martedì
09 Settembre 2025

Furti alla camera mortuaria: rubate le offerte. Lpr: «Poca sicurezza, molto degrado»

Due episodi in una settimana ma altri casi già in passato. Il consigliere territoriale Benzoni segnala la situazione: «La presa in carico delle salme costa 500 euro, almeno si possa morire con dignità»

IMG 1160Camera mortuaria a Ravenna nel mirino dei ladri. Verso le 16.30 di ieri, 10 maggio, un uomo ha rubato la cassetta delle offerte in una camera ardente e si è dato alla fuga in bicicletta inseguito invano a piedi dal figlio della persona deceduta. La settimana scorsa erano state sottratte le offerte contenute in una cassetta dopo averne scardinato la chiusura. Lo rende noto Gianluca Benzoni, consigliere territoriale per Lista per Ravenna. «Che il luogo sia meta frequente di ruberie è ben noto agli operatori delle pompe funebri, nonché al gestore Azimut, tanto che perfino i tavolini delle offerte sono stati incardinati nel muro a fianco».

Ma non c’è solo questo. «I familiari della persona deceduta ci hanno mostrato anche l’incuria della camera ardente: pareti con mattoni a vista coperti da una mano biancastra di umidità e sudiciume e ragnatele in angolo sul soffitto. Al suo esterno, l’arcata sull’accesso è perfino occupata da erbacce».

Benzoni fa un calcolo delle spese che devono sostenere i familiari dei defunti: la presa in custodia della salma presso la camera mortuaria costerà esattamente 498,88, per la presa in custodia in giorno non festivo e non in orario notturno, la vestizione/preparazione della salma e la refrigerazione. «Per fortuna è un servizio pubblico gestito in monopolio, con tariffe fissate dal Comune».

A fronte di tutto questo, il consigliere territoriale ritiene che «quanto meno i clienti, considerati tali, della camera mortuaria abbiano diritto a un servizio efficiente di custodia e di sicurezza, organizzato allo scopo con presenza fisica e a un luogo preservato dall’incuria e dal degrado. In poche parole, a morire con dignità».

Per questo Benzoni rivolge un’istanza al presidente del consiglio territoriale di Ravenna Sud, competente per l’are, «affinché accerti dalla dirigenza politica e/o tecnica del Comune di Ravenna come sia possibile far valere i diritti di cui sopra nella gestione ordinaria della camera mortuaria cittadina».

Via libera ai test sierologici in regione. Ma con prescrizione medica e a pagamento

Al momento ne sono stati effettuati 87mila tra operatori socio-sanitari e categorie a rischio. I risultati

Covid 19 Provetta Sangue Test Sierologici 2 2Pronto il piano regionale sui test sierologici. Oggi il via libera dalla Giunta, dopo il positivo confronto con le associazioni di rappresentanza dei medici di medicina generale.

Confermato il no al fai da te per i privati cittadini, che potranno sottoporsi al test solo con prescrizione medica e a pagamento; a carico del sistema sanitario rimane invece il costo dell’eventuale tampone di verifica di positività.

Solo il medico di fiducia, infatti, può valutare l’appropriatezza dell’esame – che deve essere richiesto dal paziente senza presentarsi in ambulatorio, ma telefonicamente – e quindi decidere l’effettiva necessità di effettuare il test ed il momento opportuno. In questo caso il cittadino entrerà in un percorso strettamente regolato e controllato dal sistema sanitario pubblico, a tutela e garanzia della sicurezza come è stato sin da inizio emergenza. E se il test sarà positivo, scatterà da subito l’isolamento precauzionale, in attesa dell’effettuazione del tampone oro-faringeo di verifica, a cura del Servizio sanitario regionale.

Viene poi prevista entro fine mese l’implementazione dei laboratori privati autorizzati dalla Regione, attualmente 40, con l’autorizzazione ad operare per tutte le strutture valutate positivamente. Ciò per garantire la prosecuzione delle campagne di screening di massa volute dalla Regione.

