giovedì
21 Agosto 2025

Il 12 aprile a Ravenna una manifestazione nazionale degli ambientalisti

Contro il rigassificatore in arrivo e i finanziamenti alle fonti fossili. In programma anche una serie di incontri pubblici per “Uscire dalla camera a gas”

Manifestazione Nazionale Ambientalisti Ravenna 6 Maggio

Il coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal fossile” annuncia una manifestazione nazionale ambientalista, in programma a Ravenna il 12 aprile, in concomitanza con l’avvio della operatività del rigassificatore al largo di Punta Marina.

Sempre in aprile tornerà a Ravenna il vertice Omc, la fiera biennale dei massimi esponenti del settore oil&gas. «Un incontro di alto livello – si legge nella nota degli ambientalisti -, nel quale, come nelle precedenti edizioni, ricorreranno fino allo sfinimento espressioni come transizione ecologica, decarbonizzazione, sostenibilità, mentre si tratteranno affari copiosi, che produrranno grandi finanziamenti ancora una volta alle fonti fossili, utili soltanto ai profitti di petrolieri e colossi del mondo dell’estrattivismo metanifero. E oltre al rigassificatore, assistiamo all’avanzata senza soste dei cantieri per il gasdotto della Linea Adriatica, che sta devastando l’Appennino e le nostre campagne, sul quale le nostre istituzioni si sono ben guardate dal sollevare la benché minima obiezione. E poi c’è il progetto del Ccs, uno dei grandi imbrogli con i quali si cerca di vendere alla pubblica opinione la falsa transizione. E poi ci sono le invocazioni a riprendere e potenziare le trivellazioni ovunque, ancora una volta mentendo sulla reale utilità di queste scelte distruttive, costosissime, pericolose e drammaticamente impattanti per il futuro delle nuove generazioni. Tutto ciò quando si è appena conclusa l’annata più calda della storia e mentre i disastri climatici non danno tregua».

Dal 3 al 14 aprile, la rete “Per il Clima Fuori dal Fossile”, l’associazione “Energia per l’ Italia”, la rete “NoRigassNoGnl”, Legambiente Emilia Romagna, la rete “Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna” e la Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale, indicono una serie di appuntamenti con la parola d’ordine “Uscire dalla camera a gas”. Appuntamenti che vedranno la partecipazione di relatori, accademici e divulgatori come Vincenzo Balzani, Elena Gerebizza, Federico Maria Butera, Margherita Venturi, Ugo Biggeri, Simone D’Alessandro, Francesco Vignarca, Alessandra Bonoli, Nicola Armaroli, Leonardo Setti.

Investito da un treno, finisce all’ospedale con gravi ferite a un braccio

Ripercussioni sul traffico ferroviario. Indaga la Polfer

incidente stazione ravenna

Un uomo è finito all’ospedale con il codice di massima gravità (ma non in pericolo di vita) dopo essere stato investito da un treno alla stazione di Ravenna. Una tragedia solo sfiorata, a causa della bassa velocità del convoglio, che era ancora in fase di partenza.

Sul posto, oltre all’ambulanza, la polizia ferroviaria nel tentativo di ricostruire la dinamica dell’incidente, ancora poco chiara. È possibile che l’uomo coinvolto (che ha riportato gravi ferite a un braccio) stesse litigando con qualcuno, prima di perdere l’equilibrio e cadere sui binari.

L’incidente è avvenuto poco prima le 19 di domenica sera: inevitabili le ripercussioni sul traffico ferroviario.

Volley, A2: Ravenna vince a Porto Viro e allunga da sola in testa alla classifica

Nona vittoria in classifica. Domenica prossima testa-coda al Pala De André

Porto Robur Costa

La Consar Ravenna vendica la sconfitta dell’andata e vince 3-0 a Porto Viro, allungando in testa alla classifica del campionato di A2 di volley maschile, approfittando anche della sconfitta di Brescia contro Prata.

Si tratta della nona vittoria di fila dei ravennati che ora possono gestire 3 punti di vantaggio sulla coppia Brescia-Prata e domenica (26 gennaio) saranno impegnati nel più classico dei testa-coda, al Pala De André, contro il fanalino di coda Franco Tigano.

Dacia è ancora la più venduta in provincia: «Ha il miglior rapporto qualità-prezzo»

Malgieri (Destauto): «Ora anche l’estetica ha fatto passi avanti»

Mathias Malgieri, responsabile commerciale del gruppo Destauto
Mathias Malgieri

«Le doti umane di un venditore di auto per capire le esigenze del cliente e dare la giusta consulenza nella scelta sono quello che fa la differenza nella vendita perché a parità di segmento i prezzi fra marche diverse sono ormai molto vicini». Il 50enne Mathias Malgieri è il responsabile commerciale del gruppo Destauto di Ravenna, presente in tutta la Romagna con una trentina di venditori per i marchi Nissan, Renault, Dacia e Mg (fatturato totale circa 130 milioni di euro).

