giovedì
21 Agosto 2025

Quei minorenni fuori famiglia: l’Asp nel 2015 ha speso quasi 4 milioni di euro

Sono una quarantina gli under 18 in comunità, un centinaio invece quelli in affido ad altre famiglie. E crescono i “non accompagnati”

È diventata una partita da quasi quattro milioni di euro all’anno di fondi pubblici quella che riguarda i minorenni (nei comuni di Ravenna e di Russi) a carico dell’Asp, l’azienda pubblica che si occupa dei servizi sociali.

«La nostra principale funzione è semplicemente tutelare i minori», chiarisce subito Samuele Bosi, da neanche un anno responsabile del rispettivo servizio dell’Asp, replicando anche al refrain vagamente complottista dei «servizi sociali che portano via i bambini alle famiglie».

Certo, capita anche a Ravenna di dover allontanare bambini dal nucleo naturale. In media una decina di volte all’anno, ma quasi sempre su decisione del tribunale (i servizi sociali hanno comunque facoltà di procedere autonomamente, secondo il codice civile).

Quando un minore viene allontanato dalla propria famiglia naturale (o è la stessa famiglia a volersene disfare, come può capitare, chiedendo l’aiuto dei servizi) viene ospitato in alcune comunità, case famiglia o centri educativi, dove a rigor di legge non dovrebbero restare per più di due anni, per poi fare ritorno nella propria famiglia (che nel frattempo gli assistenti sociali dovranno aver però “recuperato”) o in quella di genitori affidatari.

Erano una quarantina (a cui ne vanno aggiunti altri 29 in comunità insieme alle rispettive madri), a fine 2015, i minorenni detti “fuori famiglia”, sistemati in strutture a carico dell’Asp nei comuni di Ravenna e Russi, per una spesa annua complessiva di circa 2,2 milioni di euro di risorse pubbliche. Per ogni minore, infatti, l’Asp corrisponde a chi li ospita (non solo in strutture del territorio, ma spesso su richiesta del tribunale anche fuori provincia o regione) una retta che va da 76 euro fino a 120 al giorno, a seconda delle esigenze del minorenne. «In futuro – rivela Bosi – stiamo pensando alla possibilità di fare un bando pubblico (finora l’affidamento è diretto di volta in volta in base ai posti disponibili, ndr) per cercare di abbassare la spesa complessiva ed evitare che le strutture possano fare una sorta di “cartello”».

Nel Ravennate sono sei le strutture (tutte al momento piene o quasi) che ospitano minorenni in convenzione con l’Asp o con i Servizi sociali di altre città: il Villaggio del Fanciullo di Ponte Nuovo, i centri La Fenice e Tandem (gestiti dalla cooperativa sociale Il Cerchio), l’onlus Arcobaleno (collegata alla parrocchia di San Rocco) e la comunità Monsignor Morelli in pieno centro; fuori città invece da segnalare le comunità di Piangipane e di San Michele. Quasi tutti questi centri (fatta eccezione per il Morelli e l’Arcobaleno) ospitano esclusivamente i cosiddetti “non accompagnati”, cittadini stranieri minorenni giunti sul territorio senza famiglia, un fenomeno in rapida espansione in questi ultimi anni e che vedeva a fine 2015 la presenza di 110 soggetti (il doppio rispetto solo al 2012 quando erano 52), per cui complessivamente l’Asp ha speso l’anno scorso, in netta crescita quindi rispetto al passato, circa 1,3 milioni di euro.

Dalle varie comunità, come detto, i minori (stranieri non accompagnati compresi, anche se in rari casi) escono anche per essere accolti temporaneamente (la legge prevede un massimo di 4 anni) in famiglie affidatarie. A fine 2015 erano un centinaio (101 per la precisione) i minori in affido, tra cui una ventina con il “sostegno”, ossia con una famiglia che affianca quella naturale solo per alcuni momenti al giorno. L’Asp offre in questo caso un corrispettivo di 500 euro al mese a famiglia affidataria per sostenere le spese dei minori e l’anno scorso per questo motivo sono stati spesi complessivamente circa 340mila euro.
Anche in caso di affido, però, l’obiettivo finale dei servizi sociali è sempre quello di riportare il minorenne nella sua famiglia naturale. Nel caso che invece il servizio sociale e sanitario certifichino l’impossibilità del recuperarla, viene dichiarato lo stato di abbandono dal tribunale e il minorenne diventa a tutti gli effetti adottabile.

