martedì
08 Luglio 2025

Come auto-pubblicare il romanzo nel cassetto? Aperitivo con i consigli della marketing manager

Anna Busa ospite al decimo appuntamento della serate tecnologiche per sole donne (uomini ammessi solo se invitati da una geek girl): il 18 novembre all’osteria Pancotto di Gambellara

Gli appuntamenti delle Girl Geek Dinners (Ggd) di Ravenna, cene e incontri dedicati ai temi delle nuove tecnologie ma riservati solo a un pubblico femminile, arrivano alla decima puntata: il 18 novembre alle 19 aperitivo all’osteria Pancotto di Gambellara per parlare di self-publishing, cioè la scelta di auto-pubblicare un libro (il più delle volte a proprie spese). Interverrà Anna Busa, marketing manager di un grande gruppo ravennate del settore Itc e che ha partecipato agli incontri Ggd fin dal loro esordio nel maggio del 2015.

Tema della serata sarà proprio da dove e come iniziare a muoversi per chi volesse dare alla luce la sua produzione, che si tratti di ricordi o ricette, di un romanzo nel cassetto o di una passione da condividere. L’evento è a numero chiuso fino ad esaurimento dei posti disponibili. Come da regolamento, anche gli uomini interessati possono partecipare, purché invitati da una geek. Per informazioni e prenotazioni: ggdravenna@gmail.com.

Ggd Ravenna nasce ispirandosi all’iniziativa partita da Londra nel 2005: l’ingegnere del software Sarah Blow, stanca di trovarsi in minoranza di genere alle conferenze tecniche del settore, decise di organizzare delle cene o incontri per sole donne – in cui ogni partecipante può invitare un uomo – allo scopo di incentivare il networking e la condivisione delle competenze digitali. Le fondatrici di Ggd a Ravenna sono Sara Baraccani (graphic designer e social media manager), Valentina Crociani (giornalista), Marianna Panebarco (imprenditrice nel settore media) e Silvia Versari (copywriter): «Quattro ragazze – si definiscono – che si sono conosciute ad eventi di lavoro e di piacere, e hanno poi deciso di creare occasioni di confronto dedicate a donne curiose e con la voglia di scambiare le proprie conoscenze».

Diminuisce il peso del fisco sulle Pmi nei quattro principali comuni in provincia

Cna presenta i risultati di una ricerca sul total tax rate: la percentuale è scesa di un punto e ora è 59,5 (media italiana a 61)

Il peso del fisco sul reddito delle piccole e medie imprese (Pmi) nei quattro principali comuni della provincia di Ravenna è il 59,5 percento, un punto in meno rispetto al 2015. La media nazionale è 61. Sono i dati del cosiddetto “total tax rate” emerso dalla ricerca prodotta dalla Cna nazionale su richiesta della Cna ravennate e presentata ieri sera, 10 novembre.

La media del total tax rate dei quattro comuni – ha detto il responsabile delle politiche fiscali della Cna nazionale, Claudio Carpentieri – è il frutto di un total tax rate che a Cervia si colloca al 62,9 percento, a Ravenna al 59,6, a Lugo al 59,3 e a Faenza al 56,1. Quindi, la posizione dei quattro comuni ravennati, globalmente intesi, si collocherebbe attorno al 78esimo posto rispetto alla classifica nazionale, scalando dieci posizioni rispetto allo scorso anno».

Secondo l’analisi dell’associazione di categoria, i dati farebbero emergere «un sistema fiscale malato che richiede cure appropriate». La ricetta Cna cerca di intervenire su tre punti specifici: «Ridurre la pressione fiscale garantendo, al contempo, maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro; invertire sensibilmente la tendenza di questi anni di trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli; usare intelligentemente la leva fiscale per aumentare la domanda interna».

Dopo la presentazione dei dati si è svolta una tavola rotonda a cui hanno partecipato i sindaci dei quattro comuni coinvolti nella ricerca. Michele de Pascale (Ravenna) ha evidenziato come occorra creare sempre di più un meccanismo affinché i cittadini possano percepire la qualità del servizio e avere la consapevolezza di come vengano spesi concretamente i loro soldi. Davide Ranalli (Lugo) ha insistito molto sulla necessità di rivedere l’organizzazione istituzionale allo scopo di semplificare le procedure. Alla domanda su cosa i sindaci farebbero se ci fosse un recupero dell’autonomia impositiva, Giovanni Malpezzi (Faenza) ha risposto affermando che agirebbe subito sull’articolazione delle aliquote, attuando sgravi a favore di aziende che ampliano le proprie strutture e realizzando contemporaneamente un incremento occupazionale mentre Luca Coffari (Cervia) introdurrebbe subito la tassa di soggiorno, utile per riqualificare il territorio e l’offerta turistica e per rimettere in moto l’edilizia e l’economia locale.