Nel 2024, come nel 2023, Dacia è stato il brand più venduto in provincia di Ravenna (1.013 auto immatricolate). «Non è il marchio che costa meno, ma quello con il migliore rapporto qualità-prezzo. E gli ultimi ritocchi estetici a tutta la gamma attirano una clientela che finora guardava altri prodotti. Perché l’estetica rimane pur sempre un fattore cruciale nella scelta dell’auto che è la seconda spesa più importante di una famiglia dopo la casa».

Una spinta agli acquisti può arrivare dagli incentivi pubblici, misura che ogni tanto ritorna. È successo nel 2024, ma non è andata come atteso: «Il governo ha cominciato a parlarne a gennaio ma solo a maggio sono diventati effettivi quindi nei mesi di attesa il mercato è rimasto fermo. E poi sono stati prenotati tutti in un giorno dalle società di noleggio a lungo termine che potevano intestare le auto alle aziende, mentre le concessionarie dovevano intestare l’incentivo al privato. Questo ha limitato un po’ l’efficacia».

Tra i motivi alla base degli incentivi statali c’è il tentativo di agevolare il passaggio a una mobilità con meno emissioni, quindi verso l’elettrico. «Il passaggio alle vetture elettriche fa i conti con tre questioni: autonomia di percorrenza, gestione della ricarica, costo di acquisto. Però ci sono anche tanti luoghi comuni che sono falsi: le vetture Gpl si vendono molto eppure in Italia ci sono 4.500 distributori di Gps e 55mila colonnine elettriche».

Sul fronte dei costi sono le case costruttrici a prendere iniziativa: «Posso parlare per Dacia e dire che la Spring elettrica costa circa 16mila euro, Iva compresa. È una city car con 200 km di autonomia, ma per molte esigenze è sufficiente». Secondo Malgieri molte persone hanno sfiducia verso l’elettrico senza conoscerne l’effettivo funzionamento: «Oggi l’autonomia si assesta attorno a circa 400 km. Chi usa l’auto per il breve tragitto casa-lavoro vuol dire che se la caverebbe con una ricarica a settimana».

In generale i dati dicono che i prezzi di listino delle auto stanno impennando vertiginosamente: in media oggi 43 percento in più rispetto a pre Covid. «E il paradosso è che i venditori non hanno margini più ampi – dice Malgieri –. L’esplosione è dettata da più fattori: i costi dei microchip, le difficoltà causate dalla guerra ucraina che ha la produzione del 70 percento della componentistica, l’inflazione e le normative stringenti su sviluppi per più sicurezza e minore inquinamento hanno aumentato i costi di produzione».

Il Ravenna pareggia in Toscana e aggancia il Forlì al primo posto in classifica

Serie D: nel gruppo D sono tre le squadre in vetta. Domenica al Benelli big-match contro la Pistoiese, quarta

Ravenna Esulta
L’esultanza del Ravenna dopo il gol del momentaneo vantaggio

Il Ravenna pareggia 1-1 sull’ostico campo della neopromossa Tuttocuoio e aggancia il Forlì in testa alla classifica del campionato. Un gruppo, il D della serie D, all’insegna del grande equilibrio, con le due romagnole che ora condividono il primo posto anche con il Tau Altopascio, che continua a stupire. Tre squadre a quota 45 punti dunque e l’ambiziosa Pistoiese che fa capolino in quarta posizione a soli 5 punti di distanza.

Non un Ravenna brillante neppure in Toscana, che rispetto alla settimana scorsa contro la Sammaurese, però, può recriminare per aver giocato diversi minuti in inferiorità numerica per l’espulsione di Lordkipanidze per un fallo di reazione (prima del doppio cartellino giallo per Benericetti dei padroni di casa che ha ristabilito la parità nel secondo tempo). I gol entrambi nel finale ed entrambi su calcio di rigore, prima del neoentrato Manuzzi per il Ravenna in seguito a un fallo subìto dal neoacquisto Ilari; poi del capitano dei toscani Fino, bravo a sfruttare un’ingenuità di Biagi.

Clamorosa invece la sconfitta del Forlì, 2-3 in casa contro lo Zenith Prato.

Domenica prossima al Benelli big-match contro la Pistoiese, con il Forlì impegnato a Corticella e il Tau che ospiterà proprio lo Zenith.

