Almeno 30 euro di acquisti. In provincia ci sono 9 supermercati che aderiscono
La catena di supermercati Crai ha deciso di proseguire anche per tutto il mese di aprile con la consegna gratuita per chi fa la spesa online spendendo almeno 30 euro. In provincia di Ravenna i negozi aderenti sono nove e sono a questo link. Per i territori coperti dal servizio di Crai Spesa Online, è possibile effettuare anche gli ordini telefonicamente al numero verde 800-550088. Attualmente, il servizio di Crai Spesa Online, l’e-commerce di prossimità, è attivo con oltre 170 negozi in 14 regioni.
La società pubblica Lepida ha messo a disposizione 750 sim per i luoghi in cui il wifi è debole. In Romagna già consegnati 143 smartphone
La contagiosità del coronavirus costringe i pazienti in ospedale a non poter vedere nemmeno i parenti più stretti e così la Regione Emilia-Romagna ha deciso di inviare mille telefonini e 750 schede sim nei reparti dell’Emilia-Romagna. Ad oggi sono stati consegnati i primi 498 apparecchi di cui 143 all’Ausl Romagna. I pazienti ricoverati potranno dialogare con i propri cari, con i caregiver, o anche con gli psicologi, superando così la barriera fisica, ma anche emotiva, cui sono sottoposti per poter essere curati.
L’idea nata dall’assessorato regionale alle Politiche per la salute e resa possibile grazie alla collaborazione di Unieuro e Lepida, società in house della Regione. Unieuro infatti ha donato mille Motorola E6 play e sta facendo le consegne. Per ovviare al problema di un’eventuale scarsa copertura di campo (dove, in sostanza, il wifi funziona poco), Lepida ha acquistato 750 Sim di tipologia M2M, che potranno essere utilizzate qualora non siano disponibili collegamenti adeguati (segnale basso).
«Tutto è partito da una riflessione sul profondo senso di solitudine che nasce, inevitabilmente, dall’isolamento dei pazienti in ospedale – spiega l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini –. Si tratta, forse, di uno degli aspetti più drammatici dell’emergenza sanitaria in atto, perché rende ancora più difficile e pesante il percorso di cura di chi è malato e fragile. Grazie all’intervento di Unieuro e Lepida è nato questo progetto; un progetto di umanità, che esprime la volontà e la capacità da parte del nostro sistema sanitario di occuparsi anche della parte emotiva dei pazienti Covid, riducendo il carico di sofferenza causato dalla distanza, dall’impossibilità di toccare i propri cari, di parlare con loro, di vederli».
L’annuncio dell’azienda Spadhausen: «In questo momento sempre più importante la connessione»
Spadhausen – azienda ravennate che opera nel campo delle telecomunicazioni e che già da diversi anni collabora con il Comune di Ravenna per superare il problema del divario digitale – annuncia di aver da poco concluso con successo i lavori di posa e collaudo della fibra ottica a Sant’Antonio, Savarna e Conventello (nelle immagini le strade coperte).
«Ci impegniamo a non lasciare indietro nessuno e facciamo ogni sforzo per raggiungere sempre più centri abitati con la nostra rete in fibra ottica, grazie anche alla strategica lungimiranza del Comune di Ravenna», si legge nella nota inviata alla stampa da Spadhausen.
Da oggi (3 aprile) è quindi possibile richiedere l’allacciamento di una linea in fibra ottica, modello FTTH, fino a 300Mbit di velocità.
Nelle aree limitrofe è sempre disponibile la linea Wdsl.
«In questo momento storico cosi delicato – termina la nota dell’azienda – è diventato ancora più evidente quanto sia importante avere una connessione internet a banda ultralarga, stabile e veloce, per lavorare, studiare e mantenersi in contatto con il resto del mondo, dalla comodità della propria casa».
Borrelli a “Radio Anch’io”: «Dovremo evitare di uscire per molte settimane»
Dopo Pasqua e Pasquetta, anche il 1 maggio lo passeremo chiusi in casa? «Credo proprio di sì, non credo che passerà questa situazione per quella data. Dovremo stare in casa per molte settimane».
Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli a “Radio Anch’io” su Rai Radio 1 ribadendo la necessità di avere «comportamenti rigorosissimi».
Il coronavirus, ha aggiunto, «cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali, dovremo mantenere le distanze» per diverso tempo. (Ansa.it)
La ravennate Elettra Stamboulis guida il liceo artistico e musicale di Forlì e ci racconta la sua esperienza durante l’emergenza sanitaria
Elettra Stamboulis
Docente di lettere fino allo scorso giugno, la ravennate Elettra Stamboulis è stata tra i vincitori dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici e da settembre guida il Liceo artistico e musicale di Forlì “Antonio Canova”.
