Come ogni anno riceviamo e volentieri pubblichiamo gli auguri di buone feste dell’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni.
Mons Lorenzo Ghizzoni
“L’abbassamento di Dio, che nasce tra gente umile, che assume la nostra carne segnata da tanti limiti, che lavora per anni e abita in un piccolo paese quasi sconosciuto dai sui consanguinei ebrei, ci chiede di ripensare la nostra vita. Come viviamo noi la povertà e la ricchezza, l’umiltà e la gloria? È vero che gran parte della nostra ricchezza è un suo dono: lo è la vita e tutta la creazione. Ma anche le opere d’arte o le realizzazioni ingegnose e potenti della scienza e della tecnica, sono frutto dei talenti che Lui ci ha dato. Anche il denaro, come mezzo di scambio, è prodotto dell’intelligenza, creata da Dio. Dio non ama l’impoverimento o la miseria, ama il creato, la vita buona dei suoi figli e ciò che essi costruiscono con le loro mani e la loro intelligenza. Eppure si è fatto povero e piccolo, dalla nascita fino alla morte. E poi, come hanno capito bene per esempio san Francesco o il beato Charles de Foucauld, propone anche a noi la povertà e la piccolezza come stile di vita. Penso che il primo motivo di questa provocazione sia che egli vuole liberare i nostri cuori dall’attaccamento alle cose create, alle opere delle nostre mani e alle ricchezze. Per liberare il nostro rapporto con Lui da ogni ostacolo, da ogni idolo.
Ma c’è un altro motivo. Il non accumulare per sé e il condividere i beni con quelli che ci sono messi vicini, ci apre alla fratellanza. Dio vuole che i suoi figli si trattino da fratelli (Luca 15), si amino, si perdonino, custodiscano la vita l’uno dell’altro, soprattutto di chi è più debole: siamo al centro del Vangelo.
Il Signore, scrive S. Paolo, “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). E perché imparassimo che c’è più gioia nel donare che nel ricevere. Questa è la nostra lotta ed è anche la sfida che lancia il Natale alla nostra società ricca, annegata nei consumi, ossessionata dalla ricerca della sicurezza e del benessere individuale, superba e aggressiva verso gli svantaggiati e i poveri della terra. La fratellanza ha bisogno di compassione e di umiltà, di pazienza e di cura per l’altro. Ha bisogno che ci si faccia piccoli con i piccoli.
Per questo il Figlio di Dio si è fatto povero e piccolo e ci ha mostrato la via perché non disprezzassimo nessuno dei nostri simili e nella condivisione, nel dare e ricevere, scoprissimo che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami e che ci sostenga nei passaggi difficili della vita.
L’augurio di questo Natale è che tutti, contemplando nel presepe il più povero e il più piccolo di tutti, possiamo sperimentare la gioia di chi sa amare e lasciarsi amare e riconoscere in Gesù il nostro “fratello universale” (C. de Foucauld, 1903).
Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo
Come ormai da tradizione, l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni celebrerà la Messa della notte di Natale il 24 dicembre alle ore 23 in Cattedrale, mentre il 25 festeggerà il Natale con i detenuti della casa circondariale di via Port’Aurea con una Messa alle ore 10. Alle 18, infine, celebrerà anche nella Concattedrale di Santa Maria Assunta a Cervia.
Il 25 dicembre, in Cattedrale le Messe seguono l’orario festivo e saranno celebrate alle 9, alle 11 e alle 18.30.
Nelle sede di Ravenna in via Missiroli saranno attivi due ambulatori invece di uno nei giorni di festa e nei fine settimana fino a febbraio
Il servizio di Guardia Medica sarà potenziato in pvista delle festività natalizie e poi nei fine settimana di gennaio e febbraio, in previsione del picco influenzale. Più nel dettaglio, nelle giornate del 24, 25 e 26 dicembre (vigilia, Natale e Santo Stefano), di sabato 28 e domenica 29 dicembre, di martedì 31 dicembre e mercoledì primo gennaio (San Silvestro e Capodanno), di sabato 4 e domenica 5 gennaio e di lunedì 6 gennaio (Epifania), nella sede di sede di Ravenna (via Missiroli, 10) saranno aperti due ambulatori anziché uno, dalle 8 alle 20; a Faenza e Lugo (via Golfieri, 9 a Faenza e viale Dante 10 a Lugo) gli ambulatori saranno aperti anche in orario mattutino (dalle ore 9 alle ore 13).