La storia dei Da Polenta, signori della Ravenna medievale, sul palco del Rasi

Da Polenta

Lunedì 20 gennaio, alle 18, il teatro Rasi tornerà ad ospitare Storie di Ravenna, la rassegna che racconta la storia della città attraverso il teatro.

Cosa sappiamo, realmente, della famiglia dei Da Polenta, signori della Ravenna medievale, che molto ha influenzato la vita della città? La puntata indaga la storia dei personaggi che ne hanno fatto parte, come nel caso di Guido Novello che, dando ospitalità a Dante Alighieri, ha legato per sempre il nome del Sommo alla città. O, ancora, tocca la vicenda di Chiara Da Polenta che, ordinando la costruzione della chiesa del convento di Santa Chiara, senza però mai assumere l’abito monastico, ha idealmente contribuito alla creazione del Teatro Rasi, sorto sui resti della chiesa stessa.

Sul palco saliranno Paolo Cavassini, Enrico Cirelli, Giovanni Gardini, Alessandro Giovanardi ed Elisa Tosi Brandi. Musiche dal vivo di Giacomo Piermatti, letture di Roberto Mengozzi. La regia è affidata a Roberto Magnani.

Al momento i biglietti per questo spettacolo sono esauriti. Verrà aperta una lista di attesa a partire dalle 17 del giorno stesso direttamente in teatro. Info 0544 36239 e ravennateatro.com.

Mercato auto 2024, in provincia crescono le immatricolazioni. Elettrico ancora flop

Venduto il 2,7 percento di veicoli in più del 2023 mentre il totale nazionale è in perdita. Rispetto al 2019 pre Covid il calo è di un quinto. Vendute 5 Ferrari, record dal 2016

auto

Le immatricolazioni di auto nuove in provincia di Ravenna nel 2024 sono state 10.429, il 2,7 percento in più dell’anno precedente (pari a 279 veicoli). A livello nazionale, invece, il mercato registra un calo dello 0,8 percento. Sono dati elaborati da Unrae (unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), un’associazione di categoria nata nel 1950 e costituita dalle case automobilistiche estere che vendono veicoli in Italia.

Per avere il polso più reale del mercato, va detto che il numero include anche le cosiddette autoimmatricolazioni, cioè le auto intestate alle concessionarie – per poi essere rivendute come “Km Zero” – e non a privati. A Ravenna questa fetta vale il 20 percento.

Alti e bassi
Per la provincia di Ravenna è il secondo anno consecutivo in crescita: le 8.065 immatricolazioni del 2022 sono state il punto più basso della storia locale. Il 2019, l’ultimo anno pre pandemia, aveva registrato 13mila immatricolazioni. L’archivio di Unrae mette a disposizione i dati dal 1990 in poi: per la provincia ravennate le annate da record sono quattro: 19.886 veicoli immatricolati nel 1992, 19.008 nel 1997, 18.268 nel 2000 e 18.311 nel 2007.

Benzina batte diesel
Se si guarda all’alimentazione dei veicoli venduti, la voce che oggi incuriosisce di più è quella dei veicoli elettrici (intesi come forniti solo del motore a batteria, detti anche Bev). Le 369 immatricolazioni equivalgono a una quota del mercato provinciale 2024 del 3,5 percento, leggermente inferiore al dato nazionale che è 4,2. Se però si considerano anche le vetture ibride allora la percentuale in provincia arriva al 38,2. Quelle che si possono collegare a una presa elettrica (ibride o full) sono state 552, il 5,3 percento. Il 2024 a Ravenna ha visto ancora una volta l’alimentazione benzina raccogliere più interesse del diesel: 3.246 veicoli contro 1.464. Se guardiamo al 2019, quando le vendite arrivarono a 13mila unità, ibride e elettriche erano appena settecento e il diesel vendeva 5.307 auto contro le 4.688 a benzina.

Bis romeno
Il marchio più venduto in provincia, nel 2024 come già accadde nel 2023, è stato Dacia (azienda romena controllata da Renault). È stato l’unico a superare quota mille (con aumento del 7,8 percento in un anno): un’auto nuova su dieci comprata dai ravennati era una Dacia. Completano il podio le 936 Volkswagen e le 793 Peugeot. Da segnalare che Fiat è all’ottavo posto in provincia con 404 vendite, ma al primo in Italia.

La Cina si avvicina
Continua nel 2024 la penetrazione dei marchi cinesi nel mercato italiano. In provincia di Ravenna hanno fatto la prima immatricolazione i brand Byd, Jaecoo e Omoda (21 auto in totale).

Supercar e Tesla
È stato un anno spumeggiante per i super ricchi: 38 Porsche immatricolate a Ravenna, 5 Ferrari, 4 Lamborghini, 2 Maserati. Balzano all’occhio le 75 Tesla di Elon Musk (erano state 87 l’anno prima).

