Dal 2015 il parassita ha distrutto 500 alberi, il Comune ha misurato risultati soddisfacenti grazie all’utilizzo del predatore
Cervia arruola un esercito di 56mila coccinelle per combattere la cocciniglia del pino. Nei giorni scorsi sono stati ultimati i lanci dell’insetto in diversi punti del comune per una superficie totale di 56 ettari con l’impegno della biofabbrica Bioplanet di Cesena, in funzione dell’andamento climatico e delle osservazioni sullo sviluppo primaverile della sua preda.
Il nuovo lancio di coccinelle ha riguardato le medesime aree già interessate nel 2019: buona parte di Milano Marittima, una vasta area della pineta di Cervia e del Parco Naturale, oltre al centro di Cervia e ad una parte della Pineta di Pinarella. Nel 2019 i risultati ottenuti erano stati considerati molto soddisfacenti.
La cocciniglia è un insetto di origine asiatica, descritto in letteratura per la prima volta da uno studioso giapponese. In Europa venne segnalato per la prima volta nel 2006, a Monaco, su un esemplare di pino marittimo situato nel giardino giapponese cittadino, per poi apparire in modo conclamato, nel 2015 a Cervia anno in cui l’insetto, nutrendosi e sviluppandosi sugli aghi in accrescimento delle conifere, ha causato il disseccamento e la morte di di oltre 500 pini.
Il collegamento attuale è di 16 km ma attraversa la zona industriale/portuale: la nuova posa sarà in terreni agricoli e saranno dismessi 40 km di rete esistente
Il metanodotto di 16 km che collega i nodi di “Ravenna mare” e “Ravenna terra”, a sud e nord della città, verrà sostituito con un nuovo tracciato di circa 26 chilometri, in aree non urbanizzate a ovest dell’abitato di Ravenna; per consentire la dismissione di 40 chilometri di rete esistente.
Nella seduta del 12 maggio il consiglio comunale, riunitosi in videoconferenza, ha approvato la delibera specifica. L’assessora all’Urbanistica Federica Del Conte ha fatto presente che il metanodotto esistente «garantisce il travaso dei quantitativi di gas prodotti dalle produzioni di gas naturale presenti al largo della costa adriatica verso il mercato del basso Veneto e verso il nodo e lo stoccaggio di Minerbio; questa importante connessione risulta necessaria per garantire flessibilità e sicurezza al servizio di trasporto verso gli utilizzatori del sistema del centro Italia. Il rifacimento dell’opera si rende necessario per delocalizzare in area non urbanizzata il gasdotto esistente e ubicato all’interno della zona industriale/portuale ad est di Ravenna, caratterizzata da intensa antropizzazione».
L’assessora Del Conte ha fatto presente di non ritenere opportuno accogliere la richiesta di rinvio della delibera per chiarimenti avanzata da alcuni consiglieri di opposizione in quanto l’opera è strategica e pone la città in condizioni di maggiore sicurezza «poiché il nuovo metanodotto non attraversa le zone abitate». Dal punto di vista paesaggistico ha già avuto il parere favorevole della Soprintendenza (Sabap), mentre le osservazioni dei proprietari dei terreni interessati non possono essere rivolte al Comune essendo di competenza ministeriale. La richiesta di sospensione è stata respinta con 20 voti contrari (gruppi di maggioranza), 6 voti favorevoli (Lista per Ravenna, gruppo Misto, Ravenna in Comune), 4 astenuti (gruppo Alberghini, Forza Italia, Lega nord).
Questa la sintesi degli interventi in consiglio comunale. Forza Italia si è detta favorevole dal punto di vista ideologico, evidenziando tuttavia le proteste di un’azienda agricola di Madonna dell’Albero preoccupata per la sua produzione biologica. Il gruppo Misto ha espresso perplessità per il passaggio di una condotta su suolo agricolo e per l’impatto che avrà su quest’ultimo chiedendo il rinvio della delibera per chiarimenti e approfondimenti. Lista per Ravenna ha affermato di concordare in linea generale sull’opera ma di non essere sicura che il tracciato rispetti l’ambiente, associandosi alla richiesta di mettere ai voti la sospensione della delibera. Il gruppo Ravenna in Comune ha rappresentato che il caso specifico legato all’azienda è emerso dopo lo svolgimento della commissione anche se il tema delle colture a rischio era già stato sollevato. Il Pd ha evidenziato che si tratta di un’opera di miglioramento strategica ed essenziale rispetto all’attuale anche perché non percorre aree antropizzate né aree naturali e paesaggistiche; ha già affrontato ogni iter necessario. Il gruppo Ama Ravenna ha constatato con soddisfazione che c’è quasi unanimità di vedute e che si tratta di un’opera troppo importante per la città per essere rinviata.