Lo spinello in albergo svela il tradimento Lei, lui, l’altro e 4 droghe: tutti arrestati

Irruzione dei carabinieri in camera poi perquisizione a casa della ragazza: il compagno non sa della tresca ma ha eroina e fumo

Galeotto fu lo spinello. Il danno e la beffa per un 30enne che si è trovato la fidanzata alla porta di casa in compagnia dei carabinieri: i militari l’avevano trovata in una camera d’albergo in compagnia dell’amante e di troppa droga che non mancava nemmeno nell’abitazione della coppia. Tutti arrestati e fine di un amore.

Il blitz dell’Arma è cominciato verso le 16.30 di ieri, 13 marzo: al 112 la telefonata di un dipendente di un bed & breakfast di Faenza perché da una camera dell’albergo proveniva un forte odore di marijuana e la coppia ospite non aveva risposto alle chiamate. I militari del nucleo operativo e radiomobile hanno fatto irruzione: dentro un 26enne che stava fumando uno spinello e a letto una 27enne di Riolo Terme. Sparsi per la camera altri quantitativi di droga: sotto al letto un secondo spinello già pronto all’uso, sul comodino e sulle coperte frammenti di hashish del peso complessivo di circa trenta grammi e due flaconi di metadone, uno con il nome di lei e l’altro con quello di un altro giovane.

La perquisizione si è quindi spostata a casa della ragazza dove il quadro si è definito meglio. Il fidanzato, realizzato il tradimento, ha consegnato tre grammi di hashish che aveva addosso e altri 27 grammi erano in casa, due grammi di eroina nascosti nelle scarpe del 30enne. In definitiva quattro diverse tipologie di droghe sono state sequestrate dai carabinieri fra la camera d’albergo a Faenza e l’abitazione di Riolo Terme e i tre sono stati arrestati per detenzione illecita di sostanze stupefacenti in concorso.

Dopo aver trascorso la notte agli arresti domiciliari disposti dal pubblico ministero, questa mattina i tre sono stati accompagnati in tribunale davanti al giudice che ha convalidato l’arresto. I difensori hanno ottenuto i termini a difesa pertanto il processo è stato rinviato ed i tre sono stati rimessi in libertà.

Gli autotrasportatori con l’offshore E in un video Eni la vita in piattaforma

Il comitato provinciale dell’autotrasporto (Cuar): «L’equilibrio prevalga
sull’emotività». Quattro dipendenti della multinazionale si raccontano

La crisi della cantieristica e dell’impiantistica collegata all’attività di estrazione delle risorse energetiche rischia di aggravarsi in caso di vittoria del si al referendum del 17 aprile sul prolungamento delle concessioni entro le 12 miglia. È la preoccupazione del comitato unitario dell’autotrasporto (Cuar) in provincia di Ravenna che interviene nel dibattito attorno alla consultazione referendaria che chiederà agli italiani di abrogare la legge che consente di prolungare le concessioni di estrazione entro le dodici miglia anche oltre le scadenze attuali fino all’esaurimento dei giacimenti. Se vincesse il sì «ci sarebbe un blocco ulteriore dell’attività di sfruttamento dei giacimenti a mare».

Gli autotrasportatori sottolineano che 
«le aziende offshore sono una parte insostituibile del tessuto economico del nostro territorio e intendiamo sostenere il loro sforzo per continuare a essere un valore aggiunto dell’economia nazionale, superando questo momento di difficoltà. L’equilibrio deve prevalere sull’emotività: invece di proporre soluzioni traumatiche, cioè mettere in difficoltà un settore con migliaia di occupati senza avere un’alternativa pronta, è meglio procedere per gradi».

Serve una exit strategy graduale: «Anche se bloccassimo le estrazioni di gas non potremmo essere già domani autonomi per il nostro fabbisogno di energia grazie alle rinnovabili. Per questo serve definire un percorso ragionevole, un ‘governo della transizione’ che ci permetta di passare gradualmente dall’uso di fonti fossili a quello di fonti rinnovabili. È una strada obbligata soprattutto se vogliamo che i territori dell’Alto Adriatico restino competitivi».