Listino prezzi: il costo medio arriva a 30mila euro, il 43 percento in più del 2019
Nel 2024 gli italiani hanno speso oltre 47 miliardi di euro per acquistare auto nuove, segnando un record storico secondo le stime del centro studi Fleet&Mobility. Si tratta di un incremento del 3 percento rispetto al valore del 2023, a fronte di volumi di vendita in flessione dello 0,8. Il motivo è quindi l’aumento dei prezzi. Il costo medio di un’auto è salito fino a 30mila euro, rispetto ai 21mila euro del 2019. Si tratta di un aumento del 43 percento in soli cinque anni.

B1, una super Olimpia Teodora batte al Pala Costa la terza in classifica

Quarta vittoria per le ravennati che chiudono il girone d’andata nel gruppo di metà classifica

Olimpia Teodora Vittoria Contro Padova

Vittoria prestigiosa dell’Olimpia Teodora che, nella prima del 2025 davanti ai propri tifosi al Pala Costa, supera 3-0 Padova, terza in classifica, portando a casa la quarta vittoria consecutiva.

Le ravennati chiudono così il girone d’andata del gruppo C del campionato di B1 in decima posizione, ma rientrando improvvisamente nel gruppo di media/alta classifica, tanto che la terza posizione ora è solo a 3 punti di distanza (aspettando le altre partite della 13esima giornata).

Ora è in programma un weekend di riposo, prima di tornare in campo il 1° febbraio, di nuovo al Pala Costa, per la prima giornata del girone di ritorno contro Jesi.

I gruppi di opposizione sul nuovo presidente di Ap: «No a “trombati” della politica»

La mozione di Pigna-Lega-Fratelli d’italia: «Deve essere un ravennate»

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Il presidente dell’Autorità Portuale Rossi in un recente incontro con il ministro Salvini

Come noto, a Ravenna si è in attesa della nomina (che dovrà essere indicata dal ministero delle Infrastrutture d’intesa con il presidente della Regione) del nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale. L’attuale, Daniele Rossi, sta operando in proroga dopo la fine del suo mandato, scaduto il 13 gennaio.

I gruppi consiliari di opposizione La Pigna, Lega Salvini Premier e Fratelli d’Italia hanno depositato una mozione sul tema, con la quale suggeriscono al presidente della Regione le caratteristiche del soggetto che sarà chiamato a ricoprire il ruolo di Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale.

«Con questa iniziativa – si legge in una nota congiunta – miriamo a garantire il coinvolgimento del Consiglio Comunale di Ravenna nella discussione sulla nomina, vista l’importanza strategica di questa figura per tutto il territorio ravennate. Riteniamo sia imprescindibile che la valutazione delle candidature per la Presidenza dell’Autorità Portuale, si basi innanzitutto sul possesso dei requisiti di legge. Il disposto dell’ articolo 8 della legge 84/94 (legge portuale) sui requisiti di nomina del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, prevede, infatti, che lo stesso vanti “una comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell’ economia dei trasporti e portuale”. A tali peculiarità ben delineate dalla normativa vigente, a nostro avviso se ne devono aggiungere altre, al fine di individuare la figura maggiormente idonea a ricoprire un incarico di tale importanza. Il nuovo Presidente, quindi, dovrà vantare una comprovata esperienza professionale nell’ambito del Porto di Ravenna, del quale avrà maturato una profonda conoscenza che lo porterà a favorire una maggiore integrazione tra il Porto, la città di Ravenna ed i territori comunale, provinciale e regionale».

Inoltre, «in un momento così delicato per l’economia e anche alla luce degli importanti progetti portuali strategici che devono essere realizzati a breve, è preferibile che il soggetto designato alla Presidenza dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale, sia anche in possesso di comprovate capacità manageriale ancor più apprezzate se sviluppate in ambito portuale. Esprimiamo inoltre un no categorico ad un affidamento dell’incarico a un “trombato” della politica. Auspichiamo, infine, che la nomina avvenga in tempi brevi, individuando il soggetto più valido e in possesso delle caratteristiche da noi evidenziate».

