L’acquirente si è accorta che nel libretto delle manutenzioni c’era già il tagliando con un chilometraggio superiore a quell segnato sul cruscotto della vettura
Per 6.200 euro una 33enne ha acquistato in un autosalone di Castel Bolognese una Lancia Musa usata che sul cruscotto segnava 77mila km ma quando l’ha portata a casa si è accorta che nel libretto delle manutenzioni era già stato fatto un tagliando a 132mila km e si è rivolta ai carabinieri: il commerciante, un 47enne di Faenza, è stato denunciato dai carabinieri per truffa. In un caso analogo è invece incappato un 33enne faentino che attraverso una trattativa privata aveva adocchiato una Bmw 120 con 136mila chilometri al prezzo di seimila euro. Contattato il venditore, un 24enne della provincia di Venezia, i due hanno perfezionato la vendita. Anche in questo caso il raggiro è stato scoperto costatando che l’auto aveva percorso in realtà oltre 180mila chilometri.
Dal comando dei carabinieri di Faenza arrivano alcuni piccoli consigli per evitare di rimanere raggirati dai furbetti del contachilometri: «Bisogna diffidare dagli acquisti troppo vantaggiosi, facili esche dei truffatori e poi, prima di acquistare un mezzo pretendere il libretto con le manutenzioni fatte dove vengono riportati il chilometraggio nel giorno in cui l’auto è entrata in officina».
Basket A2 / Di fronte a giocatori, tifosi, professori, istituzioni e studenti è stato presentato un video legato alla collaborazione tra la società giallorossa e l’istituto
Presentata la collaborazione tra Basket Ravenna e Liceo Artistico Nervi
“Noi siamo il Basket Ravenna”, laddove dietro il ‘noi’ ci sono i cittadini di Ravenna, giocatori e tifosi, dirigenti e politici, professori e soprattutto gli studenti del Liceo Artistico Nervi. Un progetto partito mesi fa e arrivato a una splendida conclusione è stato illustrato in una conferenza stampa tenuta proprio nella palestra del Liceo, preceduta da una visita ai locali e alle aule dell’istituto dell’OraSì al completo, con i giocatori di Mazzon che poi si sono misurati in una gara di tiro con i ragazzi.
Alla conferenza erano presenti in rappresentanza dell’amministrazione comunale il sindaco De Pascale e gli assessori Bakkali e Fagnani, con quest’ultimo che ha inteso rimarcare lo stretto e necessario legame tra territorio, scuola e società sportive, un legame esaltato nel frangente da questa collaborazione tra il Basket Ravenna e il Liceo Artistico. Per il Basket Ravenna è intervenuto il direttore generale Julio Trovato, ma erano presenti al completo lo staff tecnico, giocatori della prima squadra e accompagnatori. C’erano anche, in rappresentanza del club ‘Ravenna nel cuore’, il presidente Milko Bertagna e Gianluca Alni, molto coinvolti in questa iniziativa assieme a tutti i soci perchè è stato proprio il club che raduna un gruppo di appassionati tifosi del Basket Ravenna a donare al Liceo attrezzature tecniche fondamentali sia per realizzare il video legato a questa collaborazione scuola-sport che per le attività di tutti i giorni dell’istituto di via Tombesi Dall’Ova.
Il settore più coinvolto e attivo del tavolo di conferenza era ovviamente rappresentato dagli esponenti del Liceo Artistico Nervi: la direttrice del Liceo, Mariateresa Buglione, affiancata dal provveditore Agostina Melucci e dal professor Domenico Armone, coordinatore del Progetto per il Liceo Nervi ed in prima linea con i ragazzi durante tutti i mesi delle riprese. Al termine della conferenza tutti i presenti e l’intero gruppo degli studenti del Liceo si sono spostati nello spazio scelto per la proiezione del video realizzato appunto in occasione di questa partnership con il Basket Ravenna, due minuti belli ed intensi nei quali le bellezze artistiche di Ravenna sono state mixate con immagini della città, delle partite dell’OraSì e dei suoi tifosi, il tutto all’insegna del motto che rappresenta il fil rouge di questa lodevole iniziativa: “Noi siamo il Basket Ravenna”.