Nel medesimo periodo vari servizi subiranno invece modifiche nell’orario di erogazione: sede CMP di via Fiume Montone Abbandonato – Ravenna: nelle giornate del 24 e 31 dicembre (vigilia di Natale e Santo Stefano) la sede chiuderà alle ore 14; sede Sert di Lugo: nelle giornate del 24 e 31 dicembre (vigilia di Natale e Santo Stefano) la sede resterà chiusa al pomeriggio.
I principali eventi di Ravenna, dove torna all’Alighieri anche il reading di Radio Capital
A Cervia spettacoli itineranti e la tradizionale tombola della vigilia in piazza
A Ravenna l’atmosfera natalizia si scalda con la rassegna di video-mapping che anche quest’anno vedrà protagonisti (fino al 6 gennaio, tutti i giorni dalle 17 alle 22), la basilica di San Vitale e il battistero degli Ariani. Si tratta del progetto dedicato alla valorizzazione in chiave contemporanea degli otto monumenti Unesco sotto la direzione artistica di Andrea Bernabini, Neo Visual Project. Da mercoledì 18 dicembre – sempre tutti i giorni dalle 17 alle 22 – è poi visibile “Light a Dream” (fino al 12 gennaio), sulla facciata del Mar – Museo d’arte della città di Ravenna, con un omaggio alla mostra Lego di Riccardo Zangelmi e alle opere del museo. Il progetto e la direzione artistica sono in questo caso a cura di Samuele Huynh Hong Sun.
Parte in centro a Ravenna anche la rassegna di concerti di Christmas Soul, tutti gratuiti. Si parte sabato 28 dicembre alle 17.30 in piazza del Popolo con Spiagge Soul Holy Fellas, una produzione originale targata Spiagge Soul che riunisce alcuni fra i più affezionati amici musicisti del festival, per un repertorio preparato appositamente per l’occasione che combina gospel e spiritual. Domenica 29 dicembre tocca invece alla prima formazione statunitense della rassegna, il Virginia Gospel Ensemble capitanato dal produttore Earl Bynum (sempre in Piazza del Popolo alle 17.30). Si proseguirà poi con i concerti in occasione del Capodanno mentre è stato allestito anche un cartellone “off” sui lidi.
A Ravenna da segnalare anche gli eventi natalizi per bambini in piazza del Popolo, dove il 24, il 25 e il 26 dicembre si terrà lo spettacolo di circo comico con Clow Billo (il giorno di Natale alle 16.30; gli altri in tre repliche alle 11.30, 15.30 e 17.30). In piazza San Francesco, al villaggio Advs, tornano le “fontane danzanti”, il 29 dicembre alle 18.30, mentre il 6 gennaio si terrà la tradizionale lotteria della Befana (ore 16.30). Da segnalare anche una novità: il 20 dicembre in piazza Kennedy dalle 16.30 i bambini della scuola elementare Mordani formeranno un albero di Natale umano.
Tra gli altri eventi in programma a Ravenna da segnalare l’ormai tradizionale concerto natalizio a tutto swing dei Good Fellas all’Almagià la sera di Natale e il ritorno di Parole Note, il programma cult di Radio Capital, tra reading, musica e immagini (lunedì 30 al teatro Alighieri a ingresso libero). E tra i concerti di Natale, infine, al teatro Alighieri di Ravenna il 23 si terrà quello al pianoforte a quattro mani dedicato a Beethoven, e quello del coro Ludus Vocalis il 26 dicembre alle 21, nella Basilica di San Francesco, dove eseguirà la Missa solemnis in do minore K 139 (Waisenhausmesse) di Mozart.
Guardando al resto della provincia, da segnalare gli eventi di Cervia con le animazioni nei villaggi a tema del centro storico e di Milano Marittima, dove quest’anno a farla da padrone sono le sculture di luce e il nuovo percorso a tema, in rotonda I Maggio (a pagamento), vicino al mercatino gourmet e alla piccola pista del ghiaccio.
