mercoledì
06 Agosto 2025

Meraviglie Segrete: torna la manifestazione alla scoperta del verde in città

Giardini a tema, visite guidate, pedalate, attività coi bambini, le “botteghe delle meraviglie”: appuntamento dall’11 al 13 maggio

Giardino 2Gli spazi pubblici e privati a disposizione dei visitatori sono 76 con 42 eventi per bambini e adulti: l’edizione 2018 di Meraviglie Segrete, la manifestazione di giardini aperti nel comprensorio ravennate, si presenta dall’11 al 13 maggio con l’ambizione di superare le novemile presenza che secondo gli organizzatori raccolse un anno fa. L’edizione alle porte – organizzata dall’associazione Giardino&Dintorni col patrocinio dei Comuni di Ravenna, Fusignano e Russi – sarà caratterizzata da un’attenzione particolare alla biodiversità e alla sensibilità nella cura dell’ambiente.

Incanti nascosti, giardini a tema, luoghi che testimoniano la precisa volontà di tenere viva una coscienza ecologica, diventeranno i teatri naturali per una serie di iniziative a ingresso libero. Numerose le visite guidate alla scoperta di itinerari insoliti, le pedalate nel verde e le occasioni di attività coi bambini. Una novità di questa edizione sarà l’attenzione verso le arti e i mestieri, con le “botteghe delle meraviglie”: un’iniziativa che intende valorizzare il lavoro artigianale. Un vero e proprio viaggio dentro “la bottega” per scoprire la cura con cui vengono prodotte alcune eccellenze locali. La formula tutti gli anni vede crescere il numero dei giardini selezionati e delle aree verdi visitabili liberamente, in molti casi ospitanti mini eventi culturali di richiamo.

Grazie alla collaborazione con la Biblioteca Classense di Ravenna è stato possibile organizzare la mostra “Giardini, vigne, orti e altri spettacoli”. L’inaugurazione, nell’Aula Magna della Biblioteca, avverrà sabato 5 maggio alle 17. Si tratta di un evento unico nel suo genere: attraverso la preziosa documentazione d’archivio, verranno mostrati ai visitatori rari documenti di studiosi antichi e importanti autori e decoratori ravennati, che testimoniano come la cura dell’ambiente, intesa come strumento di bellezza e sviluppo socioeconomico, fosse presente sin dal 1600. Tra gli eventi particolarmente significativi di quest’anno si segnalano: la conferenza “La meravigliosa storia del grano e i suoi interpreti nel territorio ravennate” venerdì 11 maggio alle 18 al Circolo Ravennate e dei Forestieri e le visite guidate a Punte Alberete in collaborazione con il Fai giovani, alla Valletta a Bagnacavallo con il Wwf e all’oasi della Villa Romana di Russi.

«Vogliamo che Meraviglie Segrete diventi un riferimento virtuoso per il pubblico – dichiara Patrizia Matteucci di Giardino&Dintorni – non solo locale, ma che abbraccia un turismo culturale sensibile ai temi dell’ambiente, curioso di scoprire punti di vista originali. Continuiamo orgogliosamente a mantenere la formula dell’”ingresso libero” perché appartiene alla nostra storia: nessuno deve sentirsi escluso dal partecipare alla nostra rassegna. Vogliamo che Meraviglie Segrete si affermi come un’iniziativa che si distingue nel panorama nazionale per bellezza, cultura e qualità dell’ospitalità».

«Meraviglie segrete – rileva l’assessore alla Cultura Elsa Signorino – consente di coniugare diversi temi del verde: da quello ambientale e culturale a quello storico, passando quest’anno attraverso il lavoro degli artigiani. Si tratta di un appuntamento ricco e quindi imperdibile che permetterà un excursus dinamico all’interno della nostra città e non solo, di grande richiamo e adatto sia agli adulti sia ai bambini».

Lite tra operai al lavoro, uno colpisce l’altro alla testa con un tubo

Portato in ospedale per precauzione ma non è grave: discussione nata per futili motivi e poi degenerata

Una lite fra colleghi di lavoro nata per futili motivi è degenerata fino al punto che uno dei due ha colpito l’altro alla testa con un tubo. La vittima del colpo è stata portata in ospedale per accertamenti ma non è in gravi condizioni. L’episodio è accaduto stamani, 27 aprile, in una fonderia di Cotignola dove sono intervenuti anche i carabinieri su richiesta dei datori di lavoro.