Ravennati al volante 280 giorni all’anno In media 13mila km ai 35,8 orari

Il profilo degli automobilisti bizantini sulla base dei dati dell’osservatorio Unipol Sai sulle scatole nere installate

Un automobilista ravennate percorre in media 46 km al giorno, tre in più della media degli automobilisti italiani, viaggiando a una velocità media di un chilometro orario superiore a alla media nazionale (35,8 contro 34,8). Sono dati che emergono dall’osservatorio Unipol Sai sulle abitudini al volante degli italiani nel 2015 in seguito all’analisi dei dati di circa tre milioni di automobilisti assicurati che installano la scatola nera sulla propria autovettura, settore nel quale «la compagnia assicurativa – si legge in un comunicato diffuso da Unipol Sai – è leader in Italia e in Europa per numero di apparecchi installati».

Secondo i dati è Ferrara la provincia dell’Emilia Romagna in cui si percorrono più km annui, ben 14.395. Ferrara è, inoltre, la seconda provincia italiana, dietro solo a Rovigo, per velocità di percorrenze registrata. In Emilia Romagna Ferrara è seguita da Parma (13.717 km annui) e Piacenza (13.454), mentre l’auto è meno utilizzata a Forlì-Cesena (12.309 km annui) e a Rimini (11.332). A Ravenna il totale annuo è di 12.884. Forli-Cesena detiene, invece, il record di utilizzo dell’auto per più giorni durante l’anno, 289 giorni (a Ravenna sono nove in meno). In media in Emilia Romagna l’auto viene utilizzata per 282 giorni l’anno (7 giorno in meno rispetto al 2014) con una percorrenza media di 46 km (1 giorno in meno rispetto al 2014), contro una media nazionale di 283 giorni e una percorrenza media di 43 km giornalieri. Mediamente gli emilianoromagnoli trascorrono 1 ora e 21 minuti al giorno in automobile (4 minuti in più rispetto al 2014) a una velocità media di 34,8 km/h (1,5 km/h in meno rispetto al 2014), terzo valore assoluto a livello nazionale, superiore di oltre 5 km/h rispetto alla media nazionale. Spiccano in particolare Ferrara, con una velocità media di 37,9 km/h, e Ravenna con 35,8 km/h. Complessivamente un emilianoromagnolo passa 16 giorni (considerando le intere 24 ore) l’anno in automobile rispetto a una media nazionale di 17 giorni.

Il numero di scatole nere in Italia ha raggiunto circa 4 milioni di unità, di cui UnipolSai detiene circa il 60 percento. In caso di incidente la scatola nera è in grado di registrare data e orario dell’evento, posizione Gps, velocità del veicolo ed essere in questo modo particolarmente utile in caso di contestazioni, sia in caso di sentenze del giudice sia in caso di multe non dovute.

Ravennati al volante 280 giorni all’anno In media 13mila km ai 35,8 orari

Il profilo degli automobilisti bizantini sulla base dei dati dell’osservatorio Unipol Sai sulle scatole nere installate

Un automobilista ravennate percorre in media 46 km al giorno, tre in più della media degli automobilisti italiani, viaggiando a una velocità media di un chilometro orario superiore a alla media nazionale (35,8 contro 34,8). Sono dati che emergono dall’osservatorio Unipol Sai sulle abitudini al volante degli italiani nel 2015 in seguito all’analisi dei dati di circa tre milioni di automobilisti assicurati che installano la scatola nera sulla propria autovettura, settore nel quale «la compagnia assicurativa – si legge in un comunicato diffuso da Unipol Sai – è leader in Italia e in Europa per numero di apparecchi installati».

