sabato
02 Agosto 2025

Chiesto processo per omicidio volontario per ex primario e caposala dell’infermiera

Per la procura i due non impedirono l’uccisione di Rosa Calderoni pur avendo elementi sufficienti. Già alla sbarra la 43enne Poggiali

Per la morte della 78enne Rosa Calderoni, avvenuta l’8 aprile 2014 nel reparto di Medicina dell’ospedale Umberto I di Lugo, rischiano di finire a processo per omicidio volontario anche l’ex primario e l’ex caposala oltre all’ex infermiera Daniela Poggiali già alla sbarra. Non evitare un reato che si ha il dovere di impedire equivale a cagionarlo: questo dice l’articolo 40 del codice penale e su questo si basa la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura per Giuseppe Re e Cinzia Castellani. Insomma secondo le indagini i due avrebbero avuto elementi sufficiente per intervenire per tempo in modo da evitare il decesso della paziente e invece non fecero quanto a loro sarebbe spettato. Le difese dei due indagati respingono le accuse. La notizia si apprende dall’edizione delle 14 del Tgr dell’Emilia Romagna.

Tentata rapina, in arresto la 33enne Indagata per gli altri 4 colpi in 4 giorni

I carabinieri al lavoro sui filmati di videosorveglianza: potrebbe essere la donna in nero diventata l’incubo dei commercianti

È una 33enne di origine campana ma residente in centro a Ravenna da anni, alle spalle diversi precedenti specifici: questo il profilo della donna fermata ieri dai commercianti di via Montanari dopo un tentativo di rapina in una boutique benessere e poi dichiarata in stato di arresto dai carabinieri e trasferita al carcere di Forlì. Sono in corso gli accertamenti dell’Arma per stabilire se, come fortemente ipotizzato, la donna sia anche l’autrice di un altro tentativo di rapina e tre riuscite compiuti nell’arco degli ultimi quattro giorni in alcuni negozi ed esercizi della città.

L’ultimo colpo, quello che poi l’ha portata dietro le sbarre, è andato in scena all’orario di chiusura quando ha provato a farsi consegnare l’incasso dalla commessa del negozio La Piramide: pur spaventata, si è opposta facendola scappare. Gli episodi dei giorni precedenti, avevano fatto scattare una catena di solidarietà tra commercianti, già tutti d’accordo che nel caso si fosse presentata la ormai tristemente nota rapinatrice, i vicini sarebbero corsi in aiuto della vittima. Così è stato: non appena la malvivente è stata messa in fuga dalla titolare del negozio, quest’ultima immediatamente si è recata nel negozio vicino e grazie alle indicazioni fornite, la rapinatrice veniva immediatamente inseguita da un vicino commerciante, che la raggiungeva bloccandola proprio nel momento in cui piombava sul luogo una pattuglia del radiomobile della compagnia carabinieri.

Sono in corso ulteriori indagini sulla base dei filmati delle telecamere di sorveglianza acquisiti in occasione delle rapine avvenute nei giorni precedenti e sulla scorta delle ricostruzioni fatte dalle vittime: il primo colpo da 170 euro in via Montanari il 7 gennaio, poi un tentativo fallito sabato 9 in via Galilei (vedi correlati) e infine due andate a segno domenica a una gelateria di viale Alberti e un chiosco di piadine in via Marconi.

Se sabato mattina è fallito il colpo alla panetteria di via Galilei è perché la titolare, Annamaria Lavatura, ha avuto il coraggio di reagire spruzzando in faccia alla rapinatrice un detergente. Questa mattina il presidente Confcommercio Mauro Mambelli e il presidente del sindacato panificatori Giuseppe Verlicchi hanno consegnato ad Annamaria la medaglia del 70esimo Anniversario Confcommercio quale riconoscimento per il gesto coraggioso compiuto: «Nei giorni scorsi abbiamo lanciato l’allarme per l’escalation di furti sul nostro territorio, che riguardano sia le abitazioni che le attività commerciali, e ciò impone una mirata riflessione sulle politiche per la sicurezza dei cittadini. Lo abbiamo chiesto, e lo chiediamo nuovamente: occorre investire di più in videosorveglianza che può essere un deterrente all’aumento di furti e al contrasto della criminalità. Sono troppo poche le 64 telecamere dislocate nel nostro Comune. Per questo rinnovo l’invito che abbiamo rivolto al Comune di Ravenna di dare un’accelerata ai progetti di videosorveglianza, uniformandoci così a città a noi vicine come Cesena e Imola attraverso un piano complessivo di controllo del territorio».

