Graduale riavvio delle prestazioni programmabili e non urgenti tra cui visite, esami e ricoveri programmati. Le aziende dovranno mantenere disponibili almeno il 30 percento dei letti aggiunti in Terapia intensiva
In tutta l’Emilia-Romagna dal 28 aprile sono di nuovo consentite alcune prestazioni programmabili e non urgenti da parte delle strutture del sistema sanitario pubblico e privato che erano state sospese a causa dell’epidemia. L’emergenza coronavirus non è finita, ma la Regione iniziare a far tornare gradualmente la sanità alla normalità. Lo ha stabilito la giunta Bonaccini nella seduta di oggi pomeriggio, 27 aprile, approvando anche le linee guida a cui le aziende sanitarie dovranno fare riferimento per la riprogrammazione delle agende e delle prenotazioni (sospese e nuove), a partire dai ricoveri programmati e dall’attività ambulatoriale e territoriale, comprese visite ed esami.
Mentre la graduale riapertura delle attività di ricovero programmato vale per tutti (ma con la necessità di effettuare gli accertamenti indispensabili preliminarmente al ricovero), le prestazioni ambulatoriali potranno in questa fase rivolgersi ai soli cittadini emiliano-romagnoli. Ciò fino a quando non saranno rimosse dal Governo le limitazioni alla circolazione e solo nel caso in cui la rimozione riguardi anche gli spostamenti fra regioni diverse.
Le indicazioni sulle misure da adottare per riprogrammare le attività di ricovero sono valide per tutte le strutture dell’Emilia-Romagna che erogano prestazioni sanitarie: pubbliche, in regime istituzionale e libero professionale intramoenia, private accreditate, private non accreditate, studi medici e studi professionali. Quelle relative alla ripresa delle attività ambulatoriali sono valide per tutti nei principi di base, tenuto conto però delle specificità di alcune attività pubbliche o private convenzionate (come ad esempio la presa in carico delle patologie croniche e lo screening). In ogni caso si punta a mantenere e sviluppare le numerose e positive esperienze di telemedicina e teleconsulto che si sono sviluppate su tutto il territorio regionale.
Le aziende dovranno prevedere di mantenere liberi e disponibili, per prudenza, almeno il 30 percento dei letti che sono stati aggiunti nei reparti di Terapia intensiva da inizio emergenza.
Per quanto riguarda i ricoveri programmati, nell’ambito delle liste di attesa, per singola disciplina devono essere identificati gli interventi “non procrastinabili” in relazione a: classe di priorità (a partire dai pazienti già in lista per interventi di alta priorità, classe A, o quelli di classe B, per i quali sono già trascorsi i 60 giorni di attesa); patologia (con priorità per i pazienti oncologici); condizione clinica (pazienti in evoluzione negativa/aggravamento). I casi dovranno comunque essere valutati in relazione allo specifico quadro clinico.
Relativamente alla ripresa dell’attività ambulatoriale e territoriale, il recupero dell’attività sospesa dovrà porre particolare riguardo alle prestazioni collegate alla presa in carico di pazienti con patologie croniche o malattie rare. Mentre sul fronte della chirurgia ambulatoriale, l’indicazione è ancora quella di posticipare tutti gli interventi programmati il cui esito a breve/medio termine non abbia sostanziale impatto sulla qualità della vita della persona.
Rimane sospesa la possibilità di accedere ai punti prelievo direttamente senza appuntamento, pertanto le Aziende dovranno valutare l’opportunità di estendere l’orario di esecuzione dei prelievi fino alla tarda mattinata per meglio distribuire gli accessi programmati. Per il momento restano sospese le visite di medicina dello sport per l’idoneità sportiva agonistica, di cui si valuterà la ripresa sulla base delle future disposizioni nazionali riguardanti le attività sportive. Il documento fornito alle Aziende riporta dettagliatamente anche le modalità per la ripresa dei servizi dei Consultori e dei Dipartimenti di salute mentale e dipendenze patologiche.