Volley giovanile / Nel primo dei tre concentramenti contro Perugia e Livorno, l’Under 14 di Bandini ha battuto Perugia e perso con Livorno. Domenica 10 febbraio di nuovo in campo a Massa, poi il 24 febbraio sarà Ravenna a ospitare l’ultima tappa
I giocatori e gli allenatori dell’Under 14 della Consar Ravenna
Sono iniziati in tutta Italia i concentramenti a gironi della Boy League, il campionato nazionale di categoria per Under 14 organizzato da Legavolley. La Consar di Bandini ha disputato nei giorni scorsi il primo concentramento ad Assisi tornando a casa con una vittoria sulla Sir Safety Conad Perugia per 2-1 (25-21, 19-25, 20-25) e una sconfitta contro l’Acqua Fonteviva Apuana Livorno per 2-1 (22-25, 25-16, 21-25). Nella terza partita Perugia ha battuto Livorno per cui le tre squadre arrivano appaiate in classifica con tre punti al secondo concentramento che si terrà domenica 10 febbraio a Massa. Ravenna poi ospiterà il terzo e ultimo concentramento il 24 febbraio alla palestra Montanari.
«Siamo partiti con molti errori durante il primo set contro Perugia – è l’analisi di Patrick Bandini – ma poi ci siamo ripresi e abbiamo vinto bene, giocando anche una buona pallavolo. Nella gara successiva contro Livorno, squadra che mi è parsa più completa da prima e seconda linea, ce la siamo giocata. Rispetto alle altre due squadre poi noi abbiamo schierato nello starting six anche un 2006, Diego Frascio, e abbiamo un solo prestito, Amin Ravaglia dalla Uisp Imola, contro i tre prestiti delle altre due formazioni».
La formula della Boy League, che Ravenna ha già vinto due volte nella sua storia (nella seconda edizione del 1997 e nel 2016), prevede una finale nazionale a otto squadre: le due finaliste dell’anno scorso, Civitanova e Trento, sono già qualificate di diritto, mentre a loro si aggiungeranno le vincitrici dei quattro gironi, la migliore seconda e la vincente del concentramento tra le tre peggiori seconde. «L’obiettivo per il concentramento di domenica prossima è ovviamente fare meglio – sottolinea Bandini – con due vittorie ci avvicineremmo alla qualificazione a patto però di sbagliare meno e di essere più continui nel corso delle singole partite».
Questa la rosa della Consar Ravenna, con Bandini assistito in questa esperienza da Filippo Sampaoli e Filippo Rontini. Alzatori: Candito Samuele, Ventisette Matteo. Opposti: Marchi Francesco, Zuccherato Francesco. Centrali: Ferrari Glenn, Preda Lorenzo, Ravaglia Amin. Schiacciatori: Frascio Diego, Fucksia Nicola, Rossetti Lorenzo, Strani Tommaso, Tuccelli Lorenzo.
Dal libro “Il silenzio sugli innocenti” di Luca Mariani sui fatti accaduti in Norvegia nel 2011 è tratto il lavoro che sarà in scena al Binario di Cotignola l’8 febbraio. Intervista alla regista Serena Sinigaglia
(Foto SerenaSerrani)
Venerdì 8 febbraio al teatro Binario di Cotignola alle 21 uno spettacolo con Arianna Scommegna e Mattia Fabris che trae spunto dalla cronaca recente per aprire interrogativi e far riflettere sul presente. Il titolo è Utoya, l’isola in cui il 22 luglio 2011 l’allora trentenne Anders Breivik uccise in un’ora e mezza 67 ragazzi tra i 14 e i 20 anni che stavano partecipando al campeggio dei giovani laburisti norvegesi, dopo aver fatto esplodere una bomba a Oslo per distrarre l’attenzione. Su quell’evento il giornalista Luca Mariani ha scritto un saggio “Il silenzio sugli innocenti” che, capitato tra le mani della regista Serena Sinigaglia, ha ispirato lo spettacolo.
Serena, come nasce l’idea di uno spettacolo su un fatto così recente?
