lunedì
25 Agosto 2025

E il Comune chiede a Eni di chiudere la piattaforma che «abbassa» Lido di Dante

Approvato un ordine del giorno contro l’Angela Angelina

Il consiglio comunale di Ravenna ha votato (un ordine del giorno di Ilaria Morigi – ex Sel – approvato con i voti di Pd e Pri, e che pubblichiamo integralmente in fondo all’articolo) per chiedere ad Eni la chiusura anticipata di Angela Angelina, la piattaforma che sta “affondando” Lido di Dante. E la cosa fa esultare Legambiente per due motivi: è la conferma da parte del Comune «che l’estrazione sotto costa in alto Adriatico, ma non solo, è la principale causa antropica della subsidenza»; inoltre, si 1conferma l’importanza della vittoria del sì al referendum del 17 aprile, per dare un termine certo alle attività estrattive in corso». Insomma, «il primo segnale importante di come non si possa più ignorare i veri impatti di queste attività, arriva inaspettatamente dal Comune di Ravenna».

Angela Angelina è la piattaforma più vicina alla costa, tra le 47 attive in Emilia-Romagna per l’estrazione di gas entro le 12 miglia, e opera a soli due chilometri dalle spiagge di Lido di Dante ed è accusata di aver “abbassato” Lido di Dante di 19 millimetri all’anno dal 1999 al 2015. «Da anni Legambiente e cittadini – dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – sottolineano i danni dell’attività estrattiva sotto costa. Finalmente, con un referendum alle porte, sembra che anche l’amministrazione di Ravenna si sia decisa ad aprire gli occhi. Raggiungere il quorum e la vittoria del sì al referendum del 17 aprile è un segnale fondamentale per indicare una strada nuova e positiva per i territori, dando una scadenza certa all’estrazione delle limitatissime risorse di gas presenti nei fondali della nostra regione, contro lo spreco di denaro pubblico oltre che per mettere fine ai danni agli ecosistemi ed alle attività economiche legate al turismo, prodotti dalle trivellazioni; trivelle che arricchiscono poche grandi compagnie, scaricando i costi su tutti i cittadini».

l comitato dei cittadini di Lido di Dante, però, ricorda che il referendum sulle trivelle «non è risolutivo in quanto Angela Angelina ha già una concessione prorogata sino al 2027». Per questo il comitato preme perchè si arrivi al «fermo di questa piattaforma in tempi brevissimi» e all’immediata «messa in campo di interventi strutturali ben più cospicui di quelli attualmente finanziati da Eni» per mettere una pezza ai guasti di Lido di Dante. «Quello di Lido di Dante è un caso che deve essere valutato singolarmente al di fuori di quello che sarà l’esito del referendum nazionale e sul quale non è possibile attendere oltre», afferma il comitato. (fonte agenzia Dire, www.dire.it)

E il Comune chiede a Eni di chiudere la piattaforma che «abbassa» Lido di Dante

Approvato un ordine del giorno contro l’Angela Angelina

Il consiglio comunale di Ravenna ha votato (un ordine del giorno di Ilaria Morigi – ex Sel – approvato con i voti di Pd e Pri, e che pubblichiamo integralmente in fondo all’articolo) per chiedere ad Eni la chiusura anticipata di Angela Angelina, la piattaforma che sta “affondando” Lido di Dante. E la cosa fa esultare Legambiente per due motivi: è la conferma da parte del Comune «che l’estrazione sotto costa in alto Adriatico, ma non solo, è la principale causa antropica della subsidenza»; inoltre, si 1conferma l’importanza della vittoria del sì al referendum del 17 aprile, per dare un termine certo alle attività estrattive in corso». Insomma, «il primo segnale importante di come non si possa più ignorare i veri impatti di queste attività, arriva inaspettatamente dal Comune di Ravenna».

Angela Angelina è la piattaforma più vicina alla costa, tra le 47 attive in Emilia-Romagna per l’estrazione di gas entro le 12 miglia, e opera a soli due chilometri dalle spiagge di Lido di Dante ed è accusata di aver “abbassato” Lido di Dante di 19 millimetri all’anno dal 1999 al 2015. «Da anni Legambiente e cittadini – dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – sottolineano i danni dell’attività estrattiva sotto costa. Finalmente, con un referendum alle porte, sembra che anche l’amministrazione di Ravenna si sia decisa ad aprire gli occhi. Raggiungere il quorum e la vittoria del sì al referendum del 17 aprile è un segnale fondamentale per indicare una strada nuova e positiva per i territori, dando una scadenza certa all’estrazione delle limitatissime risorse di gas presenti nei fondali della nostra regione, contro lo spreco di denaro pubblico oltre che per mettere fine ai danni agli ecosistemi ed alle attività economiche legate al turismo, prodotti dalle trivellazioni; trivelle che arricchiscono poche grandi compagnie, scaricando i costi su tutti i cittadini».

l comitato dei cittadini di Lido di Dante, però, ricorda che il referendum sulle trivelle «non è risolutivo in quanto Angela Angelina ha già una concessione prorogata sino al 2027». Per questo il comitato preme perchè si arrivi al «fermo di questa piattaforma in tempi brevissimi» e all’immediata «messa in campo di interventi strutturali ben più cospicui di quelli attualmente finanziati da Eni» per mettere una pezza ai guasti di Lido di Dante. «Quello di Lido di Dante è un caso che deve essere valutato singolarmente al di fuori di quello che sarà l’esito del referendum nazionale e sul quale non è possibile attendere oltre», afferma il comitato. (fonte agenzia Dire, www.dire.it)

E il Comune chiede a Eni di chiudere la piattaforma che «abbassa» Lido di Dante

Approvato un ordine del giorno contro l’Angela Angelina

Il consiglio comunale di Ravenna ha votato (un ordine del giorno di Ilaria Morigi – ex Sel – approvato con i voti di Pd e Pri, e che pubblichiamo integralmente in fondo all’articolo) per chiedere ad Eni la chiusura anticipata di Angela Angelina, la piattaforma che sta “affondando” Lido di Dante. E la cosa fa esultare Legambiente per due motivi: è la conferma da parte del Comune «che l’estrazione sotto costa in alto Adriatico, ma non solo, è la principale causa antropica della subsidenza»; inoltre, si 1conferma l’importanza della vittoria del sì al referendum del 17 aprile, per dare un termine certo alle attività estrattive in corso». Insomma, «il primo segnale importante di come non si possa più ignorare i veri impatti di queste attività, arriva inaspettatamente dal Comune di Ravenna».