La contattiamo mentre è a casa, in “lavoro agile”, per sapere come sta gestendo l’emergenza Covid19 che ha imposto la didattica a distanza.
Innanzitutto, ci faccia capire bene: le scuole sono aperte o chiuse?
«Nella prima settimana, a febbraio, la scuola è stata effettivamente chiusa e questo è sempre un problema enorme per molti aspetti, a cominciare per esempio dai dati per gli stipendi. Ora invece le scuole sono aperte, ma le lezioni in presenza sono sospese. Noi per esempio ne abbiamo approfittato per imbiancare, prima di sanificare tutte le aule…».
Ci sono scuole che non hanno permesso agli studenti di ritirare il materiale didattico dalle aule, e i dirigenti hanno chiamato in causa il Decreto… «Non c’era nulla di specifico in questo senso e nelle note esplicative sono arrivate raccomandazioni. Personalmente ho permesso di recuperare il materiale dalle aule prima che fossero sanificate. Dopo, naturalmente, non ho più fatto en- trare nessuno».
In generale dal ministero vi sono arrivate indicazioni chiare sulla didattica?
«Particolarmente chiara è stata la nota del 17 marzo del Capo Dipartimento Marco Bruschi sulla didattica a distanza che ha chiarito alcuni punti, tra cui il fatto che non si trattava di una scelta opzionale, che bisognava riprogrammare l’attività e prevedere modalità di valutazione».
Quanto eravate pronti? E come avete reagito?
«Nessuno di noi era pronto, nessuno aveva mai ipotizzato una sospensione così prolungata, ma appena abbiamo po- tuto, siamo subito partiti con la riprogrammazione. Ho chiesto che venisse ripensata la programmazione e rimodulata in unità di apprendimento e che fossero assegnati compiti di realtà con un approccio interdisciplinare. Ho anche dato indicazione perché fossero tenute lezioni a distanza che però fossero misurate come numero di ore e prevedessero anche attività creative, un oggetto di apprendimento e nuove rubriche di valutazione. Oggi sul nostro sito si trovano le programmazioni di inizio anno e la programmazione speciale Emergenza Coronavirus a disposizione di studenti e famiglie. Sono venuti fuori progetti molto belli, peraltro in linea con ciò che chiede il nuovo esame di Stato».
Come l’hanno presa gli insegnanti? «Gli insegnanti, che ora svolgono i Consigli di classe on li-ne, hanno per la maggior parte accolto l’idea calorosamente. Diciamo che l’ottanta percento si è rimboccato le maniche e si è messo a studiare. Poi c’è stato qualcuno che è ancora restio e ha continuato a progettare solo per la sua disciplina, e io non sono intervenuta perché rispetto la libertà del docente. Infine, c’è anche qualcuno che si è dato un po’ alla macchia, ma quelli ci sono sempre stati, anche nella didatti- ca tradizionale».
E i ragazzi?
«I ragazzi partecipano molto, sono in difficoltà quelli che erano già in difficoltà prima purtroppo, noi abbiamo alcuni studenti, dodici per la precisione, che sono a forte rischio di ritiro sociale ed è difficile raggiungerli anche con la didattica a distanza. Stiamo provando a fare interventi individuali, con i docenti che li contattano singolarmente, ma non è semplice».
Il cosiddetto “digital divide” è un problema? Ci sono molti ragazzi che non hanno gli strumenti adatti?
«Noi abbiamo fornito gli strumenti a chi non li aveva, sia ai docenti che agli studenti, usando anche i portatili che erano prima a disposizione in ogni aula. Grazie ai coordinatori di classe siamo riusciti a intercettare le necessità e adesso se qualcuno ha bisogno può scrivere a scuola e noi gli diamo un appuntamento per consegnare il computer. Ho scritto al Ministero per ricevere fondi utili ad acquisirne altri. Il vero problema per noi, che abbiamo un bacino molto ampio, è dove manca l’infrastruttura della rete, lì non possiamo intervenire».
Con quale orizzonte state ragionando? Avete sentore di quando potrebbero riaprire le scuole?
«No, non abbiamo nessun sentore e non abbiamo informazioni diverse da quelle che arrivano a chi non è nella scuola. Noi stiamo lavorando come se la sospensione dovesse protrarsi a lungo, abbiamo prospettive di consegna anche dei lavori dei ragazzi di due o tre settimane per volta».
Ma se la sospensione dovesse andare avanti ancora settimane, se non mesi, si riuscirà a concludere i programmi?