Il fondatore e amministratore delegato della società di cyber sicurezza non nasconde i suoi dubbi sulla applicazione per il tracciamento dei contatti: «Dove saranno conservati i dati? Poi c’è la Cina tra gli investitori. Noi non accettiamo capitali cinesi»
Andrea Farina, Ceo Itway
Potrebbe passare da Ravenna il collaudo di Immuni, l’app per telefonino scelta dal governo Conte come strumento per il tracciamento dei contatti in aiuto al contenimento dei contagi da coronavirus. Il fondatore e amministratore delegato della Itway, azienda di riferimento nel mondo della cyber sicurezza, si dice disponibile per sottoporre l’applicazione ai test sulla sicurezza. Andrea Farina, leader della multinazionale, non nasconde le sue perplessità sullo strumento. Ma Immuni è solo uno dei temi toccati da Farina nell’intervista a R&D tra tecnologia e virus: c’è stato spazio per ragionare di 5G, digital divide, telemedicina e ingerenze cinesi.
Farina, cominciamo dal tema caldo a proposito di tecnologia e coronavirus: l’app Immuni. Siamo già in fase 2 ma ancora non è disponibile e tante sono le perplessità. Lei come la vede?
«A mio parere, che è lo stesso anche di altri esperti, la caratteristica più preoccupante è che non è stata verificata sui parametri di sicurezza informatica. In gergo si chiama Wapt, web application penetration testing: si tratta di verificare le falle di nuove applicazioni che rappresentano possibili rischi per l’utilizzatore. Come Itway lo facciamo di lavoro e di solito ai primi test si trovano una trentina di punti critici. Su questo aspetto di Immuni non è stato detto niente ed è facile pensare che se avesse superato le prove verrebbe sbandierato con orgoglio. Noi siamo ancora disponibili a farlo per dare un prodotto più sicuro ai cittadini».
È sviluppata dalla Bending Spoons che ha chiuso il 2018 con ricavi per 32 milioni di euro e tre di utile. Conosce la società?
«Ha la sede in corso Como a Milano, nella Milano da bere. Ma avrei preferito che venisse scelta la proposta di una società solamente italiana».
Una quota è controllata dal fondo Nuo Capital che investe capitali cinesi. La preoccupa la Cina?
«Itway ad esempio non accetta investimenti di provenienza cinese. La Cina non è un paese democratico, fa i suoi interessi e io non lo dimentico. Quando si vanno a toccare certe questioni di sicurezza nazionale sarebbe il caso che lo avessero in mente tutti invece sento soprattutto grandi ringraziamenti per le tonnellate di aiuti che ci hanno inviato».
Vale lo stesso discorso per la Russia?
«Non mi preoccupa al pari della Cina. Non sono certo filorusso e anzi a volte per scherzo dico che sarebbe bello se l’Italia diventasse la 51esima stella della bandiera americana. La Russia è un Paese più amico del nostro rispetto alla Cina. Però è noto che fanno attività di hacking anche contro di noi e contro l’Europa per questo quando c’è da valutare fra alternative in una scelta tecnologica il ventaglio è solo all’interno del mondo occidentale».
Ma sul lato pratico, pensa che Immuni funzionerà?
«Temo che farà poco perché è a scaricamento volontario. Alle condizioni attuali, io non la scaricherei: devono ancora dirci chi prenderà in carico i dati e dove saranno archiviati i dati. Torno al discorso di prima: li metteremo in server sul territorio italiano o andremo all’estero? Non è secondario per la sicurezza. In Italia abbiamo il super computer di Eni: è un’azienda pubblica, perché non usarla?».
Nel settore più globalizzato che si possa immaginare ha ancora senso parlare di confini nazionali?
«Siccome non viviamo nel mondo immaginato da John Lennon con Imagine, la questione territoriale è molto importante: perché l’America, che ci sia Obama o Trump, non riduce gli investimenti in cybersecurity?».
