lunedì
21 Luglio 2025

Il Comune di Massa Lombarda non dimentica Silvia Romano: striscione in municipio

Approvata all’unanimità la proposta delle consigliere Matilde Donati e Michela Padellino. La ragazza è stata rapita quasi un anno fa in Kenya

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Lo striscione dedicato a Silvia Romano a Massa Lombarda

Il Consiglio comunale di Massa Lombarda nella seduta di martedì 24 settembre ha approvato all’unanimità la proposta, avanzata dalle consigliere Matilde Donati e Michela Padellini, di esporre uno striscione dedicato a Silvia Romano sulla facciata del Municipio, come segno per rinnovare l’attenzione sulla volontaria dell’associazione Africa Milele Onlus di Fano, rapita in Kenya il 20 novembre 2018. Lo striscione è esposto sulla sede comunale da giovedì 26 settembre.

Inoltre, durante la seduta del Consiglio comunale il sindaco Daniele Bassi ha dato lettura dell’appello dell’associazione “Non una di meno” di Conselice e dell’Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont di Longarone  per rinnovare l’attenzione sulla cooperante, in accoglimento della richiesta presentata dalle due associazioni all’Unione dei Comuni della Bassa Romagna.

Revolution Evo, installata la Tac di ultima generazione: costa mezzo milione

Qualità diagnostica e riduzione della dose di radiazioni erogate sono le caratteristiche del nuovo tomografo installato all’Infermi

Attachment 2019 09 30T180031.012Un’elevata qualità diagnostica unita a una sensibile riduzione della dose di radiazioni erogata al paziente e a una maggior velocità nell’esecuzione degli esami: sono questi i principali punti di forza di Revolution Evo, il nuovo tomografo computerizzato (Tc), che è stato installato presso l’ospedale di Faenza e che è stato inaugurato alla presenza del sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi, del direttore sanitario dell’Ausl Romagna Stefano Busetti, del direttore del presidio ospedaliero di Faenza Davide Tellarini, del direttore dell’unità operativa di Radiologia Carlo Onzincolo e della direzione infermieristica Cristina Fabbri.

Del valore di 500mila euro, il Tc verrà utilizzato per applicazioni in diversi campi: neurologico, oncologico e total body, come ha spiegato il dottor Orzincolo, con possibilità di eseguire gli esami più velocemente con vantaggi per il paziente (minor dose di radiazione) e con prestazioni sempre migliori.

La nuova apparecchiatura è infatti un sistema  ad alta risoluzione e bassa dose radiogena (ridotta dell’80 per cento rispetto alle tecnologie tradizionali), pensata per soddisfare le esigenze del presente ma predisposta per anticipare le sfide del futuro. È progettata per supportare la più ampia gamma di applicazioni ed esaminare i tipi di pazienti più diversi, da quelli con traumi complessi a quelli con problemi oncologici. Il miglioramento è  rilevante soprattutto per chi si sottopone agli esami in età pediatrica.

L’elevata risoluzione spaziale garantisce un’alta qualità dell’immagine, consentendo di ricostruire 128 strati: l’aumento del numero di strati e un numero maggiore di dati grezzi permettono di incrementare notevolmente la qualità diagnostica delle immagini per un ampio spettro di procedure.

Con opzioni più intelligenti e automatizzate per tutte le operazioni, il Tc può ottimizzare l’efficienza del flusso di lavoro. Il nuovo tomografo permetterà all’ospedale di Faenza di ampliare e migliorare i propri servizi: ad esempio consente di eseguire un esame total body in meno di dieci secondi ed esami più sicuri e precisi per pazienti con protesi metalliche.

Sempre il dottor Orzincolo ha ricordato che presso l’unità operativa di Radiologia dell’Ospedale di Faenza vengono effettuati ogni anno circa centomila esami di diagnostica per immagini, di cui 14mila tac, e ha evidenziato la fortissima integrazione tra le apparecchiature, ma anche gli operatori dei tre ospedali del Ravennate (Faenza, Lugo e Ravenna), «che si è accresciuta ultimamente grazie all’attivazione della guardia notturna, per la quale l’Azienda ha aggiunto ai turni cinque tecnici».