«Quando mi sono trovata a leggere il libro di Mariani mi sono resa conto che avevo dimenticato quel fatto così grave e così recente e mi sono chiesta come fosse stato possibile. Una strage avvenuta in Norvegia, nel cuore dell’Europa, in un paese che noi consideriamo un modello a cui aspirare. E la risposta è che nella mia coscienza lo avevo, come tanti e anche in ragione di come fu trattato allora da molti media, derubricato al gesto terribile di un folle. Leggere l’inchiesta di Mariani mi ha fatto riflettere come invece quell’episodio abbia anticipato di fatto il viraggio molto netto che stiamo vivendo in Europa e nel mondo verso un populismo piuttosto sinistro. Stiamo assistendo al ritorno di discorsi di violenza, settarismo, a quel giro di boa destrorso di una destra che abbiamo conosciuto nelle sue espressioni più feroci. E assistiamo anche a un indebolimento delle istituzioni democratiche in un sistema che somiglia a quello tirannico».
Dunque l’idea è che si sia trattato di un gesto politico. E questo lo distingue profondamente, per esempio, dalla strage di Columbine di cui abbiamo visto il film-documentario di Michel Moore anni fa…
«Sì. L’episodio di Columbine è il sintomo di un profondo disagio sociale, dove ragazzini giovanissimi hanno sparato nella loro stessa scuola. Questa invece è una strage politica nel cuore della socialdemocrazia. Breivik, quando agisce, ha trent’anni e da cinque sta mettendo a punto il piano con lo scopo dichiarato di uccidere chi credeva in una società inclusiva, accogliente, che voleva l’emancipazione della donna e un welfare meno liberista. L’idea era offendere e trucidare chi credeva in un pensiero utopista, inclusivo e dialettico e dentro quel fatto ci sono interrogativi inquietanti, che sono quelli che mi interessava soprattutto far emergere in teatro».
(Foto SerenaSerrani)
Lei non ama la definizione di teatro civile. Perché questo spettacolo non si può quindi definire tale?
«Perché il teatro civile ricompone apollineamente, offre una consolazione, racconta il fatto, permette allo spettatore di uscire più solido. Io invece amo di più il teatro politico, che non riconcilia e anzi sollecita domande e interrogativi. Ormai il teatro, forse perché più intimo e per pochi, è rimasto l’unico baluardo dove ancora lo sguardo del censore arriva più tardi, per esempio rispetto al cinema».
Tra le questioni sollevate, anche le responsabilità del governo norvegese che aveva sottovalutato la portata di quanto accaduto, anche se il colpevole è stato prontamente assicurato alla giustizia… «Sì, perché lui si è consegnato dichiarandosi “prigioniero politico” dopo aver potuto agire indisturbato per oltre un’ora sull’isola e dopo l’attentato a Oslo per “distrarre l’attenzione”. Quest’uomo per cinque anni aveva lavorato al suo piano e aveva avuto contatti anche con molti esponenti europei della destra radicale, anche italiani. Ci sono le mail a provarlo. Ha potuto comprare il materiale per costruire la bomba. Quel giorno gli elicotteri e i barchini delle forze dell’ordine non erano disponibili per raggiungere l’isola. E dopo non c’è stata una sostanziale e importante indagine da parte del governo, che è stato carente anche sul piano della narrazione».
Come si mette tutto questo in uno spettacolo di teatro politico e non civile? Chi vediamo in scena?
«Poiché il libro di Mariani è un’inchiesta giornalistica, ho chiesto a un grande drammaturgo come Edoardo Erba di lavorare a un testo teatrale. Ne sono nate tre coppie che vivono il giorno prima, il giorno stesso e il giorno dopo la strage. Ci sono due genitori, borghesi, che hanno la figlia al campeggio. In particolare il padre l’ha voluta mandare. Tra i due scoppierà una crisi, come in crisi sono tanti rapporti famigliari oggi. Ci sono due poliziotti che vedono dalla terra ferma quello che sta succedendo ma non possono agire perché ricevono ordini di aspettare. E qui si affronta il tema del conflitto e dell’obbligo. E ci sono un fratello e una sorella che vivono nella fattoria accanto a quella dove Breivik per anni pianifica e costruisce la bomba, ma alla fine la sorella sceglie l’indifferenza di fronte a strani movimenti, avrebbe potuto denunciare ma preferisce tacere. Arianna e Mattia, gli attori, li interpretano in modo molto liquido, sono bravissimi».