Secondo i dati è Ferrara la provincia dell’Emilia Romagna in cui si percorrono più km annui, ben 14.395. Ferrara è, inoltre, la seconda provincia italiana, dietro solo a Rovigo, per velocità di percorrenze registrata. In Emilia Romagna Ferrara è seguita da Parma (13.717 km annui) e Piacenza (13.454), mentre l’auto è meno utilizzata a Forlì-Cesena (12.309 km annui) e a Rimini (11.332). A Ravenna il totale annuo è di 12.884. Forli-Cesena detiene, invece, il record di utilizzo dell’auto per più giorni durante l’anno, 289 giorni (a Ravenna sono nove in meno). In media in Emilia Romagna l’auto viene utilizzata per 282 giorni l’anno (7 giorno in meno rispetto al 2014) con una percorrenza media di 46 km (1 giorno in meno rispetto al 2014), contro una media nazionale di 283 giorni e una percorrenza media di 43 km giornalieri. Mediamente gli emilianoromagnoli trascorrono 1 ora e 21 minuti al giorno in automobile (4 minuti in più rispetto al 2014) a una velocità media di 34,8 km/h (1,5 km/h in meno rispetto al 2014), terzo valore assoluto a livello nazionale, superiore di oltre 5 km/h rispetto alla media nazionale. Spiccano in particolare Ferrara, con una velocità media di 37,9 km/h, e Ravenna con 35,8 km/h. Complessivamente un emilianoromagnolo passa 16 giorni (considerando le intere 24 ore) l’anno in automobile rispetto a una media nazionale di 17 giorni.

Il numero di scatole nere in Italia ha raggiunto circa 4 milioni di unità, di cui UnipolSai detiene circa il 60 percento. In caso di incidente la scatola nera è in grado di registrare data e orario dell’evento, posizione Gps, velocità del veicolo ed essere in questo modo particolarmente utile in caso di contestazioni, sia in caso di sentenze del giudice sia in caso di multe non dovute.

E il Parlamento, come si può tagliare?

I quattro deputati ravennati a confronto sulla proposta M5s e non solo

Tema sempre attuale, i tagli ai costi della politica sono al centro del dibattito pubblico da tempo e più che mai in questi giorni. Mentre infatti la Regione Emilia Romagna prosegue con il processo di riduzione dei costi dell’Assemblea legislativa (vedi articoli correlati), in Parlamento i grillini hanno presentato una proposta di legge per ridurre l’indennità lorda dei parlamentari che però al momento è stata rispedita in commissione. Abbiamo chiesto ai quattro parlamentari del territorio qual è il loro pensiero su questo tema e come voterebbero se fossero chiamati a esprimersi sulla legge una volta tornata alla Camera.

Intanto un po’ di conti. Oggi un deputato italiano riceve uno stupendio lordo che al netto include circa 5.500 euro di “vero” stipendio, o indennità di funzione, ed è su questa che vorrebbero incidere i grillini nella riforma, loro che già oggi si vantano di restituirne una parte ritenendola troppo alta, dimezzando di fatto il lordo che è pari a 10.435,00 euro. A questi si aggiungono 3.600 euro per l’espletamento del mandato che in pratica significa innanzitutto lo stipendio di un collaboratore, ma anche libri, riviste e tutto ciò che può servire al paralmentare per documentarsi e svolgere la propria funzione di legislatore. Di questa cifra, tuttavia, il parlamentare è tenuto a rendicontarne solo la metà, cioé 1.800 euro e il resto può restare a sua disposizione. Forfettaria anche la diaria, che viene corrisposta in dodici mensilità di circa 3.500 euro. A questo va aggiunto che gran parte dei parlamentari versano una cifra del proprio stipendio al partito di cui fanno parte per garantirne il funzionamento. I deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale e dispongono di una somma annua di 3.098,74 euro per le spese telefoniche. La Camera non fornisce invece cellulari.

Gianluca Pini (Lega Nord):
«Solo demagogia, ho votato la riduzione dei nostri stipendi sette anni fa, senza tante storie»