In centro a Cervia, oltre al tradizionale villaggio di piazza Garibaldi e dintorni, novità di quest’anno sono gli spettacoli itineranti di viale Roma, mentre il 24 dicembre alle 21 in piazza torna la tombola di Natale mentre le feste verranno salutate il 6 gennaio con l’evento di chiusura, sempre in piazza, dalle 17 alle 22.
Infine, gli appuntamenti coi presepi viventi. Per gli appassionati del genere, quello più suggestivo è a Brisighella , grazie alla scenografia naturale, in programma il 26 dicembre. Ma riscuote sempre grande successo anche quello alla basilica di Sant’Apollinare in Classe, il 24 dicembre a partire dalle 19 (con un corteo alle 23.45 prima della messa); il 29 dicembre e il 6 gennaio (dalle 15). A Castel Bolognese l’allestimento è il 27 dicembre, alle 18, al Molino Scodellino.
L’ateneo è in trattativa con il Comune e la clinica privata Villa Maria Cecilia (Gvm)
La decisione arriverà a giugno dal Consiglio Universitario Nazionale
La clinica privata Maria Cecilia Hospital a Cotignola
L’Università di Ferrara è interessata ad avviare un corso di laurea in Medicina a Cotignola, nella struttura della clinica privata convenzionata Villa Maria Cecilia (gruppo Gvm). Al momento si è ancora in fase di trattativa con le istituzioni locali e regionali ma c’è un obiettivo: partire nell’autunno 2020 con 60-80 matricole. Una decisione potrà arrivare a giugno con il parere del Consiglio Universitario Nazionale. Al momento si attende l’espressione del Comitato Regionale di Controllo (Coreco). È stato il rettore stesso, Giorgio Zauli, a confermare l’avviamento dell’iter burocratico.
Al momento gli incontri preliminari tra Università e Regione sono serviti principalmente per approntare una strategia di pianificazione. Va infatti ricordato che la Romagna è stata scelta dall’Università di Bologna per avviare due corsi di Medicina, uno a Ravenna in una nuova palazzina da costruire nelle vicinanze del Cmp, e uno a Forlì. Per questi due le procedure sono in stato più avanzato, come annunciato dal rettore di Bologna, Francesco Ubertini, intervenuto a Ravenna in occasione delle celebrazioni per il trentennale dell’insediamento dell’ateneo in Romagna.
Tra Unife e Villa Maria Cecilia va avanti una partnership da anni. Gvm sta portando investendo per accreditarsi in maniera sempre più vasta come istituto di ricerca, ricovero e cura a carattere scientifico. Se le cose proseguiranno, nei primi mesi del 2020 dovrebbero svolgersi i sopralluoghi negli spazi di Cotignola.
Maria Cecilia Hospital è un ospedale privato di alta specialità, accreditato con il sistema sanitario nazionale, che fa parte del gruppo Gvm fondato e presieduto da Ettore Sansavini. Gvm opera nei settori della sanità, della ricerca, dell’industria biomedicale e delle cure termali con una rete integrata di di 27 ospedali, molti dei quali di alta specialità, 4 poliambulatori e 4 residenze assistenziali presenti in 10 regioni italiane.
Banda di malviventi provoca ingenti danni all’Unicredit. Sorpresa dai Carabinieri ha fatto perdere le proprie tracce su un’auto lanciata a forte velocità
Tentativo di furto ad un bancomat della filiale Unicredit di Bagnacavallo, verso le 3.30, in via Mazzini, in pieno centro.
Una banda composta da più malviventi con un auto di grossa cilindrata ha cercato di scassinare il bancomat con l’eplosivo, utilizzando la cosiddetta tecnica della “marmotta”. La forte deflagrazione ha creato ingenti danni anche all’interno della banca. Si parla di alcune decine di migliaia di euro.
L’allarme è scattato immediatamente, allertando una pattuglia dei Carabinieri che era nella vicinanze ed è intervenuta sul posto in pochi minuti, costringendo i malviventi a fuggire senza bottino a forte velocità. È iniziato un breve inseguimento che però non ha consentito ai militari di intercettare subito l’auto dei malviventi. Altre pattuglie si sono mobilitate per individuare la banda di scassinatori che però hanno fatto perdere definitivamente le proprie tracce.