Rifiuti, gettito da riscuotere in aumento indipendentemente dalla tariffa

L’assessore Baroncini fa chiarezza sulla tariffa puntuale

20230926 Foto Di Gruppo + Cassonetti SmartyL’assessore Baroncini (il secondo da sinistra) durante l’inaugurazione dei nuovi cassonetti in centro a Ravenna nel 2023

Stessa provincia, stessa società, stessa tariffa sui rifiuti, ma due trattamenti diversi. Non si placano le polemiche sulla Tcp, la nuova tariffa corrispettiva puntuale che da quest’anno sostituisce la Tari e che verrà direttamente gestita e riscossa da parte di Hera. Come ormai noto, la multiutility ha introdotto un numero massimo di conferimenti annui di indifferenziata a seconda della numerosità della famiglia (qui tutti i limiti): i conferimenti aggiuntivi dovranno essere pagati extra (con tariffe che devono ancora essere rese note). A Cervia già dal 1° gennaio, a Ravenna, invece, a partire solo dal 2026. Ma dalle prime riunioni in corso nel Cervese, è emerso come a Ravenna – in pratica – i costi in più dovranno per forza di cose essere spalmati su tutti.

Abbiamo chiesto chiarimenti a Gianandrea Baroncini, assessore ai Rifiuti del Comune di Ravenna. Ci ha risposto inviandoci un testo, che dividiamo in paragrafi sulla base anche delle nostre domande.

«Intanto una piccola premessa, è sempre giusto ricordare che dal 2019 quando iniziammo questo percorso di progressivo cambiamento dei servizi ad oggi, grazie allo sforzo della comunità ravennate la percentuale di raccolta differenziata nel Comune è passata dal 55% al 76% permettendoci di fare pienamente la nostra parte nel raggiungimento degli obiettivi del Piano Regionale dei rifiuti e soprattutto di mantenere gli impegni di dismissione del nostro termovalorizzatore per i rifiuti solidi urbani, di non dovere sostituire la discarica di via Romea che è in esaurimento e non può essere più ampliata».

Cosa cambia con la Tcp e cosa implica l’anno di transizione

«Per chiarezza di contesto dobbiamo sottolineare per noi enti locali la Tari prima, e Tcp ora, non costituiscono una voce che genera avanzo ma semplicemente sostengono la copertura dei costi del servizio. Il piano economico finanziario del gestore validato da Atersir determina l’ammontare del gettito da riscuotere e per quest’anno è in aumento. Questo ammontare può essere suddiviso tra le utenze domestiche e non domestiche del Comune con il metodo della Tari (che abbiamo conosciuto) o con quello della Tcp. Il meccanismo Tcp prevede che il montante sia diviso in componenti diverse. Oltre alla “quota fissa” e alla “quota variabile normalizzata” (metri quadrati e persone del nucleo o categoria produttiva) che determinavano la Tari, a regime si tiene conto di una quota variabile detta “aggiuntiva” in funzione dei conferimenti di indifferenziato, ossia di quante volte l’utenza espone il rifiuto indifferenziato. Ovviamente nell’anno di transizione non imputando a nessuno il pagamento della “quota variabile aggiuntiva” legata agli svuotamenti maggiori rispetto a quelli ricompresi nel calcolo della bolletta di base non si generano risorse in entrata da ridistribuire. Ma abbiamo ritenuto importante per la dimensione e la complessità del nostro tessuto sociale ed imprenditoriale, molto differente anche rispetto a quello di Comuni vicini come Cervia che legittimamente hanno scelto di andare subito a regime, costruire un intero anno di sperimentazione per andare a regime nel 2026. Questo in linea con il principio di gradualità che ha guidato tutto il percorso sin dall’introduzione progressiva dei nuovi servizi di porta a porta. Un anno insomma per consentire a Comune, gestore, utenze domestiche e non domestiche di familiarizzare con il nuovo sistema tariffario. Per questo, nonostante le esposizioni di ogni utenza saranno conteggiate, non saranno fatturati i conferimenti di indifferenziato del 2025 che superano quelli previsti nella quota variabile di base, ovviamente andando a disegnare una ripartizione del montante molto simile a quello che oggi abbiamo. Dal 2026 avremmo effetti di ridistribuzione sicuramente maggiori».

Si può dire che i più virtuosi pagheranno anche per chi non rispetterà il limite dei conferimenti?

«I conferimenti eccedenti dei non virtuosi non comporteranno costi aggiuntivi che saranno spalmati su tutti, perché già adesso i ritiri ci sono tutte le settimane e non ci saranno ritiri in più in quanto i servizi non cambiano».

Ma il costo aggiuntivo del servizio di raccolta rifiuti verrà spalmato su tutti. Di quanto stiamo parlando?

«Il montante per il costo del servizio era comunque in aumento indipendentemente da Tari o Tcp. L’aumento sarà validato da Atersir. Solitamente entro maggio».

A regime, quanto costerà in media un conferimento aggiuntivo rispetto al limite previsto per ognuno?

«Difficile oggi fare proiezioni sui costi degli svuotamenti aggiuntivi. Nei Comuni del nostro bacino che già utilizzano la tariffa puntuale per il classico bidoncino grigio si va da poco più di 1 euro a 4 euro a secondo di alcuni calcoli e di elementi che ad oggi non possiamo predeterminare».