(Foto SerenaSerrani)
Quindi non ci sono né le vittime né il colpevole?
«Esatto, ho troppo rispetto per le vittime per pensare di far parlare loro. Né tanto meno volevo anche solo nominare Breivik, anche per cedere a quel forte elemento narcisistico che è sempre presente in questi casi. Ma volevo onorare le vittime. E questo avviene attraverso la scenografia di Maria Spazzi. Ne è emerso uno spettacolo molto rigoroso, quasi un’orazione funebre».
Le reazioni del pubblico?
«Sempre molto forti, nessuno rimane indifferente. Ed è ormai diventata un’abitudine, dopo lo spettacolo, far seguire un incontro in cui gli spettatori fanno domande a Mariani (che sarà in sala anche al teatro Binario, ndr) perché vogliono saperne di più».
La pediatra Serenella Pignotti ospite al convegno organizzato a Ravenna dall’Unione donne italiane sulle conseguenze del Disegno di legge Pillon in tema di divorzio e affidamento dei figli. Appuntamento l’8 febbraio alla biblioteca Classense
Venerdì 8 febbraio alle 14.30, in sala Muratori alla biblioteca Classense si tiene un convegno organizzato da Udi (Unione Donne d’Italia) dal titolo “L’alienazione parentale. Il furto della madre nel Ddl Pillon”. Il Ddl Pillon è come noto un disegno di legge che punta a riformare diversi aspetti della legislazione sul divorzio e che viene duramente attaccato dalle associazioni femministe e non solo per i rischi che comperterebbe a danno in particolare di madri e bambini. Tra le tante questioni che sollevano i critici al disegno di legge c’è sicuramente quella che riguarda una realtà molto specifica e pure diffusa, ossia appunto la cosiddetta sindrome di alienazione parentale, già oggi fortemente discussa sia all’interno della comunità giuridica sia in quella medica. Per “alienazione parentale” si intende quella presunta sindrome che fa sì che, dato il contesto di una separazione conflittuale, il bambino non voglia più vedere il genitore a cui non è stato affidato perché manipolato e influenzato dall’altro genitore. Quando questa situazione viene rilevata dal giudice, il bambino è non solo costretto a incontrare l’altro genitore, ma può essere addirittura allontanato dal genitore, in genere la madre, che si sarebbe reso responsabile di quel rifiuto denigrando il genitore assente. Tra le voci che da più tempo si battono per sostenere l’inesistenza di questa “sindrome” e i danni che vari tribunali stanno causando a troppi bambini c’è Serenella Pignotti, pediatra all’ospedale Meyer di Firenze e consulente in moltissime cause, un po’ in tutta Italia. Pignotti, autrice anche del recente volume I bambini meritano di più, sarà al convegno di Ravenna dell’8 febbraio, insieme a Vittoria Tola dell’Udi nazionale e Antonella Penati, presidente associazione Federico nel cuore. Coordina l’avvocata Sonia Lama. Abbiamo chiesto a Pignotti di spiegare meglio di che fenomeno stiamo parlando e dei rischi che si corrono rispetto al nuovo, contestatissimo, disegno di legge.
Maria Serenella Pignotti
Dottoressa Pignotti, ma quanto è diffuso il fenomeno? E qual è il rischio principale?
«È assolutamente diffuso e anzi inquina la quasi totalità dei casi di separazioni conflittuali in cui un bambino rifuta di vedere un genitore. Si tratta di un baratro che ha come rischio principale un picco di femminicidi, che si è verificato di recente. Perché una volta che viene tirata in ballo questa presunta sindrome si cessano le indagini nei casi di violenza, che molto spesso sono invece alla base di questi rifiuti».
Lei sostiene che questa cosiddetta sindrome non esista, eppure nei tribunali è diffusa. Come viene stabilita?