Tutto soprattutto, secondo il Cuar, per questioni lavorative: «Le aziende di questo importante comparto economico del nostro territorio, grazie all’elevato tasso di innovazione raggiunto, riescono a dare una fondamentale risposta all’occupazione e all’indotto romagnolo e regionale». È quindi «giusto appoggiare le ragioni delle oltre 100 aziende ravennati che a diverso titolo sono impegnate nell’estrazione di gas in mare. Stiamo parlando di un’attività che nel ravennate dà lavoro a oltre 6.500 persone e che, a causa del calo del prezzo del petrolio, dell’incertezza derivante da un vuoto normativo e del taglio agli investimenti delle compagnie oil&gas nell’ultimo semestre del 2015, ha perduto 900 posti di lavoro. E Le stime per il 2016 non sono migliori: si potrebbe verificare contrazione di occupati di circa 2.500 addetti e la perdita di un miliardo di fatturato. Questi numeri sono sufficienti a comprendere quale sarebbe l’impatto negativo sul benessere e sul welfare del territorio: il settore nel 2014, solo a Ravenna, contava quasi 7.000 addetti e sviluppava un fatturato di più di 2 miliardi e 35 milioni di euro».

Intanto i canali social della multinazionale Eni ripropongono un video che mostra la vita in piattaforma dei lavoratori. Quattro storie di quattro uomini che ruotano attorno alla base Eni di Marina di Ravenna, tra terra e mare: «Un mondo complesso dal punto di vista ambientale e tecnologico, in cui è fondamentale il rispetto delle norme di sicurezza e la collaborazione continua tra le persone, ma anche l’occasione per conoscersi e condividere esperienze diverse».

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La crisi della cantieristica e dell’impiantistica collegata all’attività di estrazione delle risorse energetiche rischia di aggravarsi in caso di vittoria del si al referendum del 17 aprile sul prolungamento delle concessioni entro le 12 miglia. È la preoccupazione del comitato unitario dell’autotrasporto (Cuar) in provincia di Ravenna che interviene nel dibattito attorno alla consultazione referendaria che chiederà agli italiani di abrogare la legge che consente di prolungare le concessioni di estrazione entro le dodici miglia anche oltre le scadenze attuali fino all’esaurimento dei giacimenti. Se vincesse il sì «ci sarebbe un blocco ulteriore dell’attività di sfruttamento dei giacimenti a mare».

Gli autotrasportatori sottolineano che 
«le aziende offshore sono una parte insostituibile del tessuto economico del nostro territorio e intendiamo sostenere il loro sforzo per continuare a essere un valore aggiunto dell’economia nazionale, superando questo momento di difficoltà. L’equilibrio deve prevalere sull’emotività: invece di proporre soluzioni traumatiche, cioè mettere in difficoltà un settore con migliaia di occupati senza avere un’alternativa pronta, è meglio procedere per gradi».

Serve una exit strategy graduale: «Anche se bloccassimo le estrazioni di gas non potremmo essere già domani autonomi per il nostro fabbisogno di energia grazie alle rinnovabili. Per questo serve definire un percorso ragionevole, un ‘governo della transizione’ che ci permetta di passare gradualmente dall’uso di fonti fossili a quello di fonti rinnovabili. È una strada obbligata soprattutto se vogliamo che i territori dell’Alto Adriatico restino competitivi».

Tutto soprattutto, secondo il Cuar, per questioni lavorative: «Le aziende di questo importante comparto economico del nostro territorio, grazie all’elevato tasso di innovazione raggiunto, riescono a dare una fondamentale risposta all’occupazione e all’indotto romagnolo e regionale». È quindi «giusto appoggiare le ragioni delle oltre 100 aziende ravennati che a diverso titolo sono impegnate nell’estrazione di gas in mare. Stiamo parlando di un’attività che nel ravennate dà lavoro a oltre 6.500 persone e che, a causa del calo del prezzo del petrolio, dell’incertezza derivante da un vuoto normativo e del taglio agli investimenti delle compagnie oil&gas nell’ultimo semestre del 2015, ha perduto 900 posti di lavoro. E Le stime per il 2016 non sono migliori: si potrebbe verificare contrazione di occupati di circa 2.500 addetti e la perdita di un miliardo di fatturato. Questi numeri sono sufficienti a comprendere quale sarebbe l’impatto negativo sul benessere e sul welfare del territorio: il settore nel 2014, solo a Ravenna, contava quasi 7.000 addetti e sviluppava un fatturato di più di 2 miliardi e 35 milioni di euro».