Tra le trecento proposte tra cui è stata scelta Immuni c’era anche quella targata Itway. Qual era la vostra idea?
«Abbiamo proposto un’app che avrebbe fatto la stessa cosa con il vantaggio aggiuntivo di potersi appoggiare a un sistema già funzionante e operativo da noi sviluppato in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler per la Provincia di Trento. Il nome commerciale è Smartys: consente di fare telemedicina, soprattutto assistenza per anziani e categorie fragili. Ci è sembrato un’ottima base su cui appoggiare l’app per il tracciamento. Secondo noi era utile aggiungere il Gps ma il Governo lo ha impedito come condizione. Lo sviluppo di Smartys è partito nel 2015, l’abbiamo collaudata in collaborazione con due Ausl del Veneto ed è cofinanziata dal ministero per la Ricerca con fondi europei, quindi già lo Stato sta coprendo quelle spese. Poteva essere estesa con facilità».
Da questa pandemia usciremo puntando con slancio sulla telemedicina?
«Il futuro è quello. La nostra Smartys è già una applicazione completa con tutta la sensoristica possibile. Magari sarebbe un settore in cui investire una parte di quei 36 miliardi del Mes, nel caso decidessimo di andarli a prendere. È tempo di ammodernare la parte digitale, la sanità non può trovarsi in crisi e contare sulle donazioni dei privati che sono ammirevoli ma pagano già le tasse».
Difficile puntare alla telemedicina quando ci siamo appena resi conto che molte famiglie non avevano connessioni sufficienti per le lezioni online dei figli…
«Garantire l’accesso di tutti alla banda larga o ultra larga (rispettivamente oltre i 100 megabit e oltre il gigabit, ndr) è ormai una condizioni imprescindibile per la qualità della cittadinanza. Il paragone è con la viabilità: su statali e superstrade si viaggia e non si paga il pedaggio ma le paghi con le tasse, e così dovrebbe essere per le connessioni, con i 6 megabit di velocità garantiti a tutti i cittadini a carico dello Stato, soprattutto dove le aziende non vogliono andare perché non c’è mercato sufficiente. Spero che l’attenzione focalizzata su questioni sanitarie non tolga dalle priorità la questione del digital divide. Altrimenti ci ritroveremo con altri casi Inps».
Non è stato un attacco hacker?
«Non ci sono informazioni precise ma non c’è nemmeno la denuncia ufficiale al nucleo speciale della guardia di finanza come vorrebbe il Gdpr. Viene più da pensare a un sovraccarico del sistema».
Ridurre il digital divide e migliorare le infrastrutture vuol dire anche 5G. Come la pensa?
«Deve essere l’obiettivo da raggiungere, ancora una volta con attenzione alla sicurezza. Non è un caso che per questa partita la Nato abbia messo nella lista nera da anni la cinese Huawei. Secondo il mio punto di vista è una partita troppo grande per scegliere una tecnologia unica, anche se fosse l’americana Cisco non è detto che sarebbe la soluzione migliore. Ci vorrebbe un consorzio opensource di dimensione europea: codici sorgenti aperti come il noto modello Linux».
Le altre 7 biblioteche del territorio prossimamente riceveranno anch’esse il box. Per il ritiro è possibile la versione self-service su prenotazione
La restituzioni di libri, cd e dvd presi in prestito dalla biblioteca Classense di Ravenna è possibile 24 ore su 24. Dal 13 maggio è in funzione un box installato accanto all’ingresso di via Baccarini.
La Classense, sede centrale del Sistema Urbano delle biblioteche cittadine, è solo la prima a mettere a disposizione il servizio. Le altre 7 biblioteche del territorio prossimamente riceveranno anch’esse il box che renderà possibile la restituzione dei prestiti in completa autonomia e in qualunque momento ritenuto più comodo per l’utenza. Ciò va incontro alle esigenze di riduzione di contatto personale e di distanziamento, aumentando ulteriormente la sicurezza dei servizi che la biblioteca ha ricominciato a erogare. Tutti i volumi rientrati dal prestito verranno sanificati e posti in quarantena, secondo un protocollo elaborato insieme alle autorità regionali e nazionali; in seguito potranno essere fruiti in sicurezza.