Velox fisso sulla Provinciale 101: limite dei 50, dal 7 maggio multe fino a 829 euro

Sarà in funzione H24 in località Mirabilandia per i veicoli che viaggiano verso via Dismano. Altri tre saranno installati a breve

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(foto di repertorio)

Da lunedì 7 maggio si fa sul serio: l’autovelox fisso installato sulla strada provinciale 101 a Mirabilandia (km 1+970) comincerà a bastonare chi supera il limite dei 50 previsto per il tratto in cui è posizionato. Lo strumento rileva la velocità dei veicoli che circolano in direzione di via Dismano, sarà in funzione H24 e rileverà solo ed esclusivamente le violazioni riguardanti il superamento del limite massimo di velocità.

Questo è il primo di 13 velox fissi che il Comune di Ravenna ha deciso di installare sulle strade del suo territorio. I prossimi tre saranno collocati su altrettante strade extraurbane: sulla strada statale 67 a Coccolia, sulla statale 16 a ridosso del centro abitato di Fosso Ghiaia e sulla provinciale 254 a Castiglione di Ravenna. «Le collocazioni – spiega Eugenio Fusignani, vicesindaco con delega alla Polizia municipale – sono state decise dall’Osservatorio provinciale per la sicurezza stradale, organo istituito con la partecipazione di tutte le forze di polizia e coordinato dalla Prefettura, che ha ritenuto prioritario installare strumenti di questo tipo sulle viabili ove si registrano, normalmente, elevatissimi volumi di traffico e un significativo tasso di incidentalità».

Ecco nel dettaglio cosa prevede il codice della strada per chi infrange i divieti:
– chiunque supera i limiti massimi di velocità di non oltre 10 chilometri orari è soggetto alla sanzione amministrativa di 41 euro (scontati del 30%, se si paga entro cinque giorni dalla notifica del verbale, 28,70 euro); non vengono tolti punti dalla patente;
– chiunque supera di oltre 10 chilometri orari e di non oltre 40 chilometri orari i limiti massimi di velocità è soggetto alla sanzione amministrativa di 169 euro (scontati del 30%, se si paga entro cinque giorni dalla notifica del verbale,118,30 euro); vengono tolti 3 punti dalla patente;
– chiunque supera di oltre 40 chilometri orari ma di non oltre 60 chilometri orari i limiti massimi di velocità è soggetto alla sanzione amministrativa di 532 euro (non ammesso sconto); vengono tolti 6 punti dalla patente e c’è la sospensione della patente da uno a tre mesi;
– chiunque supera di oltre 60 chilometri orari i limiti massimi di velocità è soggetto alla sanzione amministrativa di 829 euro (non ammesso sconto); vengono tolti 10 punti dalla patente e c’è la sospensione della patente da sei a dodici mesi;
– le sanzioni sono aumentate di un terzo quando la violazione è commessa tra le 22 e le 7.

Troppo gravi le ferite dello scontro stradale, muore in ospedale dopo due settimane

La vittima è un 24enne che il 10 aprile viaggiava in sella a uno scooter in Circonvallazione Piazza d’Armi

Dopo due settimane di agonia, è morto in ospedale a Cesena un 24enne che la sera del 10 aprile scorso ha avuto un incidente a Ravenna in sella a uno scooter di grossa cilindrata. La vittima è Mohamed Hedi Jelassi, tunisino. A riportare la notizia del decesso è il quotidiano Il Resto del Carlino. L’incidente è avvenuto in via Circonvallazione Piazza d’Armi scontrandosi con un’autovettura. La posizione dell’uomo che stava effettuando la manovra a sinistra in un parcheggio laterale è al vaglio della sezione infortunistica della polizia municipale: ora l’autorità giudiziaria, dopo la morte del 24enne, deciderà su come procedere. La Municipale avrebbe inoltre riscontrato un’elevata velocità del centauro.