Il tema dell’integrazione, oltre che degli investimenti per la crescita dell’ospedale, è stato al centro anche degli interventi della dottoressa Fabbri e del dottor Busetti, il quale ha ricordato i lavori, che stanno volgendo al termine, per il nuovo Pronto soccorso che sarà a sua volta dotato di apparecchiature diagnostiche all’avanguardia.

Ha concluso i lavori il sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi: «Esprimo compiacimento per l’acquisizione di una macchina assolutamente fondamentale per il nostro ospedale e per il nostro territorio. Un buon ospedale è fatto di apparecchiature, di investimenti strutturali, e naturalmente di risorse umane, gli operatori e i professionisti che vi lavorano, perché, come dice anche uno slogan dell’Ausl Romagna, ‘Solo le persone curano le persone’. E come Istituzioni saremo sempre attenti che si facciano tutti gli sforzi possibili per mantenere adeguate le dotazioni di personale delle nostre strutture. Questa apparecchiatura è all’avanguardia e consentirà di fare un passo avanti importante per la diagnostica, alla quale si dovrà aggiungere, proprio in un’ottica di integrazione, l’acquisizione di una nuova Gamma Camera, fondamentale per la diagnostica in varie specialità, per il reparto di Nucleare presso il nostro Ospedale».

Autorità portuale, Paolo Ferrecchi nominato nuovamente commissario

Nessuna sorpresa dal Ministero: dopo la nuova sospensione dei vertici dell’ente di via Antico Squero è stato scelto l’ingegnere

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La sede dell’Autorità portuale di Ravenna sulla banchina sinistra in darsena di città

Dopo la nuova sospensione dei vertici di Autorità portuale – provvedimento arrivato dopo l’udienza di fronte al gip – il Ministero dei Trasporti ha nominato il commissario straordinario. Nessuna sorpresa: a guidare Ap in questo passaggio sarà l’ingegner Paolo Ferrecchi, dirigente regionale.

Ferrecchi era già stato nominato come commissario dopo la prima sospensione di presidente, direttore e segretario nell’ambito dell’inchiesta sulla Berkan B. Quel provvedimento era stato però annullato in seguito ad un vizio di forma, per poi essere confermato in seguito all’udienza che si è tenuta all’inizio della scorsa settimana. Nel frattempo però Ferrecchi era decaduto automaticamente (per qualche giorno il presidente Daniele Rossi era tornato di fatto alla guida dell’ente) ed è stato necessario un nuovo decreto ministeriale.

Coldiretti: «Vendemmia di qualità ma produzione in calo del 30% rispetto al 2018»

Il direttore dell’associazione: «Ci sono tutti i presupposti per una rapida risalita dei prezzi. Giacenze esaurite nelle cantine»

Vendemmia«Stiamo assistendo ad una vendemmia di qualità, caratterizzata da grappoli rigogliosi e uve sane, mentre per quanto riguarda la quantità si prevediamo una contrazione finale della produzione che dovrebbe assestarsi attorno al 30% rispetto al raccolto 2018»Sono queste, secondo il Direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini, le caratteristiche di una campagna vitivinicola che mostra, dunque, tutte le condizioni per una robusta ripresa dei prezzi alla produzione dopo che per le uve precoci abbiamo assistito a quotazioni non in linea con le previsioni. «Ci sono tutti i presupposti per una rapida risalita dei prezzi – aggiunge Zampini – anche perché, sulla base delle informazioni da noi assunte, le giacenze di produzione della campagna 2018 che erano stoccate nelle cantine private e nelle strutture di commercializzazione sono praticamente esaurite».