Per quanto riguarda le vaccinazioni per l’infanzia, dopo l’iniziale fase di limitazione delle vaccinazioni alle prime due dosi di esavalente (difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B, emofilo a tre e cinque mesi) pneumococco, menigococco B, rotavirus e alla prima dose di MPRV a 15 mesi, la ripresa del calendario vaccinale procederà secondo il calendario vaccinale regionale. con le indicazioni previste dal calendario vaccinale regionale, anche mediante la chiamata alle famiglie per tutte le vaccinazioni della prima infanzia e per il richiamo delle vaccinazioni a 5-6 anni. Rispetto agli adulti, l’offerta vaccinale alle donne in gravidanza è stata garantita anche nella prima fase emergenziale; ora si stabilisce la graduale ripresa dell’attività vaccinale per i portatori di malattie croniche e l’effettuazione delle altre vaccinazioni indifferibili rivolte agli adulti.
Le Linee guida della Regione indicano come prioritaria la ripresa del programma di screening dei tumori della mammella, anch’essa sospesa a tutela dei cittadini. Prevista la graduale ripresa anche dello screening per i tumori del colon retto, e l’eventuale prosecuzione delle attività anche nel periodo estivo, quando normalmente tale attività viene ridotta o sospesa. Infine, per il programma di screening dei tumori della cervice uterina, è previsto il completamento dei trattamenti non ancora effettuati e la ripresa degli esami di approfondimento (secondo livello) che erano stati sospesi.
Il Presidente Bonaccini al Governo: «Indicazioni chiare devono arrivare anche per l’infanzia»
Commentando con soddisfazione i dati positivi della giornata di oggi, 27 aprile, il presidente della Regione Stefano Bonaccini lancia un appello al Governo.
«Nessuno di noi – scrive su Facebook – deve dimenticare come le misure adottate finora abbiano permesso di rallentare il contagio, a tutela della salute pubblica e delle persone. Non è quindi possibile un ‘liberi tutti’ generalizzato. Le persone hanno però dimostrato grande senso di responsabilità in questo lungo periodo di lockdown, allo stesso modo il senso di responsabilità di ciascun cittadino sono certo prevarrà nella fase che si sta per aprire, di convivenza col virus».
«Per questo – continua Bonaccini –, se l’andamento epidemiologico dovesse continuare a essere positivo, chiederemo al Governo di rivedere i tempi e le modalità di riapertura di quegli esercizi commerciali e di quelle attività (negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, palestre, ecc.) che oggi, sulla base delle scadenze indicate ieri, vedono davanti a sé date ancora troppo lontane per la loro ripartenza, compresi i settori del turismo e della cultura. Così come indicazioni chiare dovranno arrivare su scuola e servizi per l’infanzia: a famiglie e genitori devono essere garantiti sostegno e servizi, soprattutto nel momento in cui si apprestano a poter tornare al lavoro».
In una settimana quasi cento persone in meno risultano ancora contagiate
La Provincia di Ravenna fa il punto sulla situazione coronavirus: alle 12 di oggi, 27 aprile, i casi diagnosticati sono 970 (compreso l’unico nuovo caso emerso nelle ultime 24 ore), di cui 442 nel comune capoluogo e 125 a Faenza.
Le persone completamente guarite (con le 13 complessive delle ultime 24 ore) salgono a quota 363 (123 delle quali nell’ultima settimana) mentre i pazienti ancora malati sono 300 (95 in meno rispetto a lunedì scorso). Di questi, 103 sono ricoverati e 197 in isolamento domiciliare, di cui 118 asintomatici.
Sono 179, invece, le persone che restano in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.
Infine, dall’inizio dell’emergenza si sono registrati 66 decessi considerando quelli avvenuti in provincia e quelli di ravennati morti altrove, con coronavirus.
È morto a quasi 88 anni. La sua mano nei piani regolatori del 1973 e 1983
La sede della Cna di Ravenna, progettata da Pezzele
Cordoglio di sindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Ravenna per la scomparsa, a quasi 88 anni, dell’architetto Lorenzo Pezzele, «uomo di grande cultura e vivacità intellettuale», scrivono Michele de Pascale e Federica Del Conte.
Da assessore al’Urbanistica del Comune di Ravenna negli anni Settanta «ha saputo dare un’impostazione innovativa del Piano regolatore del 1973 e successivamente, da libero professionista e consulente operativo, di quello del 1983 – continua la nota di sindaco e assessora -. In particolare includendo tutto il territorio comunale, e quindi anche il forese, in una visione di insieme con uno sguardo più attento all’ambiente e alla valorizzazione del centro storico. Inoltre, esperienza quasi unica in Italia, diede impulso ad una pianificazione urbanistica cadenzata nel tempo. Una forte presenza e regolarità della pianificazione urbanistica che furono un carattere distintivo di Ravenna a livello nazionale. Fu sempre in contatto con molti esponenti dell’architettura italiana e in città sono diversi gli edifici che portano la sua firma». Tra cui le sedi di Cna e Confesercenti e la caserma dei vigili del fuoco.