«Da psicologi nominati dal tribunale. Il problema è che i magistrati spesso pensano si tratti di un elemento scientifico e provato quando non è affatto così. È stato invece introdotto nei paesi in cui le donne stavano iniziando a conquistare un’indipendenza, per riaffermare il patriarcato, per sminuire il ruolo della madre. Come la diagnosticano? Vanno a cercare disperatamente ogni frase che la madre può aver detto contro il padre, anche le più comuni e frequenti, anche all’interno di una coppia che non si separa. E poi, per i casi in cui sia impossibile trovare alcunché, si sono inventati addirittura l’alienazione incoscia, che finisce per imbavagliare qualsiasi argomento che possa opporsi».
Ma, invece, nella sua esperienza, quando un bambino rifiuta di incontrare un genitore, quali sono le ragioni profonde?
«Dietro queste situazioni c’è quasi sempre un contesto di violenza familiare. Ma proprio in questi giorni ho sulla scrivania il caso di un bambino giudicato “affetto” da questa sindrome nonostante ci sia una sentenza di primo grado che affermi come il piccolo abbia assistito a episodi di violenza sulla madre! Ma nemmeno questo è sufficiente. In realtà la letteratura scientifica dice che quando un genitore denigra l’altro genera piuttosto un rifiuto verso chi denigra. Quando un bambino rifiuta di vedere un genitore, c’è una ragione ben più profonda. E ignorarla può voler dire mettere a repentaglio la sua sicurezza e la sua incolumità».
La situazione sembra già grave così com’è. Come può il Disegno di legge Pillon peggiorare ancora la situazione, come denunciano tante associazioni?
«Con questo disegno di legge arriva la ciliegina sul babà alla crema. Perché addirittura, Pillon dice che anche quando non sia riconosciuta alcuna alienazione, se un bambino rifiuta un genitore si può procedere per l’interruzione dei rapporti con l’altro. Pensi solo a quello che può significare quando magari si ha a che fare con un adolescente. Dietro a tante storie di fughe da casa dei ragazzi, ci sono propri casi come questi. Non si può costringere un ragazzo a stare dove non vuole».
Tutto questo che conseguenze ha e può avere sulla scelta di tante donne? E riguarda famiglie di ogni fascia sociali?
«Sì, ma naturalmente le donne più fragili, con meno denaro a disposizione o senza una rete parentale, soccombono più spesso perché hanno meno mezzi per difendersi. E questo fa sì che, per paura di vedersi togliere i figli, non li mandano più a scuola. O restino in una situazione di coppia dove subiscono violenze, invece di denunciare. È una situazione che mi preoccupa tantissimo, perché già molto frequente. E che si associa a una narrazione, purtroppo diffusa da tanti media, che racconta troppo spesso i padri come la parte debole nelle separazioni. Ma non è vero che sono loro quelli a impoverirsi di più in caso di divorzio, è piuttosto vero il contrario, così come sono più spesso gli uomini a rifarsi una vita dopo una separazione e non le donne. Peraltro ormai nelle separazioni consensuali l’affido congiunto a entrambi i genitori è sempre più diffuso. Quando parliamo di situazioni in cui si tira in ballo l’alienazione parentale siamo in presenza di casi di violenza o di malattia mentale, che può riguardare ovviamente uomini e donne. Ma anche in questo caso, non possono essere i consulenti dei tribunali a fare la diagnosi, ma un’équipe ospedaliera. Sa quante psicosi sono decretate tali nei tribunali, ma non negli ospedali?».
Presentato il nuovo piano sosta che prevede anche altri 250 posti nel biennio 2020-21. Ecco il dettaglio di dove verranno realizzati
Entro Pasqua, o entro maggio in caso di maltempo, Milano Marittima avrà 290 nuovi posti auto in più e nel biennio 2020-21 arriveranno altri 250 posti e ulteriori parcheggi scambiatori. È l’annuncio del Comune di Cervia che stamani, 7 febbraio, ha presentato alle associazioni di categoria il potenziamento del piano sosta redatto dal settore Programmazione e Gestione del Territorio. Il nuovo incremento si andrà a sommare ai quattrocento posti del Palacongressi «per alleviare il problema di mancanza di parcheggi nella località, ma anche di limitare i disagi con il proseguimento del lungomare di Milano Marittima ed in generale di continuare nel perseguimento di soluzioni amiche dell’ambiente».