In biblioteca è possibile il prestito su prenotazione, già attivo da lunedì 4 maggio, che consente alle persone di prenotare libri e documenti e di andarli a ritirare in biblioteca ad un orario concordato, evitando così ogni contatto personale o la creazione di file d’attesa.
Un tratto di 2,5 km tra la rotonda degli Ormeggiatori e la rotonda degli Spedizionieri
La giunta comunale di Ravenna ha approvato un progetto di manutenzione straordinaria per via Canale Magni, dalla rotonda degli Ormeggiatori alla rotonda degli Spedizionieri. Siamo nell’area industriale sulla sponda sinistra del porto: si tratta del collegamento principale tra il polo chimico di Ravenna, la zona artigianale delle Bassette e le principali arterie esterne. L’intervento è del valore di 700mila euro.
Il primo tratto, che va dalla rotonda degli Ormeggiatori alla rotonda degli Scaricatori, ha una larghezza complessiva di 9 metri con una corsia per senso di marcia e una lunghezza pari a 1600 metri; il secondo tratto va dalla rotonda degli Scaricatori alla rotonda degli Spedizionieri, presenta due corsie per senso di marcia di larghezza complessiva di 9,75 metri mentre il tratto è lungo circa 750 metri.
Gli interventi prevedono bonifiche profonde, fresature e uso di bitume modificato con polimeri in grado di rendere l’asfalto meno suscettibile all’ invecchiamento. I manti stradali risulteranno quindi più performanti e in grado di resistere meglio e più a lungo alla pressione degli pneumatici, ai carichi pesanti e agli eventi atmosferici. È inoltre prevista l’esecuzione di interventi puntuali su via Baiona (tratto camionabile) e su via Bassette dove si procederà con bonifiche profonde, ricostruzione del pacchetto stradale, rifacimento degli strati di binder e del tappeto di usura.
È morto il professore Federicomaria Muccioli che ha insegnato Storia Greca a Ravenna per oltre 15 anni nei corsi della Facoltà e poi del Dipartimento di Beni Culturali. Riceviamo e pubblichiamo il ricordo del docente e amico da parte dei colleghi del Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Bologna con sede a Ravenna
Il professor Federicomaria Muccioli ha insegnato Storia Greca a Ravenna per oltre 15 anni nei corsi della Facoltà e poi del Dipartimento di Beni Culturali: generazioni di studenti hanno imparato da lui il metodo critico, il controllo rigoroso delle fonti, la ricerca dell’autentico rispetto al falso, il confronto delle ipotesi. Esercizio tanto più difficile per la storia antica proprio perché i documenti sono pochi e incerti; da quelle lezioni non dovevano nascere solo nuovi storici o nuovi archeologi, ma cittadini in grado di capire e leggere il presente e la contemporaneità anche in ragione di quello sforzo critico cui li spingeva il loro professore, mai temuto ma piuttosto rispettato.
Lo ricorderanno sempre i colleghi ravennati, ma la sua mancanza sarà avvertita anche nei bar e nelle trattorie dove si fermava a prendere un caffè o consumare un pranzo veloce nelle pause delle lezioni, a chiacchierare di futuro e di Plutarco, il suo scrittore più amato. Era impossibile non notarlo, non ricordarsi di lui e della sua borsa di cuoio piena di libri e del computer che teneva sempre con sé (è stato uno tra i pochi a non cedere alla comodità dello zainetto), della simpatia romagnola che sprigionava come un’aura irresistibile e attrattiva. Federico Muccioli mancherà a Ravenna, all’Università di Bologna, agli studenti e alla comunità di studiosi del mondo antico: Federico mancherà soprattutto alla sua famiglia, la moglie Manuela (il suo faro di Alessandria in questi anni come ha scritto nel dedicarle uno dei suoi ultimi libri, Storia dell’Ellenismo, Bologna 2019) e le due figlie Bianca e Ilaria.