Quindi, secondo Coldiretti Ravenna, sul mercato ci sarebbe eccome spazio per le nuove produzioni, «peraltro – ci tiene a ribadire il presidente Nicola Dalmonte – di elevato profilo qualitativo viste anche le condizioni climatiche di fine maturazione che hanno determinato buone rese e gradazioni altrettanto interessanti. Confidando che i prezzi vadano a premiare la qualità tenendo conto del reale rapporto tra domanda e offerta in un’annata caratterizzata da cali produttivi importanti e, al contempo, da un pressoché generale esaurimento delle giacenze, siamo ad auspicare che i controlli sulla trasparenza dei flussi commerciali non vengano meno. Certe dichiarazioni sulla presenza di eccedenze, infatti, allarmano e non poco; non vorremmo che poi queste fantomatiche giacenze giungessero da altre zone, vedi Spagna. Su questo, come sul rischio di importazioni di vino estero da spacciare poi come romagnolo, vigileremo attentamente perché certe azioni di inquinamento del mercato, se messe in atto, provocherebbero danni irreparabili a tutti gli attori della filiera vitivinicola ravennate»

Controlli alla regolarità della navigazione: staccate multe per più di 52mila euro

In particolare sono stati messe sotto la lente di ingrandimento le unità da diporto noleggiate. Spesso a bordo più persone del consentito

La Capitaneria di Porto di Ravenna ha elevato 24 verbali in poco più di un mese durante i controlli effettuati nella costa antistante la Romagna. L’operazione “Catch the Buccaneer” ha visto coinvolti gli uomini della Direzione Marittima di Ravenna in 15 controlli e aveva come scopo principale quello di accertare e perseguire le condotte illecite connesse allo svolgimento di attività – commerciali e non  – tramite l’uso delle unità da diporto (noleggio e locazione professionale, noleggio occasionale).

Dopo una prima fase di investigazione i militari  hanno identificato le unità da diporto in regime di noleggio, anche di tipo occasionale. Gli accertamenti sono avvenuti sia per mare che al rientro all’ ormeggio dell’unità, in considerazione anche del fatto che il periodo in oggetto normalmente vede un afflusso turistico di media – bassa intensità. Ulteriori controlli ulteriori sono stati effettuati anche nei vari posti di ormeggio di tutti i porti e le darsene turistiche della regione.

Tra le irregolarità riscontrate più spesso c’è  il trasporto di un numero di persone superiore al limite massimo riportato sulla licenza di navigazione; l’ ormeggio di unità in un tratto di banchina non consentito; la mancata comunicazione noleggio occasionale; l’effettuazione di attività commerciale non autorizzata; la messa a disposizione di un’unità da diporto, da parte del noleggiante, non munita dei prescritti documenti (nella specie: certificato di idoneità al noleggio); la mancanza delle dotazioni di sicurezza; l’ assunzione del comando e condotta di un’unità da diporto con a bordo un numero di persone maggiore di quanto previsto dal certificato di sicurezza. Le 24 multe hanno portato a 52mila euro di sanzioni.

La Guardia Costiera raccomanda a tutti i turisti che potrebbero usufruire dei servizi degli abusivi per le attività in questione “di diffidare degli stessi, proprio perché non in regola e quindi non atti a garantire che le gite in barca siano sicure”.

È morto Ennio Dirani, «un pezzo di storia della Fondazione Oriani»

Aveva 89 anni ed era membro del comitato delle celebrazioni dantesche del 2021

Ennio Dirani
Ennio Dirani

Mondo della cultura (e non solo) in lutto a Ravenna per la scomparsa di Ennio Dirani.

È morto infatti a 89 anni il presidente onorario della Fondazione Casa di Oriani, già direttore della biblioteca Oriani a Ravenna e membro onorario del comitato delle celebrazioni dantesche del 2021.

«Apprendiamo con sgomento e con profondo dolore la scomparsa del carissimo professor Ennio Dirani – si legge in un post sulla pagina Facebook della biblioteca –. Con lui se ne va un pezzo di storia della Fondazione e della Biblioteca Oriani, oltre che della vita culturale di tutta Ravenna. Le nostre più sincere e partecipi condoglianze alla famiglia».