Sul posto per i rilievi del caso è intervenuto il nucleo operativo dei Carabinieri della Compagnia di Lugo. Intanto, già da stamattina, si sta lavorando per cercare di riparare i danni interni alla banca e mettere in sicurezza il bancomat per una possibile riapertura dell’istituto di credito già nella giornata di domani.
Il 22 dicembre del 1979 l’Adriatico si era riversato nei paesi, allagando in particolar modo Marina di Ravenna e Lido Adriano. La cronaca di quei fatti che portarono al primo sciopero ecologico e alla legge speciale contro la subsidenza
Le strade di Marina di Ravenna allagate nei giorni successivi al 22 dicembre 1979
Il mare aveva attraversato trecento metri di spiaggia, scavallato la pineta in alcuni punti e aveva invaso le strade, mentre il canale Candiano riversava acqua alle spalle del paese. Come un maremoto, e infatti gli abitanti di Marina di Ravenna pensarono proprio a questo quando si trovarono completamente allagati, come non era mai accaduto a memoria d’uomo e come non è più successo da quel 22 dicembre 1979 ad oggi. Tanto che lo spauracchio dell’evento, quarant’anni dopo, viene evocato a chi oggi minimizza le ingressioni marine ormai regolari lungo via Molo Dalmazia e quelle che nel novembre scorso hanno visto l’Adriatico risalire in fretta la spiaggia e invadere il piazzale della diga foranea.
Non c’erano i social media, nel 1979, e allora si telefonava alle redazioni dei giornali per raccontare quanto stava accadendo non solo a Marina di Ravenna ma lungo tutto il litorale romagnolo, con una particolare furia sui lidi ravennati. «Come un maremoto in Romagna», titolerà il giorno dopo l’edizione locale de Il Resto del Carlino in cui si parlava di «linee incandescenti» con telefonate provenienti da ogni zona della costa. A Marina, Lido Adriano e Lido di Classe pochissime case restarono all’asciutto, a Milano Marittima una classe elementare rimase bloccata perché la scuola era circondata dall’acqua. Un morto, per infarto: un pensionato non resse alla vista del mare che improvvisamente aveva attorniato la sua auto. Allagamenti anche al porto e a Ravenna, in zona Darsena e attorno al canale Lama.
Le strade di Marina di Ravenna allagate nei giorni successivi al 22 dicembre 1979
Per far fronte alla mareggiata lavorarono quattrocento uomini: oltre ai vigili del fuoco i tecnici che avevano il compito di ripristinare la corrente elettrica perché l’acqua aveva invaso le cabine Enel facendo saltare l’erogazione della corrente mentre scattava il divieto di aprire i rubinetti per via della falda compromessa dall’alluvione. Scarseggiavano le ruspe, tanto che il Comune fece appello ai privati per chiedere disponibilità di mezzi utili ad intervenire. Il conto dei danni fu fatto una settimana dopo: cento miliardi di lire nella sola Ravenna, che chiese immediatamente lo stato di emergenza. Stabilimenti balneari, alberghi, impianti industriali, pinete allagate. Per le aziende del porto la Camera di Commercio stimò danni per un totale di sette miliardi. Dopo la conta, però, venne il momento di capire le cause del disastro e la parola sulla bocca di tutti era soprattutto una: subsidenza.
Da più di un decennio l’abbassamento del suolo era oggetto di convegni e dibattiti tra il Veneto e la Romagna. Tema caldo almeno dal 1966, anno di un’altra storica ondata di maltempo: quella che fece finire sott’acqua Firenze a causa dello straripamento dell’Arno e che segnò il picco massimo di acqua alta (194 centimetri) a Venezia. Le cronache del 1979 fanno notare che, nonostante tredici anni prima le condizioni climatiche fossero peggiori, i danni sulla costa romagnola erano stati più contenuti. «Questo dimostra che l’abbassamento del suolo, cioè la subsidenza nel territorio ravennate, ha raggiunto e superato i limiti del pericolo», si concluse durante la riunione convocata in Regione. Sul banco degli imputati non c’erano tanto le estrazioni di gas metano quanto i prelievi di acqua dal sottosuolo per il consumo. Per migliorare la situazione – si diceva – erano urgenti due opere: il completamento dell’invaso di Ridracoli e quello del Canale Emiliano-Romagnolo. Per quanto riguarda le estrazioni di gas, Uber Dondini – ai tempi penna del Carlino e fino a due anni fa presidente del museo Mar – ricordava che ai numerosi convegni organizzati sul tema i tecnici hanno fornito risposte «quanto meno reticenti». Si era in piena crisi energetica e l’argomento era delicato, tuttavia, chiosava il cronista, «il Paese non può dimenticare una zona che subisce tutti i danni del prelievo di gas».