Nel dettaglio per il 2019 sono previsti interventi al parcheggio Mantova in viale Forlì (60 nuovi stalli riorganizzando gli spazi limitrofi, salvaguardando il giardino del Maggio in fiore), nella traversa di via Gora al Circolo Tennis (realizzazione di stecca di parcheggi centrale e riorganizzazione spazi esistenti realizzando circa 80 posti auto), al parcheggio stadio (aumento stalli di circa 50 posti auto), in via Gora (sistemazione e segnalamento dei posti auto posti lungo la per circa 100 posti auto), al parcheggio scambiatore del centro congressi con realizzazione di area destinata a camper e realizzazione struttura per carico e scarico dei liquami. Inoltre è prevista la realizzazione di un nuovo impianto di segnaletica di indicazione ai parcheggi su tutta Milano Marittima (come già realizzato per Cervia) con l’introduzione di alcuni display informativi sulle strade principali di ingresso alla località (Matteotti, Gora e Fantini) e l’estensione del percorso bus navetta fino alla rotonda Corelli e corse mattutine per dipendenti.
Per gli anni 2020 e 2021 si intende intervenire con una nuova linea bus navetta per il mare con partenza dal piazzale Artusi (Alberghiero) passando per il viale Oriani, per servire anche la parte vicino al porto del nuovo lungomare di Milano Marittima. Sarà realizzata una nuova rotatoria sulla intersezione fra le vie Milano e Di Vittorio, subordinata al completamento della strada di comunicazione fra la via Di Vittorio e la Via Martiri Fantini (nuova Coop). Una nuova area per la sosta in angolo fra la via Gora e la strada diretta al Golf per ulteriori 140 posti, un fast park nell’area stadio per ulteriori 170 posti auto, un parcheggio scambiatore all’ingresso nord di Milano Marittima (di fronte a colonia Varese) e un nuovo parcheggio nei pressi di via Guerrini.
Il presidente provinciale propone un incontro pubblico perché «forze tradizionaliste e bigotte ci impediscono il contrasto al bullismo nelle scuole»
Nella giornata contro bullismo e cyberbullismo l’Arcigay ricorda che mette a disposizione di tutti uno sportello anti discriminazione per chiunque si trovi in una situazione di questo tipo. «Una delle forme di bullismo cui le ragazze e i ragazzi sono quotidianamente esposti è il bullismo omofobico», si legge in un comunicato di Arcigay Ravenna. Che tramite il presidente provinciale Ciro Di Maio si dice a disposizione delle studentesse e degli studenti degli istituti ravennati «per un incontro pubblico per approfondire questa delicata ed importantissima tematica, per parlarne ed allontanare casi di questa portata dalla nostra quotidianità. Ci sono purtroppo forze tradizionaliste e bigotte che impediscono ad Arcigay, e agli altri soggetti, il contrasto al bullismo nelle scuole con l’idea della paranoia gender e questo porta ad un ritorno di forme di bullismo che rialzano la testa».
Sperimentazione di sei mesi in collaborazione con la Axon che produce le bodycam indossabili: «Gli studi passati ci dicono che migliorano il comportamento di tutte le parti coinvolte nelle interazioni delle forze dell’ordine»
Dalla fine della prossima primavera a Ravenna la polizia municipale avvierà una sperimentazione di sei mesi con videocamere indossabili sulle divise. Dieci Axon Body verranno date in dotazione a un numero ristretto di agenti, formati e addestrati all’utilizzo di queste moderne strumentazioni. E in parallelo prosegue l’iter per arrivare alla sperimentazione anche del Taser, la pistola elettrica: è prevista una formazione specifica per un gruppo ristretto e selezionato di agenti, due dei quali avranno la possibilità per sei mesi di portare in servizio il dispositivo.
Axon Body è una videocamera a unità singola agganciata all’uniforme, registra video in alta definizione con un campo visivo di 143 gradi e più di 12 ore di autonomia. La registrazione parte con un doppio tocco dell’agente e include fino a due minuti precedenti. Il dispositivo è segnalato. La funzione principale delle bodycam è quella di riprendere gli interventi classificabili come “complessi” o “ad alto impatto”. Lo scopo delle minivideocamere vuole essere scoraggiare l’escalation dell’azione criminale e garantire trasparenza rispetto ai metodi adottati dalla polizia.