“Apprendiamo con dolore la scomparsa di Ennio Dirani, figura che ha lasciato il segno nella cultura ravennate e romagnola del secondo novecento – dichiarano l’assessora alla Cultura Elsa Signorino e Maurizio Tarantino, direttore del Mar e della Biblioteca Classense –. Dirani, già assessore comunale e storico direttore e presidente della Fondazione Oriani, ha legato indissolubilmente il suo nome alla prestigiosa biblioteca di storia contemporanea. Intellettuale eclettico, personalità di grande umanità, uomo di molteplici passioni, inclusa la bicicletta condivisa con l’amato Oriani, è stato sempre attivo nel dibattito culturale della città alla quale ha offerto costantemente stimoli e apporti originali. Membro del Comitato per le celebrazioni dantesche del 1965, aveva con entusiasmo dato la sua disponibilità per il centenario del 2021. Con lui scompare una voce che molto ha dato alla città e che i ravennati continueranno a ricordare».

Nella Notte d’Oro arrivano i draghi del mah-jong: scene in anteprima dal film

A Palazzo Rasponi gli autori e il cast della pellicola girata a Ravenna nel corso dell’estate e in uscita a gennaio per il capodanno cinese

Il docufilm sul mah-jong girato a Ravenna, la città italiana dove il gioco asiatico delle tessere è più radicato, è nella fase di montaggio ma gli autori sono pronti a svelare qualche dettaglio. Il 5 ottobre, in occasione della Notte d’Oro, i protagonisti de “Il Drago di Romagna” incontreranno il pubblico per raccontare aneddoti e curiosità dal set e mostrare alcune immagini inedite del film. Appuntamento alle 21.30 a Palazzo Rasponi in piazza Kennedy: interverranno il regista Gerardo Lamattina, i produttori Giusi Santoro (Pop Cult) e Chi Hai (Micromedia Communication Italy) con il cast. La presentazione in anteprima della pellicola è fissata per il capodanno cinese del 2020, a fine gennaio, nei cinema di Milano, Bologna, Ravenna e Firenze.

Le riprese sono state fatte la scorsa estate a Ravenna e nei dintorni, giocando con draghi, venti e fiori in luoghi anomali: nella piscina di un agriturismo (dove intervistammo il regista), in riva al mare, in un bazar cinese, tra i container sulle banchine del porto, in una concessionaria di auto.

La macchina da presa ha seguito la protagonista Luisa tra le strade del centro storico di Ravenna e la darsena. Il regista Gerardo Lamattina ha voluto esplorare con leggerezza temi come l’integrazione e l’ibridazione culturale attraverso l’espediente ludico: due bambini cinesi, Lou e Stefano, aiutano una frizzante signora romagnola in pensione, grande appassionata di mah-jong, a coronare il suo sogno di raggiungere la Cina per conoscere le origini del gioco, le persone che lo producono e lo giocano e la loro cultura.

A Mirabilandia è già Halloween: il parco riapre tematizzato, con attrazioni horror

Dal 5 ottobre tutti i weekend e aperture speciali il 31 ottobre e l’1 novembre

Halloween Extreme Mirabilandia 01Sabato 5 ottobre Mirabilandia riapre per festeggiare Halloween: tutto il parco sarà tematizzato e non mancheranno spettacoli e intrattenimenti legati alle origini di questo evento.

Appuntamento per tutti i weekend dal 5 ottobre fino al 3 novembre, inclusi giovedì 31 ottobre e venerdì 1 novembre (i sabati dalle 10 alle 22, le domeniche dalle 10 alle 18, il giorno di Halloween fino all’1 di notte).

Mirabilandia propone due tunnel bimbi, in cui i più piccoli potranno esplorare ambientazioni fantastiche e lasciarsi condurre dai personaggi che incontreranno per trovare l’uscita; per i più grandi sei tunnel horror (consigliati a partire da 12 anni) attivi tutti i giorni di apertura.

Novità 2019 è Paradise Camp, “un’area in cui si nascondo cruenti e sanguinari assassini”, accanto a questo – citiamo la cartella stampa – “Malabolgia, una discesa negli inferi; Llorona, una madre ormai spettro che piange in eterno; Psycho Circus, dove sono i visitatori ad essere l’attrazione principale per il sadico clown; Acid Rain, una terra di desolazione e personaggi disumani dopo l’ultima pioggia radioattiva; e Legends of Dead Town, dove la speranza ha cessato di esistere”.