E ancora, viene indicato un costo di riferimento medio, 25 euro, per tutte le tipologie di test effettuati (rapido, standard IgC e standard IgM). Su questo la Regione si impegna ad assicurare un monitoraggio costante per individuare, e denunciare, eventuali episodi e andamenti speculativi.

Per quanto riguarda le imprese, il Piano conferma la massima semplificazione burocratica. I datori di lavoro che volontariamente decidono di effettuare lo screening sierologico sui propri dipendenti (ad oggi 600 le aziende che hanno fatto richiesta), devono semplicemente comunicare alla Regione l’avvio del programma, indicando il laboratorio scelto tra quelli autorizzati. Chi ha già fatto domanda, non deve fare ulteriori comunicazioni, se ha già individuato come riferimento un laboratorio autorizzato.

In questo caso, «considerando la volontarietà dei programmi di screening nell’esercizio della loro responsabilità d’impresa, nonché a supporto del riavvio delle attività, i datori di lavoro si fanno carico di tutti i costi, compreso l’eventuale tampone», sottolinea la Regione in una nota.

Infine, sotto il profilo tecnico il Piano stabilisce che la verifica dello stato immunitario possa essere condotta con una sola delle due tipologie presenti, test sierologico rapido (pungidito) o test sierologico standard (con prelievo venoso), senza la necessità di conferma con secondo test.

Questi dunque i punti cardine del documento presentato nel pomeriggio in videoconferenza stampa dall’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.

«Partiamo da un punto fermo – ha sottolineato Donini -. Il tampone naso-faringeo è il solo e unico strumento che assicura la diagnosi; ad oggi in Emilia-Romagna ne garantiamo una media di 5.000 al giorno, puntiamo a 10.000 entro fine maggio e, in autunno, a 15-20.000. Molto diversa l’utilità dei test sierologici, che assicurano un’indagine epidemiologica di massa utile a capire la diffusione del virus e che, primi in Italia, abbiamo deciso di utilizzare per screening sulla popolazione».

I numeri sugli screening (tamponi e test)
In conferenza stampa l’assessore ha fatto il punto sulla campagna di screening condotta in Emilia-Romagna: con oltre 87mila test sierologici è finito il primo giro sul personale sociosanitario dei centri residenziali e semiresidenziali (compresi i centri diurni per disabili) e per le categorie a rischio (Forze dell’ordine, Vigili del Fuoco, volontari, Polizia Penitenziaria…), a cui ne seguiranno altri due a 15 giorni di distanza.

Sul totale dei test effettuati, il 5,2 percento è risultato positivo agli IGG, il 2,9 agli IGM e il 2,1 ad entrambi gli anticorpi. Il successivo tampone ha confermato la positività al 45 percento di chi era risultato positivo agli IGG (2010 persone), al 45 percento che era risultato positivo agli IGM (1.147 persone) e al 61 di chi era risultato positivo ad entrambi gli anticorpi (1.105 persone).

Scendendo nel dettaglio, tra i 52.249 test effettuati sul personale sociosanitario, il 5,5 (2.873 persone) è risultato positivo agli IGG, il 3,2 (1.655 persone) agli IGM e il 2,2 (1.163 persone) ad entrambi gli anticorpi.

Il successivo tampone ha confermato la positività al 44 di chi era risultato positivo agli IGG (1.267 persone), al 43 di chi era risultato positivo agli IGM (704 persone) e al 60 (696 persone) di chi era risultato positivo ad entrambi gli anticorpi.

Infine, relativamente alle categorie a rischio, tra i 34.967 test effettuati, 1.627 persone (4,7 percento) è risultata positiva agli IGG, 895 (2,6 percento) agli IGM e 637 (1,8 percento) ad entrambi gli anticorpi. Il successivo tampone ha confermato la positività al 46 percento (743 persone) di chi era risultato positivo agli IGG, 49 percento (443 persone) di chi era risultato positivo agli IGM e il 64 percento (409 persone) di chi era risultato positivo ad entrambi gli anticorpi.