Tra di loro c’è Gianluca Pini della Lega Nord, che contattiamo mentre è a Londra per ragioni istituzionali. «Sette anni fa ho votato per ridurmi l’indennità parlamentare del 30 percento e senza tante storie – ci risponde quando gli chiediamo cosa pensa della proposta dei suoi colleghi – pertanto dai grillini non prendo lezioni, men che meno quando una proposta non ha nessuna corrispondenza con la meritocrazia ma solo con un atteggiamento demagogico. Detto ciò, se la revisione dell’indennità sarà collegata alla produttività, come avviene in ogni azienda normale, voterò a favore. Quindi sì, mi auspico che vi siano modifiche in senso “meritocratico” in commissione: una su tutte la parametrazione dell’indennità sulla base dei redditi personali. Perché il Parlamento non può diventare, come nel caso dei 5 stelle (l’80 percento dei loro aveva redditi ridicoli prima di essere eletti), uno stipendificio per gente disoccupata in cerca di un posto di lavoro». E dell’idea di Matteo Renzi di introdurre una sorta di gettone di presenza anche per i parlamentari, così come accade per i consiglieri comunali? Non sarebbe meritocratico? «Renzi ogni giorno non perde occasione per dimostrare la sua profonda ignoranza: quello che lei chiama “gettone di presenza” esiste nel regolamento della camera sin dal 1948. Ogni giorno di assenza vengono detratti 250 euro. È veramente imbarazzante avere un Presidente del consiglio, non eletto, che non conosce i meccanismi parlamentari». Lo stesso non si potrà dire però della proposta di legge in Regione di cui è relatrice la faentina Manuela Rontini del Pd e dove la Lega Nord siede con i propri consiglieri, tra cui anche il faentino Andrea Liverani. «Non conosco nè la proposta nè la signorina Rontini – risponde il deputato del Carroccio – ma da quel che sento dire dai nostri rappresentati, in Regione è in atto una corsa a chi è più antipolitico tra Pd e 5stelle, forse perché sono espressioni della stessa area politica di sinistra e quindi pescano nello stesso bacino di voti. È una gara che non ci appassiona, ma se ci sono proposte serie per la riduzione dei costi della politica le valuteremo positivamente».

Alberto Pagani (Pd):
«Meglio sarebbe ragionare di come far assumere direttamente i collaboratori»

Del resto la prima legge regionale sulla riduzione dei costi ottenne l’unanimità, cosa che in Parlamento pare si sia ben lontani anche solo dall’immaginarla. Alberto Pagani, deputato Pd che non ha mai fatto nulla per guadagnarsi l’etichetta di “renziano” di nessuna ora, pur non essendo nemmeno chiaramente iscrivibile alla minoranza (per esempio, ha sempre difeso le ragioni del sì alla riforma del referendum) non riesce ad appassionarsi particolarmente al tema. Quando gli chiediamo della legge proposta dai grillini si limita a un: «È tornata alla commissione affari costituzionali appunto per essere discussa, ma io non ne faccio parte, e quindi non me ne occupo». In generale, ci spiega quali sono le sue perplessità sul progetto: «Forse sarebbe più serio fare come negli altri paesi e togliere dall’ammontare totale dello stipendio dei deputati la somma che va a finanziare il partito di appartenenza e che serve per pagare lo stipendio e gli oneri contributivi dei collaboratori. Negli altri Paesi i partiti sono finanziati dallo Stato e i collaboratori sono assunti e pagati direttamente dalle istituzioni, non dai singoli deputati. Se togliessimo queste cifre lo stipendio si ridurrebbe ben più della metà, e quello che risulterebbe nella busta paga corrisponderebbe ad un compenso reale. Sarebbe tutto più chiaro e trasparente, a mio parere».

Giovanni Paglia (Sinistra Italiana):
«Stipendio parificato a quello di un sindaco di un capoluogo di regione»

Una linea, quella di Pagani, per certi versi vicina a quella di Giovanni Paglia, eletto nelle file di Sel, oggi in via di scioglimento, e in prima linea nella costituzione di Sinistra Italiana (che è già anche un gruppo parlamentare). «Secondo noi sarebbe meglio che fosse la Camera ad assumere i collaboratori indicati dai parlamentari, in modo più chiaro e trasparente, così come vorremmo che non fossero monetizzati i rimborsi e la diaria. Meglio sarebbe, al momento dell’elezione, ricevere la chiave per una stanza in cui alloggiare e indicare chi si vuole assumere come collaboratore. Posto che sarei anche pronto a votarla, va detto che in realtà la proposta grillina rischia di incidere in modo davvero marginale sul costo della Camera e che si potrebbe e si dovrebbe intervenire, magari attraverso modifiche ai regolamenti, su altre voci che non sono stabilite per legge. Abbiamo proposto emendamenti durante la discussione del bilancio della Camera, quando si discute tutto. Il punto vero è che credo ci sia un’ipocrisia di fondo nella proposta grillina perché tagliando così poco, i parlamentari possono continuare a finanziare le iniziative politiche con la diaria. Ma io preferirei piuttosto reintrodurre un sistema di finanziamento pubblico ai partiti vero che non passi dai parlamentari, perché se a un certo punto sono solo i parlamentari a finanziare la forza politica, questi rischiano di diventarne i padroni, di finanziare solo le iniziative politiche che vogliono con un rischio per la democrazia interna. E indennità per i parlamentari pari a quelli di un sindaco di capoluogo di regione». Eppure anche Giovanni Paglia versa al partito una lauta parte dello stipendio. «È vero – risponde –, ma almeno partiti strutturati come noi o anche il Pd, a differenza dei 5 Stelle, hanno una tesoreria, i parlamentari versano e poi non decidono come vengono spesi. Diversa è una struttura dove invece appunto a decidere e a spendere possono essere solo gli eletti».