Le strade di Marina di Ravenna allagate nei giorni successivi al 22 dicembre 1979
Tra chi avrebbe voluto far luce sul ruolo delle estrazioni di metano c’era anche Antonio Patuelli, oggi presidente del gruppo Cassa e ai tempi ventinovenne vicesegretario nazionale del Partito Liberale: «Non vorrei che tra qualche anno, quando saranno completati il Cer e l’acquedotto di Ridracoli e saranno chiusi tutti i pozzi acquiferi, ci si accorgesse che il suolo continua ad abbassarsi per altre cause». Patuelli proponeva quindi una commissione di geologi per accertare il ruolo dell’estrazione di metano. La Democrazia Cristiana invitava qualche giorno dopo il giovane liberale a «non sollevare il solito polverone demagogico e qualunquista» e, in sostanza, a mettere da parte le polemiche. L’effetto del metano, diceva la Dc, è «secondario». La questione più grave, sottolineava il partito, è quella dell’estrazione delle acque di falda.
Il sindaco dell’epoca era il socialista Aristide Canosani. Alla stampa riunita in municipio il 28 dicembre 1979 si fece notare che una sola mareggiata era costata a Ravenna quanto tutti gli interventi definiti indispensabili per scongiurare devastazioni di quel tipo. Cinque mesi prima un dossier era partito da Ravenna indirizzato al Ministero: c’erano scritti i lavori necessari per fronteggiare il fenomeno della subsidenza. Ministro dei Lavori pubblici era l’onorevole Franco Nicolazzi, in quota Psdi, che prima dell’alluvione aveva annullato almeno un paio di incontri in cui fare il punto sul tema della subsidenza, attirandosi la furia della città. Nel frattempo le forze politiche si scatenavano: la Dc chiedeva il divieto di costruire in riva al mare, il Psi voleva un intervento straordinario dello Stato, il Pci pungolava la giunta ad esigere risposte precise al Governo. Gli ambientalisti puntavano il dito contro la deforestazione in alcune aree della costa e facevano notare il venir meno del ruolo di protezione delle dune. La svolta arrivò venti giorni dopo, quando la Democrazia Cristiana propose una legge speciale per la difesa della costa che prevedesse fondi speciali per finanziare in dieci anni le opere di protezione necessarie ad evitare nuove alluvioni. Era la prima bozza di quella che passerà alla storia con il nome di “legge Ravenna” (la numero 845/1980) e che permise negli anni successivi di realizzare arginature, studi e lavori di rafforzamento su tutto il territorio.
Le strade di Marina di Ravenna allagate nei giorni successivi al 22 dicembre 1979
Intanto in consiglio comunale Canosani prospettava una difesa del territorio che imitasse quella degli olandesi, suggestione che torna puntuale ad ogni alluvione e che finisce nel dimenticatoio entro poco tempo. Il consiglio comunale si mostrava comunque concorde nel chiedere finanziamenti speciali al Governo. Alla riunione successiva a Roma lo Stato promise venti miliardi per le opere più urgenti che vennero identificate dal Comune nell’innalzamento di banchine lungo il Candiano e a Marina di Ravenna, scogliere davanti ai lidi, sopraelevazione di strade, argini su canali e scoli. Un totale di 29 interventi da realizzare negli anni successivi finanziati in questo caso con i fondi straordinari messi a disposizione dallo Stato.