Da questa settimana partirà lo screening con test sierologico (circa 100mila test, effettuati solo nei laboratori pubblici) sulle popolazioni delle aree più colpite, a iniziare dalla provincia di Piacenza, e a seguire Rimini e il comune di Medicina.

Complessivamente saranno eseguiti, tra personale sociosanitario, categorie a rischio e popolazione, oltre 250.000 test sierologici.

Il ruolo dei medici di medicina generale
Indispensabile dunque, per i privati cittadini, rivolgersi al proprio medico di medicina generale, che svolge un ruolo centrale perché deve valutare caso per caso la richiesta dei propri assistiti, rilasciando la ricetta bianca nei casi ritenuti pertinenti. Oltre alla valutazione clinica del paziente, il medico valuterà ad esempio, se ha avuto contatti stretti recenti con un soggetto positivo, se vive in un condominio dove abitano persone positive.

Cosa succede in caso di positività agli anticorpi
Tutti i positivi al test sierologico, sia privati cittadini sia dipendenti delle aziende che hanno richiesto lo screening, devono fare il tampone naso-faringeo, che sarà effettuato dalla sanità pubblica o da laboratori privati. Chi risulta positivo al test sierologico dovrà sottostare all’isolamento precauzionale, in attesa del tampone.

In particolare, in caso di positività, il direttore sanitario del laboratorio deve avvisare il Dipartimento di Sanità Pubblica della necessità di eseguire il tampone da parte del cittadino o dei risultati del tampone stesso, nel caso il cittadino ritenga di eseguirlo a proprio carico presso il medesimo laboratorio. Al tempo stesso, deve comunicare al cittadino con esito positivo la necessità di contattare il numero telefonico di riferimento per fissare il luogo e il momento nel quale recarsi, con le necessarie protezioni, presso le strutture aziendali per eseguire il tampone e di porsi da subito in isolamento precauzionale a domicilio in attesa dell’appuntamento per l’esecuzione e del risultato del tampone.

I risultati dei test sierologici, sia sui privati cittadini che sui dipendenti di aziende, sono trasmessi direttamente dal laboratorio al Servizio di Igiene pubblica e caricati sul sistema Sole e sul Fascicolo sanitario.

 

 

Coronavirus, due nuovi contagiati e un altro decesso in provincia di Ravenna

 

In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.876 casi di positività, 80 in più rispetto a ieri (10 maggio): fra gli aumenti giornalieri più bassi mai registrati finora. I test effettuati hanno raggiunto quota 234.619 (+2.982). Le nuove guarigioni oggi sono 209 (15.969 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -151, passando dai 7.191 registrati ieri agli odierni 7.040. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 8.929, fra i più alti nel Paese.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi, 11 maggio – sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 4.731, -72 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 141 (-9). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-25).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 15.969 (+209): 2.377 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 13.592 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 22 nuovi decessi: 13 uomini e 9 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.867. I nuovi decessi riguardano 7 residenti nella provincia di Piacenza, 3 in quella di Parma, 1 in quella di Reggio Emilia, 5 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 1 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna (si tratta di una donna di 86 anni, della casa protetta Baccarini di Russi), 3 in quella di Forlì-Cesena (nel cesenate), 1 in quella di Rimini, nessuno nella provincia di Modena e da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.375 a Piacenza (14 in più rispetto a ieri), 3.315 a Parma (17 in più), 4.849 a Reggio Emilia (3 in più), 3.823 a Modena (23 in più), 4.395 a Bologna (11 in più), 389 le positività registrate a Imola (lo stesso dato di ieri), 977 a Ferrara (2 in più). In Romagna sono complessivamente 4.753 (10 in più), di cui 999 a Ravenna (2 in più), 928 a Forlì (lo stesso dato di ieri), 752 a Cesena (3 in più), 2.074 a Rimini (5 in più).