«Con Lorenzo Pezzele scompare una figura di grande rilievo nella storia urbanistica della Ravenna del dopoguerra – scrive invece Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd –. Fu assessore all’urbanistica dal 1970 al 1979, nelle prime giunte di sinistra, e diede un contributo significativo alla ideazione e gestione del Piano Regolatore Generale del 1973, che segnò una svolta netta nel disegno della città e del territorio, introducendo decisive innovazioni in senso ambientalista, verso lo sviluppo del porto commerciale, verso una salvaguardia precisa del centro storico e un’attenzione mai prima riconosciuta al territorio del forese, attraverso la creazione di aree artigianali e di edilizia agevolata in molti centri che ne erano privi. Fu una stagione che segnò anche una singolare “regolarità urbanistica” col Piano del ’73 e poi dell’83 (che Pezzele seguì da libero professionista come consulente operativo) che ha sempre caratterizzato Ravenna. Lo ricordiamo anche come iscritto al Pd, dopo una lunga militanza nel Pci e nel Pds/Ds. Porgiamo le nostre condoglianze alla famiglia».
In Emilia-Romagna dall’inizio della crisi sanitariasi sono registrati24.662 casi di positività al Coronavirus, 212 in più rispetto a ieri, ancora uno degli aumenti fra i più bassi registrati ultimamente. Le nuove guarigioni sono 283 (9.006 in totale). I test effettuati hanno raggiunto quota 164.979 (+3.051)
Ancora in calo i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -116 rispetto a ieri (12.225 contro 12.341).
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi (27 aprile) sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi complessivamente arrivano a 8.498, -79 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 247 (+ 2 rispetto a ieri). Diminuiscono quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-55).
Le persone complessivamente guarite salgono a 9.006 (+283): 2.575 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 6.431 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Si registrano 45 nuovi decessi: 26 uomini e 19 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.431.
I nuovi decessi riguardano 10 residenti nella provincia di Piacenza, 7 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 2 in quella di Modena, 12 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 5in quella di Ferrara, 5 nella provincia di Forlì-Cesena (due decessi nel forlivese). Nessun nuovo decesso nella provincia di Rimini, in quella di Ravenna e da fuori regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.826 a Piacenza (75 in più rispetto a ieri), 3.112 a Parma (39 in più), 4.585 a Reggio Emilia (8 in più), 3.578 a Modena (16 in più), 3.827 a Bologna (34 in più), 364 le positività registrate a Imola (1 in più), 905a Ferrara (4 in più). In Romagna sono complessivamente 4.465 (35 in più), di cui 970 a Ravenna (1 in più), 877 a Forlì (9 in più), 665 a Cesena (9 in più), 1.953 a Rimini (16 in più).
De Pascale su Rai Tre si dice insoddisfatto su due aspetti della ripartenza
Sta facendo molto discutere la cosiddetta fase 2 di ripartenza dopo il lockdown varata dal Governo e annunciata a grandi linee domenica sera dal premier Conte. Dopo le proteste delle associazioni di categoria ravennati di commercio e artigianato, va registrata anche la delusione mostrata dal sindaco di Ravenna Michele de Pascale in un’intervista andata in onda su “Mi manda Rai Tre”.
In particolare sono due i temi cari a De Pascale. Uno è quello che riguarda infanzia, adolescenti e scuola, temi del tutto assenti nel discorso di Conte, se non poi discussi grazie solo a una domanda dei giornalisti. «Ma il premier ha dato una risposta non sufficiente – ha detto De Pascale sulla Rai –, non possiamo pensare di tenere reclusi in casa i bambini fino a settembre…». Il sindaco nei giorni scorsi d’altronde aveva fatto discutere per la sua proposta-provocazione di riaprire scuole materne e nidi a partire dal 28 maggio.
E poi c’è la questione del turismo, comparto che ha bisogno, secondo De Pascale, di avere «risposte chiare su come poter riaprire». Ma anche in questo caso, il tema non è stato trattato dal premier. «Spero che il Governo sfrutti queste settimane per aprire interlocuzioni forti e poter poi pronunciare parole chiare», ha detto il sindaco.