Ci resteranno i suoi libri che continueremo a leggere, e in particolare La storia attraverso gli esempi (Milano-Venezia 2012) in cui hanno trovato sintesi le sue passioni: la storia e il racconto esemplare. E’ un titolo da cui traspare l’infinita passione per i classici e l’autore che più di tutti li ha tramandati verso la contemporaneità: Plutarco letto dagli umanisti, dai giacobini francesi e gli intellettuali italiani del Risorgimento. Federico era costantemente affascinato dal rapporto tra le storie individuali, a volte sofferte e incomprese, le biografie dei singoli rispetto ai grandi eventi e le vicende della storia. Le esplorava negli antichi e nella contemporaneità, come quando ha studiato la vita, e la morte, del ciclista Marco Pantani (e lui stesso era ciclista: tutti lo ricordano a Delfi quando seguiva e spesso precedeva in bicicletta i colleghi convegnisti che si spostavano con un pullman). Se la storia, particolare o universale, si conosce e comprende attraverso gli esempi, il prof. Federicomaria Muccioli è stato un esempio importante per tutti i colleghi, gli amici, i collaboratori, gli studenti che lo hanno conosciuto e incontrato. Come una delle Vite di Plutarco ci sarà tempo e modo, in futuro, per raccontarla e conservarne la memoria preziosa: pur nel dolore della perdita, la sua famiglia ne sia orgogliosa.
Sequestrate otto piante e 230 grammi già pronti per lo spaccio
Aveva organizzato il suo appartamento come un centro di produzione con sistemi di irradiamento e irrigazione: faceva crescere le piante di marijuana in una stanza mentre in un’altra le faceva essiccare. I carabinieri della compagnia di Ravenna, nella serata del 13 maggio, hanno arrestato un 52enne ravennate per coltivazione e spaccio di sostanza stupefacente. In totale sono state sequestrate otto piante e più di 230 grammi di stupefacenti già pronti per lo spaccio.
I militari della stazione di via Alberoni si sarebbero insospettiti dall’insolito afflusso di persone all’interno di un edificio da cui avrebbero sentito provenire l’inconfondibile odore delle piante di cannabis in essicazione. A seguito del processo per direttissima tenutosi nella mattinata odierna, l’Autorità Giudiziaria ha convalidato l’arresto e ha comminato al soggetto l’obbligo di dimora nel comune di Ravenna con permanenza notturna.
Il quadro ravennate aggiornato alle 12 del 14 maggio con le variazioni di positiità e decessi rispetto a 24 ore prima
In provincia di Ravenna si conteggia un nuovo caso di positività al coronavirus: alle 12 di oggi, 14 maggio, il totale delle diagnosi fatte sul territorio ha raggiunto quota mille (il primo ammalato è di 75 giorni fa). Nell’aggiornamento quotidiano divulgato dalla Regione si conta anche un altro morto nel Ravennate e così il numero delle vittime (non solo residenti ma anche persone che erano nelle strutture del territorio) arriva a 79.
Dall’inizio dell’epidemia in Emilia-Romagna si sono registrati 27.056 casi di positività, 77 in più rispetto a ieri. I test effettuati hanno raggiunto quota 248.591 (+4.708).
Le nuove guarigioni sono 253 (16.825 in totale), mentre continuano a diminuire i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi: -201, che passano dai 6.502 registrati ieri ai 6.301 di oggi. Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 5.318, +131 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 121 (-1). Diminuiscono in maniera significativa quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-304).
In tutta la regione tra ieri e oggi si registrano 25 nuovi decessi: 10 uomini e 15 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.930. I nuovi decessi riguardano 1 residente nella provincia di Piacenza, 2 in quella di Parma, 2 in quella di Reggio Emilia, 6 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 4 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, 4 in quella di Forlì-Cesena (1 nuovo decesso nel forlivese), 1 in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso da fuori regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.405 a Piacenza (14 in più rispetto a ieri), 3.346 a Parma (29 in più), 4.870 a Reggio Emilia (11 in più), 3.839 a Modena (2 in più), 4.451 a Bologna (14 in più); 390 le positività registrate a Imola (1 in più), 977 a Ferrara (nessun nuovo caso rispetto a ieri). In Romagna sono complessivamente 4.778 (6 in più), di cui 1.000 a Ravenna (1 in più), 936 a Forlì (1 in più), 759 a Cesena (nessun nuovo caso rispetto a ieri), 2.083 a Rimini (4 in più).
Nessun nuovo ingresso rispetto al 2019, sono sette quelle assegnate in Emilia-Romagna
Uno scatto del mare di Cervia
La costa dell’Emilia-Romagna conferma le sue sette bandiere blu che aveva l’anno scorso, il riconoscimento che va ai comuni marinari e lacustri con le acque più pulite e il maggior rispetto dell’ambiente.
