese e Solarolo, infatti, stanno ottenendo grande riscontro e apprezzamento da parte dei degenti e dei famigliari le «Stanze degli abbracci».

Un’iniziativa che è stata messa a punto poco prima di Natale, e che permette – seppur distanziati da tende di plastica, per mantenere alta la percentuale di sicurezza – di poter avvicinare fisicamente i residenti con i propri cari.

«E’ stata l’occasione per poter recuperare quel contatto fisico – spiega il direttore dell’Asp della Romagna faentina, Giuseppe Neri – che anche col filtro di una tenda di plastica, ha comunque un valore enorme, che è l’elemento che più è mancato nei mesi di chiusura obbligata delle strutture, e che telefonate e videochiamate, peraltro sempre garantite ed effettuate, non possono comunque sostituire».

La candidata Verlicchi: «Prima il ballottaggio, poi il centrodestra si compatterà»

La consigliera comunale uscente è la prima sfidante “ufficiale” di De Pascale alle Amministrative

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Veronica Verlicchi della Pigna

Veronica Verlicchi, ravennate di 44 anni, ha annunciato nei giorni scorsi la propria candidatura a sindaca di Ravenna, sostenuta dalla lista civica La Pigna, di cui è consigliera comunale uscente, e da Rete Civica, associazione nata alle ultime Regionali nell’ambito della coalizione che sosteneva Lucia Borgonzoni.

Un modo, forse, per sbloccare l’impasse che sembra ancora regnare nel centrodestra ravennate, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, in programma presumibilmente a fine maggio.

Verlicchi, una scelta di rottura, per smuovere le acque?
«No, non è stata una scelta istintiva. In questi anni (Verlicchi è in consiglio comunale dal 2017, quando subentrò al posto dell’ex candidato sindaco della Pigna, Maurizio Bucci, ndr) in tanti mi hanno fermato dando quasi per scontato che sarei stata io, la candidata, quindi ci sto pensando da tempo. Dopo l’estate, come Pigna, ci siamo interrogati su quale sarebbe dovuto essere il candidato ideale e sono due le caratteristiche che abbiamo deciso essere prioritarie: l’essere noto alle cronache e avere un’esperienza amministrativa, conoscere già la macchina comunale. Tra i nomi era spuntato anche quello di Andrea Barbieri (l’ingegnere che ha redatto per la Pigna il progetto della cosiddetta “Ravegnana Bis”, ndr) ma per i motivi che spiegavo prima, poco prima di Natale c’è stata una convergenza sul mio. Passato gennaio, abbiamo pensato che non potevamo aspettare oltre, le elezioni sono tra pochi mesi».

E non c’è stato un confronto con il centrodestra per arrivare a un’unica coalizione?
«Ci era stato detto da più parti che il segretario della Lega Romagna ci avrebbe contattato, ma non è mai successo. Sicuramente il quadro ideale sarebbe stato quello che ha visto Zattini vincere a Forlì, una coalizione di centrodestra compatta a sostegno di un civico. Come aveva auspicato peraltro lo stesso Salvini per Ravenna. Le nostre porte comunque non sono chiuse, siamo ancora aperti al confronto, ragionando su un programma».

Pronta quindi a fare un passo indietro e a sostenere un altro candidato civico di tutto il centrodestra, eventualmente?
«Farei un passo indietro, ma solo davanti a un candidato davvero civico e, lo ribadisco, con esperienza amministrativa. Come lo era lo stesso Zattini peraltro. Ma al momento non riesco proprio a immaginare nessuno che possa avere queste caratteristiche a Ravenna».

Ma come si può pensare di vincere, da civica di centrodestra, senza avere almeno la Lega alle spalle?
«Premesso che a Ravenna non è chiaro capire quale sia davvero la Lega (che ha più volte dimostrato di essere spaccata all’interno, ndr), secondo noi un candidato troppo marchiato di centrodestra qui è destinato a perdere. Certo, l’ideale sarebbe essere sostenuta da tutta la coalizione di centrodestra, ma il nostro, per quanto in salita, crediamo possa essere un percorso vincente. L’obiettivo principale è portare De Pascale al ballottaggio, poi ci si potrà ricompattare, e vincere. E questa volta siamo convinti che sarà ancora più facile portarlo al ballottaggio».

Perché? Quali sono secondo lei le principali colpe di De Pascale?
«Parlando con la gente, la prima cosa che abbiamo notato è come De Pascale sia visto lontano dalla città e dai suoi problemi reali. E poi i cittadini si stanno rendendo conto che non ha rispettato molte promesse elettorali, a partire da quelle sul turismo».

Perché questa litigiosità in questi anni nella coalizione del centrodestra? Spesso l’hanno accusata di attacchi personali…
«I miei, invece, sono sempre stati attacchi politici, non come quelli di altri nei nostri confronti invece… L’impressione è che da più parti nell’opposizione ci sia stato un tentativo di voler deligittimare la Pigna, quasi facesse paura. Ma più che con i partiti, il problema è con alcune persone. In generale abbiamo infatti dimostrato di riuscire a collaborare con tutti».

E com’è il rapporto con il decano dell’opposizione ravennate, Alvaro Ancisi?
«Ancisi non ha mai fatto una vera e propria opposizione, secondo noi, ormai è come un’arma spuntata. Un comprimario. E proprio per questo motivo, se vuole, può entrare nella nostra coalizione, da comprimario appunto, se mai volesse iniziare a fare davvero qualcosa per Ravenna…».

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