Anche gli artigiani si lamentano per le tempistiche della cosiddetta fase 2
parrucchiere generica
Non solo i commercianti, ma anche gli artigiani alzano la voce contro la cosiddetta fase 2 programmata dal Governo.
In particolare la Cna porta all’attenzione dell’opinione pubblica i settori dell’acconciatura e dell’estetica, per cui è stata prevista la riapertura dal premier Conte solo dal 1 giugno.
«Le forti preoccupazioni e il disorientamento di fronte a questa situazione di incertezza che hanno immediatamente attanagliato gli operatori di questo comparto – afferma Massimo Mazzavillani, direttore della Cna di Ravenna – erano state solo parzialmente mitigate dalla speranza di poter riaprire in tempi ragionevoli, e cioè agli inizi del mese di maggio e non ai primi di giugno. È opportuno evidenziare che anche prima della sospensione le imprese adottavano intransigenti misure igienico-sanitarie, in sintonia con le disposizioni predisposte dal Governo e dal Ministero della Sanità per evitare la diffusione del contagio, oltre ovviamente al rispetto delle norme e delle procedure igienico sanitarie previste dal Dlg 81 in materia di salute e sicurezza del lavoro e dai regolamenti di settore regionali. Dopo il clamoroso errore di escludere la categoria C3 dai risarcimenti per gli affitti dei locali, Cna si aspettava e si aspetta maggiore attenzione rispetto ai tempi di riapertura per queste imprese. In questo modo, invece, il settore va verso la chiusura di almeno un’impresa su tre, dando peraltro buona linfa all’abusivismo».
Pierpaolo Burioli, presidente della Cna di Ravenna, aggiunge che «in questi primi 50 giorni di chiusura sono stati studiati nuovi tempi e modalità di organizzazione per l’esercizio delle attività nei saloni: acquisto di dispositivi di sicurezza individuale e di materiali per la sanificazione dei locali, opportuni distanziamenti della clientela e organizzazione del lavoro su appuntamento, solo per citarne alcuni. In buona sostanza, le imprese dell’acconciatura e dell’estetica sono già pronte a ritornare al lavoro garantendo la salute e la sicurezza dei clienti, dei dipendenti e degli imprenditori. Procrastinare ulteriormente i tempi per la riapertura, così come deciso dal Governo, significa portare un colpo mortale al comparto, perché vuole dire, solo per il settore dell’acconciatura, una perdita di oltre il 40% dei propri incassi, che sale invece al 70% per il segmento dell’estetica. Nel nostro territorio provinciale le imprese artigiane del comparto dei servizi alla persona sono circa 1.100, 1.400 considerando il registro imprese. Numeri importanti ma che non creeranno particolari problemi relativamente agli eccessi degli spostamenti delle persone, in quanto equamente distribuiti sul territorio, né possono essere pericolosi relativamente a possibili assembramenti che saranno evitati tramite l’utilizzo obbligatorio degli appuntamenti».
Per queste ragioni Cna chiede che sia anticipata la data di riapertura di questo comparto, «definendo con urgenza protocolli e linee guida necessari allo svolgimento dell’attività. Ne va della vita di un’intera categoria pronta a fare la sua parte per la lotta alla pandemia senza però rischiare la chiusura o i licenziamenti del personale formato in questi anni».
«Lavoreremo subito – concludono Burioli e Mazzavillani – per far sì che questo decreto possa essere migliorato, decreto che peraltro scade il 17 maggio e che per questo ha ancora spazi di correzione. Di certo non lasceremo nulla di intentato per cercare di dare agli artigiani quella dignità che sino ad oggi non è stata riconosciuta, senza escludere manifestazioni di protesta».
La rabbia di Confesercenti e Confcommercio della provincia di Ravenna per le decisioni del Governo
Delusione da parte delle associazioni di categoria ravennati per la decisione del Governo di posticipare le riaperture di esercizi commerciali (dal 18 maggio) e di pubblici esercizi, stabilimenti balneari e attività legate al turismo (dal 1 giugno).