«La questione è secondo me un’altra, ed è capire se si riuscirà a raggiungere gli obiettivi educativi. La scuola c’è ed è una scuola di valore, che permette di crescere insieme. Il problema non è quanti autori di filosofia si è riusciti ad affrontare, ma se si è riusciti per esempio a far acquisire ai ragazzi un metodo più autonomo».
Sta dicendo quindi che questa può essere un’occasione di cambiamento positivo?
«Può esserlo. Cerco di vedere le prospettive che ci si aprono. I docenti hanno imparato molto in questa crisi e io anche. Soprattutto abbiamo tutti imparato quanto sia necessario lavorare insieme nella scuola, e che l’apprendimento non si esaurisce nel venire in aula. In generale, stiamo tutti riscoprendo il valore della scuola come servizio essenziale, che avevamo un po’ dimenticato».
E cosa resterà nelle classi, quando riapriranno? «Credo che questa situazione abbia portato i docenti a riflettere molto sul tema della valutazione, una questione molto rilevante, che va al di là del carattere prettamente numerico. Le griglie di valutazione sono state spesso considerate un adempimento burocratico, ma in una situazione così complessa servono nuovi strumenti per evitare disparità e si devono osservare vari aspetti dell’apprendimento, a cominciare da come uno studente impara. In questa situazione per esempio emergono in modo straordinario le competenze di cittadinanza».
Quindi secondo lei sarà davvero possibile valutare i ragazzi in questo periodo? «Io credo di sì. Se cambio il setting di apprendimento posso osservare cose diverse, così come accade quando cambio tipo di prova. Credo quindi che diventerà meno rilevante l’aspetto nozionistico, perché non possiamo verificare che lo studente, a casa sua, non stia per esempio leggendo dal libro durante l’interrogazione, ma prevarrà l’aspetto creativo e di rielaborazione. Ci troveremo a valutare e osservare altre competenze».
Ma chi dice che per paura di eventuali ricorsi ci sarà un sei politico generalizzato quindi sbaglia?
«C’è lo stesso rischio di altre occasioni, noi stiamo tenendo registrato sia la presenza alle lezioni, sia l’assegnazione dei lavori di svolgere, i ragazzi sono tutti in Classroom. Dobbiamo renderci conto che oggi da remoto è possibile fare moltissimo: ci sono persone che si laureano a distanza, io ho fatto un master a distanza, dipende come lo si fa. In questa situazione ci sono stati studenti che hanno messo in campo e consolidato competenze, mostrato proattività e non sarebbe giusto non valutarli per questo. Il problema è che la bocciatura è sempre l’estremo rimedio della scuola, e questo dovrebbe essere vero sempre e non solo adesso. Il primo problema di ogni bocciatura è il nostro fallimento».
Detto tutto questo, quanto manca la scuola come ambiente fisico di incontro? «Moltissimo, ai ragazzi soprattutto, ma anche agli insegnanti. Del resto si impara tra pari, siamo animali sociali, e questa è l’altra faccia della medaglia con cui dovremo fare i conti. Speriamo che si possa rientrare presto e si possa stare di nuovo insieme».
Sono 22 i nuovi casi di positività registrati nelle ultime 24 ore
Alle 12 di giovedì 2 aprile salgono a 38 le morti di pazienti con coronavirus residenti in provincia di Ravenna. Nelle ultime 24 ore si è registrato un nuovo decesso. Si tratta di un uomo di 86 anni, “con patologie pregresse”, secondo le informazioni diffuse dalla Provincia. Si tratta del 20esimo paziente deceduto con più di 80 anni sui 38 complessivi.
Sempre nelle ultime 24 ore sono invece 22 i nuovi contagiati registrati in provincia di Ravenna, 11 donne e 11 uomini. 16 pazienti sono in isolamento domiciliare poichè privi di sintomi o con sintomi leggeri, gli altri 6 sono ricoverati, nessuno in terapia intensiva.
«Sul fronte epidemiologico – scrive la Provincia –, si tratta principalmente di pazienti che hanno avuto contatti stretti con casi già accertati.
Otto le guarigioni cliniche (sei uomini e due donne) cui si aggiunge una guarigione definitiva, cioè un paziente che ha avuto due tamponi negativi.
Sono circa 600 le persone in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.
Complessivamente i casi di positività in provincia di Ravenna sono 627, di cui 287 nel territorio comunale di Ravenna, 98 a Faenza, 45 a Lugo e 42 a Cervia.
Sta girando anche in molte chat ravennati (come ci è stato segnalato) un messaggio Whatsapp che invita a stare attenti a fantomatiche persone armate che si introdurrebbero nelle case con la scusa di dover consegnare mascherine donate dal Comune. Si tratta di una bufala, come sottolinea per esempio sulla propria pagina Facebook il Comune di Cervia, rimandando a un articolo del sito Bufale.net, che si occupa appunto di “smascherare” le cosiddette fake news.