Entro giugno il 10 percento degli emiliano-romagnoli sottoposto al test sierologico

È l’obiettivo della giunta regionale

Raffaele Donini
L’assessore Donini

Entro fine giugno circa un 10 percento della popolazione dell’Emilia-Romagna sottoposto al test sierologico, cioè all’esame per rilevare gli anticorpi da coronavirus.

È l’obiettivo che si è data la giunta regionale, come ha spiegato l’assessore alla Sanità Raffaele Donini.

Il numero si raggiungerà sommando i test fatti dal servizio pubblico, che si stima saranno 250mila, e quelli ai privati, che partiranno a breve in 40 centri accreditati.

I dettagli sul via libera ai test sierologici in Emilia-Romagna a questo link

«Dà fastidio una donna coraggiosa, impegnata, intelligente. E pure musulmana…»

Marisa Iannucci (Life) difende Silvia Romano dagli attacchi per la sua conversione all’Islam

Iannucci
Marisa Iannucci

A difendere Silvia Romano dagli attacchi che sta ricevendo per la sua conversione all’Islam, a Ravenna non poteva che essere in prima battuta, tra gli altri, Marisa Iannucci, ravennate, italianissima, che islamica lo è diventata oltre vent’anni fa, dopo un’educazione cattolica. Oggi Iannucci è presidente dell’associazione di donne musulmane Life Onlus.

«Quanto dà fastidio – commenta Iannucci su Facebook – una donna che ha il coraggio delle proprie scelte e delle proprie azioni? Una giovane impegnata, intelligente, partita per aiutare gli altri e realizzare i propri ideali, che resiste ad una esperienza drammatica e torna con il sorriso. Una donna alla quale non si può far fare quello che si vuole, ché già all’epoca del rapimento le si era detto che doveva stare a casa… Anche da tanta gente di sinistra».

Silvia Romano«Pure musulmana – continua Iannucci –, è addirittura insopportabile, che fastidio vero? Sorridente, serena, positiva, una donna libera. inaccettabile per molti in questa Italia sempre più ignorante, sessista e islamofoba. Forza Silvia, come dice un proverbio arabo: i cani abbaiano, la carovana passa».

L’architetto: «La quarantena ci ha fatto riscoprire il valore dello spazio»

La riflessione di Giovanni Mecozzi: «Dalla casa fino al paesaggio, ripartiamo cercando di prenderci cura del nostro “intorno”»

Abbiamo chiesto una riflessione sul tema dell’abitare in piena emergenza coronavirus a Giovanni Mecozzi, giovane architetto ravennate, che parte nella sua analisi dalla propria esperienza “casalinga”.

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Giovanni Mecozzi

Ho sempre vissuto troppo poco la mia casa. L’ho pensata, ne ho progettato gli interni, continuo ancora oggi a cambiare e spostare gli arredi alla ricerca della configurazione migliore ma, in fondo, mi sono reso conto solo durante questa quarantena di non averla mai vissuta appieno.

Sono una persona che ama l’aria aperta e, come per molti, anche per me la casa è sempre stata relegata al ruolo di rifugio serale, tra impegni di lavoro e gite del fine settimana. È solo grazie a questa reclusione forzata che l’ho potuta conoscere meglio e in una veste completamente nuova. Sono stato costretto a ripensarla ancora una volta per dare il giusto spazio alla mia nuova postazione di smart working, una sorta di ospite indesiderato che ha preteso però il suo posto privilegiato all’interno delle dinamiche domestiche consolidate. Non avevo però fatto i conti con un fattore fondamentale, la luce. Perché in fondo io, che vivo qui da ormai 8 anni, non conoscevo la vera illuminazione di questi ambienti. Davvero, senza voler esagerare, non conoscevo come girano le ombre durante le 24 ore e nemmeno che a metà pomeriggio il mio gatto, il vero e unico conoscitore di questi spazi, si va sempre a rifugiare dietro lo stesso vaso alla ricerca di chissà cosa.