«Un danno gravissimo per il sistema economico – si legge in una nota firmata congiuntamente dai presidenti Confcommercio di Cervia, Faenza, Lugo e Ravenna, rispettivamente Nazario Fantini, Paolo Caroli, Fausto Mazzotti e Mauro Mambelli – che mette a repentaglio migliaia di posti di lavoro e l’esistenza stessa di migliaia di imprese. Le aziende del commercio, turismo e servizi sono invece pronte ad aprire in piena sicurezza, rispettando le norme nazionali. Ogni giorno di riapertura rinviato determina un ulteriore aggravio per le imprese, già vicine al collasso. Non sono più derogabili rinvii di misure per indennizzi a fondo perduto per le imprese, e blocco totale delle tassazioni locali».
Confcommercio lancia quindi un appello a Governo, Regione e sindaci «perché si facciamo concretamente portavoce delle istanze delle imprese che sono al limite della sopravvivenza».
Sulla stessa linea Monica Ciarapica, presidente di Confesercenti. «Siamo profondamente delusi e amareggiati dal Decreto del Governo del 26 aprile – scrive in una nota inviata alla stampa –, serviva più coraggio! È ormai chiaro a tutti che, almeno per qualche tempo, dovremo convivere con il Coronavirus: per questo le aperture di negozi, pubblici esercizi, mercati e attività di servizio alla persona andavano anticipate rispetto a quanto comunicato dal Presidente del Consiglio. Non una parola sulle attività turistiche! Servono indicazioni chiare sulle misure igienico sanitarie da adottare per aprire le attività in sicurezza. L’immagine delle città desolate deve far riflettere sull’importanza economica e sociale che il commercio svolge nelle nostre comunità. Trascorsi due mesi dalla chiusura generalizzata delle attività, le risposte concrete sono veramente poche e insufficienti, come i 600 euro di bonus ottenuti attraverso un sistema macchinoso e lo slittamento di alcuni tributi. Ci vuole ben altro se vogliamo che le città tornino a vivere e per evitare il collasso economico del Paese».
La sintesi delle principali misure contenute nel decreto del presidente del Consiglio
I vigili durante i controlli negli orti al parco Baronio di Ravenna
Di seguito una sintesi, per temi, a cura dell’ufficio stampa e comunicazione del Comune di Ravenna, delle principali misure contenute nel decreto del presidente del Consiglio approvato ieri, in vigore dal 4 al 17 maggio.
Divieto di assembramento
Vietata ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici e privati; il sindaco può disporre la temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare altrimenti il rispetto di tale divieto.
Spostamenti
Sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute e si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti (si è in attesa di un chiarimento da parte del Governo sulla esatta definizione di “congiunti”) purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie; in ogni caso è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute; è in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
È fatta espressa raccomandazione a tutte le persone anzianeo affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità.
Salute, quarantena e isolamento
Chi ha sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) deve rimanere presso il proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante.
Divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus.
Misure igienico-sanitarie
Lavarsi spesso le mani. Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute. Evitare abbracci e strette di mano.
Mantenere, nei contatti sociali, una distanza interpersonale di almeno un metro
Praticare l’igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie).
Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri.
Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani.
Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce.
Non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico.
Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol.
È fortemente raccomandato in tutti i contatti sociali utilizzare protezioni delle vie respiratorie come misura aggiuntiva alle altre misure di protezione individuale igienico-sanitarie.
Mascherine
Ai fini del contenimento della diffusione del virus Covid-19 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di usare protezioni delle vie respiratorie nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti.
Possono essere usate mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso. L’utilizzo delle mascherine si aggiunge alle altre misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio (come il distanziamento fisico e l’igiene costante e accurata delle mani) che restano invariate e prioritarie.
Parchi
L’accesso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici è condizionato al rigoroso rispetto del divieto di assembramento, nonché della distanza di sicurezza interpersonale di un metro; il sindaco può disporre la temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare altrimenti il rispetto di tale divieto e della distanza di sicurezza; le aree attrezzate per il gioco dei bambini sono chiuse.
Attività ludica o ricreativa all’aperto, attività sportiva, attività motoria
Sono vietate le attività ludiche o ricreative all’aperto; è consentito svolgere individualmente, ovvero con accompagnatore per i minori o le persone non completamente autosufficienti, attività sportiva o attività motoria, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività.
Sport: eventi e allenamenti
Sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Allo scopo di consentire la graduale ripresa delle attività sportive, nel rispetto di prioritarie esigenze di tutela della salute connesse al rischio di diffusione da Covid-19, le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti – riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal comitato italiano paralimpico e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali – sono consentite, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, a porte chiuse, per gli atleti di discipline sportive individuali. A tali fini, sono emanate, previa validazione del comitato tecnico-scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile, apposite Linee-Guida, a cura dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, su proposta del Coni ovvero del Cip, sentita la Federazione Medico Sportiva Italiana, le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva.