Sequestrate 2.500 scarpe al porto: prodotte in Albania con marchio “Made in Italy”

Calzature antinfortunistiche in un container: denunciata una donna albanese legale rappresentante di un’azienda pugliese che ha fatto l’importazione

18973 Foto 1Venivano presentate con la dicitura “100% Made in Italy” ma era state fabbricate interamente in Albania: la guardia di finanza e l’ufficio Dogane di Ravenna hanno sequestrato 2.500 calzature da lavoro in un container sbarcato al porto dall’altra sponda dell’Adriatico. L’attività ispettiva ha permesso di rilevare che le scarpe antiinfortunistiche avevano una falsa dicitura sulla produzione. Una donna albanese, legale rappresentante dell’azienda pugliese che stava importando il carico, è stata denunciata all’autorità giudiziaria ravennate.

«La contraffazione del “Made in Italy” e l’utilizzo illecito di segni che possono indurre i consumatori a considerare come fabbricato in Italia un prodotto estero – si legge nella nota divulgata dalle Fiamme Gialle – è una grave forma di illegalità, in grado di arrecare pesantissimi danni all’economia italiana e costituisce un vero e proprio inganno per i consumatori che, confidando nella notoria affidabilità del “Made in Italy”, sono indotti ad acquistare prodotti che si fregiano illegittimamente della prestigiosa dicitura, ma che poi si rivelano falsi e di qualità ben inferiore alle aspettative».

Treno bloccato per un’ora perché un passeggero senza biglietto non vuole scendere

Il giovane ha minacciato il controllore e poi ha reagito contro i carabinieri intervenuti a bordo del regionale. In tribunale ha rifiutato di fornire le proprie generalità: processo rinviato a metà maggio

Era seduto a bordo senza biglietto, ha minacciato il controllore del treno e reagito contro i carabinieri. Un 25enne del Gambia è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale in stazione a Bagnacavallo nella serata del 25 aprile. Per riuscire a far scendere il giovane c’è voluta quasi un’ora, tempo in cui il regionale Bologna-Ravenna è rimasto fermo sui binari. La vicenda è riportata sulle pagine dei quotidiani locali, Resto del Carlino e Corriere Romagna, che ricostruiscono anche il passaggio del giovane ieri in tribunale dove si è rifiutato di fornire le proprie generalità al giudice dell’udienza di convalida: ne è conseguita la contestazione di un nuovo reato e la trasmissione degli atti al pubblico ministero. Processo rinviato a metà maggio con obbligo di firma ai carabinieri di Lido Adriano nel frattempo.

«Sono ormai centinaia i casi denunciati o solo segnalati di stranieri che viaggiano a sbafo su treni e autobus, consapevoli di farlo. Questi puntano sul fatto che la maggior parte delle volte la passano liscia, fingendo di non capire e confidando nelle solite ‘anime belle’ che irresponsabilmente li spalleggiano. Quando poi gli stranieri trovano il controllore che giustamente chiede loro il biglietto vanno in escandescenze, aggredendo e creando seri problemi di sicurezza, convinti che tanto non ci saranno conseguenze serie». Lo affermano il deputato Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, e Samantha Gardin, consigliera comunale di Ravenna e segretario provinciale del Carroccio, commentando l’episodio. «È necessario un giro di vite. Chi sbaglia deve pagare e senza sconti, anche con l’espulsione immediata. Solidarietà sì, ma soprattutto regole da far rispettare. In caso contrario, la situazione non potrà che diventare esplosiva».

Il basket e i volontari della onlus Letizia piangono Moschini: «Ciao Leone»

Il 47enne titolare del bagno Tequila era l’anima della mascotte dell’Orasì al Pala De Andrè e collaborava con La Macina

La mascotte LeoSì

«Non esistono parole per esprimere il dolore che ha colpito tutti noi. Possiamo solo dire ai cari Michela e Filippo, coraggio siamo tutti con voi». Il presidente della Piero Manetti Basket, Roberto Vianello, e tutta la società sportiva si stringono alla compagna e al figlio di Cristiano Moschini, morto ieri 26 aprile in un incidente stradale: il 47enne era il marito della segretaria del sodalizio giallorosso nonché l’anima della mascotte della squadra alle partite casalinghe del campionato di A2 al Pala De Andrè.