Tutti i sabati di ottobre – oltre a giovedì 31 ottobre, venerdì 1 e sabato 2 novembre – dalle ore 19 alcune aree del Parco si trasformano e lasciano spazio all’Halloween Horror Festival. Un evento per i più temerari che vogliono sfidare le proprie paure nelle tre Horror Zone (consigliate a partire da 12 anni): Zombieville (area Far West Valley), Steampunk Revolution (area Katun) e, novità 2019, Scary Movies (area Divertical). “Orde di zombie da affrontare in un villaggio fantasma; un inquietante viaggio in epoca Vittoriana insieme a risultati di fusioni sperimentali tra uomini e scarti meccanici; e uno spazio popolato da tutti i peggiori protagonisti dei nostri incubi cinematografici: da Freddy Krueger di Nightmare a Chucky, passando per Ghostface”.

Per i più coraggiosi (età minima 16 anni) – il 31 ottobre (ore 21-24), l’1 e 2 novembre (ore 20.30-23) – l’Extreme Horror Experience: “percorsi incappucciati e così tanti mostri da non riuscire nemmeno a contarli”. Un’esperienza estrema – viene definita da Mirabilandia – sicuramente non adatta a tutti.

“Sparita” la siepe che circondava il prato del parco Fagiolo, polemiche a Ravenna

Lista per Ravenna interroga il sindaco e chiede quali siano state le motivazioni della radicale potatura

Operai In Funzione Per Demolizione Cintura Verde Parco FagioloChe fine ha fatto la siepe che da sempre circondava il prato centrale del parco cosiddetto “Fagiolo” di via Zalamella, a Ravenna? Se lo sono chiesti tanti cittadini che in questi giorni hanno frequentato l’area e Lista per Ravenna ne chiede conto al sindaco, in un formale “question time”.

A segare la siepe alcune squadre di operai giovedì 19 settembre, come riportato da Stefano Donati di Lista per Ravenna, con tanto di foto.

«Su questo blitz è mancata qualsiasi informazione pubblica», commenta Donati, sottolineando come il Comune abbia appaltato ad Azimut la gestione del parco, compresi «sette sfalci annuali d’erba completi e due potature della siepe, da aprile a settembre di ogni anno», e avanzando alcune possibili ipotesi.

Parco Fagiolo Senza Cintura Verde«È risaputo come questa siepe fosse utilizzata in passato per occultare la droga destinata, nelle ore serali e notturne, al piccolo spaccio. Sono però passati quasi tre anni dall’ultimo ritrovamento effettuato dalla polizia. Si è voluto evitare che il fenomeno si riproduca? – si chiede Donati –. Nel 2018, si sono avute nella nostra zona costiera, in particolare a Marina di Ravenna, delle infestazioni di scolitide, insetto molto dannoso le cui larve scavano delle gallerie nei rametti delle piante, dove “coltivano” come cibo dei funghi che provocano il disseccamento dei rami e in poco tempo anche delle piante stesse. Si combatte con interventi rapidi di potatura. Potrebbe avere intaccato la siepe del Parco Fagiolo? I rami potati dovrebbero però essere bruciati».

«Secondo una testimonianza oculare attendibile – termina Donati –, piante d’edera si erano sviluppate a dismisura avvolgendo tutta la siepe, al punto di farne temere il soffocamento a breve termine. Di qui forse il taglio estremo dei suoi rami, onde sradicare l’edera da ovunque?».

 

La questura vieta ancora striscioni e bandiere e i tifosi restano fuori dal Benelli

Ultras ravennati e della Sambenedettese uniti nella protesta contro la decisione della polizia

Curva Vuota
La curva senza tifosi del Ravenna

Continua la protesta della parte più calda della tifoseria del Ravenna che diserta lo stadio contro la decisione della questura di vietare l’ingresso a striscioni, “pezze” e bandiere non autorizzate.