Andrea Maestri (Possibile):
«Si discuta la nostra proposta di legge già depositata per ridurre davvero costi e privilegi»
E anche Andrea Mestri, eletto nelle file del Pd da cui è fuoriuscito per poi entrare in Parlamento nel gruppo guidato da Pippo Civati, Possibile, fa distinguo importanti quando gli chiediamo un’opinione sulla legge proposta da Di Maio & Co. «È una proposta parziale e demagogica anche se la ratio è totalmente condivisibile – spiega il deputato ravennate, che è anche avvocato –. Non credo che sarà mai votata, non ci sono le condizioni dato l’arroccamento del Pd. Non prendo seriamente in considerazione la boutade di Renzi che si sta esercitando da tempo in un antiparlamentarismo d’accatto. Le forze politiche che hanno a cuore davvero una proposta rigorosa e seria dovrebbero votare la proposta di Possibile». Tra i punti salienti di questa proposta ci sono la parametrazione dell’indennità dei deputati allo stipendio dei docenti universitari al secondo scatto di carriera, la riduzione della parte forfetaria a 2mila euro, spese di alloggio per un massimo di 1.500 euro per chi alloggia fuori Roma, l’abolizione dei vitalizi e l’omologazione del sistema pensionistico al metodo contributivo e, tra le altre misure, è anche contemplato un contributo di solidarietà da parte di chi già ora incassa mensilmente gli assegni più alti.

Due giorni dedicati al vino alla fiera di Faenza con oltre 130 produttori da tutta Italia

Prima edizione di “Back to the wine”. Con il biglietto d’ingresso calice e degustazione libera

È dedicato ai piccoli produttori del vino da tutta Italia la prima edizione di “Back to the wine” alla Fiera di Faenza domenica 13 e lunedì 14 novembre. Curato da Andrea Marchetti, ideatore della comunità di Vinessum, con l’organizzazione di Blu Nautilus, la due giorni è il manifesto del “vino come atto agricolo responsabile”, omaggio ai vignaioli artigiani.

Oltre 130 i produttori da tutta la Penisola (Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Umbria, Toscana, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Puglia, Sicilia), tutti con una produzione enoica a tiratura limitata, con attenzione all’ecosostenibilità.

Presenti anche escursioni oltreconfine, con produttori da Francia, Slovenia, Germania e Croazia. Insieme a loro una quindicina di produttori del cibo a filiera corta, più un’altra decina produttori di olio e birre artigianali, sempre da tutta Italia. Nel corso della manifestazione sono presenti firme della cucina (Max Mascia, Athos Migliari, Cristian Mometti, Fabrizio Mantovani, Vincenzo Vottero), presentazione di libri (Paolo Marchi e Maurizio Pratelli) e degustazioni guidate.

Orario: domenica 10-20; lunedì 11-18; biglietto ingresso domenica 20 euro, lunedì 15; entrambe le giornate 30 euro. Per operatori del settore: 10 euro valido entrambe le giornate.

Il biglietto di ingresso comprende: calice, tracolla porta calice, degustazione libera dei vini. Info: www.backtothewine.it

Due giorni dedicati al vino alla fiera di Faenza con oltre 130 produttori da tutta Italia

Prima edizione di “Back to the wine”. Con il biglietto d’ingresso calice e degustazione libera

È dedicato ai piccoli produttori del vino da tutta Italia la prima edizione di “Back to the wine” alla Fiera di Faenza domenica 13 e lunedì 14 novembre. Curato da Andrea Marchetti, ideatore della comunità di Vinessum, con l’organizzazione di Blu Nautilus, la due giorni è il manifesto del “vino come atto agricolo responsabile”, omaggio ai vignaioli artigiani.

Oltre 130 i produttori da tutta la Penisola (Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Umbria, Toscana, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Puglia, Sicilia), tutti con una produzione enoica a tiratura limitata, con attenzione all’ecosostenibilità.