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Foto dal sito di Giovanni Mecozzi

Quanti di noi hanno avuto esperienze nuove grazie alla quarantena? Quanti di noi hanno scoperto, come me, di non conoscere davvero così a fondo il luogo che dovrebbe essere il più intimo per antonomasia? Ognuno con i propri limiti e le proprie potenzialità, le proprie situazioni personali e la propria quotidianità, ma tutti siamo stati costretti a interrogarci sugli spazi che ci circondano e, forse per la prima volta, lo abbiamo dovuto fare facendo finalmente focus su ciò che a noi architetti sta così a cuore: lo spazio. Questa entità tanto concreta quanto astratta per il suo essere formata, se ci pensiamo, dal vuoto. Luce e spazio.

CASADELLETTORE11Sono stato molto contento nel leggere, la scorsa settimana, un interessante articolo su un quotidiano importante come Il Sole 24 Ore, scritto da Paola Dezza, che poneva diversi quesiti. Finalmente si è tornato a parlare (in un articolo al di fuori delle riviste di settore) di progettazione dello spazio architettonico come metro di giudizio per dare valore a un edificio. Valore che, credo fortemente, non è dato solo dalle parametrizzazioni dei suoi dati tecnici ed energetici (che, sia chiaro, devono sempre essere di primaria importanza), ma anche e soprattutto dalle sue qualità spaziali.

Mi chiedo perciò quali saranno i criteri per valutare economicamente le nostre abitazioni nei mesi-anni che verranno. Ciò che abbiamo vissuto e riflettuto in questa quarantena, ciò che abbiamo capito mancarci o ciò che abbiamo apprezzato nella nostra abitazione di oggi, influenzerà la nostra scelta se nei prossimi mesi dovremo affrontare una compravendita immobiliare? Veniamo da almeno due decenni nei quali il fondamentale aspetto della sostenibilità energetica degli edifici ha piano piano preso il sopravvento sulla qualità spaziale degli ambienti, facendoci dimenticare che questi due aspetti devono invece coesistere in un legame indissolubile.

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L’architetto Giovanni Mecozzi al lavoro in cantiere

Riflettendo, ciò ha molto di simile con il tema del ripopolamento dei piccoli borghi come strategia mirata di politica nazionale, di cui l’architetto Stefano Boeri in questi giorni si sta facendo portavoce. Molte associazioni, gruppi e singoli cittadini in realtà già da anni sostengono che questo tipo di politica sia l’unica via davvero sostenibile per lo sviluppo futuro del Belpaese, ma Boeri sicuramente ha avuto la capacità e il merito di portare questo dibattito a livello nazionale.

Vedo in queste riflessioni un aspetto comune: il rapporto diretto tra noi e lo spazio, che sia quello intimo della nostra casa o quello pubblico del paesaggio italiano. Forse è questo che davvero mi ha insegnato (confermato?) la quarantena, e spero possa averlo insegnato a tanti altri: pensare e prendermi cura del mio intorno, della mia casa, sia essa il mio rifugio intimo serale o la nostra comune Casa Italia. Se potessi decidere, ripartirei da qui.

Crisi da Covid, ecco il modulo per ricevere dal Comune i mille euro di “anticipo”

A disposizione dei ravennati che beneficano degli ammortizzatori sociali previsti dal decreto Cura Italia ma non li hanno ancora ricevuti

20 Euro1Sono stati pubblicati sul sito del Comune di Ravenna a questo link l’avviso pubblico e il modulo di domanda per chiedere il sostegno economico da mille euro – una tantum, con impegno alla successiva restituzione – messo dal Comune a disposizione dei cittadini residenti che beneficiano degli ammortizzatori sociali e delle indennità previsti dal decreto “Cura Italia” ma non li hanno ancora ricevuti. Tali benefici dovranno non essere ancora stati materialmente ricevuti al momento della presentazione della domanda.