Moschini Cristian
La vittima Cristian Moschini

La morte di Moschini ha toccato da vicino anche l’associazione Letizia, una onlus che si occupa di disabilità e infanzia e gestisce la struttura La Macina a San Michele dove il 47enne collaborava. In un post su Facebook l’ultimo saluto: «Sei arrivato in punta di piedi. Ci hai preso per mano per molti mesi e ci hai regalato sorrisi, suggerimenti, sgridate e stimoli. I Macinini ti hanno subito abbracciato e riconosciuto come parte di loro. Tu, Leone, troppo presto, sei con noi. Noi siamo con te nel privilegio di averti avuto. Ti ricordiamo così, con queste foto. Tutta la famiglia. Ti abbracciamo e ci stringiamo a Michela e a tuo Figlio. È casa vostra questa, nel nostro piccolo siamo qua. È casa vostra».

Bondi e quel Cervia più famoso del Real: «Preferivano foto con noi che con Ronaldo»

Il 37enne attaccante emiliano da quattro anni è tornato in gialloblù, ancora in Eccellenza come nella stagione 2004-05 con il reality di Mediaset e Ciccio Graziani in panchina. «Rifarei quell’esperienza. Con i compagni di quella squadra abbiamo una chat su Whatsapp»

Bondi Campioni
Matteo Bondi, primo da sinistra, ai tempi del reality a Cervia

«Mi ricordo che in cinque-sei andammo a Torino ad assistere alla partita di Champions League tra Juventus e Real Madrid (9 marzo 2005, ndr). A fine match eravamo nell’ingresso degli spogliatoi, a dieci metri dai vari Figo, Ronaldo e Zidane. C’era anche Ciro Ferrara, che disse a suo figlio se voleva un autografo degli spagnoli. Il bambino, invece, chiese di fare una foto con noi…». Matteo Bondi, con orgoglio misto a nostalgia, racconta così un episodio della sua esperienza a “Campioni, il sogno”, mostrando quanto il reality show di Mediaset fosse riuscito a raggiungere un enorme successo, facendo diventare un gruppo di giocatori dilettanti delle autentiche “stelle” del pallone. Oggi, a quattordici anni di distanza, l’attaccante veste ancora la maglia del Cervia, rappresentando in pratica l’unico legame tra quella stagione d’oro e il campionato attuale, con le luci dei riflettori ormai spente da tanto tempo.

Bondi, da Cervia a Cervia. Dov’è stato nel frattempo?
«Sono tornato da quattro anni, dopo essere stato a Mezzolara, Comacchio e Ribelle. Nella stagione del mio ritorno siamo stati promossi dalla Promozione e adesso siamo al terzo campionato di fila in Eccellenza. Per me è stata una grande gioia vestire di nuovo la maglia gialloblù».

Cosa l’ha spinta a questo ritorno?
«Un po’ perché Cervia mi è rimasta sempre nel cuore, un po’ per ragioni personali. Quattro anni fa, quando con la Ribelle è stato fatto il salto in Serie D, ho preferito andare via perché quel campionato richiedeva un impegno che il lavoro e la famiglia non mi avrebbero permesso».

Che effetto le fa giocare oggi allo “Stadio dei Pini”?
«È sempre bello, mi sento di casa, anche se io sono originario della provincia di Reggio Emilia. Il torneo sta andando un po’ al di sotto le attese: al momento siamo in zona playout e il nostro obiettivo è la salvezza».

Bondicervia Se la cava ancora in area di rigore?
«Da “vecchietto”, penso di sì. Finora ho segnato dieci gol, mi sento ancora in forma».

Riavvolgendo il nastro della sua vita, cosa si ricorda di “Campioni”?
«È stata un’esperienza bellissima, di cui ricordo quasi tutto. Era un mondo nuovo per il calcio, perché c’era la possibilità di partecipare a un programma televisivo. Sempre sotto i riflettori, sono stato consapevole fin dall’inizio che non si trattava solo di calcio, ma comunque speravo in un trampolino di lancio anche dal punto di vista sportivo».

Cosa che però per la stragrande maggioranza di voi non è successo…
«È vero, a parte Arrieta, che ha giocato anche nel maggiore campionato statunitense, non c’è stato il riscontro che ci si aspettava in termini di carriera. Il problema è che non venivamo presi sul serio. Siamo stati etichettati più come uomini di spettacolo che calciatori».

Bondicervia2Quali sono state le soddisfazioni più grandi?
«Di sicuro vincere il campionato, ma anche avere la possibilità di entrare nei più importanti stadi di Serie A, sia da spettatori, sia da protagonisti in una serie di amichevoli. Anche dal punto di vista umano è stata una bellissima esperienza: abbiamo un gruppo Whatsapp, dove ci mandiamo dei messaggi tutti i giorni».