Una decisione, quella della questura, che seguirebbe una direttiva ministeriale di diversi anni fa che prevedrebbe di fatto che ogni singolo pezzo di stoffa debba essere autorizzato preventivamente prima di essere portato dentro lo stadio. Una direttiva, è evidente, non rispettata nella stragrande maggioranza degli stadi italiani, ma che a Ravenna per la seconda partita consecutiva casalinga (quella di oggi, 29 settembre, contro la Sambenedettese, persa 2-0 dai giallorossi) è stata fatta seguire alla lettera dagli uomini della questura. Secondo gli Ultras ravennati, approfittando del fatto che si tratta di una piazza «non numerosa» (tanto che nella vicina Cesena bandiere e striscioni continuano a entrare regolarmente allo stadio).

E con la conseguenza di vedere, a Ravenna, un Benelli ancora più vuoto e una curva senza la parte più colorata della tifoseria. Oggi anche quella ospite. A San Benedetto del Tronto, infatti, erano stati venduti oltre duecento biglietti, ma nemmeno la metà di quei duecento tifosi sono entrati allo stadio. Gli altri sono rimasti fuori per protesta, anche loro privati dalla questura ravennate di striscioni e bandiere.

Laurea in Medicina a Ravenna: entro fine anno la decisione

Ospedale Di Ravenna
Veduta aerea dell’ ospedale Di Ravenna

A Bologna non c’è più spazio per gli studenti ma il mercato chiede altri professionisti: si fa largo l’ipotesi di un corso distaccato con cento posti in una palazzina da costruire

Per il via libera ufficiale, con il sì dell’Ateneo, bisognerà attendere almeno novembre ma per i corsi di Medicina a Ravenna e Forlì sembra ormai fatta: pochi i dubbi su una rotta già tracciata.
Nella città dei mosaici è previsto l’avvio di una laurea a ciclo unico che allargherà l’offerta dell’Alma Mater Studiorium. L’11 settembre scorso il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini, ha fatto il punto con il sindaco Michele de Pascale. Con loro, la Fondazione Flaminia e la Cassa di Risparmio di Ravenna.

Secondo quanto emerso il numero di posti previsti è di un centinaio di studenti e – questa la novità più rilevante per la città – l’arrivo in ospedale di una trentina di docenti che lavoreranno e opereranno nel Santa Maria delle Croci, destinato a diventare quindi un policlinico e a dare una risposta concreta alle difficoltà di reperimento dei medici.
L’inizio dei corsi sarà attivato a partire dal prossimo anno accademico. In attesa della realizzazione della nuova sede – un edificio di tre piani vicino all’ospedale (attiguo al Cmp) con laboratori didattici, di ricerca e naturalmente aule – la città metterà a disposizione le sale in centro storico.
Così le aule dove si terranno le lezioni sarebbero la sala Nullo Baldini (nel palazzo della Provincia), la sala Bandini (di proprietà della Cassa di Risparmio, in via Boccaccio), la sala Severino Ragazzini del Centro dantesco. Per quanto riguarda i laboratori verranno utilizzati quelli di Scienze Ambientali in via Sant’Alberto e di Palazzo Corradini in via Mariani, attuale sede di Beni Culturali.

Il reparto di Medicina Interna, secondo quanto prospettato dall’Ausl, verrà sdoppiato in due: una parte sarà a direzione ospedaliera, l’altra a direzione universitaria. A inizio anno, probabilmente non a caso, è stato nominato primario dello stesso reparto il dottor Marco Domenicali, da più di una decina d’anni professore associato in Ateneo.

A spingere l’Università di Bologna a portare in Romagna le facoltà di Medicina è una necessità, prima che didattica, fisica: nel capoluogo non c’è più posto per altri studenti ma, di fronte ad una richiesta in crescita del mercato del lavoro, è necessario aumentare il numero di aspiranti medici. Ai test per entrare nella facoltà – che si sono svolti il 3 settembre scorso in fiera – si sono iscritti in 3.600 per 413 posti. Il prorettore Mirko Degli Esposti in quell’occasione ha spiegato che da parte dell’Università non ci sono in sostanza dubbi sullo sbarco a Ravenna e a Forlì ma anche gli enti locali dovranno fare la loro parte.
Non solo l’Ausl Romagna ma anche Comuni e Regione. «Noi siamo pronti, ma non è una strada che possiamo percorrere da soli», ha spiegato il prorettore. Di fronte all’impossibilità strutturale di «raddoppiare gli studenti a Bologna», la struttura multicampus dell’Ateneo «apre una prospettiva», quella appunto dei corsi a Ravenna e a Forlì, anche se ci sarà bisogno «di muoversi in fretta» con «tante risorse e tanta programmazione».