Inoltre, sempre alla data di inoltro della domanda, il cittadino che farà richiesta di sostegno economico dovrà avere una disponibilità di risorse finanziarie a qualsiasi titolo detenute (conti correnti e libretti bancari e postali, depositi di qualsiasi tipo, investimenti mobiliari ecc.) non superiore a: 3.000 euro per nuclei anagrafici composti da persone fino a un numero massimo di due; 5.000 euro per nuclei composti dalle tre persone in su.

Dal momento di presentazione della domanda si prevede che il sostegno economico venga erogato nel giro di pochi giorni. L’erogazione avverrà in base all’ordine cronologico di presentazione delle richieste. Al momento i fondi disponibili ammontano a 1, 5 milioni ma, qualora necessario, saranno integrati per erogare il sostegno a tutte le persone che ne faranno richiesta avendone i requisiti.

Il Comune effettuerà, anche grazie alla collaborazione dell’Inps e della Camera di commercio, i dovuti controlli circa la veridicità delle dichiarazioni rese ai fini dell’erogazione del contributo. L’erogazione ai beneficiari verrà eseguita dal Comune mediante versamento sul conto corrente indicato nel modulo di richiesta.

I soggetti beneficiari dovranno, all’atto della presentazione della richiesta, dichiarare sotto la propria responsabilità il possesso dei requisiti previsti ed impegnarsi alla restituzione del sostegno ricevuto entro il 30 novembre 2020, in quattro rate da 250 euro l’una con prima scadenza al 31 agosto 2020.

Si può al momento fare domanda attraverso due modalità: compilando il modulo cartaceo e inviandolo (unitamente a copia fotostatica del documento di identità del sottoscrittore) all’indirizzo di posta elettronica anticipicovid@comune.ravenna.it; presentando la domanda già compilata, sottoscritta e corredata dalla copia fotostatica del documento di identità del sottoscrittore in forma cartacea con consegna diretta presso la sede del servizio sociale associato – Ufficio Front office ed accoglienza – Via Massimo d’Azeglio 2 – 2° piano, previo appuntamento telefonico obbligatorio da richiedere telefonando dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il giovedì anche dalle 15 alle 17 al seguente recapito telefonico: 0544 482550.
Allo stesso numero ci si può rivolgere anche per informazioni e chiarimenti.

Nei prossimi giorni sarà attivato anche un servizio di presentazione delle domande on line.

Bar e ristoranti, il sindaco chiede una «norma transitoria» per il suolo pubblico

«Siamo già pronti con una task-force comunale per concedere gli ampliamenti in pochissimi giorni»

Tavolini BarIl sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, lancia un nuovo appello al Governo, chiedendo una norma specifica che venga incontro alle esigenze delle imprese, «allentando la burocrazia e velocizzando i tempi». Il tema è in particolare quello delle modalità di utilizzo del suolo pubblico per permettere a bar e ristoranti di ampliare le aree esterne.

«Senza una norma transitoria – commenta De Pascale – si rischia, anche in questo caso, da un lato di ingolfare gli uffici delle Sovrintendenze, che anche con il massimo della comprensione del momento difficile sono comunque chiamate al rispetto delle norme vigenti, e dall’altro di non dare certezze agli imprenditori sulle reali capienze che saranno in grado di garantire, elemento fondamentale per pianificare la riapertura».

Il Comune di Ravenna, in accordo con la Sovrintendenza, «era praticamente pronto a presentare il nuovo regolamento sulle occupazioni che tenesse insieme l’assoluto rispetto e tutela delle aree di valore culturale e degli spazi di valenza storico artistica con lo sviluppo di attività turistiche e commerciali, ma questo strumento sarà utilissimo per il ritorno alla normalità, non ora».