Secondo lei, cosa provocò il declino di “Campioni” dopo la prima stagione che era decollata?
«Il primo errore fu cambiare quasi tutta la squadra, la gente si era affezionata al gruppo della promozione. In più i costi di produzione della trasmissione erano folli. Il gioco non valeva più la candela».

Lo rifarebbe?
«Sì, certo, senza dubbi. Anche se alcune cose le gestirei in modo diverso».

Come mai non partecipò alla seconda edizione?
«Perché non furono mantenute le promesse. Gli autori mi chiesero di restare, ma io lo volevo fare alle mie condizioni e alla fine non fu trovato un accordo. Quindi cambiai squadra, andando a Mezzolara».

Tornando a oggi, la prossima stagione la rivedremo in maglia gialloblù in ogni caso?
«Se sto bene come adesso, direi di sì. In ogni caso il Cervia resta nel mio futuro: già adesso ricopro un ruolo dirigenziale, occupandomi di faccende amministrative. Mi piacerebbe che il calcio restasse nella mia vita, anche se non so in quale veste».

Tre presenze in B con il Cesena, in D con Baracca Lugo e Ravenna
Nato a Sassuolo, in provincia di Reggio Emilia, il 5 giugno del 1980, Matteo Bondi cresce nel Carpi, vestendone la maglia nel ’98-99 in C1 (due gol), per poi trasferirsi nella stagione 1999-2000 al Cesena, dove esordisce in Serie B: tre le presenze in totale in un campionato che però registra la retrocessione del club bianconero. L’attaccante passa al Castel San Pietro (C2) e nella stagione successiva scende in D, dove giocherà nel Baracca Lugo (’01-02), nel Ravenna (’02-03) e nel Carpi (’03-04). Nell’estate del 2004 il tesseramento nel Cervia di “Campioni, il sogno”, in Eccellenza. L’anno successivo si trasferisce al Mezzolara, in D, e poi al Comacchio, in Eccellenza. Nel 2007 va alla Ribelle, in Prima Categoria, con cui sale in Promozione. Nel 2009 il primo ritorno a Cervia, per una stagione in Eccellenza, categoria in cui giocherà per quattro tornei di fila ancora nel club di Castiglione di Ravenna. Conquistata una storica promozione in D, nel 2014 decide di fare ancora ritorno a Cervia, in Promozione. Salito subito in Eccellenza, Bondi è alla sua quarta stagione in maglia gialloblù. Amico di Vigor Bovolenta e Federica Lisi, è uno degli organizzatori del “Bovelix”, evento creato in ricordo dello sfortunato pallavolista che come tradizione anche quest’anno si terrà al bagno Obelix di Marina di Ravenna il 16 e il 17 giugno.

Lunedì 30 aprile nei lidi ravennati feste in spiaggia fino alle 3 di notte

Prima deroga per gli stabilimenti balneari: le altre sei tra giugno, luglio e agosto

Lucciola Ballo ScalzaLunedì 30 aprile sarà la prima delle sette serate della stagione 2018 nelle quali gli stabilimenti balneari dei lidi ravennati potranno restare aperti e organizzare spettacoli, trattenimenti e manifestazioni fino alle 3.

L’ordinanza che ha fissato le sette serate è stata approvata a dicembre dell’anno scorso. Le serate in deroga, oltre a quella del 30 aprile, sono quelle dì venerdì 1 giugno, venerdì 6 e sabato 7 luglio (Notte Rosa), domenica 22 luglio, venerdì 10 agosto e martedì 14 agosto.

Il cantautore di culto Flavio Giurato al Cisim: «Smetto con la canzone d’autore»

Presenta il suo concept album sulle migrazioni: «Sarà il mio ultimo in italiano»

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Flavio Giurato

Flavio Giurato, come attaccano molte biografie, è probabilmente «il segreto meglio custodito» della scena musicale italiana. Classe 1949, romano (e romanista, come avrà modo di sottolineare più volte nel corso della nostra intervista), fratello del più popolare giornalista televisivo Luca, Giurato è in effetti probabilmente il cantautore di culto per antonomasia in Italia.