Nel 2018, il comando di polizia locale di Ravenna ha registrato un numero di interventi complessi che hanno avuto una rilevanza di tipo penale così suddivisi: diciannove casi di resistenza a pubblico ufficiale, cinque dei quali hanno visto gli agenti subire lesioni di tipo fisico con la necessità di ricevere cure da parte del personale sanitario; cinque casi di oltraggio a pubblico ufficiale.
Axon, leader globale nelle tecnologie connesse per le forze dell’ordine ha deciso di fornire le bodycam in comodato d’uso gratuito per la sperimentazione, e anche la necessaria formazione al personale, valutando il Comune di Ravenna come particolarmente meritevole, alla luce del conferimento del premio Anci Sicurezza Urbana 2018 al comando di polizia locale.
«Per noi – dichiara il sindaco Michele de Pascale – questa occasione di ulteriore specializzazione dell’attività degli uomini e delle donne della nostra polizia locale è talmente importante da aver deciso di prevedere, all’interno del progetto di riorganizzazione, l’istituzione della sezione pronto intervento, il cui personale – individuato, su base volontaria, secondo criteri di attitudine operativa – avrà il privilegio e la responsabilità di condurre la sperimentazione».
«La videocamera indossabile è di fatto un terzo occhio in dotazione alle forze dell’ordine, che consente agli agenti impegnati sul campo di rimanere concentrati sulla situazione – spiega Loris Angeloni, country manager di Axon Italia –. Gli studi e le sperimentazioni passate ci dicono che questi strumenti migliorano il comportamento di tutte le parti coinvolte nelle interazioni delle forze dell’ordine, riducono le denunce e i tempi delle azioni legali, riducono l’uso della forza, migliorano la fiducia del pubblico e creano comunità più sicure a un costo inferiore».
Il 46enne di Faenza è iscritto dal 1992 e dal 2010 è con le tute blu: «Siamo attesi dall’importante appuntamento rappresentato dalla manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil in programma il 9 febbraio»
Ivan Missiroli è stato rieletto segretario provinciale della Fiom Cgil dall’assemblea generale. Originario di Faenza, Missiroli ha 46 anni ed è iscritto al sindacato dal 1992 al momento della sua assunzione in Coop. Nel 1999 viene eletto Rsu e poi membro del direttivo della Filcams Cgil. Nel 2004 contribuisce ad un progetto della Filcams provinciale sulle analisi dei bisogni formativi dei delegati e nel 2005 viene distaccato come funzionario a Ravenna. Nel 2009 assume il ruolo di formatore per conto della Filcams regionale e promuove il progetto 20.000 per la Camera del Lavoro di Ravenna. Dal 2010 passa alla Fiom Cgil di Ravenna come funzionario del territorio di Faenza ed entra nella segreteria e nel direttivo provinciali. Per la Fiom oltre a seguire le realtà aziendali del Faentino, si è occupato di formazione e di previdenza integrativa. Dal 2017 è il segretario generale della sigla a Ravenna.
«Il comparto metalmeccanico – sono le prime parole di Missiroli dopo la conferma – sta vivendo, anche sul nostro territorio, una pericolosa fase di stagnazione. Le aziende sopravvivono soprattutto grazie alle commesse con l’estero. Di fronte a noi abbiamo numerose sfide a partire dalla difesa del comparto dell’Oil&gas e del relativo indotto. Siamo attesi dall’importante appuntamento rappresentato dalla manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil in programma il 9 febbraio. In questo momento all’Italia serve un piano industriale che, per ora, è del tutto assente dall’azione di governo. Siamo anche preoccupati per la tenuta occupazionale. Le aziende del nostro territorio fanno sempre più ricorso ad appalti e a contratti di somministrazione di lavoro, rendendo il lavoro sempre più precario».
Previsti il taglio e lo sradicamento, senza danneggiare la pianta. Quando sarà possibile verranno allargate le aiuole
Prenderanno il via la prossima settimana i lavori per la messa in sicurezza e la bonifica da radici di alberature di proprietà sia pubblica sia privata che hanno provocato avvallamenti su strade e marciapiedi del comune di Ravenna.