«Per questa fase di riapertura e di grandissima difficoltà economica, se la norma venisse approvata – termina il sindaco – siamo già pronti con una task-force comunale per concedere gli ampliamenti in pochissimi giorni dalla richiesta e, come già annunciato, azzerare o ridurre fortissimamente i costi delle occupazioni di suolo pubblico».

Tavolini in strada nel centro di Ravenna post virus: tra sogni e appelli al sindaco

Gli operatori auspicano una città più viva e maggiori spazi

Continua in città il dibattito sulla riapertura, in particolare di bar e ristoranti. Con un appello sempre più condiviso, dal basso, per fare della Ravenna post virus, in particolare in centro storico, una città il più possibile viva. Con musei e negozi aperti, naturalmente, ma soprattutto, rispetto a prima, più tavolini all’aperto per bar e ristoranti, che saranno alle prese con i problemi di distanziamento tra i clienti, e quindi bisognosi di maggiori spazi.

Tavolini Dante
Il fotomontaggio con i tavolini dell’Alighieri Caffè in strada

Ecco quindi l’appello di Maurizio Bucci e Roberto Greco (titolari rispettivamente del Mariani Lifestyle e dell’Antica Bottega di Felice) che in un video sui social invitano il sindaco a farsi promotore dell’iniziativa, che dovrebbe avere il benestare in primis della Soprintendenza. Ed ecco, sempre sui social, un suggestivo “fotomontaggio” di Mirko Colanzi, titolare dell’Alighieri Caffè, che si immagina tavolini in strada affacciati sulla tomba di Dante.

«Ho la fortuna di lavorare in uno degli angoli più suggestivi della nostra città – scrive Colanzi sui social –, ho visualizzato questa immagine poiché credo, al di là dell’aspetto economico, che solo la Bellezza potrà risollevarci da questo orribile periodo di non vita. Sono il primo a dire che dei tavolini nella via della Tomba di Dante Alighieri potrebbero cozzare clamorosamente con ciò che rappresenta quella Tomba. Secoli di storia e tantissimo altro. Il Sacro e il profano. Ma io l’ho sognata invece come una opportunità per Noi Ravennati, per i turisti che torneranno nella Nostra Meravigliosa città per ammirare, di godere di cotanta Bellezza. Mi immagino, nel mio sogno, di potermi sedere ad uno di questi tavolini e ammirare la via, Dante in fondo, percepire quel senso di pace che è in grado di offrire questo angolo della città. Sarebbe stupendo».

Ravenna, i vigili del fuoco salvano un capriolo finito in un canale in zona Bassette

Grazie alla segnalazione di un passante, che aveva notato l’animale in difficoltà

IMG 20200510 WA0016I vigili del fuoco hanno salvato un capriolo finito in un canale in zona Bassette, vicino alla zona industriale di Ravenna.

È successo nel pomeriggio di domenica, 10 maggio. I pompieri sono intervenuti su segnalazione di un passante che aveva visto l’animale in difficoltà nelle acque del canale.

Il capriolo è stato quindi recuperato, immobilizzato e sottoposto alle cure di un veterinario, che lo ha poi liberato in natura.

Al mare tra pallet e teli con picchetti: le idee per la spiaggia dell’azienda cinese

La China Merchants Industry mette a disposizione «senza fini di lucro» progetti «concreti e facilmente realizzabili»

CMIT EUROPE 00 1 Telo E PicchettiLa China Merchants Industry – una delle più significative compagnie di Stato cinesi, operante nei settori della logistica portuale, della cantieristica, delle infrastrutture e della finanza che ha stabilito la sua sede europea a Ravenna – ha sviluppato, grazie ai suoi architetti e ingegneri, alcuni progetti per poter vivere la spiaggia in epoca Covid-19.