A regime, chi resterà entro i limiti stabiliti, pagherà meno di oggi? Oppure pagherà come oggi?

«Capisco la domanda ma se devo proprio rispondere per il momento mi limiterei a dire che sicuramente il nuovo meccanismo a regime introduce un elemento di riconoscimento per chi è più virtuoso».

In conclusione, era inevitabile passare alla Tcp?

«Arrivare dove siamo arrivati con questo lungo percorso e non introdurre la Tcp non ci permetterebbe di cogliere alcune opportunità. Trattandosi non più di un tributo ma di una tariffa, cioè del corrispettivo per un servizio ricevuto possiamo infatti ritrovare alcune sinergie con il gestore su bollettazione, riscossione e alcuni meccanismi di riequilibrio del montante soprattutto legati alla detraibilità per le utenze non domestiche che avevamo conosciuto in regime di Tia, a cominciare da una divisione più equilibrata del carico tra utenze domestiche e non domestiche, al netto delle modifiche particolari introdotte con le concertazioni degli ultimi anni. Sono opportunità che non potevamo lasciare cadere ora che finalmente, dopo tanti sacrifici, siamo in grado di “puntualizzare” volumetricamente l’indifferenziato conferito da tutte le utenze e spingere sempre più sul messaggio che meno si differenzia più alta sarà la produzione di indifferenziato e più alta la quota variabile aggiuntiva. Chi mediamente ha preso la mano con la gestione dei propri rifiuti, soprattutto in ambito domestico, si è sicuramente reso conto in questi anni che il residuo di “indifferenziato” è una quota molto inferiore rispetto a tutte le altre frazioni riciclabili».

Mani, burattini e “neuroni specchio”: per un nuovo approccio al teatro di figura

Sull’ampio e articolato saggio di Stefano Giunchi, fondatore del festival “Arrivano dal Mare!” e di “Atelier delle Figure”

Stefano Giunchi
Stefano Giunchi con una delle sue teste di legno

Un libro e due anniversari, al centro un artefice, ideatore, organizzatore, appassionato studioso e animatore (il termine è metaforico ma anche pratico) del fantastico mondo dei burattini, e delle figure, che si agita intorno all’immaginario umano da tempo immemorabile. Lui è Stefano Giunchi – cervese d’origine, classe 1948, oggi forlivese d’adozione – per l’appunto autore del recente volume Mani e Burattini (Edizioni del Girasole), fondatore e promotore del festival internazionale “Arrivano dal Mare!” che quest’anno compie 50 anni (da alcuni anni sotto la direzione del Teatro del Drago di Ravenna) e di “Atelier delle Figure” che festeggia i 25 anni di attività.

Ho conosciuto e collaborato con Stefano dai primi anni ‘80, (sia all’Arci che al Centro Teatro di Figura), coinvolto nella sua visione e azione culturale non convenzionale, spesso entropica e anticonformista, a cui devo non poco, nel mio successivo percorso umano e professionale. Una via non sempre facile e proficua ma eccitante. Oggi mi stupisce che il Giunchi, dall’intrico delle sue esperienze di una lunga “vita spericolata”, abbia generato un tale compendio ordinato di studi, storie, documentazioni, suggestioni, prospettive…

Stefano, ma cosa ti ha motivato e consentito di realizzare questo articolato e approfondito saggio? Devi avere accumulato un notevole archivio…
«Fra tutte le attività culturali che ho promosso, diretto e in cui sono stato coinvolto non ho mai mancato di raccogliere e conservare le documentazioni più disparate. Sono sempre stato convinto, soprattutto quando eravamo in una fase inedita, evolutiva e di “confine”, che prima o poi quelle testimonianze e studi sarebbe stato utile archiviarli o ricordarli. Recentemente ho pensato che fosse il tempo giusto per sistemarli, farli rivivere e rimetterli in gioco nero su bianco. Almeno una parte…».