L’alluvione del 1979 provocò infine a Ravenna quello che fu definito “sciopero generale ecologico”. Ad organizzarlo fu il Comune insieme a sindacati e imprenditori. Una protesta contro la subsidenza che sarebbe servita a spingere il Governo a muoversi in fretta per finanziare la legge speciale per la protezione del territorio. Così due mesi dopo l’alluvione, il 22 febbraio, nel pomeriggio l’intera città scese in piazza del Popolo. Era venerdì: se vogliamo un Friday for futureante litteram. Con una differenza: anziché gli studenti si fermarono i lavoratori e le imprese, insieme per non fare dimenticare l’emergenza che metteva a rischio l’intero tessuto economico del territorio, dal turismo al porto. Funzionò: dopo una prima tranche di 15 miliardi di lire, la legge mise a disposizione 75 miliardi contro la subsidenza. Nata da un’alluvione e da uno sciopero per il clima, è uno strumento indicato ancora oggi come idoneo per contrastare i disastri derivanti dall’abbassamento del suolo a cui ai giorni nostri si aggiunge il problema dell’innalzamento del livello del mare.
Stasera 22 dicembre, parole e musica per un omaggio al violinista Yehudi Menuhin a favore dei bambini di Betlemme. Ingresso a offerta libera
Arrivano da più di venti Paesi diversi; hanno studiato e fatto musica insieme; quando si esibiscono portano in scena lo spirito della cooperazione europea, con creatività, immaginazione, talento: sono i 35 giovani e giovanissimi musicisti della European Spirit of Youth Orchestra, che domenica 22 dicembre, alle 21, suoneranno al Teatro Alighieri di Ravenna, diretti dal fondatore di questo progetto, Igor Coretti-Kuret, e accompagnati dall’appassionato racconto dello scrittore Paolo Rumiz.
United Together è un toccante incontro di musica – in programma Mozart, Bach, Beethoven e Schubert – e parole, nonché un omaggio al leggendario violinista Yehudi Menuhin nel XX anniversario della sua scomparsa, con tre soliste al violino accomunate dall’essersi già distinte in prestigiosi concorsi internazionali e dal vivere e studiare in un Paese diverso da quello d’origine.
Il concerto è un vero dono per gli spettatori, promosso da Fondazione Ravenna Manifestazione in collaborazione con Lions Club Ravenna Host, ma anche un dono per i bambini di Betlemme: l’evento sarà a offerta libera e il ricavato sarà destinato al progetto Al vedere la Stella, che porta assistenza al centro Hogar Nino Dios di Betlemme, dove sono ospitati bambini e ragazzi con disabilità molto gravi.
I biglietti possono essere ritirati alla Biglietteria del Teatro Alighieri (o prenotati telefonicamente 0544 249244).
Si prevedono piene dei corsi d’acqua, vento forte e burrasche sulla costa
Dalle oggi pomeriggio, sabato 21 dicembre, alla mezzanotte di domani, domenica 22, è attiva nel territorio del comune di Ravenna l’allerta meteo numero 128, per criticità idraulica, emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia Romagna. L’allerta è gialla.
L’allerta completa si può consultare sul portale Allerta meteo Emilia Romagna e anche attraverso twitter (@AllertaMeteoRER); sul portale sono presenti anche molti altri materiali di approfondimento, tra i quali le indicazioni su cosa fare prima, durante e dopo le allerte meteo, nella sezione “Informati e preparati”.
Si raccomanda di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso: prestare particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua ed evitare di accedere ai capanni presenti lungo gli stessi (se si allaga la golena il capanno deve essere evacuato); prestare attenzione alle strade eventualmente allagate e non accedere ai sottopassi nel caso li si trovi allagati.
Riccardo Pondi è reo confesso ma durante la convalida dell’arresto si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le analisi preliminari dell’autopsia sulla vittima Elisa Bravi indicano la morte per strangolamento. Si indaga sul movente della gelosia
Riccardo Pondi, accusato dell’omicdio della moglie Elisa Bravi in tribunale a Ravenna per la convalida dell’arresto di fronte al Giudice per le indagini preliminari
Nel giorno della convalida dell’arresto per l’accusa di omicidio volontario della moglie Elisa Bravi, di fronte al Gip del Tribunale di Ravenna, Riccardo Pondi si è avvalso della facolta di non rispondere. Nel corso dell’udienza il 39enne si è semplicemente riportato a quanto già esposto nell’interrogatorio avvenuto lo scorso giovedì mattina subito dopo la tragedia, nella caserma dei Carabinieri di Lugo, alla presenza del Pubblico Ministero.