Il messaggio – si legge sul sito – «rappresenta solo l’ultima catena in ordine di tempo che crea apprensione attraverso fatti del tutto decontestualizzati».
«Premesso che dovete fare sempre molta attenzione a tutti coloro che si aggirano attorno alla vostra abitazione – si legge su Bufale.net – e che le consegne delle mascherine stiano avvenendo tramite le cassette postali, proprio per evitare il contatto tra le persone e gli operatori. Il fatto raccontato è del tutto falso. Ci sono altre fonti tedesche che sottolineano come la foto dei due malviventi allegata inizialmente alla chat si riferisca ad una rapina avvenuta in Germania alcuni mesi fa».
Si andranno ad aggiungere agli 830mila euro stanziati dal Governo. Il sindaco: «Siamo uno dei primi Comuni d’Italia a essere già attivi»
Ammonta a circa 10 mila euro il totale delle donazioni arrivate in un solo giorno al conto corrente attivato dal Comune di Ravenna per raccogliere le offerte in denaro di chi vuole contribuire al Fondo generi alimentari per persone in difficoltà economiche a causa dell’emergenza Covid-19.
Le donazioni vengono usate dai servizi sociali del Comune di Ravenna, in aggiunta agli 830 mila euro stanziati dal Governo, per acquistare buoni alimentari da distribuire a chi ne ha bisogno e per sostenere le mense solidali impegnate negli aiuti alimentari.
«Oggi sono doppiamente orgoglioso – commenta il sindaco Michele de Pascale – in primo luogo dei funzionari dei servizi sociali e del servizio finanziario del Comune di Ravenna, che nel giro di soli due giorni hanno reso operativi ed efficienti la distribuzione dei buoni spesa e il sistema per raccogliere le donazioni; siamo uno dei primi Comuni d’Italia a essere già completamente attivi nel mettere a disposizione delle persone le risorse per la solidarietà alimentare. Inoltre sono orgoglioso dei miei cittadini e cittadine, che in sole 24 ore hanno dato dimostrazione ancora una volta che Ravenna ha un cuore grande e che la nostra comunità conosce il valore dell’altruismo e della solidarietà. Continuiamo così!».
Si ricordano le modalità per effettuare le donazioni, alle quali da oggi si aggiunge anche Satispay.
– eseguendo un bonifico (anche dall’estero) all’iban IT90K0627013100CC0000251518 intestato a Comune di Ravenna, causale Fondo generi alimentari – Covid19
I fondi raccolti saranno impiegati a integrazione di quelli messi a disposizione dal Governo attraverso una apposita ordinanza di Protezione civile, la quale prevede appunto che “i Comuni possono destinare alle misure urgenti di solidarietà alimentare riferite a tale ordinanza eventuali donazioni. A tal fine è autorizzata l’apertura di appositi conti correnti bancari presso il proprio tesoriere o conti correnti postali onde fare confluire le citate donazioni”.
15.333 casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 546 in più rispetto a ieri; 62.027 i test effettuati, 3.570 in più. Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi, giovedì 2 aprile, sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Complessivamente, sono 6.640 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (197 in più rispetto a ieri); quelle ricoverate in terapia intensiva sono 366, 7 in più rispetto a ieri. I decessi sono purtroppo passati da 1.732 a 1.811: 79 in più, quindi, di cui 44 uomini e 35 donne.
Continuano, nel frattempo, a salire le guarigioni, che raggiungono quota 1.663 (97 in più rispetto a ieri), 1.177 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 486 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 19 residenti nella provincia di Piacenza, 11 in quella di Parma, 9 in quella di Reggio Emilia, 18 in quella di Modena, 7 in quella di Bologna (di cui 2 nel territorio imolese), 3 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, 3 nella provincia di Forlì-Cesena, di cui 1 nel forlinese, 4 in quella di Rimini. 4 decessi si riferiscono a residenti fuori regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 2.765 (49 in più rispetto a ieri), Parma 2.049 (44 in più), Reggio Emilia 2.665 (112 in più), Modena 2.416 (119 in più), Bologna 1.942 (129 in più), Imola 283 (12 in più), Ferrara 341 (15 in più), Ravenna 627 (22 in più), Forlì-Cesena 789 (di cui 384 a Forlì, 9 in più rispetto a ieri e 405 a Cesena, 24 in più), Rimini 1.456 (11 in più).
Militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna hanno infatti eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di truffa aggravata ed estorsione nei suoi confronti.