Manifestazioni organizzate, eventi e spettacoli
Sono sospese le manifestazioni organizzate, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura con la presenza di pubblico, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso e fieristico, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, quali, a titolo d’esempio, feste pubbliche e private, anche nelle abitazioni private, eventi di qualunque tipologia ed entità, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati; nei predetti luoghi è sospesa ogni attività; l’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro (nella tarda serata di ieri, in una nota della presidenza del Consiglio si è fatto fa sapere di aver preso atto della posizione della Cei e si è assicurato che “nei prossimi giorni sarà elaborato un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”).
Cerimonie civili e religiose
Sono sospese le cerimonie civili e religiose (nella tarda serata di ieri, in una nota della presidenza del Consiglio si è fatto fa sapere di aver preso atto della posizione della Cei e si è assicurato che “nei prossimi giorni sarà elaborato un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”); sono consentite le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di congiunti e comunque fino a un massimo di quindici persone, con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto, indossando protezioni delle vie respiratorie e rispettando rigorosamente la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
Luoghi della cultura
Sono sospesi i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’art. 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Palestre, piscine, centri sportivi, centri ricreativi
Sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza), centri culturali, centri sociali, centri ricreativi.
Attività commerciali al dettaglio
Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità (sia nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato, sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività): ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari, commercio al dettaglio di prodotti surgelati, commercio al dettaglio in esercizi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici, commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati (codici ateco: 47.2), commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati, commercio al dettaglio di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice ateco: 47.4), commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico, commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari, commercio al dettaglio di articoli per l’illuminazione, commercio al dettaglio di giornali, riviste e periodici, farmacie, commercio al dettaglio in altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica, commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati, commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toletta e per l’igiene personale, commercio al dettaglio di piccoli animali domestici, commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia, commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento, commercio al dettaglio di saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini, commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet, commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato per televisione, commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto per corrispondenza, radio, telefono, commercio effettuato per mezzo di distributori automatici, commercio di carta, cartone e articoli di cartoleria, commercio al dettaglio di libri, commercio al dettaglio di vestiti per bambini e neonati, commercio al dettaglio di fiori, piante, semi e fertilizzanti.
Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie, le parafarmacie. Deve essere in ogni caso garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro.
Gli esercizi commerciali la cui attività non è sospesa ai sensi del presente decreto sono tenuti ad assicurare, oltre alla distanza interpersonale di un metro, che gli ingressi avvengano in modo dilazionato e che venga impedito di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario all’acquisto dei beni.
Ristoranti e bar
Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché la ristorazione con asporto fermo restando l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi.
Servizi alla persona
Sospese le attività di parrucchieri, barbieri, estetisti, tatuatori.
Aperti lavanderie e tintorie (industriali e non), servizi di pompe funebri e attività connesse.
Ulteriori disposizioni specifiche per la disabilità
Le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all’interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, sociooccupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono riattivate secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori.
L’annuncio del Comune. Il tema sarà quello del “viaggio interiore”
Il Comune di Bagnacavallo va in qualche modo controcorrente e annuncia la nuova edizione della tradizionale Festa di San Michele.
Che «si svolgerà regolarmente a fine settembre – si legge in una nota –, anche se con modalità diverse dal solito».
Dedicata al patrono di Bagnacavallo, che si celebra il 29 settembre, la festa avrà per tema “Il viaggio interiore”.
«Sarà una festa della città e per la città, che terrà conto del difficile momento che tutti stiamo vivendo. Siamo già al lavoro con il nostro staff sui contenuti e sul valore culturale della nostra proposta che è da sempre il tratto distintivo della festa», anticipa l’assessore alla Cultura Monica Poletti.