Angela Angelina è la piattaforma più vicina alla costa, tra le 47 attive in Emilia-Romagna per l’estrazione di gas entro le 12 miglia, e opera a soli due chilometri dalle spiagge di Lido di Dante ed è accusata di aver “abbassato” Lido di Dante di 19 millimetri all’anno dal 1999 al 2015. «Da anni Legambiente e cittadini – dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – sottolineano i danni dell’attività estrattiva sotto costa. Finalmente, con un referendum alle porte, sembra che anche l’amministrazione di Ravenna si sia decisa ad aprire gli occhi. Raggiungere il quorum e la vittoria del sì al referendum del 17 aprile è un segnale fondamentale per indicare una strada nuova e positiva per i territori, dando una scadenza certa all’estrazione delle limitatissime risorse di gas presenti nei fondali della nostra regione, contro lo spreco di denaro pubblico oltre che per mettere fine ai danni agli ecosistemi ed alle attività economiche legate al turismo, prodotti dalle trivellazioni; trivelle che arricchiscono poche grandi compagnie, scaricando i costi su tutti i cittadini».

l comitato dei cittadini di Lido di Dante, però, ricorda che il referendum sulle trivelle «non è risolutivo in quanto Angela Angelina ha già una concessione prorogata sino al 2027». Per questo il comitato preme perchè si arrivi al «fermo di questa piattaforma in tempi brevissimi» e all’immediata «messa in campo di interventi strutturali ben più cospicui di quelli attualmente finanziati da Eni» per mettere una pezza ai guasti di Lido di Dante. «Quello di Lido di Dante è un caso che deve essere valutato singolarmente al di fuori di quello che sarà l’esito del referendum nazionale e sul quale non è possibile attendere oltre», afferma il comitato. (fonte agenzia Dire, www.dire.it)

«La Regione vieti le sale da gioco vicino a scuole, ospedali e luoghi di culto»

L’appello del Comune di Ravenna, mentre viene approvato
il nuovo regolamento. Sul territorio sono 66 i luoghi con slot e simili  

Il consiglio comunale di Ravenna ha approvato all’unanimità il regolamento delle sale da gioco, installazione apparecchi da intrattenimento e giochi leciti. Sì unanime anche a un ordine del giorno sullo stesso tema.

La delibera è stata illustrata da Giovanna Piaia, assessora alle Politiche sociali. In premessa Piaia ha sottolineato come le ludopatie si stiano sempre più diffondendo, «al livello di una vera e propria epidemia, che coinvolge anche tantissimi minorenni».In quattro anni le ludopatie sono aumentate del cento per cento e tra il 2010 e il 2013 l’utenza dei Sert è cresciuta di oltre il 116 per cento. Nel 2014 i soggetti in trattamento con patologie collegate alla dipendenza dal gioco sono stati 1.277.

In virtù della legge regionale sulla materia, che è del 2013 ed è stata rivista nel 2015, sono stati attivati corsi di formazione per il personale sociosanitario e per gli esercenti; è stato istituito un numero verde regionale per la consultazione dell’elenco dei servizi (800 033 033) ed è stato definito il percorso di assegnazione del marchio Slot FreER ai locali che non hanno installato o che hanno disinstallato slot machine e apparecchi per il gioco.

«L’obiettivo del nostro regolamento, che ha cercato di ordinare e contestualizzare tutti i riferimenti normativi sulla materia – ha aggiunto Piaia – è che la diffusione dei locali nei quali si pratica il gioco lecito garantisca la tutela dei minori e di categorie di soggetti vulnerabili, la viabilità, il contenimento dell’inquinamento acustico, la quiete pubblica e la salute, mediante la prevenzione di forme di gioco compulsivo e la sensibilizzazione nei confronti dell’accesso responsabile al gioco, che contrasti lo sviluppo di fenomeni di dequalificazione territoriale e dei valori immobiliari, nonché di dipendenza patologica dal gioco d’azzardo». I Comuni – ha sottolineato l’assessora – scontano la mancanza di una legge nazionale, che impedisce loro di agire in maniera più efficace su certe questioni, come per esempio la possibilità di prevedere distanze minime tra le sale da gioco e luoghi cosiddetti sensibili, quali ad esempio scuole. «Tuttavia – dice Piaia – qualcosa si sta muovendo. Le Regioni stanno sottoscrivendo un Manifesto unitario, sollecitando il Governo a legiferare; e sembra che il Governo sia intenzionato a mettere mano alla questione. Alcune Regioni inoltre, nelle loro leggi, hanno previsto tali distanze minime, consentendo quindi a loro volta ai Comuni di inserirle nei loro regolamenti. La Regione Emilia Romagna non ha previsto tali distanze minime e quindi noi non abbiamo potuto metterle nel nostro regolamento: ciò ci avrebbe esposto sicuramente a dei contenziosi, di cui ci sono numerosi precedenti in altre realtà, che molto probabilmente ci avrebbero visto soccombere».

La Regione ha però rivisto la propria legge consentendo ai Comuni – assicura Piaia – una cosa molto importante, fatta dal nostro Comune in sede di variante al Rue, cioè l’individuazione di una specifica destinazione d’uso denominata Attività ludico-ricreative con problematiche di impatto sociale di cui alla legge regionale 5/2013 (sale da gioco/slot, videolotteri e sale bingo, scommesse Snai e similari) in virtù della quale sono stati fortemente limitati gli ambiti urbanistici dove è possibile insediare tali attività, prevedendo altresì alte dotazioni di parcheggio pertinenziale».