Intanto i canali social della multinazionale Eni ripropongono un video che mostra la vita in piattaforma dei lavoratori. Quattro storie di quattro uomini che ruotano attorno alla base Eni di Marina di Ravenna, tra terra e mare: «Un mondo complesso dal punto di vista ambientale e tecnologico, in cui è fondamentale il rispetto delle norme di sicurezza e la collaborazione continua tra le persone, ma anche l’occasione per conoscersi e condividere esperienze diverse».

Il maestro Muti torna sul podio a Tokyo E finisce anche sui francobolli giapponesi

Prima tappa con Le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival

Il 16 marzo al Bunka Kaikan e il 17 al Metropolitan Theatre di Tokyo Riccardo Muti dirigerà – al ritorno sul podio dopo la convalescenza seguita all’infortunio del mese scorso (vedi articoli correlati) – un’orchestra formata da giovani musicisti di Italia e Giappone nei concerti che inaugurano musicalmente i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Muti, ambasciatore della cultura italiana nel mondo che con il Paese del Sol Levante ha un legame di antica data (il concerto del 17 sarà anche la sua 150ma direzione in Giappone), dirigerà la Tokyo Harusai Festival Orchestra e la ‘sua’ Cherubini – unite per l’occasione – in un programma italianissimo, musiche di Verdi e Boito, proprio mentre nella capitale giapponese sono in corso le mostre dedicate a Botticelli, Leonardo e Caravaggio. Sarà questa la prima tappa del nuovo appuntamento con Le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival, il percorso che, dal 1997 a Sarajevo, accompagna la manifestazione ravennate (altre mete sono state Beirut, Mosca, Gerusalemme, Erevan, Istanbul, New York, Il Cairo, Damasco…) con concerti tenuti in significative città del mondo a testimonianza dell’universalità del linguaggio musicale.

«Che sia teso a lenire le ferite di una guerra o della cieca forza della natura, che voglia placare secolari incomprensioni o riscoprire antiche identità e radici, o ancora unire in simbolica comunione le più diverse fedi religiose, il viaggio dell’amicizia – questo è il ventesimo – si dispiega sempre nel segno della forza espressiva che fa della musica il solo linguaggio capace di andare oltre la parola», si legge in una nota del Ravenna Festival.

Dopo i concerti di Tokyo, quegli stessi musicisti approderanno a Ravenna (3 luglio al Palazzo Mauro de André) in un viaggio a ritroso che rinnoverà l’unione tra le due orchestre.

Le poste del Giappone, per sottolineare ulteriomente l’appuntamento e in segno di omaggio all’Italia nell’anniversario delle celebrazioni di amicizia, hanno dedicato all’evento una serie speciale di due francobolli, in uscita il 16 marzo, che raffigurano da un lato Riccardo Muti e dall’altro Giuseppe Verdi e Arrigo Boito.

I concerti di Tokyo saranno anche l’occasione per una nuova tappa del tour di presentazione del Festival, della città di Ravenna e del suo territorio, che, dopo Londra e Bruxelles, approda ora in Oriente con l’appuntamento organizzato all’Istituto Italiano di Cultura (martedì 15 marzo) in collaborazione con ENIT e APT Servizi Emilia Romagna, dove sono attesi 40 dei più importanti tour operator nipponici che lavorano sulla destinazione Italia.

Il maestro Muti torna sul podio a Tokyo E finisce anche sui francobolli giapponesi

Prima tappa con Le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival

Il 16 marzo al Bunka Kaikan e il 17 al Metropolitan Theatre di Tokyo Riccardo Muti dirigerà – al ritorno sul podio dopo la convalescenza seguita all’infortunio del mese scorso (vedi articoli correlati) – un’orchestra formata da giovani musicisti di Italia e Giappone nei concerti che inaugurano musicalmente i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Muti, ambasciatore della cultura italiana nel mondo che con il Paese del Sol Levante ha un legame di antica data (il concerto del 17 sarà anche la sua 150ma direzione in Giappone), dirigerà la Tokyo Harusai Festival Orchestra e la ‘sua’ Cherubini – unite per l’occasione – in un programma italianissimo, musiche di Verdi e Boito, proprio mentre nella capitale giapponese sono in corso le mostre dedicate a Botticelli, Leonardo e Caravaggio. Sarà questa la prima tappa del nuovo appuntamento con Le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival, il percorso che, dal 1997 a Sarajevo, accompagna la manifestazione ravennate (altre mete sono state Beirut, Mosca, Gerusalemme, Erevan, Istanbul, New York, Il Cairo, Damasco…) con concerti tenuti in significative città del mondo a testimonianza dell’universalità del linguaggio musicale.