Il suo esordio discografico è avvenuto quarant’anni fa, il suo secondo album di quattro anni dopo, Il tuffatore, ha ispirato noti scrittori italiani (tanto che ne è nato, vent’anni dopo, un libro di “racconti e opinioni su Flavio Giurato”) e dopo la pubblicazione del terzo, il più sperimentale Marco Polo, sparisce dalla scene per tornare in sordina solo a inizio anni 2000 con un disco registrato dal vivo e poi, in grande stile, altri dieci e passa anni dopo, nel 2015, con La scomparsa di Majorana, acclamatissimo da tutta la critica. Il suo nome ha così iniziato a circolare anche tra i più giovani, facendo nascere un nuovo culto. E “solo” due anni dopo Giurato è tornato con un nuovo disco, Le promesse del mondo, che sta promuovendo in un tour che fa tappa il 27 aprile al Cisim di Lido Adriano (in apertura il cantautore ravennate Giacomo Scudellari).

Flavio, innanzitutto, sarai da solo o con la band?
«Sono con la band che mi ha accompagnato in questi mesi e con cui ho composto l’ultimo album (Federico Zanetti al basso, Daniele Ciucci Giuliani alle percussioni e il sound engineer Mattia Candeloro, ndr)».
Cosa cerchi, ancora, nei live?
«Mi è sempre piaciuto e ho sempre suonato dal vivo per presentare le mie nuove canzoni. Ne sento proprio il bisogno, in particolare dopo aver pubblicato un album perché è per me un modo per capire cosa funziona e cosa no, per poi poter anche correggere il tiro se necessario…».
Ci sono anche giovani oggi ai tuoi concerti?
«Sì, siamo passati in questi anni da live per pochi aficionados che a fine concerto venivano a chiedermi l’autografo su un vinile di trent’anni prima, a concerti, oggi, con anche ragazzi di 16 anni».
La scomparsa di Majorana è stata in effetti una vera rinascita, con ampio spazio dedicato sulle riviste di settore: il tuo nome è tornato a essere caldo, è iniziato a finire anche nelle playlist di Spotify probabilmente, come ti fa sentire questa cosa?
«Eh, io provo un dolore atroce pensando a chi ascolta tramite un hardware. Il suono non è paragonabile a quello di un impianto, non si sentono i dettagli, i fruscii. Ma poi c’è anche l’altra faccia della medaglia: l’avvento di internet ha eliminato tutti i filtri e ha portato una nuova democrazia. Tutti possono ascoltare, oggi, Flavio Giurato…».
Però è sempre più difficile, forse, fare il musicista di professione…
«Ora un musicista deve cercare di sostenersi con i concerti, sì, non certo con i dischi. Mi ricorderò sempre il mio discografico contento per La scomparsa di Majorana, mi disse che ne avevamo vendute più di 900 copie, che era un risultato di tutto rispetto ai tempi d’oggi. Pensavo che mi stesse prendendo in giro, invece purtroppo era serio…».
E il nuovo album invece come sta andando?
«Più o meno uguale».
Si tratta di una sorta di concept sull’immigrazione, anche se sembra solo un pretesto per parlare della società che ci circonda… Quanto è importante l’attualità per comporre un disco? E quanto è politico, il tuo ultimo disco?
«Tutto è politica ed è normale che un cantautore sia influenzato da quello che succede. Ma come non si dovrebbe chiedere a Totti di fare altro che non sia giocare con i piedi, ecco, io mi limito a fare musica e suonare chitarre, la politica la lascio ad altri…».
Cosa ti ha colpito delle migrazioni di questi anni?
«Beh, di certo l’Italia è stata lasciata un po’ sola e non è possibile accogliere tutti, d’accordo. Però non è neanche possibile non accogliere chi sta attraversando un mare, non so se mi spiego…».
E cosa ne pensi della politica italiana?
«Spero che possa nascere un nuovo governo in grado di cambiare sistema, in generale. Ma la mia paura è che possa succedere come sempre, che il nuovo governo al massimo aumenti il prezzo di benzina e sigarette…»
Come è nato il disco e come componi? Scrivi prima i testi e la musica è una conseguenza?
«Non c’è una regola, testi e musica nascono insieme, alcuni più velocemente, altri no: la composizione di “Agua mineral” per esempio è iniziata praticamente sessant’anni fa, quando ero bambino…»
E dove nasce questa tua totale libertà nella scrittura di una canzone, a partire dalla lunghezza fuori standard?
«La lunghezza è soprattutto una questione tecnologica, una volta nei vinili non ci stavano, ricordo ancora che bisognava “limare” i bassi per cercare di appesantire meno il disco. Adesso con il digitale è tutto più semplice e la libertà ne è anche una conseguenza».
E la scelta di utilizzare anche dialetti e in un pezzo l’ inglese?
«Quella è una questione prettamente di musicalità. Sono poi sempre stato praticamente bilingue e il prossimo disco sarà tutto in inglese, di fatto è già pronto per essere registrato: all’estero ho un certo seguito e ho deciso di chiudere con la canzone d’autore italiana. Poi magari in futuro potrei fare musica per la tv, il cinema…».
Rimpianti per i tanti anni di silenzio?
«Nessuno. Anzi, devo ringraziare l’industria discografica per avermi fatto lavorare in grandissimi studi, con musicisti magnifici. Semplicemente, dopo Marco Polo, mi è stato chiesto (dalla CGD, ndr) di fornire dei provini del disco successivo, per capire che tipo di album sarebbe stato. Ma io non lavoro così, ho rifiutato e, semplicemente, ci siamo lasciati consensualmente».
E poi cos’è successo?
«Ho continuato a scrivere canzoni, a suonare quando ne avevo voglia. Mi sono reinventato nella tv, come regista (anche in Rai, ndr), fino a che non ci sono state le condizioni per tornare a fare un disco, in maniera artigiana. Ecco sì, sono passato dall’industria discografica alla bottega».
Che rapporto hai con tuo fratello Luca?
«Bello, guardiamo spesso insieme la Roma, lui viene ai concerti ed è stato fondamentale nella produzione di La scomparsa di Majorana…».
Ti piace la nuova musica italiana?
«Mi piacciono i nuovi cantautori, ho conosciuto Calcutta, sono fan di Lucio Corsi, mi piace poi molto il rap, a partire dai miei concittadini Assalti Frontali e Colle der Fomento (a Ravenna, proprio tramite il Cisim, pochi giorni fa per l’Under Fest, ndr)».