Durante il suo intervento Piaia ha anche fornito alcuni dati sulla presenza di sale gioco nel territorio del comune di Ravenna. Le sale gioco risultano 66, di cui 23 in città, 11 nel forese e 32 nelle località balneari; inoltre in 55 attività economiche sono installati apparecchi elettronici e meccanici.

Con particolare riferimento al tema delle distanze dai “luoghi sensibili” erano stati presentati due ordini del giorno, uno con primo firmatario il consigliere Maurizio Bucci (gruppo misto); l’altro con primo firmatario il consigliere Idio Baldrati (Pd). Da un confronto tra i due è scaturito un ordine del giorno unitario illustrato da Maurizio Bucci, che ha sottolineato come il documento sia stato ispirato dall’ex consigliere della Lega Nord Paolo Guerra, nel quale si chiede che «il sindaco e la giunta del Comune di Ravenna si attivino presso la Regione Emilia Romagna affinché vengano definite con sollecitudine le distanze dai luoghi sensibili quali istituti scolastici, primari e secondari, strutture sanitarie, ospedaliere e luoghi di culto, prevedendo 500 metri come distanza minima». L’ordine del giorno è stato sottoscritto, oltre che da Bucci e Baldrati, dai consiglieri Nereo Foschini (Ncd), Alberto Ancarani e Francesco Baldini (Forza Italia), Alvaro Ancisi e Sirio Stampa (Lista per Ravenna), Alberto Donini (Lega Nord Romagna), Pietro Vandini e Lorenzo Gatti (Movimento 5 Stelle), Davide Buonocore (Idv), Ilaria Morigi (Sel), Daniele Perini (Pd), Roberto Ravaioli (Pri), Diego Rubboli (Fds) e approvato all’unanimità.

«La Regione vieti le sale da gioco vicino a scuole, ospedali e luoghi di culto»

L’appello del Comune di Ravenna, mentre viene approvato il nuovo regolamento. Sul territorio sono 66 i luoghi con slot e simili  

Il consiglio comunale di Ravenna ha approvato all’unanimità il regolamento delle sale da gioco, installazione apparecchi da intrattenimento e giochi leciti. Sì unanime anche a un ordine del giorno sullo stesso tema.

La delibera è stata illustrata da Giovanna Piaia, assessora alle Politiche sociali. In premessa Piaia ha sottolineato come le ludopatie si stiano sempre più diffondendo, «al livello di una vera e propria epidemia, che coinvolge anche tantissimi minorenni».In quattro anni le ludopatie sono aumentate del cento per cento e tra il 2010 e il 2013 l’utenza dei Sert è cresciuta di oltre il 116 per cento. Nel 2014 i soggetti in trattamento con patologie collegate alla dipendenza dal gioco sono stati 1.277.

In virtù della legge regionale sulla materia, che è del 2013 ed è stata rivista nel 2015, sono stati attivati corsi di formazione per il personale sociosanitario e per gli esercenti; è stato istituito un numero verde regionale per la consultazione dell’elenco dei servizi (800 033 033) ed è stato definito il percorso di assegnazione del marchio Slot FreER ai locali che non hanno installato o che hanno disinstallato slot machine e apparecchi per il gioco.

«L’obiettivo del nostro regolamento, che ha cercato di ordinare e contestualizzare tutti i riferimenti normativi sulla materia – ha aggiunto Piaia – è che la diffusione dei locali nei quali si pratica il gioco lecito garantisca la tutela dei minori e di categorie di soggetti vulnerabili, la viabilità, il contenimento dell’inquinamento acustico, la quiete pubblica e la salute, mediante la prevenzione di forme di gioco compulsivo e la sensibilizzazione nei confronti dell’accesso responsabile al gioco, che contrasti lo sviluppo di fenomeni di dequalificazione territoriale e dei valori immobiliari, nonché di dipendenza patologica dal gioco d’azzardo». I Comuni – ha sottolineato l’assessora – scontano la mancanza di una legge nazionale, che impedisce loro di agire in maniera più efficace su certe questioni, come per esempio la possibilità di prevedere distanze minime tra le sale da gioco e luoghi cosiddetti sensibili, quali ad esempio scuole. «Tuttavia – dice Piaia – qualcosa si sta muovendo. Le Regioni stanno sottoscrivendo un Manifesto unitario, sollecitando il Governo a legiferare; e sembra che il Governo sia intenzionato a mettere mano alla questione. Alcune Regioni inoltre, nelle loro leggi, hanno previsto tali distanze minime, consentendo quindi a loro volta ai Comuni di inserirle nei loro regolamenti. La Regione Emilia Romagna non ha previsto tali distanze minime e quindi noi non abbiamo potuto metterle nel nostro regolamento: ciò ci avrebbe esposto sicuramente a dei contenziosi, di cui ci sono numerosi precedenti in altre realtà, che molto probabilmente ci avrebbero visto soccombere».

La Regione ha però rivisto la propria legge consentendo ai Comuni – assicura Piaia – una cosa molto importante, fatta dal nostro Comune in sede di variante al Rue, cioè l’individuazione di una specifica destinazione d’uso denominata Attività ludico-ricreative con problematiche di impatto sociale di cui alla legge regionale 5/2013 (sale da gioco/slot, videolotteri e sale bingo, scommesse Snai e similari) in virtù della quale sono stati fortemente limitati gli ambiti urbanistici dove è possibile insediare tali attività, prevedendo altresì alte dotazioni di parcheggio pertinenziale».

Durante il suo intervento Piaia ha anche fornito alcuni dati sulla presenza di sale gioco nel territorio del comune di Ravenna. Le sale gioco risultano 66, di cui 23 in città, 11 nel forese e 32 nelle località balneari; inoltre in 55 attività economiche sono installati apparecchi elettronici e meccanici.