Progetti «che riteniamo essere concreti e facilmente realizzabili perché pensati per l’uso specifico di materiali poco costosi e di recupero», ideati «senza fini di lucro – si legge in una nota della società – ma per supportare il territorio in questa delicata fase, proponendo soluzioni che possano essere implementate velocemente dai proprietari di stabilimenti
balneari e dai fruitori delle spiagge libere».

La prima soluzione «semplice ed economica» è un telo con un raggio di 2 metri, ancorato alla sabbia con dei micro picchetti, da poter utilizzare anche in spiaggia libera.

L’azienda ha presentato poi un paio di proposte più complesse pensate per gli stabilimenti balneari.

CMIT EUROPE 02La prima (qui sopra) è costruita grazie a pali standard (che si trovano in qualunque negozio fai da te) che formano una struttura su cui è possibile montare dei teli leggeri, i quali permettono allo stesso tempo di creare distanziamento sociale e abbronzarsi.

CMIT EUROPE TINTARELLA DI LUNALa seconda proposta è invece una struttura formata da comunissimi pallets che, fissati tra loro ed eventualmente ridipinti, possono velocemente rispondere alle necessità della costa. Inserendo inoltre un semplice supporto, il pallet si trasforma anche in una base di appoggio supplementare per i vassoi, al fine di facilitare la consumazione del pasto sotto l’ombrellone.

Cmit-Europe, oltre allo svolgimento delle sue normali attività, si mette a disposizione, senza scopo di lucro, nei vari tavoli delle amministrazioni comunali e delle associazioni di categorie, al fine di trovare nuove soluzioni nel nostro territorio.

Coronavirus: in provincia due persone positive in più (a Cervia) ma nessun morto

I nuovi ammalati sono una minorenne che si è contagiata da un familiare e una 71enne che ha contratto il virus fuori provincia. Il numero dei guariti sale a 590

Coronavirus LaboratorioLa provincia di Ravenna registra due nuovi casi di positività al coronavirus (nel comune di Cervia) ma nessun nuovo morto. È l’aggiornamento di oggi, 10 maggio: il totale è 997, di cui 590 già guariti completamente. I decessi sono 77. Il resto sono i casi attualmente attivi: alcuni ricoverati e la maggior parte in isolamento domiciliare perché positivi o con sintomi compatibili. Ci sono poi altre circa 170 persone che non hanno sintomi ma restano in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

I due nuovi ammalati sono una minorenne che avrebbe contratto il virus per contatto famigliare con un caso già noto e una donna di 71 anni che avrebbe invece contratto il virus fuori provincia.

In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.796 casi di positività, 77 in più rispetto a ieri: fra gli aumenti giornalieri più bassi mai registrati finora. I test effettuati hanno raggiunto quota 231.637 (+4.271). Le nuove guarigioni oggi sono 269 (15.760 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -210, passando dai 7.401 registrati ieri agli odierni 7.191. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 8.569, fra i più alti nel Paese.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 4.803, -160 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 150 (-5). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-42).

Si registrano 18 nuovi decessi: 5 uomini e 13 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.845. I nuovi decessi riguardano 5 residenti nella provincia di Piacenza, 1 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 2 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), nessuno in quella di Ravenna, 1 a Ferrara, 1 in quella di Forlì-Cesena (nel forlivese), nessuno in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.361 a Piacenza (15 in più rispetto a ieri), 3.298 a Parma (13 in più), 4.846 a Reggio Emilia (11 in più), 3.800 a Modena (8 in più), 4.384 a Bologna (21 in più), 389 le positività registrate a Imola (1 in più), 975 a Ferrara (3 in più). In Romagna sono complessivamente 4.743 (5 in più), di cui 997 a Ravenna (2 in più), 928 a Forlì (2 in più), 749 a Cesena (nessuno in più), 2.069 a Rimini (1 in più).

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