Presenti anche escursioni oltreconfine, con produttori da Francia, Slovenia, Germania e Croazia. Insieme a loro una quindicina di produttori del cibo a filiera corta, più un’altra decina produttori di olio e birre artigianali, sempre da tutta Italia. Nel corso della manifestazione sono presenti firme della cucina (Max Mascia, Athos Migliari, Cristian Mometti, Fabrizio Mantovani, Vincenzo Vottero), presentazione di libri (Paolo Marchi e Maurizio Pratelli) e degustazioni guidate.

Orario: domenica 10-20; lunedì 11-18; biglietto ingresso domenica 20 euro, lunedì 15; entrambe le giornate 30 euro. Per operatori del settore: 10 euro valido entrambe le giornate.

Il biglietto di ingresso comprende: calice, tracolla porta calice, degustazione libera dei vini. Info: www.backtothewine.it

Referendum costituzionale, anche il Pri diviso: sabato iniziative per il Sì e per il No

“Un sereno No dalla coscienza Laica del Paese” è il titolo che il comitato dei Repubblicani per il No al referendum costituzionale del 4 dicembre ha scelto per l’iniziativa che si svolgerà al circolo Pri di Madonna dell’Albero (sala Bronson) il 12 novembre alle 15.30 con Paolo Gambi – che, con Luisa Babini e Fabio Bocchini, è fra i promotori del comitato dei Repubbicani per il No – Sandra Bonsanti (Predidente di Giustizia e Libertà), il politologo Stefano Passigli, Luigi Compagna e Giancarlo Tartaglia.

Sempre sabato 12 novembre, però, un altro gruppo del Pri organizza invece un incontro per il sì: alle 11.30 al circolo Pri di San Michele si tiene un incontro per spiegare le ragioni di alcuni repubblicani favorevoli alla riforma con l’ex vicesindaco Giannantonio Mingozzi e Mauro Mazzotti. Interverrà l’onorevole Adolfo Battaglia.

Ad oggi, tra i repubblicani, hanno aderito e sostengono il Sì: Pietro Barberini, Paolo Bezzi, Giorgio Brunelli, Miro Calistri, Flavio Casadio, Massimo Cimatti, Lorenzo Cottignoli, Rita Fantoni, Renzo Fiori, Cristina Agnese Foschi, Chiara Francesconi, Alberto Gamberini, Silvio Gambi, Franco Giusti, Silvia La Porta, Franco Maiani, Enrico Mambelli, Silvano Molducci, Giuseppe Piccinini, Gianni Ravaglia, Roberto Ravaioli, Paola Rossi, Novella Sacchetti, Arrigo Sternini, Carlo Tellarini, Luciano Zignani.

I genitori protestano? Il Comune investe 300mila euro per giochi nuovi nei parchi

Altri 400mila arriveranno nei prossimi 5-6 anni per la manutenzione
La rabbia di Fornace Zarattini per le promesse non mantenute

Le lamentele che arrivano negli uffici comunali sono tante. L’ultima, e più clamorosa, è quella dei genitori di Fornace Zarattini, dove l’unico parco di una piccola frazione con residenti in crescita è lasciato a se stesso, con solo un’altalena e una giostrina in cattive condizioni, erba alta, sporcizia e giochi pericolosi rimossi alcuni fa ma mai sostituiti. Nonostante le promesse dell’amministrazione comunale durante la recente campagna elettorale, con tanto di preventivi in mano. A distanza di mesi, il parco di via Orioli, affacciato sulla trafficatissima Faentina, è ancora in uno stato decisamente poco invitante, non solo per la mancanza dei giochi. I genitori si sono allora ritrovati per una nuova protesta pubblica, dopo una petizione inviata in Comune in cui si chiedeva anche di risolvere la questione della mancanza di parcheggi. Tra i presenti anche Mauro Bertolino, di Forza Italia, molto sensibile al tema dei parchi pubblici.