Con particolare riferimento al tema delle distanze dai “luoghi sensibili” erano stati presentati due ordini del giorno, uno con primo firmatario il consigliere Maurizio Bucci (gruppo misto); l’altro con primo firmatario il consigliere Idio Baldrati (Pd). Da un confronto tra i due è scaturito un ordine del giorno unitario illustrato da Maurizio Bucci, che ha sottolineato come il documento sia stato ispirato dall’ex consigliere della Lega Nord Paolo Guerra, nel quale si chiede che «il sindaco e la giunta del Comune di Ravenna si attivino presso la Regione Emilia Romagna affinché vengano definite con sollecitudine le distanze dai luoghi sensibili quali istituti scolastici, primari e secondari, strutture sanitarie, ospedaliere e luoghi di culto, prevedendo 500 metri come distanza minima». L’ordine del giorno è stato sottoscritto, oltre che da Bucci e Baldrati, dai consiglieri Nereo Foschini (Ncd), Alberto Ancarani e Francesco Baldini (Forza Italia), Alvaro Ancisi e Sirio Stampa (Lista per Ravenna), Alberto Donini (Lega Nord Romagna), Pietro Vandini e Lorenzo Gatti (Movimento 5 Stelle), Davide Buonocore (Idv), Ilaria Morigi (Sel), Daniele Perini (Pd), Roberto Ravaioli (Pri), Diego Rubboli (Fds) e approvato all’unanimità.

Primo confronto “all’americana“ tra i candidati: la nostra classifica

De Pascale il più a proprio agio, Alberghini troppo moderato. Resta insoluto il “mistero” di Gian Battisti Neri. Folla al Corso per l’iniziativa

Candidati sindaco a RavennaUn confronto all’americana come quello andato in scena venerdì 1 aprile al cinema Corso organizzato da alcune associazioni cattoliche della città ha forse – per i tempi, le modalità, la quantità e varietà di domande – lasciato solo qualche spunto di riflessione in termini di contenuti reali agli spettatori ma ha sicuramente messo in luce “dal vivo” i candidati.

E stando appunto al gioco dell’incontro “all’americana” ecco la nostra personale e discutibile classifica sui candidati tenendo appunto conto dei vari fattori in gioco. E dando a tutti loro come atto che quella formula del confronto tende sicuramente a favorire i politici più esperti a discapito di chi magari nella vita ha fatto altro.

Dibattito candidati sindaco a RavennaPrima però un encomio va agli organizzatori della serata che hanno tentato un esperimento nuovo in città e che hanno raccolto l’attenzione di centinaia di ravennati che hanno affollato il cinema Corso tra cui anche giovanissimi scout che non è bastato a contenere tutti. Molte persone sono rimaste fuori. Che il lavoro preparatorio tuttavia fosse stato partecipato e corale è emerso chiaramente quando il giornalista e conduttore Giulio Donati, cercando di accorciare i tempi, ha proposto di saltare un paio di domande che invece sono state legittimamente reclamate dal pubblico. Nota ironica: c’era anche un posto previsto per Gianni Morandi che il sito ravennanotizie aveva dato come candidato sindaco a Ravenna il giorno stesso: un pesce d’aprile, naturalmente.
Tutto questo premesso, andiamo ai candidati in arbitrario ordine di arrivo. Ovvero da quello che a noi è parso più convincente.

Michele De Pascale è giovane ma già un politico navigato che sa parlare, tenere la platea, apparire preparato e al tempo stesso alla mano. Non ha raccolto provocazioni (per la verità poche, forse troppo poche), non ha replicato, ha rivendicato un successo del passato solo sul fronte del cultura (decisamente apprezzabile il fatto che non la metta per forza e necessariamente insieme al capitolo “turismo”) mentre ha parlato di cambiamento per quasi tutti gli altri temi. Pochi gli errori: forse affermare che i ragazzi della sua generazione (De Pascale ha appena 31 anni) hanno avuto ancora qualche occasione di lavoro mentre a soffrire sono quelli con cinque o sei anni in meno. Agli ormai quasi quarantenni precari o inoccupati potrebbe suonare quasi una beffa. I pochi “buu” li ha ricevuti sulla sicurezza dove invece che giocarsi le idee che pure nel suo programma sono presenti sul tema, è partito da una critica alla legge nazionale quasi a dire, più di così non si può fare. Convincente sul turismo, meno sul porto, ha fatto il pieno di applausi andando a promettere alla platea esattamente ciò che gli veniva chiesto: la tutela delle scuole materne cattoliche Fism che, ha detto, non sono da considerarsi “private”, ma paritarie e a tutti gli effetti pubbliche. Più di così organizzatori e platea non potevano chiedere. Applausi. Una volta a dar fastidio al Pd in coalizione su questo tema c’erano il Pri e le forze di sinistra, chissà cosa accadrà nel futuro. Apparentemente poco. Tra gli altri impegni con una scadenza ravvicinata: un calendario di eventi per le feste invernali del 2016 a Ravenna di livello europeo. Un po’ di Cervia in arrivo?

Raffaella Sutter merita l’argento per la pertinenza e l’interesse di alcune risposte che si sono discostate da quelle di tutti gli altri candidati. Il timore è che il suo eloquio, preciso e sintetico, ma non trascinante né emotivamente coinvolgente possa aver fatto passare in secondo piano appunto i contenuti. Primo fra tutti l’idea di un reddito di cittadinanza comunale sul fronte dell’assistenza sociale. Una proposta che potrebbe raccogliere il consenso anche dei grillini rimasti senza rappresentanza politica. Non solo, è l’unica che ha dichiarato che voterà per il sì al referendum (curiosamente a Ravenna anche chi rappresenta forze politiche che a livello nazionale sono per il sì come Forza Italia o Lega Nord sceglie il no o l’astensione). Inoltre nel suo discorso sul centro storico ha parlato di riportare servizi e di metterlo innanzitutto al centro dei ravennati e non solo letto in chiave turistica. L’unica a farlo, appunto. L’unica anche a pronunciare le parole “bonifica del Candiano”.