Scontro scooter-furgone sul ponte: muore il gestore di un bagno di Marina di Ravenna

La vittima è Cristian Moschini, 47 anni, del Tequila Sunrise, anche anima della mascotte del Basket Ravenna: in via Trieste stava superando la colonna di traffico e non ha potuto evitare l’altro veicolo che tentava un’inversione di marcia

Un uomo di 47 anni ha perso la vita sull’asfalto di via Trieste a Ravenna nel pomeriggio di oggi, 26 aprile: Cristian Moschini, gestore dello stabilimento balneare Tequila Sunrise di Marina di Ravenna, è morto in un incidente stradale sul ponte che scavalca via Classicana, tra la città e la località costiera. Il 47enne era in sella a uno scooter di grossa cilindrata e si è scontrato con un furgone morendo sul colpo incastrato sotto al veicolo. Il personale del 118 ha potuto solo constatare il decesso.

Moschini Cristian
La vittima Cristian Moschini

La polizia municipale ha acquisito i filmati di una telecamera di videosorveglianza installata proprio sul cavalcavia. Secondo la dinamica finora ricostruita dall’Infortunistica, il furgone in colonna verso Ravenna ha tentato una inversione sul ponte e il motociclista che viaggiava nella stessa direzione e stava superando la colonna di auto non ha potuto evitare l’impatto. Il 48enne conducente del veicolo è rimasto illeso: negativo all’alcoltest e, come da prassi, è stato accompagnato in ospedale per gli accertamenti sull’eventuale presenza di stupefacenti nel sangue.

RAVENNA 25/04/18. INCIDENTE SU VIA TRIESTE

Per consentire l’intervento dei soccorsi – sul posto anche i vigili del fuoco oltre all’ambulanza del 118 – è stato necessario chiudere la strada in entrambi i sensi causando inevitabili ripercussioni sulla viabilità cittadina.

Moschini lascia la moglie e un figlio di 14 anni. Il 47enne era molto noto anche tra gli appassionati di basket e faceva parte della grande famiglia dell’OraSì, il Basket Ravenna “Piero Manetti” che ha appena concluso il campionato di A2: la moglie lavora in società mentre lui impersonava la mascotte che intrattiene i tifosi al Pala De André.

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