Cos’è che ne fa un nuovo approccio al mondo del teatro di figura che, peraltro, è un termine identificativo di quel campo culturale che tu hai contribuito a coniare?
«La letteratura critica e storica su quella nicchia del mondo dello spettacolo che è il teatro di figura in effetti è scarsa e, tolta qualche eccezione, potremmo dire anche scadente. Diciamo che un lavoro di indagine scientifica di livello universitario è iniziato solo da qualche decennio. Quindi l’esigenza di questo settore culturale, quando l’ho preso in mano seriamente, anche attraverso l’evoluzione del Festival “Arrivano dal Mare!”, era che si configurasse come un’arte autonoma, cercando di approfondirne in modo più analitico, sensato, moderno, le radici e l’identità. L’obiettivo era dargli un rango istituzionale con tutte le funzioni relative, oltre a un nome generale che ne contenesse tutti i rami, per l’appunto “teatro di figura”, una filiera di festival, associazioni, corsi universitari, attività formative, archivi, musei, iniziative editoriali… E piano piano siamo riusciti a costruirle tutte. Sul piano delle pubblicazioni sono usciti diversi libri e riviste ma erano contributi un po’ frammentari. Mani e Burattini nasce invece da un piano editoriale che prevede questo primo volume di quasi 300 pagine, a cui ne seguirà a breve uno sul teatro degli oggetti, e in futuro altri titoli di una vera e propria collana sul settore, che cerca di mettere in ordine sistematicamente storia, categorie, tendenze, problematiche e i loro protagonisti».

Cover Mani e Burattini
La copertina del volume “Mani e Burattini” sulla quale spicca una curiosa miniatura medievale con baracca, burattini e tre fanciulle divertite dalla messa in scena

Ma qual è la formazione ed evoluzione intellettuale chi ti ha accompagnato fino a questo punto?
«Ho una formazione universitaria, ma ho iniziato presto a lavorare nell’ambito politico, sociale e culturale, prima come dirigente dell’Arci, poi appunto in campo teatrale come organizzatore e nella formazione artistica. Ma negli ultimi cinquant’anni non ho mai smesso di studiare, indagare e tenere contatti col mondo accademico, continuando a usare una visione antropologica-culturale che poteva connettere l’angolo di attività intellettuale in cui operavo ad un sottostrato sociale, economico, linguistico. E questo restando anche un po’ inviso da una certa parte del settore».

E come spieghi questa diffidenza?
«Perché i tradizionalisti puri non vedevano di buon grado in mio inserimento del teatro dei burattini all’interno di un orizzonte più ampio della semiologia, dei segni, della comunicazione, come si evidenzia nel libro. Mentre gli innovatori non comprendevano perché fossi così legato e ostinato a indagare le forme più tradizionali e radicali, ignorando certi studi storici, antropologici, umanistici che dimostravano l’esistenza di regole e archetipi, che discendono addirittura dalla conformazione del nostro corpo, che influenzano l’arte della manipolazione dei burattini e d’altra parte la percezione empatica da parte del pubblico che partecipa alla rappresentazione ludica o teatrale. Come per altre forme d’arte, il teatro di figura ha una struttura profonda di stampo artigianale che si trasmette fra generazioni e fra maestri e allievi con l’apprendimento. E anche le avanguardie non possono prescindere da queste radici illudendosi di agire solo su istanze concettuali e slanci creativi, almeno se ambiscono a stimolare la sensibilità degli spettatori».

Questo meccanismo di manipolazione, per così dire atavico, di cui parli nel libro, prendendo a prestito la facoltà anatomica del pollice opponibile e alcune teorie delle neuroscienze come i “neuroni specchio”, spiegherebbe l’universalità ed efficacia della “simpatia” dei burattini, ben oltre le epoche e le circostanze…
«Proprio così, è evidente che se mutano i contesti e le sensibilità c’è un declino di attenzione. Se pensiamo alla grande fortuna che questo genere teatrale ha avuto in passato negli spazi popolari delle piazze e delle fiere, oggi non può resistere allo stesso modo fra centri commerciali e social media. Ma se questa struttura empatica elementare ha funzionato, può funzionare ancora, ammesso che si inventino altre finalità e occasioni di incontro col pubblico contemporaneo. In fondo il teatro dei burattini è un fenomeno carsico, che può tendere a scomparire ma anche riemergere, com’è già accaduto in varie epoche e in vari angoli del mondo, e a prescindere da come e cosa si racconta. Quello che attrae e “tocca il cuore” è il movimento, l’agitazione e la simulazione manipolatoria. Si tratta di una grammatica essenziale, di solito tramandata, ma che è stata anche codificata in pochi movimenti di base della mano, che sono identici dovunque si pratichi il teatro dei burattini. A questo proposito c’è un manuale, La grammatica elementare della manipolazione del francese André Charles Gervais, che ho tradotto, annotato e inserito nella parte centrale libro che esemplifica perfettamente il senso e la tecnica dell’animazione, a servizio degli iniziandi burattinai».
Certo il saggio di Stefano non finisce qui, ricco di ben 37 capitoli, appendici, testi e copioni, contributi di esperti nel campo e una ponderosa bibliografia, “trasversale” a diverse suggestioni e discipline culturali e artistiche che inquadrano in modo “aperto” il tema.