Maurizio Bucci – battuta pronta, brillante nell’eloquio – non ha trovato, come si dice, pane per i suoi denti. De Pascale ha glissato su tutte le provocazioni e il suo (apprezzabile) tentativo di animare il dibattito inizialmente si è spento con l’allungarsi della serata e l’accorciarsi dei tempi per le risposte. Partito molto bene, non ha retto, diciamo, la distanza. Va anche detto che la sua è una posizione non facile: il nemico dichiarato (fin troppo spesso nel suo caso, non abbastanza dagli altri) è il Pd, ma deve comunque contendere gli elettori a Massimiliano Alberghini, il candidato di Lega, LpRa e ora anche di Forza Italia. Ha vent’anni di politica attiva alle spalle in città che di fatto possono difficilmente farlo percepire come l’uomo veramente “nuovo”. È comunque riuscito a ribadire alcuni dei suoi temi forti, dal turismo all’idea di vendere il patrimonio azionario comunale per investimenti importanti in città, a partire dalla Darsena.
 
Massimiliano Alberghini si può descrivere con una parola forse meglio di qualsiasi altra: moderato. Nei toni, nei modi, nelle proposte. Ma poiché (assenti i grillini) dovrebbe rappresentare il principale avversario del candidato Pd, almeno sulla carta, beh, ecco, forse qualcosa di più nel primo incontro pubblico ci si poteva aspettare. Poco spigliato, molto ingessato, ha dato più degli altri la sensazione di risposte preparate a tavolino eppure prive di mordente. Un esempio? Su un tema come il porto, dove il Pd ha di fatto segnato il suo forse più clamoroso fallimento e su cui ci si aspetterebbe da chi vuole sostituirlo parole davvero chiare e inequivocabili non può bastare dire che si “chiuderebbe in una stanza esperti e tecnici e politici” riaprendola solo quando si sia trovata una soluzione. Sarebbe bello sentirla, un’ipotesi di soluzione. Ha incassato applausi autentici sul tema delle case popolari quando ha annunciato di voler inserire i 5 anni di residenza e anche sul tema della necessità di rivedere il sistema Isee per le detrazioni e le tariffe dei servizi comunali.

Gian Battisti Neri è un nome ignoto (e questo potrebbe giocare a suo favore) nel panorama politico cittadino. Dopo un incontro con la stampa a luglio 2015 il suo volto ora campeggia su molti manifesti per la città. Ma chi sia davvero non lo si è certo capito da questo primo incontro pubblico. Impacciato, in evidente difficoltà, con contenuti non memorabili non ha soprattutto colto l’occasione per spiegare a tutti come e da cosa nasca la sua candidatura e da chi possa essere sostenuta.

Alla elezioni mancano ancora due mesi, una vita. Nel mezzo c’è un referendum e una politica nazionale che potrebbe avere importanti riverberi sul piano locale. La campagna elettorale è appena entrata nel vivo. Ma la speranza è che possa anche vivacizzarsi un po’. Davvero.

Nella gallery fotografica sotto le immagini del dibattito negli scatti di Fabrizio Zani.

A Ravenna Forza Italia sceglie come candidato sindaco Alberghini

Ancarani e Fantinelli, luogotenenti locali del partito di Berlusconi
annunciano l’alleanza con Lista per Ravenna e Lega Nord Romagna

Ancarani e FantinelliPreannunciata dal segretario della Lega Nord Romagna, quasi scontata ma non ancora ufficiale, ecco la decisione di Forza Italia di schierarsi a sostegno del candidato a sindaco Gabriele Albertini a fianco di Lega e di Lista per Ravenna.
Così Bruno Fantinelli (coordinatore provinciale) e Alberto Ancarani (capogruppo in consiglio comunale) esprimono «Grande soddisfazione per l’accordo di Forza Italia con Alberghini e gli alleati che lo sostengono». «Siamo veramente soddisfatti di poter comunicare ai nostri elettori e alla città che Forza Italia sarà a pieno titolo componente dell’alleanza con Lega Nord e Lista per Ravenna a sostegno della candidatura a Sindaco di Massimiliano Alberghini. Da tempo lavoravamo in questa direzione e siamo contenti di poter finalmente annunciare il risultato ottenuto.
Da questo momento saremo impegnati a testa bassa con il candidato sindaco e gli alleati per dare un futuro migliore alla città di Ravenna».

Il curriculum vitae del disabile è più utile se proposto in video

Parla il pedagogista Andrea Canevaro sul progetto ideato con Fabrizo Varesco. «Si promuove l’autonomia e si esce dalla logica dell’assistito»

disabiliUn dialogo con Andrea Canevaro è sempre un’esperienza maieutica. Non sai mai quanto sei tu a guidare e quanto è lui a farti scoprire. È quindi una pratica che andrebbe fatta più di frequente e alla quale il grande pedagogista che vive nella campagna di Ravenna da tantissimi anni non si sottrae mai.

L’abbiamo incontrato in occasione della presentazione del progetto Vedo curriculum alla rassegna Librando al Bar Tribeca curata da Ivano Mazzani. L’instancabile bricoleur della pedagogia ha messo in campo infatti un nuovo seme di innovazione nell’ambito dell’inclusione che prevede un uso particolare dei video…

Come è nata questa tua collaborazione con il regista Fabrizio Varesco? Perché è proprio una collaborazione, non è soltanto un occhio che ti riprende...
«È nata da una amicizia partita quasi per caso. Una persona mi disse anni fa, “c’è un regista bravo che vorrebbe fare delle riprese dei bambini nelle scuole dell’infanzia. Beh, dissi io, se vuol fare delle riprese che cosa c’entro io, se invece ha voglia di stare con i bambini è un’altra cosa… così lo incontrai e scoprii in Varesco una persona capace di entrare in punta di piedi, senza disturbare, con grande garbo in mezzo ai bambini. Ci siamo quindi piaciuti e da allora l’ho coinvolto in mille avventure, a volte fruttuose anche professionalmente per lui, a volte don chisciottesche… Ma lui non si è mai negato».