«Che sia teso a lenire le ferite di una guerra o della cieca forza della natura, che voglia placare secolari incomprensioni o riscoprire antiche identità e radici, o ancora unire in simbolica comunione le più diverse fedi religiose, il viaggio dell’amicizia – questo è il ventesimo – si dispiega sempre nel segno della forza espressiva che fa della musica il solo linguaggio capace di andare oltre la parola», si legge in una nota del Ravenna Festival.

Dopo i concerti di Tokyo, quegli stessi musicisti approderanno a Ravenna (3 luglio al Palazzo Mauro de André) in un viaggio a ritroso che rinnoverà l’unione tra le due orchestre.

Le poste del Giappone, per sottolineare ulteriomente l’appuntamento e in segno di omaggio all’Italia nell’anniversario delle celebrazioni di amicizia, hanno dedicato all’evento una serie speciale di due francobolli, in uscita il 16 marzo, che raffigurano da un lato Riccardo Muti e dall’altro Giuseppe Verdi e Arrigo Boito.

I concerti di Tokyo saranno anche l’occasione per una nuova tappa del tour di presentazione del Festival, della città di Ravenna e del suo territorio, che, dopo Londra e Bruxelles, approda ora in Oriente con l’appuntamento organizzato all’Istituto Italiano di Cultura (martedì 15 marzo) in collaborazione con ENIT e APT Servizi Emilia Romagna, dove sono attesi 40 dei più importanti tour operator nipponici che lavorano sulla destinazione Italia.

Wi-fi a banda larga in palazzi e monumenti del centro di Ravenna

A Ravenna il wi-fi a banda larga nei principali palazzi pubblici e in alcuni monumenti del centro oggi è una realtà.

Grazie a un investimento di 25mila euro da parte della Regione Emilia-Romagna – a seguito della partecipazione di Comune e Provincia a un bando regionale – e grazie alle attività di progettazione e direzione lavori da parte di Lepida SpA, turisti e cittadini potranno collegarsi a internet in modo veloce e gratuito, attraverso smartphone e tablet, nelle sale pubbliche di palazzo Rasponi, del palazzo dei Congressi, di palazzo Grossi (via di Roma), così come nell’area della basilica di sant’Apollinare nuovo, del cosiddetto palazzo di Teodorico e nei giardini interni della Provincia.

In questi siti sarà dunque più facile e conveniente per i frequentatori navigare e utilizzare i propri dispositivi per connettersi alle app per la ‘realtà aumentata’ da cui ottenere informazioni fondamentali in tempo reale su ciò che stanno visitando (testi, immagini, video, focus tematici, audioguide, mappe, eventi, news, negozi nelle vicinanze) ed eventualmente condividere l’esperienza sui social network.

Questo nuovo servizio si affianca alla disponibilità del wi-fi tradizionale presente da alcuni anni nell’area del centro storico.

Wi-fi a banda larga in palazzi e monumenti del centro di Ravenna

A Ravenna il wi-fi a banda larga nei principali palazzi pubblici e in alcuni monumenti del centro oggi è una realtà.

Grazie a un investimento di 25mila euro da parte della Regione Emilia-Romagna – a seguito della partecipazione di Comune e Provincia a un bando regionale – e grazie alle attività di progettazione e direzione lavori da parte di Lepida SpA, turisti e cittadini potranno collegarsi a internet in modo veloce e gratuito, attraverso smartphone e tablet, nelle sale pubbliche di palazzo Rasponi, del palazzo dei Congressi, di palazzo Grossi (via di Roma), così come nell’area della basilica di sant’Apollinare nuovo, del cosiddetto palazzo di Teodorico e nei giardini interni della Provincia.

In questi siti sarà dunque più facile e conveniente per i frequentatori navigare e utilizzare i propri dispositivi per connettersi alle app per la ‘realtà aumentata’ da cui ottenere informazioni fondamentali in tempo reale su ciò che stanno visitando (testi, immagini, video, focus tematici, audioguide, mappe, eventi, news, negozi nelle vicinanze) ed eventualmente condividere l’esperienza sui social network.