Il sindaco De Pascale da più di un anno sostiene con convinzione il progetto che ha creato peraltro una frattura piuttosto inedita tra i sindaci della Romagna, con Rimini sugli scudi e in polemica con Ravenna e Forlì. Ciò non impedirà al progetto di andare avanti perché – ha ricordato il primo cittadino – «il tema della formazione dei medici è all’ordine del giorno del dibattito nazionale, con una necessità impellente per il nostro Paese di mantenere il livello di qualità della formazione, aumentando nel contempo i numeri dei medici formati. In questa direzione Ausl Romagna deve affrontare tale riflessione in maniera coesa e in questo contesto, in un’ottica di collaborazione e sinergia tra tutti i territori e gli ospedali della Romagna, Ravenna ha l’ambizione di giocare un ruolo di primo piano».

Treni, nuova beffa sui rimborsi degli abbonamenti per i pendolari di Godo

In molti avevano sottoscritto l’abbonamento da Russi perché il costo era lo stesso. Ora rischiano di non aver diritto all’indennizzo promesso

Protesta Stazione Godo

Di fronte a sei mesi di disagi, erano riusciti ad ottenere un mese di abbonamento gratuito per l’anno scolastico.  Non un grande affare, si dirà, ma sempre meglio di niente. Così le famiglie degli studenti di Godo e Classe che nel dicembre scorso – ad anno scolastico abbondantemente iniziato – si sono visti decapitare le fermate nella loro stazione si aspettavano di cominciare a pagare l’abbonamento da novembre, con ottobre rimborsato da Trenitalia in seguito ad un accordo fatto in Regione.

La prima sorpresa è arrivata quando le famiglie hanno scoperto che, per un problema tecnico, il rimborso sarebbe slittato di un mese. Hanno quindi messo mano al portafoglio e atteso fiduciose novembre. Salvo sorprese, però, molti di loro potrebbero restare beffati anche il prossimo mese. Il problema riguarda una buona parte delle 41 persone  di Godo che avevano sottoscritto l’abbonamento e chiesto l’indennizzo. A settembre del 2018, al momento di abbonarsi in molti hanno scelto come stazione di partenza Russi e non la piccola frazione in cui risiedono. Il motivo è molto pratico: il prezzo era lo stesso e i figli, oltre a frequentare le scuole a Ravenna, avevano la possibilità così di muoversi verso Russi per andare da parenti e amici.

La convenienza era stata caldeggiata anche dal personale Trenitalia allo sportello che, giustamente, l’aveva sottolineata al momento della sottoscrizione. Il tutto si è però trasformato in una beffa al momento del rimborso: per avere il mese gratuito è necessario che sull’abbonamento ci sia scritto “Godo” come stazione di partenza e non “Russi”. Ora Gabriella Mangani, che fa parte del Comitato pendolari e ha seguito la questione tenendo il filo tra istituzioni e genitori, spera che qualcosa si sblocchi con l’incontro previsto a inizio ottobre con la sindaca Valentina Palli: «Non possiamo fare una colpa al personale Trenitalia che aveva suggerito questa soluzione di praticità e non poteva certo sapere cosa sarebbe accaduto a dicembre. Però ora ci auguriamo che il buonsenso prevalga e che anche queste famiglie abbiano diritto al rimborso che gli spetta».

Nel frattempo è stata messa qualche pezza al servizio zoppicante: autobus sostitutivi permettono agli studenti di andare negli istituti di Ravenna e in quelli di Lugo, anche se si potrebbe fare meglio. «A Lugo ad esempio i treni partono due minuti prima dell’uscita degli studenti. Penso che con un minimo di programmazione si potesse evitare questa situazione. Certo, a Bologna dicono che non è facile incastrare tutte le necessità però così sono costretti ad utilizzare i pullman. A dicembre entrerà in vigore il nuovo orario e lì vedremo se saranno messi in atto i correttivi necessari».

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