Come è stata l’interazione video con i disabili con cui avete lavorato?
«Molto più complicata di quanto si possa immaginare. Vedi, siamo in un contesto in cui spesso soffriamo di un eccesso di sostegno… io sono un po’ polemico su questo punto, in senso proattivo. Capisco i familiari, allo stesso tempo però essi vanno aiutati ad uscire da questa logica, quella solamente dell’assistito, per entrare in una di maggiore autonomia e promozione. Dicono “il mio bambino” e accanto hanno un uomo maturo. Non è che se sei disabile non cresci… Siamo più portati ad esibire i nostri limiti per ricevere aiuto che non a far capire che cosa siamo in grado di fare. È visibile anche nel nostro ordinamento: se io ho un’invalidità al 100%, gli altri non capiscono che c’è anche qualcosa che invece io so fare. Così un curriculum vitae scritto, in cui si evidenzia la mia situazione di invalidità fa capire al datore di lavoro solo che ricado in una categoria protetta e non che posso essere una risorsa. Il video curricolo invece mette in mostra in diretta le mie abilità. L’idea di per sé è semplice, arrivarci invece più complesso. Fare i cinque minuti di ripresa non è un automatismo, tale è l’abitudine a lamentare le difficoltà. Dobbiamo invece lavorare sul l’impegno e la motivazione, dare ai soggetti l’opportunità di riscattarsi. Ecco, dobbiamo pagare il riscatto …

Andrea CanevaroQuindi invece di fare il solito curriculum scritto l’idea sperimentata è quella di un video curricolo che mostri in azione i candidati…E chi vi ha sostenuto nella realizzazione di questo modello? Chi sono gli attori di questa storia?
«La storia coinvolge due soggetti principali, uno è l’Inail e l’altro sono i soggetti con X fragile. Questa sindrome viene per un errore italiano inserita tra le malattie rare. Questo errore linguistico porta a pensare che forse un giorno si guarirà e invece è un deficit irreversibile. A questo va aggiunto che è trasmesso dalla madre. Questi due aspetti hanno delle conseguenze nella relazione che si instaura tra i genitori e i figli adulti con questa sindrome. Con l’Inail di Forlì e Cesena invece avevamo già avuto un rapporto proficuo che ha portato alla realizzazione di una serie di racconti di storie di vita legate alle vittime di incidenti sul lavoro. Per esempio ottantenni con cinquant’anni di carrozzella che ci hanno consegnato un pezzo della loro vita, è venuta una cosa molto bella in cui si evidenzia il lungo periodo di gestazione nella vita spezzata. Così l’associazione dei familiari ha accolto la proposta rapidamente, ha capito che poteva avere conseguenze positive… Sono fatti così, decidono e via. Hanno capito anche che il riscatto era anche loro, non si può fare solo elenco dei danni, ma anche delle possibilità. Abbiamo coinvolto anche l’università di Bologna, e l’Enel…»

L’Enel?
«Beh, sai se c’è un familiare si fanno miracoli… (Ride). È una cosa positiva, a volte le cose complicate diventano semplici».

E come avete pensato di coinvolgere le aziende, ora che diciamo avete il modello?
«Le aziende possono chiederci di attivare la cosa per la loro lista d’attesa. Ti faccio l’esempio dell’Università di Bologna: ha più di 150 sedi, collocare la persona assunta per la legge 68/99 (quella per l’integrazione dei disabili per capirci) nel posto giusto a fare la cosa giusta è possibile se si conoscono le sue capacità, non se si vede la percentuale di invalidità. Diventa un vantaggio produttivo.  Io ho alcuni soggetti già con video curricolo, ma se Inail decide che questo impegno continuerà, credo che sarebbe utile farlo in modo trasversale su tutti i candidati  sotto i 50 anni».

Fabrizio VarescoQuesta modalità è già stata sperimentata in Italia?
«In Italia non c’è un progetto simile. Si vive alla giornata, c’è poca attenzione alla costruzione di corsie per il futuro… ma ci sono esperienze importanti in Usa e Canada, dove lo praticano a largo spettro».  

Oltre al progetto del video curricolo avete anche fatto formazione professionale, e avete creato nuovi professionisti.
«Eh, sì. L’associazione Akkanto con Enaip di Rimini hanno sostenuto questo percorso per persone con disabilità per operatori del multimediale. Così si è scoperto che una carrozzella è un ottimo strumento aggiunto per chi fa riprese…»
 
Lascio Andrea Canevaro sempre con dispiacere, perché ascoltare le sue storie, che rendono semplice ciò che spesso appare oscuramente complesso, ti porta sempre a spostare un po’ lo sguardo e vedere meglio dove prima era tutto un po’ annebbiato. Video curricolo? Ma davvero prima non ci avevano pensato?

Il curriculum vitae del disabile è più utile se proposto in video

Parla il pedagogista Andrea Canevaro sul progetto ideato con Fabrizo Varesco. «Si promuove l’autonomia e si esce dalla logica dell’assistito»

disabiliUn dialogo con Andrea Canevaro è sempre un’esperienza maieutica. Non sai mai quanto sei tu a guidare e quanto è lui a farti scoprire. È quindi una pratica che andrebbe fatta più di frequente e alla quale il grande pedagogista che vive nella campagna di Ravenna da tantissimi anni non si sottrae mai.

L’abbiamo incontrato in occasione della presentazione del progetto Vedo curriculum alla rassegna Librando al Bar Tribeca curata da Ivano Mazzani. L’instancabile bricoleur della pedagogia ha messo in campo infatti un nuovo seme di innovazione nell’ambito dell’inclusione che prevede un uso particolare dei video…

Come è nata questa tua collaborazione con il regista Fabrizio Varesco? Perché è proprio una collaborazione, non è soltanto un occhio che ti riprende...
«È nata da una amicizia partita quasi per caso. Una persona mi disse anni fa, “c’è un regista bravo che vorrebbe fare delle riprese dei bambini nelle scuole dell’infanzia. Beh, dissi io, se vuol fare delle riprese che cosa c’entro io, se invece ha voglia di stare con i bambini è un’altra cosa… così lo incontrai e scoprii in Varesco una persona capace di entrare in punta di piedi, senza disturbare, con grande garbo in mezzo ai bambini. Ci siamo quindi piaciuti e da allora l’ho coinvolto in mille avventure, a volte fruttuose anche professionalmente per lui, a volte don chisciottesche… Ma lui non si è mai negato».