Questo nuovo servizio si affianca alla disponibilità del wi-fi tradizionale presente da alcuni anni nell’area del centro storico.

Wi-fi a banda larga in palazzi e monumenti del centro di Ravenna

A Ravenna il wi-fi a banda larga nei principali palazzi pubblici e in alcuni monumenti del centro oggi è una realtà.

Grazie a un investimento di 25mila euro da parte della Regione Emilia-Romagna – a seguito della partecipazione di Comune e Provincia a un bando regionale – e grazie alle attività di progettazione e direzione lavori da parte di Lepida SpA, turisti e cittadini potranno collegarsi a internet in modo veloce e gratuito, attraverso smartphone e tablet, nelle sale pubbliche di palazzo Rasponi, del palazzo dei Congressi, di palazzo Grossi (via di Roma), così come nell’area della basilica di sant’Apollinare nuovo, del cosiddetto palazzo di Teodorico e nei giardini interni della Provincia.

In questi siti sarà dunque più facile e conveniente per i frequentatori navigare e utilizzare i propri dispositivi per connettersi alle app per la ‘realtà aumentata’ da cui ottenere informazioni fondamentali in tempo reale su ciò che stanno visitando (testi, immagini, video, focus tematici, audioguide, mappe, eventi, news, negozi nelle vicinanze) ed eventualmente condividere l’esperienza sui social network.

Questo nuovo servizio si affianca alla disponibilità del wi-fi tradizionale presente da alcuni anni nell’area del centro storico.

Ergastolo all’ex infermiera, l’Ausl: «Ora all’ospedale di Lugo è cambiato tutto»

La direzione dell’Azienda: «Sono state attivate nuove modalità che permettono una migliore individuazione delle responsabilità»

Ad alcuni giorni dalla sentenza del tribunale di Ravenna che ha condannato all’ergastolo Daniela Poggiali per l’omicidio di una sua paziente all’ospedale di Lugo dove la 44enne lavorava come infermiera (vedi articoli correlati), arriva in una nota il commento della direzione dell’Ausl Romagna.

Dopo aver rinnovato la propria vicinanza ai familiari della vittima e aver espresso soddisfazione per «l’importante e celere lavoro conseguito dall’Autorità giudiziaria», la direzione dell’Azienda sottolinea come abbia «da subito provveduto a rivedere gli assetti organizzativi e procedurali» dell’ospedale di Lugo.

«Partendo dal rinnovamento delle responsabilità apicali – continua la nota dell’Ausl, facendo esplicitamente riferimento a «direttore sanitario del presidio, primario e caposala del reparto» – fino alla sostituzione graduale del personale dedicato all’assistenza. Al contempo sono state attivate nuove modalità organizzative di lavoro all’interno del reparto che permettono una migliore individuazione delle responsabilità nella presa in carico di ogni singolo paziente. Crediamo sia questo l’atteggiamento giusto anche per rendere merito e riconoscimento ai tanti operatori che quotidianamente sono impegnati all’interno della struttura per garantire ai pazienti le migliori qualità di cura».

Va detto che nel corso del processo la difesa dell’ex infermiera ha più volte lamentato comportamenti non impeccabili da parte dei superiori e dei colleghi della Poggiali.

A Ravenna apre un ristorante indiano «Chef esperti e materie prime tipiche»

Al posto dell’Osteria del Pescatore, vicino alla rotonda di San Michele
Inaugurazione sabato 19 alle 12 con buffet e musica dal vivo

Ha già un’ottantina di prenotazioni a cena anche se deve ancora inaugurare. C’è curiosità attorno al ristorante indiano Himalaya che aprirà il 19 marzo tra Fornace Zarattini e San Michele (sulla statale San Vitale nei pressi della rotonda, dove una volta sorgeva l’Osteria del Pescatore). «Fa piacere che la gente chiami per avere informazioni e prenotare, è una soddisfazione per l’investimento che abbiamo fatto», dice il titolare Mangal Manjit che molti in città conoscono semplicemente come “Manu”.