Durante l’interrogatorio l’uomo ha ammesso – dopo un litigio avvenuto intorno mezzanotte in una villetta di Glorie di Bagnacavallo dove la coppia viveva con due figlie piccole – di avere stretto forte al collo la donna, di essersi accorto che non respirava più e di avere poi chiamato i soccorsi, mentre tentatava di rianimarla.
Intanto, l’esame preliminale dell’autopsia sul corpo della 31enne sembra confermare la sua morte per asfissia da strangolamento, ma è emersa anche la possibilità – come riportato dai quotidiani locali nell’edizione di oggi– che la donna fosse in stato di gravidanza. Particolare che potrà essere confermato solo fra alcune settimane, dopo che tutte le analisi del medico legale saranno completate.
Resta aperta da parte degli inquirenti la ricerca di una motivazione dell’azione omicida, orientata ma tutta da verificare – con il sequestro di carte autografe di Elisa Bravi, cellulari personali e raccolta di testimonianze – verso un possibile “dramma della gelosia” vissuto dal Pondi nei confronti della moglie.
(fonte Ansa.it)
Aderiscono Articolo 1 e Sinistra Italiana, dovranno vedersela con la “concorrenza interna” e tre liste che corrono da sole, alternative ai dem
Vasco Errani, senatore di Leu e fra i promotori della lista Coraggiosa
A sinistra del Pd, ma con il Pd a sostegno di Stefano Bonaccini.
La lista Emilia-Romagna Coraggiosa nasce sulla spinta del lavoro fatto dall’ex eurodeputata Elly Schlein per tentare il più possibile di unire le forze di sinistra che, pur essendo critiche rispetto ad alcune scelte dei dem, si riconoscono in quel campo e fanno in qualche modo appello al voto utile contro il rischio di un governo regionale leghista.
Nel ravennate hanno già organizzato alcuni eventi (il più recente a Faenza) per illustrare questo progetto politico che vuole essere un ennesimo tentativo di riunire forze ecologiste e progressiste. In particolare hanno aderito Mdp-Articolo 1 e Sinistra Italiana (che già avevano insieme portato avanti il progetto di Leu a livello nazionale, poi fallito) e a livello locale Sinistra per Ravenna, lista civica di maggioranza a Palazzo Merlato oltre ad altre realtà associative. Tra le questioni messe in primo piano la redistribuzione, l’equità, la transizione ecologica, i diritti.
I quattro candidati ravennati rispecchiano questa molteplicità di forze. Si tratta infatti di Isabella Marchetti, lughese di nascita, classe 1961 con un passato in Rifondazione Comunista, assessora alle Politiche Sociali nel Comune di Massa Lombarda dal 2004 al 2009.
Edward Jan Necki, nato nel 1967 a Faenza da padre polacco e mamma faentina, dipendente di un’azienda di credito nel bolognese e attualmente consigliere comunale per L’Altra Faenza, forza all’opposizione della giunta Pd Malpezzi.
Luca Ortolani, faentino, 40 anni, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dal 2015 consigliere comunale a Faenza per Articolo Uno (che invece appoggia la giunta Malpezzi).
Federica Francesca Vicari, ravennate, classe 1988, è operatrice culturale e partecipa alla gestione del Cisim di Lido Adriano, alle scorse amministrative a Palazzo Merlato era candidata con Sinistra per Ravenna, in appoggio a De Pascale.
Difficile immaginare che bacino di voti potranno raccogliere tra “concorrenza interna” – quella del Pd ormai non più renziano, quella dei Verdi che in epoca di Fridays For Future potrebbero avere un nuovo appeal – e quella esterna. I grillini infatti ci saranno e ci saranno ben tre liste alla loro sinistra.
Una è quella de L’Altra Emilia-Romagna – realtà che cinque anni fa era sostenuta anche da qualcuno che oggi è in Coraggiosa, a cominciare dal consigliere eletto, il giuslavorista Piergiovanni Alleva – e che oggi rappresenta Pci e Rifondazione comunista. Un’altra è quella del Partito Comunista di Rizzo che, come abbiamo scritto, è impegnata nella raccolta firme, operazione invece conclusa per Pap, ossia Potere al popolo, che continua la propria esperienza dopo il non entusiasmante risultato delle ultime Politiche. Insomma, per gli elettori di sinistra, le opzioni di certo non mancano.