Come è stata l’interazione video con i disabili con cui avete lavorato?
«Molto più complicata di quanto si possa immaginare. Vedi, siamo in un contesto in cui spesso soffriamo di un eccesso di sostegno… io sono un po’ polemico su questo punto, in senso proattivo. Capisco i familiari, allo stesso tempo però essi vanno aiutati ad uscire da questa logica, quella solamente dell’assistito, per entrare in una di maggiore autonomia e promozione. Dicono “il mio bambino” e accanto hanno un uomo maturo. Non è che se sei disabile non cresci… Siamo più portati ad esibire i nostri limiti per ricevere aiuto che non a far capire che cosa siamo in grado di fare. È visibile anche nel nostro ordinamento: se io ho un’invalidità al 100%, gli altri non capiscono che c’è anche qualcosa che invece io so fare. Così un curriculum vitae scritto, in cui si evidenzia la mia situazione di invalidità fa capire al datore di lavoro solo che ricado in una categoria protetta e non che posso essere una risorsa. Il video curricolo invece mette in mostra in diretta le mie abilità. L’idea di per sé è semplice, arrivarci invece più complesso. Fare i cinque minuti di ripresa non è un automatismo, tale è l’abitudine a lamentare le difficoltà. Dobbiamo invece lavorare sul l’impegno e la motivazione, dare ai soggetti l’opportunità di riscattarsi. Ecco, dobbiamo pagare il riscatto …

Andrea CanevaroQuindi invece di fare il solito curriculum scritto l’idea sperimentata è quella di un video curricolo che mostri in azione i candidati…E chi vi ha sostenuto nella realizzazione di questo modello? Chi sono gli attori di questa storia?
«La storia coinvolge due soggetti principali, uno è l’Inail e l’altro sono i soggetti con X fragile. Questa sindrome viene per un errore italiano inserita tra le malattie rare. Questo errore linguistico porta a pensare che forse un giorno si guarirà e invece è un deficit irreversibile. A questo va aggiunto che è trasmesso dalla madre. Questi due aspetti hanno delle conseguenze nella relazione che si instaura tra i genitori e i figli adulti con questa sindrome. Con l’Inail di Forlì e Cesena invece avevamo già avuto un rapporto proficuo che ha portato alla realizzazione di una serie di racconti di storie di vita legate alle vittime di incidenti sul lavoro. Per esempio ottantenni con cinquant’anni di carrozzella che ci hanno consegnato un pezzo della loro vita, è venuta una cosa molto bella in cui si evidenzia il lungo periodo di gestazione nella vita spezzata. Così l’associazione dei familiari ha accolto la proposta rapidamente, ha capito che poteva avere conseguenze positive… Sono fatti così, decidono e via. Hanno capito anche che il riscatto era anche loro, non si può fare solo elenco dei danni, ma anche delle possibilità. Abbiamo coinvolto anche l’università di Bologna, e l’Enel…»

L’Enel?
«Beh, sai se c’è un familiare si fanno miracoli… (Ride). È una cosa positiva, a volte le cose complicate diventano semplici».

E come avete pensato di coinvolgere le aziende, ora che diciamo avete il modello?
«Le aziende possono chiederci di attivare la cosa per la loro lista d’attesa. Ti faccio l’esempio dell’Università di Bologna: ha più di 150 sedi, collocare la persona assunta per la legge 68/99 (quella per l’integrazione dei disabili per capirci) nel posto giusto a fare la cosa giusta è possibile se si conoscono le sue capacità, non se si vede la percentuale di invalidità. Diventa un vantaggio produttivo.  Io ho alcuni soggetti già con video curricolo, ma se Inail decide che questo impegno continuerà, credo che sarebbe utile farlo in modo trasversale su tutti i candidati  sotto i 50 anni».

Fabrizio VarescoQuesta modalità è già stata sperimentata in Italia?
«In Italia non c’è un progetto simile. Si vive alla giornata, c’è poca attenzione alla costruzione di corsie per il futuro… ma ci sono esperienze importanti in Usa e Canada, dove lo praticano a largo spettro».  

Oltre al progetto del video curricolo avete anche fatto formazione professionale, e avete creato nuovi professionisti.
«Eh, sì. L’associazione Akkanto con Enaip di Rimini hanno sostenuto questo percorso per persone con disabilità per operatori del multimediale. Così si è scoperto che una carrozzella è un ottimo strumento aggiunto per chi fa riprese…»
 
Lascio Andrea Canevaro sempre con dispiacere, perché ascoltare le sue storie, che rendono semplice ciò che spesso appare oscuramente complesso, ti porta sempre a spostare un po’ lo sguardo e vedere meglio dove prima era tutto un po’ annebbiato. Video curricolo? Ma davvero prima non ci avevano pensato?

ToDay ToDance: giovani autori in condivisione

Gran finale all’Almagià domenica 3 aprile

Aristide RontiniGran finale per la quinta edizione di “ToDay ToDance”, la rassegna di danza condivisa dalle più importanti realtà teatrali ravennati – Cantieri Danza, Ravenna Manifestazioni, Ravenna Teatro, E-production e Teatro del Drago. Dopo il debutto nazionale al teatri Rasi di Anatomia di Simona Bertozzi/Giomi/Pitozzi, domenica 3 aprile all’Almagià, sono in programma, alle 17 gli “Sguardi sulla giovane danza d’autore – sharing dei nuovi progetti coreografici di Barbara Berti, Aristide Rontini, Lara Russo, Nuvola Vandini”.

Si tratta di un evento promosso da Anticorpi a sostegno delle nuove progettualità dei giovani autori del territorio, che propone in un pomeriggio quattro nuove creazioni in fase di studio di giovani coreografi emergenti. Barbara Berti, Aristide Rontini, Lara Russo e Nuvola Vandini presentano le loro opere non ancora compiute, per condividere con il pubblico il proprio percorso di ricerca e far conoscere il processo creativo che sta dietro una produzione coreografica.