Rispetto al 2019 non c’è nessun nuovo ingresso.
Potranno quindi continuare a sventolare la bandiera blu i due comuni affacciati sul mare della provincia di Ravenna (Ravenna e Cervia) oltre a quelli di Comacchio, Cesenatico, Bellaria-Igea Marina, Misano Adriatico e Cattolica.
L’80 percento sarà uno sconto sul corrispettivo dovuto alla struttura, il restante detrazione dell’imposta sul reddito
Il ministro Dario Franceschini ha parlato di turismo a proposito del cosiddetto Dl Rilancio e in particolare del tanto chiacchierato bonus vacanze, che vale 2,4 miliardi di euro.
«La misura – spiega in una video conferenza, citiamo un’agenzia dell’Ansa – prevede un contributo fino a 500 euro per le spese sostenute per soggiorni in ambito nazionale in alberghi, campeggi, villaggi, bed and breakfast. Possono chiedere il contributo le famiglie con un reddito Isee fino a 40 mila euro. L’importo è modulato in base alla numerosità del nucleo familiare: 500 euro per le famiglie composte da 3 o più soggetti, 300 per le famiglie di due persone e 150 per le famiglie di 1 persona. Il contributo potrà essere speso dal 1 luglio al 31 dicembre 2020. L’80% sarà uno sconto sul corrispettivo dovuto alla struttura, il restante 20% come detrazione dall’imposta sul reddito».
In programma anche l’edizione digitale di “Buongiorno Ceramica” e un party con dj-set sul balcone
La cena itinerante che in questi anni aveva riscosso sempre più successo a Faenza, all’insegna ovviamente dei tanto oggi pericolosi “assembramenti”, quest’anno si terrà in versione “casalinga”.
«Non potevamo immaginare il terzo week end di maggio senza l’energia della Cena Itinerante e la bellezza del Distretto A weekend», scrivono gli organizzatori, dando appuntamento al 15, 16 e 17 maggio, ognuno però a casa propria.
Oltre 50 fra ristoratori, bar, cantine e birrifici hanno aderito con le loro proposte di asporto e home delivery, a disposizione dei partecipanti per la tre giorni faentina. Tutte le info sono a questo link.
L’invito degli organizzatori è quello di condividere l’evento fotografando cucine, salotti, divani, balconi, giardini, tavoli o letti che ospiteranno questa straordinaria edizione, utilizzando gli hashtag: #cenaitineranteacasatua, #cenaitinerante2020, #diamocidentro2020, #diamocidentroacasatua.
In contemporanea, il 16 e 17 maggio si terrà “Buongiorno Ceramica”, ovviamente sempre in versione digitale. Un viaggio alla scoperta delle 46 città italiane della ceramica, fra aperture di botteghe, musei, studi con visite guidate, mostre, forni, attività per bambini. Con anche le proposte di home delivery di tre botteghe di Faenza e relativi bar: Elvira Keller con Nove100, Carla Lega con FM Market, Andrea Kotliarsky con Bar della Città.
Da segnalare anche il 15 maggio alle 18.30 un momento party, con il dj-set dal suo balcone di dj Colli, sulla sua pagina facebook.
Conte è finito al centro del dibattito per la sua dichiarazione sugli artisti
Tra gli addetti ai lavori, e non solo, stanno facendo discutere le parole del premier Giuseppe Conte che nel presentare il decreto Rilancio ha parlato degli artisti dicendo che «ci fanno tanto divertire e appassionare». In molti hanno considerato la dichiarazione come un modo per sminuire il ruolo dell’artista.
Tra gli interventi di artisti ravennati, riportiamo quello di uno dei “nostri” attori più noti, Ivano Marescotti, che difende il premier.
«Ai polemici (attori compresi) che schifano le parole di Conte sugli attori che fanno “Divertire e appassionare” (il secondo verbo non viene mai citato, chissà poi perchè) chiedo se hanno mai letto “Il nome della rosa” di Umberto Eco sul significato rivoluzionario, destabilizzante di ogni potere, del riso. Divertire e appassionare, cioè “emozionare”, è esattamente lo scopo del mio lavoro di attore».