Nel percorso di voci che R&D (a questo link tutti gli arretrati da leggere e sfogliare) sta compiendo per esplorare il tema della pandemia e delle sue conseguenze possibili sul nostro modo di vivere, lavorare, studiare e passare il tempo libero, non poteva mancare quella forse più importante: la scienza. Oggi come mai stiamo imparando, infatti, quanto la ricerca sia fondamentale per la società. Abbiamo allora chiesto una testimonianza in presa diretta a uno scienziato ravennate, l’astrofisico Mauro Dadina che ci ha inviato il suo intervento.
di Mauro Dadina *
Mauro Dadina
Da qualunque parte uno li guardi, questi sono giorni strani. Avrei dovuto essere a Liegi per l’undicesimo meeting del consorzio Athena/X-IFU. Athena sarà un telescopio spaziale dell’ESA e a bordo porterà due strumenti. Uno si chiama X-ray Integral Field Unit, X-IFU appunto. Io faccio parte del X-IFU science advisory team. Dal 2014 e fino al 2018 abbiamo sempre fatto due meeting all’anno. Lo strumento è complesso e i pezzi vengono progettati in tre continenti. Dobbiamo confrontarci, di tanto in tanto, e sincerarci che stiamo remando tutti nella stessa direzione. Dal 2019 abbiamo deciso di fare un solo meeting all’anno per ridurre l’impronta ecologica della missione dovuta essenzialmente agli spostamenti in aereo. Oggi, dato il Covid-19, stiamo facendo il meeting on-line. Siamo in 170 circa. Ho fatto la mia presentazione dal salotto. Si parla di scienza e tecnologia, ma durante quelli che avrebbero dovuto essere i coffee-break, rimaniamo collegati per parlare del Covid-19. Abbiamo addirittura creato una sessione dedicata per confrontare i numeri dei vari Paesi coinvolti. In molti già ci hanno detto avrebbero dovuto fare un lockdown all’italiana prima.
Ci sono cose che non sono andate. Non volevamo vedere. A febbraio i numeri erano piccoli, ma la crescita dei contagiati era esponenziale. Sono una categoria a rischio e per questo ho chiesto al mio Istituto di potermi mettere in smart-working. Non potevo permettermi di usare il treno affollato per andare a Bologna ogni giorno. E non mi capacitavo del fatto che non si comprendesse bene la velocità di una crescita esponenziale. Questa rimozione ha prevalso in tutto il mondo occidentale. Anche dopo i “nostri” numeri. Dopo la Cina. Bisogna capire perché.
Athena verrà messo in orbita nel 2032 e i suoi dati verranno analizzati dai nostri studenti. Come si vede dobbiamo guardare al futuro. Per questo avevamo deciso di confrontarci col problema del riscaldamento globale, una sfida per la sopravvivenza. Come quella del Covid-19 che può divenire un’esperienza da cui imparare come affrontare la marcata tensione che si può generare tra un modello economico e la vita delle singole persone. Oggi, e nei prossimi mesi dovremo scegliere tra “stare chiusi” e salvare vite umane o relegarle in qualche sorta di inutilità per salvaguardare l’economia. È la soluzione invocata dal Governo UK nei (per loro) primi giorni di crisi e, in qualche modo, invocata da chi richiede l’apertura del sistema economico prima dell’effettiva fine epidemiologica della crisi.
Il riscaldamento globale nasce perché siamo troppi e consumiamo troppo, cose che per converso piacciono al nostro sistema economico. Un giorno, come dobbiamo fare oggi, dovremo scegliere cosa salvare tra noi o questo sistema economico. E domani come oggi dovremo/dobbiamo farlo sapendo che c’è un altro aspetto da considerare: come salvare la libertà di ognuno di noi.
Covid-19 oggi ci urla che c’è poco spazio e tempo per eludere queste domande. Serve un enorme sforzo, un grande studio e tanta immaginazione, in altre parole, tanta Politica per affrontarle.
P.S: permettetemi l’impertinenza, ma in questi giorni si sente di intellettuali che maledicono il fatto che alcuni scienziati siano accanto ai politici per le scelte da affrontare. Tranquilli, verranno/verremo riposti nel dimenticatoio presto. Verremo ricondotti presto alle macchiette alla Dr. Stranamore. E le ospitate in TV, anche di mirabolanti filosofi, torneranno a farla da padrone. In fondo rimaniamo in Italia, mica su Marte. E la prossima volta che un male crescerà esponenzialmente, non ce ne accorgeremo. Di nuovo.