Questi autori partecipano a Percorsi formativi per GD’A – Giovani Danz’autori, un’azione di tutoraggio e accompagnamento alla creazione, promossa da Anticorpi – Rete di Festival, Rassegne e Residenze Creative dell’Emilia-Romagna. Accogliere lo sguardo curioso dello spettatore in una fase importante del processo creativo di un’opera è atto di generosità e complicità, che gli autori rivolgono al pubblico per renderlo maggiormente partecipe delle nuove traiettorie della ricerca coreografica.
Ingresso a 12 euro, ridotti 10 e 5 euro.

«Alberghini può vincere al primo turno»: parola del leghista Jacopo Morrone

Il segretario del Carroccio romagnolo, alleato a Ravenna con la LpR di Alvaro Ancisi, conta sul sostegno degli esponenti locali di Forza Italia

Massimiliano Alberghini«Anche a Ravenna un unico progetto politico, concreto, che può far vincere la coalizione di Massimiliano Alberghini al primo turno». Lo sostiene Jacopo Morrone, segretario nazionale della Lega Nord Romagna, confortato dal sostegno di Ancarani e Fantinelli di Fi.

Tali presunte potenzialità di consenso fra gli elettori ravennati di Massimiliano Alberghini – il candidato civico proposto per le amministrative ravennati dall’accoppiata Lista per Ravenna di Alvaro Ancisi e dalla Lega Nord Romagna – avrebbero secondo Morrone anche l’appoggio convinto di autorevoli rappresentanti locali di Forza Italia quali Alberto Ancarani (capogruppo Fi in consiglio comunale) e Bruno Fantinelli (responsabile Fi per la provincia di Ravenna).

«La condivisione d’intenti e di programma da parte anche degli altri esponenti politici ravennati Alberto Ancarani e Bruno Fantinelli renderà possibile il grande progetto di creare una coalizione forte e coesa da subito – scrive in una nota stampa Morrone – dopo che proprio nella giornata di ieri insieme ad Ancarani e Fantinelli si è deciso di sostenere tutti insieme il candidato Massimiliano Alberghini. Adesso mi auguro che anche altre forze di opposizione non si lascino scappare l’occasione di vincere già dal primo turno con un’ampia coalizione, tenuto conto delle evidenti difficoltà del candidato De Pascale, impegnato a cercare di rincorrere il crescente consenso dell’estrema sinistra che si sta rafforzando grazie ai numerosi e gravi errori del governo Renzi».

Conclude il segretario della lega romagnola Morrone: «L’unico progetto civico per creare una alternanza di governo a Ravenna è il progetto civico di Massimiliano Alberghini, faccio quindi appello a tutte le persone di buona volontà affinché anche i ravennati possano sperimentare un governo del territorio alternativo a quello della sinistra». 

Cervia: gestore del porto sfrattato dal Comune querela il sindaco

Lite fra l’amministrazione publica e la società concessionaria dal 1971. Intanto il Tar sospende il provvedimento di decadenza

porto turistico cerviaContinua il braccio di ferro nei tribunali italiani, a colpi di denunce e ricorsi, tra il Comune di Cervia e la società Marina di Cervia con sede a Napoli, titolare dal 1971 della concessione demaniale per il porto turistico cervese. L’ultima puntata della diatriba ruota attorno al decreto di revoca della concessione emanato dall’amministrazione comunale ma sospeso dal Tar del Lazio a cui si è appellata la concessionaria. La mossa della giunta guidata da Luca Coffari mirava allo sgombero della struttura entro fine marzo, ipotizzando l’intervento della forza pubblica in caso contrario.

«È un fatto storico per la nostra città – dichiarava il primo cittadino –. Il porto ben gestito può essere una risorsa fondamentale per lo sviluppo del comparto turistico legato alla nautica, ma anche per l’intera città. Il Comune se non vi saranno ricorsi con sentenze negative, gestirà il porto già da subito in attesa di fare un nuovo bando. Verranno tutelati gli attuali proprietari di posti barca e cantieri nautici».

E invece è arrivato proprio il pronunciamento che il Comune non si augurava. Il Tar del Lazio ha sospeso in via interinale l’esecutività dell’atto di decadenza. Marina di Cervia resta al porto in attesa che il tribunale si pronunci nel merito dopo aver concesso la sospensiva. Il decreto assegna al Marina 15 giorni per presentare il ricorso, su cui il comune potrà presentare poi le proprie difese. Infine il tribunale valuterà nel merito le motivazioni e si pronuncerà.
«La società – scrive Marina di Cervia – ribadisce l’infondatezza e la capziosità delle contestazioni cristallizzate nell’atto di decadenza dalla concessione e, più in generale, l’integrale illegittimità dell’operato del grappolo di amministratori e alti funzionari cervesi che, oramai da anni, tenta, con ogni mezzo, di indurre  il concessionario a rinunciare alla gestione del bene demaniale». Dalla società inoltre «piena e incondizionata fiducia nella magistratura penale ravennate, che attualmente sta vagliando l’intera gestione comunale del procedimento decadenziale».

Luca CoffariAl sindaco cervese verrebbe  contestata da parte del Marina una rivelazione di segreti d’ufficio e diffamazione a mezzo stampa. Per i funzionari responsabili nell’unità speciale guidata da Coffari arriva la denuncia dal Marina per falso ideologico, per il contenuto dell’atto stesso di decadenza. «Abbiamo piena fiducia nella magistratura e nella procura a cui ora spetterà vagliare le accuse – dice Coffari –. Noi abbiamo fatto il nostro dovere come rappresentati delle istituzioni e questa denuncia fatta personalmente a chi segue il procedimento amministrativo in corso appare quasi un tentativo di condizionare l’azione del Comune. Se il Marina pensa di rallentare o evitare l’azione dell’amministrazione comunale si sbaglia di grosso, noi andiamo avanti spediti con l’attuazione del decreto di decadenza  ed entro questo mese il porto turistico dovrà essere liberato». Riguardo alle accuse di rivelazione di segreto d’ufficio, per il sindaco «appare davvero incredibile in quanto sia l’avvio del procedimento nonché la decadenza sono atti pubblici e pubblicati sull’albo pretorio ed anzi la legge stabilisce che gli si debba dare ampia comunicazione esterna».

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