L’attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria delle Fiamme Gialle, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Ravenna, «ha consentito di far luce su una serie di condotte delittuose poste in essere dall’uomo, già in servizio presso la Polizia Municipale di Faenza ed attualmente in carcere per una precedente misura cautelare, attraverso le quali riusciva a procurarsi disponibilità economiche che gli consentivano di mantenere una condotta di vita estremamente agiata», si legge nella nota della Finanza.
«Le sue attenzioni» erano rivolte soprattutto verso persone anziane o comunque in situazione di difficoltà, ma benestanti, con le quali riusciva a instaurare un finto rapporto di fiducia anche sfruttando la sua veste di pubblico ufficiale. «Da questi malcapitati, millantando presunte “amicizie” attraverso le quali poter risolvere ogni tipo di problematica, riusciva ad ottenere ingenti somme di denaro così da mantenere un tenore di vita ben al di sopra delle proprie possibilità».
In alcuni casi il vigile, di fronte alle resistenze di taluni ad elargire altro denaro, «giungeva addirittura ad intimorire le proprie vittime attraverso gravi minacce, ottenendo in questo modo le ulteriori somme da lui pretese». Le indagini finanziarie condotte dalle Fiamme Gialle hanno infatti accertato come sui conti bancari a lui riconducibili, in molti casi formalmente intestati a familiari, transitassero volumi di denaro assolutamente ingiustificati.
Sulla base delle evidenze raccolte, il Gip del Tribunale di Ravenna, accogliendo la richiesta formulata dalla Procura della Repubblica, ha emesso nei confronti dell’indagato un’ordinanza di custodia cautelare, eseguita presso la Casa Circondariale di Ferrara, dove si trova già rinchiuso.
Dal Piacentino arriva una nuova speranza per i pazienti
Dal Piacentino arriva una nuova speranza di cura per i pazienti colpiti da sindrome Covid-19: arrivano i primi riscontri positivi dall’utilizzo di eparina nei casi di polmonite interstiziale dalla sperimentazione che è partita all’ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza), il primo ospedale Covid in Italia dal 29 febbraio.
L’idea, spiega la Ausl di Piacenza, nasce dall’intuizione del primario di chirurgia plastica, Marco Stabile, che aveva già utilizzato l’eparina nella cura dei grandi ustionati. La terapia sfrutta da un lato il potere antiinfiammatorio dell’eparina e, dall’altro, la sua capacità anticoagulante. Elemento, quest’ultimo, che previene una delle maggiori complicanze osservate nei pazienti Covid positivi: la trombosi diffusa.
Il trend positivo osservato sugli indici di infiammazione, spiega la Ausl, «conferma l’utilità dell’impiego in questa patologia».
«Penso che ogni trattamento farmacologico sperimentale in corso debba essere tempestivamente valutato dall’Aifa e successivamente validato dal comitato scientifico o dalla struttura commissariale, per poterne estendere il più possibile gli incoraggianti risultati documentati”» commenta Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna.
L’iniziatica del Consorzio Camping & Natura Villages, con una dozzina di strutture sui lidi ravennati
L’idea è nata dal Campeggio Cesenatico che l’ha subito condivisa con il “Consorzio Camping & Natura Villages” che raggruppa 30 Campeggi e Villaggi in Romagna, dai Lidi di Comacchio fino a Riccione (di cui una dozzina sui lidi ravennati).
«Daremo la possibilità – si legge in un comunicato inviato alla stampa dal gruppo – a chi ha impegnato tutte le proprie energie, il proprio tempo, in questa battaglia, di venire in Romagna a trascorre un periodo di vacanza estiva al mare con i propri cari, e avere la possibilità di riconquistare serenità ed equilibrio. I medici, gli infermieri, i tecnici sanitari verranno ospitati gratuitamente nei nostri campeggi, durante la prossima estate, non appena ci saranno le condizioni per poter tornare a fare vacanza. Ognuno dei 30 Villaggi metterà a disposizione 5 settimane di vacanza, a scelta sia alloggio in Mobilhome che in piazzola, per un totale di 150 settimane».
«Ci stiamo già attivando per condividere l’iniziativa con i sindaci dei Comuni della Romagna dove si trovano i campeggi e poter così concertare con le Ausl di riferimento le modalità migliori per poter attivare questa donazione. Non appena definiti i dettagli operativi verranno comunicati in modo tempestivo. Ci auguriamo che questa iniziativa, unita alle tante che fortunatamente si sono attivate in tutto il territorio nazionale, possa contribuire a dare speranza e sostegno a chi si sta impegnando senza indugio, quotidianamente».