Il valore degli interventi ammonta a 1.050.000 euro. La crescita delle radici degli alberi ha infatti sollevato la pavimentazione di marciapiedi e, in alcuni casi, anche quella stradale in molte località del territorio.
I lavori saranno preceduti da attività propedeutiche di verifica sulle alberature “poiché – spiegano dal Comune – si tratterà di individuare per ogni caso le modalità di intervento, garantendo la stabilizzazione delle piante qualora non fosse necessario l’abbattimento e/o il trattamento e la disinfezione delle radici attraverso la valutazione del tecnico agronomo incaricato”.
Ogni qualvolta sarà possibile si provvederà ad allargare le aiuole in cui sono radicati gli alberi.
Tra gli interventi previsti il taglio e lo sradicamento delle radici superficiali senza danneggiare la pianta e comunque preservandola dal pericolo di ribaltamento, il taglio e il ripristino della pavimentazione danneggiata, la disinfezione con prodotti a larga spettro fungistico dell’apparato radicale.
La prima località ad essere interessata dai lavori sarà Marina Romea e, a seguire, Marina di Ravenna, Punta Marina e Lido Adriano, avendo cura di completare definitivamente ciascun intervento sul litorale prima della stagione estiva turistico-balneare; successivamente si interverrà nell’area territoriale del centro urbano e quindi nelle altre aree del territorio e, nell’autunno, nelle località di Lido di Classe e Lido di Savio.
Per la Festa della donna invece atteso l’ex tronista Andrea Damante
Dopo la pausa invernale, sabato 9 febbraio riapre il Pineta. Aspettando il ritorno dell’ex tronista di Uomini e Donne Andrea Damante, che sarà la guest star della festa della donna, si annuncia il sold-out nella “disco-luxury” di viale Romagna che, da quasi mezzo secolo, scandisce i battiti della movida di Milano Marittima.
Per la serata inaugurale, la discoteca punta sul fascino esotico di Giulia Salemi (papà italiano e mamma iraniana, terza nel 2014 a Miss Italia), reduce dal Grande Fratello Vip, dove ha trovato il successo e l’amore (con Francesco Monte), e dell’ecuadoregna Valeria Finetto, ex corteggiatrice di Uomini e Donne, diventata celebre per la somiglianza con Belen e per la campagna di salvaguardia del lupo selvaggio in Val di Fassa (la sua foto tra i lupi ha fatto il giro delle rete).
Fino al mese di marzo, il Pineta resterà aperto tutti i sabati sera.
Erano arrivate al porto di Ravenna dalla Cina, prive degli standard minimi di sicurezza: multa da 25mila euro
I finanzieri del comando provinciale e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Ravenna hanno sequestrato al porto una spedizione di 700 cornici corredate da kit per le impronte delle mani e dei piedi dei bambini. Si tratta di prodotti provenienti dalla Cina, privi degli standard minimi di sicurezza imposti dalle normative europee che regolano il settore dei giocattoli.
Considerata la particolare categoria di consumatori ai quali i beni importati dalla Cina erano destinati, cioè bambini in primissima fascia di età, i finanzieri ed i funzionari doganali hanno approfondito i controlli, accertando come tutte le cornici e la relativa sabbia per le impronte, materiale che viene a contatto con la pelle dei piccoli, non rispettassero le norme in materia di sicurezza, le quali impongono specifiche certificazioni volte a garantire la qualità dei materiali per escludere la presenza di eventuali sostanze tossiche.
Nello specifico, l’importatore delle cornici avrebbe dovuto effettuare approfondite analisi sulla qualità dei materiali, così come disposto dalla Direttiva Europea sui giocattoli, che richiede anche la presenza sui prodotti destinati all’infanzia di specifiche informazioni circa il produttore, l’origine, il distributore nonché la presenza della marcatura “CE”, indicazioni che, in quanto assenti, rendevano la merce non legalmente commerciabile.
Le Fiamme Gialle ed i funzionari dell’Agenzia delle Dogane, oltre ad aver sequestrato il carico potenzialmente insicuro, hanno contestato al destinatario della merce anche la violazione del Codice del Consumo, comminando una sanzione che può superare nel massimo i 25 mila euro.