A Ravenna torneranno quindi i sapori e i colori della cucina indiana dopo le esperienze dei ristoranti in centro in zona stazione e in via Costa. Proprio su questo punta il ristoratore: «Non ci sono altri locali nemmeno nelle zone vicine e invece la cucina indiana attira. Cercheremo di proporre una vera cucina indiana per chi è alla ricerca di quei gusti».

Nel locale lavoreranno otto persone, tre chef in cucina e cinque camerieri in sala per servire i circa duecento coperti sistemati in un ambiente che chiaramente è stato del tutto modificato rispetto allo stile da classica trattoria che aveva prima: «Tende e pareti colorate, immagini e fotografie, tutto ispirato al mondo indiano». Apertura sette giorni su sette: ai fornelli ci saranno due chef indiani arrivati da Milano per la cena e un terzo italiano che si occuperà invece del menu tradizionale a pranzo «per facilitare chi si ferma durante il lavoro». Materie prime tipiche in arrivo periodicamente da un importatore milanese. E un menù con una premessa ben chiara fin dalla prima pagina: «I clienti ci dicano subito quanto vogliono mangiare piccante perché la cucina indiana può essere molto speziata…».

L’inagurazione, inizialmente prevista per il 5 marzo, è slittata di due settimane a causa di varie vicessitudini burocratiche: «Le regole e le richieste delle autorità sono tantissime. Ad ogni sopralluogo ogni ispettore faceva modificare quello che aveva richiesto il suo predecessore. Non è stato facile muoversi tra le norme che venivano interpretate mai nella stessa maniera. Ma alla fine ci siamo riusciti e siamo pronti».

L’appuntamento con il simbolico taglio del nastro è quindi per sabato 19 marzo a partire da mezzogiorno, con «un ricco buffet di benvenuto» accompagnato da musica indiana suonata dal vivo.

A Ravenna apre un ristorante indiano «Chef esperti e materie prime tipiche»

Al posto dell’Osteria del Pescatore, vicino alla rotonda di San Michele Inaugurazione sabato 19 alle 12 con buffet e musica dal vivo

Ha già un’ottantina di prenotazioni a cena anche se deve ancora inaugurare. C’è curiosità attorno al ristorante indiano Himalaya che aprirà il 19 marzo tra Fornace Zarattini e San Michele (sulla statale San Vitale nei pressi della rotonda, dove una volta sorgeva l’Osteria del Pescatore). «Fa piacere che la gente chiami per avere informazioni e prenotare, è una soddisfazione per l’investimento che abbiamo fatto», dice il titolare Mangal Manjit che molti in città conoscono semplicemente come “Manu”.

A Ravenna torneranno quindi i sapori e i colori della cucina indiana dopo le esperienze dei ristoranti in centro in zona stazione e in via Costa. Proprio su questo punta il ristoratore: «Non ci sono altri locali nemmeno nelle zone vicine e invece la cucina indiana attira. Cercheremo di proporre una vera cucina indiana per chi è alla ricerca di quei gusti».

Nel locale lavoreranno otto persone, tre chef in cucina e cinque camerieri in sala per servire i circa duecento coperti sistemati in un ambiente che chiaramente è stato del tutto modificato rispetto allo stile da classica trattoria che aveva prima: «Tende e pareti colorate, immagini e fotografie, tutto ispirato al mondo indiano». Apertura sette giorni su sette: ai fornelli ci saranno due chef indiani arrivati da Milano per la cena e un terzo italiano che si occuperà invece del menu tradizionale a pranzo «per facilitare chi si ferma durante il lavoro». Materie prime tipiche in arrivo periodicamente da un importatore milanese. E un menù con una premessa ben chiara fin dalla prima pagina: «I clienti ci dicano subito quanto vogliono mangiare piccante perché la cucina indiana può essere molto speziata…».

L’inagurazione, inizialmente prevista per il 5 marzo, è slittata di due settimane a causa di varie vicessitudini burocratiche: «Le regole e le richieste delle autorità sono tantissime. Ad ogni sopralluogo ogni ispettore faceva modificare quello che aveva richiesto il suo predecessore. Non è stato facile muoversi tra le norme che venivano interpretate mai nella stessa maniera. Ma alla fine ci siamo riusciti e siamo pronti».

L’appuntamento con il simbolico taglio del nastro è quindi per sabato 19 marzo a partire da mezzogiorno, con «un ricco buffet di benvenuto» accompagnato da musica indiana suonata dal vivo.

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