«L’area verde di Fornace Zarattini è comunque curata, in passato abbiamo sostituito dei giochi che sono stati poi di nuovo danneggiati: faremo però il possibile per sistemare il parco, essendo l’unico di una frazione ora densamente abitata», sono le parole dell’assessore del Comune di Ravenna, Gianandrea Baroncini, che ricorda anche però come siano 117 i parchi con giochi da gestire nel territorio di sua competenza. Fornace rientrerà così tra le priorità in quello che Baroncini definisce come «un piano straordinario di manutenzione e sostituzione dei giochi». Piano che partirà nei prossimi mesi e che prevede un impegno da oltre 300mila euro da parte del Comune per l’acquisto di nuovi giochi e allo stesso tempo circa 400mila euro (da spalmare però in questo caso nei prossimi 5-6 anni) esclusivamente per la manutenzione di quelli che non è possibile sostituire. «Ovvio che in questo campo il nostro impegno non basta mai – sottolinea l’assessore – ma posso assicurare che si noterà la differenza… Cerchiamo così di dare risposte a un problema molto sentito, anche se voglio sottolineare che qui il Comune ha giustamente ritenuto di attrezzare con i giochi così tanti parchi della città per il benessere dei suoi cittadini, ma che non è una strategia così scontata. Nella vicina Forlì, ad esempio, è stato scelto di concentrare i giochi in pochi parchi, e questo è senza dubbio anche un risparmio economico…».

Baroncini lancia poi un appello ai frequentatori dei parchi cittadini. «Dobbiamo studiare un modo per coinvolgerli nella cura e nella gestione, veri e propri patti con i cittadini per far fronte al problema degli atti vandalici o delle ragazzate che finiscono col danneggiare le attrezzature. E mi auguro che anche in caso di lamentele, ci si ricordi sempre che al posto di quell’area verde poteva pure esserci un piazzale di cemento…».

I genitori protestano? Il Comune investe 300mila euro per giochi nuovi nei parchi

Altri 400mila arriveranno nei prossimi 5-6 anni per la manutenzione La rabbia di Fornace Zarattini per le promesse non mantenute

Le lamentele che arrivano negli uffici comunali sono tante. L’ultima, e più clamorosa, è quella dei genitori di Fornace Zarattini, dove l’unico parco di una piccola frazione con residenti in crescita è lasciato a se stesso, con solo un’altalena e una giostrina in cattive condizioni, erba alta, sporcizia e giochi pericolosi rimossi alcuni fa ma mai sostituiti. Nonostante le promesse dell’amministrazione comunale durante la recente campagna elettorale, con tanto di preventivi in mano. A distanza di mesi, il parco di via Orioli, affacciato sulla trafficatissima Faentina, è ancora in uno stato decisamente poco invitante, non solo per la mancanza dei giochi. I genitori si sono allora ritrovati per una nuova protesta pubblica, dopo una petizione inviata in Comune in cui si chiedeva anche di risolvere la questione della mancanza di parcheggi. Tra i presenti anche Mauro Bertolino, di Forza Italia, molto sensibile al tema dei parchi pubblici.

«L’area verde di Fornace Zarattini è comunque curata, in passato abbiamo sostituito dei giochi che sono stati poi di nuovo danneggiati: faremo però il possibile per sistemare il parco, essendo l’unico di una frazione ora densamente abitata», sono le parole dell’assessore del Comune di Ravenna, Gianandrea Baroncini, che ricorda anche però come siano 117 i parchi con giochi da gestire nel territorio di sua competenza. Fornace rientrerà così tra le priorità in quello che Baroncini definisce come «un piano straordinario di manutenzione e sostituzione dei giochi». Piano che partirà nei prossimi mesi e che prevede un impegno da oltre 300mila euro da parte del Comune per l’acquisto di nuovi giochi e allo stesso tempo circa 400mila euro (da spalmare però in questo caso nei prossimi 5-6 anni) esclusivamente per la manutenzione di quelli che non è possibile sostituire. «Ovvio che in questo campo il nostro impegno non basta mai – sottolinea l’assessore – ma posso assicurare che si noterà la differenza… Cerchiamo così di dare risposte a un problema molto sentito, anche se voglio sottolineare che qui il Comune ha giustamente ritenuto di attrezzare con i giochi così tanti parchi della città per il benessere dei suoi cittadini, ma che non è una strategia così scontata. Nella vicina Forlì, ad esempio, è stato scelto di concentrare i giochi in pochi parchi, e questo è senza dubbio anche un risparmio economico…».

Baroncini lancia poi un appello ai frequentatori dei parchi cittadini. «Dobbiamo studiare un modo per coinvolgerli nella cura e nella gestione, veri e propri patti con i cittadini per far fronte al problema degli atti vandalici o delle ragazzate che finiscono col danneggiare le attrezzature. E mi auguro che anche in caso di lamentele, ci si ricordi sempre che al posto di quell’area verde poteva pure esserci un piazzale di cemento…».