Artigiano in pensione, era noto per essere un chitarrista amatoriale
Giovanni Fabbri
È scossa la comunità di Alfonsine per la morte di Giovanni Fabbri, 71 anni, artigiano in pensione e noto in particolare per la sua passione per la musica e la chitarra in particolare, con cui si è sempre esibito in vari gruppi della zona.
L’uomo è rimasto vittima nel tardo pomeriggio di giovedì 19 dicembre di un infortunio sul lavoro a Rossetta di Bagnacavallo, in un capannone di via Carraia Foschini, dilaniato dal tornio con cui stava lavorando.
L’associazione: «Gli anni dedicati alla politica hanno rafforzato le sue doti e gli hanno permesso di approfondire le tematiche del nostro mondo»
In piedi, il nuovo direttore Mirco Bagnari
Cia Romagna ha scelto Mirco Bagnari come nuovo direttore dell’Associazione e lo ha presentato nel corso dell’ultima direzione del 2019, svoltasi il 19 dicembre. Dicembre, un mese significativo in maniera ricorrente per Cia: è stata fondata in questo mese nel 1977 e, due anni fa, il 14 dicembre 2017, ha avviato la sua dimensione “Romagna”.
Mirco Bagnari assumerà ufficialmente l’incarico all’inizio del 2020. Il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi sottolinea: «La scelta è ricaduta su Bagnari per le sue molteplici attività di organizzazione e coordinamento delle risorse umane e delle strutture operative svolte fino ad ora e per le sue consolidate capacità relazionali e comunicative. Conosce le dinamiche dell’associazionismo e ha sviluppato solidi rapporti con gli enti e le strutture territoriali; l’agricoltura è stata frequentemente al centro della sua attività».
Gli anni dedicati alla politica – da sindaco del Comune di Fusignano, all’esperienza dell’Unione della Bassa Romagna fino all’attività di consigliere nell’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna in quest’ultima legislatura con il Pd – «hanno rafforzato le sue doti – si legge in una nota inviata alla stampa – e gli hanno permesso di approfondire le conoscenze anche relativamente al mondo agricolo. Le sue azioni hanno interessato vari comparti del settore (cerealicoltura, castanicoltura, apicoltura, industriali, officinali) e varie tematiche connesse, come ad esempio eventi climatici, questioni fitopatologiche, consorzi di difesa, confidi, Pac. Grazie al lavoro svolto su questi temi, nel dicembre 2017, Bagnari è stato nominato membro della “Accademia Nazionale di Agricoltura”, istituzione che, fin dal 1807, promuove la conoscenza scientifica relativa all’agricoltura e agli ambiti ad essa connessi».
«L’idea che mi sono fatto in questa prima fase di approccio e conoscenza e per entrare a far parte del sistema Cia – spiega Mirco Bagnari – è di un’associazione dinamica e di grande serietà, con una grande volontà di partecipazione diffusa e di condivisione. Credo ci saranno molte cose da costruire insieme. Dovremo rendere circolare l’informazione e il lavoro: lavoreremo insieme, e insieme agli associati, e cercheremo di ridefinirci tutti quanti per essere al passo con i tempi e all’altezza delle esigenze dei soci Cia in un’epoca di trasformazioni complicate, ma anche assai stimolanti per l’economia e, soprattutto, per l’agricoltura».
Bagnari, subentra a Fabrizio Rusticali, che da tempo aveva annunciato l’intenzione di fare posto ad altri per raggiunti requisiti di pensionabilità. Rusticali, direttore di Cia per 17 anni (15 anni di Cia Ravenna e 2 di Cia Romagna), ha accompagnato il percorso di fusione fra le Cia provinciali di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini che ha portato l’organizzazione a diventare a Cia Romagna.
Esprimendo gratitudine per il sostegno ricevuto in tutti questi anni, Rusticali ha messo in evidenza che a fronte di una decina di pensionamenti sono stati stabilizzati una quindicina di giovani: «Giovani bravi – afferma Rusticali – ai quali auguro di poter lavorare con passione, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, con la voglia di confrontarsi e di mettersi in gioco per costruire ciò che serve per portare al successo che merita Cia Romagna insieme al nuovo direttore Mirco Bagnari».