* Biografia: Ho 50 anni, per un pelo, non ancora 51. Sono nato il 1 Maggio 1969. Laureato e Dottorato in Astronomia presso l’Università degli studi di Bologna. Ho lavorato presso l’Istituto per lo studio della radiazione extra-terrestre (TeSRE) del CNR di Bologna, poi presso la Telespazio prima e l’Istituto di Astrofisica Spaziale del CNR di Roma poi. Dal 2000 sono tornato a Bologna e oggi lavoro presso l’Osservatorio di Astronomia e di Scienza dello Spazio di Bologna che è parte dell’Istituto Nazionale d’Astrofisica. Sono membro di varie collaborazioni internazionali.
Musei, biblioteche e negozi riaperti dal 18. Per bar e ristoranti probabile l’inizio giugno
Gli italiani dovranno convivere a lungo con mascherine, guanti e gel. E anche dopo il 4 maggio, quando si allargheranno le maglie delle restrizioni, dovranno fare a meno di abbracci e strette di mano. Da quel giorno, saranno però permesse le visite ai familiari, purché non si trasformino in rimpatriate, mentre saranno ancora vietati gli spostamenti da regione a regione, anche se sarà «consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza».
Ecco le principali misure in arrivo, sintetizzate dall’Ansa dopo la conferenza stampa del premier Conte.
– EDILIZIA: ripartono il 27 aprile le attività produttive e industriali prevalentemente votate all’export e i cantieri per carceri, scuole, presidi sanitari, case popolari e per la difesa dal dissesto idrogeologico. Al ministero delle Infrastrutture è stato firmato un protocollo che prevede un serie di precauzioni: misurazione della temperatura prima dell’accesso al cantiere, accesso contingentato a mense e spogliatoi, pulizia giornaliera e sanificazione periodica delle aree comuni. Sempre domani riparte il commercio all’ingrosso funzionale ai settori dell’export e all’edilizia.
– CANTIERI PRIVATI: Dal 4 maggio partono tutte le attività di manifattura, il commercio all’ingrosso e i cantieri privati. In attesa sarà possibile preparare gli ambienti di lavoro.
– TAKE AWAY: Dal 4 maggio sarà consentito andare a comprare cibo da asporto, da consumare a casa o in ufficio.
– SPORT: può ripartire l’attività motoria individuale anche distante da casa. Dal 4 maggio via libera anche ad allenamenti dei professionisti per le discipline individuali. Per gli sport di squadra l’orientamento è quello di attendere il 18.
– I PARCHI E GIARDINI PUBBLICI: riapriranno il 4 maggio. L’orientamento è di permettere che all’aperto possa stare vicino un numero molto limitato di persone se componenti di una stessa famiglia. Resteranno chiuse le aree per i bambini.
– NEGOZI E PARRUCCHIERI: Il commercio al dettaglio ripartirà il 18. L’obiettivo è evitare che ci siano orari di punta, prevedendo aperture e chiusure diverse fra le varie attività. Parrucchieri ed estetisti dovranno aspettare il primo giugno.
– RISTORANTI E MUSEI: I musei riaprono il 18 maggio. La data giusta per i ristoranti dovrebbe essere il primo giugno. La Federazione italiana pubblici esercizi ha approvato un protocollo che prevede: un metro di distanza tra i tavoli, porte di ingresso e uscita differenziate, pagamenti preferibilmente digitali al tavolo, pulizia e sanificazione.
– MEZZI PUBBLICI: Gli orari diversificati di apertura e chiusura delle attività imporrà una rimodulazione del servizio pubblico, che comunque dovrà essere potenziato nelle ore di punta. Le linee guida allo studio prevedono inoltre: termoscanner in tutte le stazioni e gli aeroporti, obbligo su tutti i mezzi di trasporto (dai treni alle navi, dagli aerei a bus e metro) distanziamento dei passeggeri, mascherine, biglietti sempre più elettronici, contingentamento degli accessi nelle stazioni e negli scali
– SPOSTAMENTI: dal 4 maggio sarà possibile far visita ai parenti, ma non saranno permesse le riunioni di famiglia. Ancora in ballo la decisone sull’autocertificazione per gli spostamenti nel comune. Resta il divieto di spostamento al di fuori della regione, “salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute”
– FUNERALI: nessun via libera alle messe. Dal 4 maggio saranno permessi i funerali, ma con la sola presenza dei familiari del defunto, per un massimo di 15 persone.
– SCUOLA: Gli studenti non torneranno sui banchi fino a settembre. Il governo sta lavorando per definire le modalità per far svolgere “in presenza, ma in piena sicurezza” gli esami di Stato.