Chi fosse curioso di esplorare l’affascinate universo dei burattini e delle figure potrà conoscere altri particolari dalla viva voce dell’autore e di vari ospiti che hanno incrociato le esperienze di Giunchi, in occasione della prossima presentazione del libro proprio a Ravenna (vedi info qui sotto).
Il libro “Mani e Burattini” di Stefano Giunchi verrà presentato pubblicamente lunedì 20 gennaio, alle ore 18, alla libreria Feltrinelli di Ravenna (via A.Diaz 14). A coordinare l’incontro il giornalista Fausto Piazza; dialogano con l’autore Franco Belletti, direttore organizzativo di Ravenna Festival, Roberta Colombo, direttrice festival “Arrivano dal Mare!”, Marisa Ostolani, premio Guidarello 2024, Marianna Panebarco, vicepresidente nazionale Cna, e Dino Silvestroni, esperto librario.

Firmata un’alleanza tra Emilia-Romagna e Toscana: «Insieme su temi strategici»

Una lettera d’intenti valida tre anni: dalla sanità all’Appennino, dal turismo alle infrastrutture

Giani De Pascale Firma

Sanità, contrasto al dissesto idrogeologico, Appennino e aree interne, cultura, turismo e innovazione. Sono alcuni degli otto punti della lettera d’intenti tra le Regioni Emilia-Romagna e Toscana sottoscritta oggi (18 gennaio) a Firenze.

Il documento, che ha una validità di tre anni, è stata siglato dai presidenti Michele de Pascale ed Eugenio Giani in occasione della cerimonia di consegna del premio Pegaso d’Oro al ravennate Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana e del Gruppo La Cassa di Ravenna: un’onorificenza che la giunta della Regione Toscana assegna dal 1993 a “coloro che hanno reso un servizio alla comunità nazionale e internazionale attraverso la loro opera in campo culturale, politico, filantropico e del rispetto dei diritti umani”.

«Vogliamo lavorare insieme su temi strategici per le nostre comunità – afferma de Pascale -. Abbiamo bisogno di unire le nostre forze per affrontare con incisività le sfide più importanti che ci troviamo davanti. A partire dalla difesa della salute pubblica e universalistica con la necessità di un rifinanziamento strutturale del Fondo sanitario nazionale e la rimozione dei vincoli di spesa per il personale, su cui entrambe le Assemblee legislative hanno promosso disegni di legge di iniziativa regionale. Tema centrale è l’integrazione e la connessione infrastrutturale tra i due territori, con un focus in particolare rispetto alle linee ferroviarie di collegamento, che vanno potenziate anche in un’ottica di maggiore sostenibilità e valutando la sperimentazione di tecnologie innovative. E poi il contrasto al dissesto idrogeologico, la cura e lo sviluppo dell’Appennino e delle aree montane, ambiti prioritari del nostro mandato che anche la Toscana ha tra le azioni strategiche di governo. Ancora, la promozione del turismo bianco e verde – chiude de Pascale -, la valorizzazione sinergica dei grandi eventi internazionali culturali e sportivi, e del nostro patrimonio artistico-culturale d’eccezione, apprezzato in tutto il mondo».

I principali punti della lettera di intenti

A unire Emilia-Romagna e Toscana non è solo la contiguità. Tra i punti principali della lettera d’intenti la sanità per proteggere e rafforzare i due sistemi sanitari a vocazione pubblica e territoriale, l’Appennino e le aree interne con l’obiettivo di delineare strategie comuni, dai servizi per le famiglie – come la messa in rete della fruizione dei servizi scolastici ed educativi e delle infrastrutture – a quelli per le imprese; un esempio su tutti, la valorizzazione dell’area del Brasimone e il suo Centro di ricerca, riferimento nazionale ed europeo nel campo dell’alta specializzazione scientifica sulle radiazioni ionizzanti e sulle tecnologie energetiche innovative.

E ancora le infrastrutture e la mobilità, con una sempre più forte integrazione tra i due territori grazie a modalità più sostenibili di connessione tra le due regioni, il contrasto al dissesto idrogeologico lavorando sinergicamente alla messa in sicurezza delle aree di confine a rischio. Poi ricerca e innovazione promuovendo e consolidando il posizionamento dei rispettivi sistemi territoriali in ambito nazionale e comunitario; senza dimenticare la collaborazione più stretta sul fronte del turismo, settore di sviluppo economico di grande rilievo per le due Regioni, della cultura, dell’Ict e del digitale.

Inoltre, è prevista la costituzione di gruppi di lavoro da dedicare allo sviluppo delle tematiche, la messa a punto di un programma annuale o pluriennale di attività per la definizione degli obiettivi e dei risultati attesi, incontri periodici per monitorare l’avanzamento delle iniziative e la promozione di ulteriori tematiche su cui sviluppare nuove attività.

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