Via le auto davanti a San Vitale: nuove aree pedonali in centro a Ravenna

Dal 15 novembre modifiche a viabilità e sosta nelle vie Galla Placidia, Boccaccio e Gaetano Monti. Residenti dirottati anche in Largo Firenze

Entrerà in vigore da martedì 15 novembre l’istituzione delle nuove aree pedonali del centro storico di Ravenna in via Boccaccio, in via Galla Placidia e via Gaetano Monti.

Le ordinanze diffuse nei giorni scorsi dagli uffici della viabilità del Comune di Ravenna, dettano le seguenti nuove regole.

In via Boccaccio potranno circolare: le biciclette; i veicoli di residenti, domiciliati e imprese con sede nella strada stessa, per operazioni di carico e scarico della durata massima di 15 minuti con l’obbligo di esporre il disco orario.
Residenti e domiciliati potranno sostare con contrassegno di tipo “R” in piazza Garibaldi, via Negri e vicolo Porziolino all’interno della Zona a Traffico Limitato e inoltre, senza limitazione di orario e senza l’obbligo di pagamento, in Largo Firenze.
Per continuare a soddisfare l’esigenza di sosta di ciclomotori e motocicli, che prima del provvedimento potevano essere posteggiati in via Boccaccio, è stata loro riservata un’area all’interno del parcheggio di largo Firenze (piazzetta Padre Ragazzini) sottraendo nove spazi alla sosta delle auto.
Tali misure – ricorda in una nota il Comune di Ravenna – sono state introdotte nell’agosto 2013 con una delibera della giunta avente le seguenti finalità: «aumentare la sicurezza e la più corretta fruibilità dell’area, limitare l’impatto del traffico e favorire un più consono uso del suolo pubblico, salvaguardando il primo luogo le utenze più deboli, quali pedoni e ciclisti».

Anche in via Galla Placidia e in via Gaetano Monti il transito sarà consentito alle biciclette e ai veicoli diretti alle aree di proprietà privata (cortili, garage). In occasione di matrimoni e funerali, celebrati nelle chiese vicine, saranno consentiti il transito e la sosta ai soli mezzi adibiti agli sposi o al feretro per il tempo strettamente necessario alla funzione.
La sosta sarà consentita per le sole operazioni di carico e scarico e per un tempo massimo di 15 minuti, con l’obbligo di esporre il disco orario, ai veicoli di residenti, domiciliati e delle imprese con sede nelle suddette strade.
La sosta è consentita a residenti e domiciliati con contrassegno di tipo “R” in via Traversari, via Pietro Alighieri, via Gamba e via Salara all’interno della Zona a Traffico Limitato e inoltre, senza limitazione di orario e senza l’obbligo di pagamento, in piazzale Torre Umbratica.
Il provvedimento in questo caso recepisce la delibera, approvata lo scorso 20 ottobre dalla nuova giunta, «volta a salvaguardare sia il pedoni e ciclisti che la qualità dei monumenti che vi hanno sede».

Un concerto per costruire mensa e cucina per i bimbi dell’Uganda. E per i terremotati

Presentato il nuovo Memorial Day, in programma il 25 novembre

L’associazione Ravenna Eventi presenta l’annuale appuntamento con la musica e la solidarietà: Memorial Day 2016 “Le note del cuore”.

Venerdì 25 novembre alle 21 la basilica di San Francesco di Ravenna ospiterà il concerto dell’Orchestra da Camera di Ravenna, diretta da Paolo Manetti, il cui ricavato sarà, come di consueto, devoluto interamente in beneficenza. Il progetto è di costruire una cucina e una sala mensa per la scuola di San Carlo e Sant’Antonio di Padova a Matugga, Uganda: un piccolo intervento che consentirà agli oltre quattrocento bambini che frequentano la scuola di avere pasti sicuri in condizioni igieniche accettabili.

Ma l’associazione Ravenna Eventi non poteva non rispondere alla chiamata di aiuto e solidarietà che viene dalle zone colpite del terremoto: parte dell’incasso della serata (ad offerta libera) sarà inviato alle popolazioni del centro Italia per le necessità rese urgenti dal sisma.

Il programma musicale della serata si aprirà con alcune delle Ouvertures di Rossini, per poi proseguire con la Sinfonia n.4 op.90 “Italiana” di Felix Mendelssohn.

La serata vedrà la presenza di un ospite d’onore, che riceverà il Premio Stella di Galla Placidia, un elegante mosaico che riproduce un dettaglio del cielo stellato del Mausoleo di Galla Placidia, realizzato da Marica Pelliconi, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna.

Interverranno al Memorial Day l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni e il consigliere comunale Giannantonio Mingozzi.

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