«Il lampione caduto aveva 15 anni, montato male o scarsa manutenzione»

Il sindaco: «La gestione di 36mila pali ci costa 2,5 milioni in tre anni» La Cpl si smarca: «Già mille sostituiti». Interrogazione di Forza Italia

Il lampione della pubblica illuminazione caduto ieri, 11 gennaio, in piazza del Popolo a Ravenna era stato installato quindici anni fa da una impresa privata e la manutenzione è affidata in concessione con gara d’appalto: lo fa sapere il sindaco Fabrizio Matteucci che sulle cause del crollo ipotizza «un’imperizia nella fabbricazione e nell’installazione o alla trascuratezza nella sua manutenzione». Su quest’ultimo aspetto prende le distanze la Cpl Concordia, società che nel 2013 si aggiudicò un appalto ventennale da 38 milioni di euro: «Sono tuttora in corso di accertamento e, al momento, non c’è alcuna conferma di una responsabilità diretta riguardo l’accaduto». La vicenda intanto diventa politica con Forza Italia che presenta un’interrogazione al sindaco sulle responsabilità e sulle misure adottate per evitare il ripetersi.

All’indomani dell’accaduto, Matteucci parte da «doverose seppure insufficienti» scuse a tutti i ravennati: «Un lampione crollato in piazza del Popolo è un evento molto grave. Lo è in ogni luogo del nostro territorio, da Casalborsetti a Mensa Matellica e per quanto è esteso il territorio del Comune di Ravenna. Il fatto che sia avvenuto in piazza del Popolo ne aumenta solo il valore simbolico negativo. Non cambia nulla che nessuno si sia fatto male, e per fortuna». Questi sono alcuni dati forniti dal Comune: nel territorio comunale 36mila pali della luce «per la cui sicurezza e sostituzione il Comune di Ravenna ha investito 2 milioni e mezzo di euro in 3 anni».

L’intenzione è quella di individuare le responsabilità, al momento non ancora chiare: «Non sono naturalmente in grado di trarre adesso le conclusioni sulle cause di quanto accaduto e sulle responsabilità ma andremo a fondo su entrambe le cose. Ho impartito poco fa le disposizioni agli uffici del Comune per procedere in questa direzione. Insomma, non finisce qui». Nelle ore immediatamente successive al crollo, da Palazzo Merlato è stato diffuso un comunicato congiunto firmato da Matteucci e dall’assessore ai Lavori Pubblici, Roberto Fagnani: «È prevista in capo a Cpl Concordia la verifica statica di tutti gli impianti. In merito a questo episodio verranno adottati nei confronti della società i provvedimenti previsti da contratto».

La cooperativa modenese non ci sta a prendersi le colpe prima delle opportune verifiche e prova a trascinare nella contesa anche chi arrivò prima: «Abbiamo iniziato la gestione della pubblica illuminazione del Comune di Ravenna nel 2013, ereditando i pali dalla precedente gestione, abbiamo sempre rispettato gli accordi contrattuali disciplinati nel progetto di riqualificazione e adeguamento normativo. Osservando gli standard di sicurezza, Cpl ha provveduto nel tempo alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei pali e dei corpi illuminanti, sostituendo da inizio mandato oltre mille dei pali più vecchi». Dopo aver ricevuto in redazione la nota scritta di Cpl abbiamo contattato la sede della coop per ulteriori chiarimenti – in particolare i dettagli della manutenzione svolta, e la comunicazione di quanto fatto al Comune – ma ci è stato risposto che per il momento non è possibile fornire ulteriori notizie.

Accuse incrociate e anche i carabinieri all’infuocata assemblea dei 5 Stelle

Faccia a faccia tra le due liste del Movimento. Con Santarella anche
le attiviste Pasi e Babini. «Noi escluse, ma non volevamo fare caos»

Il primo, e probabilmente unico, faccia a faccia pubblico tra le due liste rivali del Movimento 5 Stelle di Ravenna è andato in scena lunedì sera alla sala Buzzi di via Berlinguer tra accuse reciproche, tifo da stadio, risate di scherno e anche qualche momento di sincera commozione. Non il massimo per un movimento che aspira tuttora a sfidare al ballottaggio il Pd alle prossime elezioni amministrative ma che non è riuscito in tanti mesi a fare chiarezza in primo luogo al suo interno, evidenziando in particolare una netta spaccatura tra grillini, per così dire, moderati e con ambizioni di governo e quelli invece più legati all’attivismo e in qualche modo a posizioni più estremiste.

L’assemblea convocata alla sala Buzzi non è partita sotto i migliori auspici, con l’arrivo addirittura dei carabinieri ancor prima che iniziasse il dibattito. I cosiddetti dissidenti hanno infatti chiamato le forze dell’ordine perché obbligati a registrarsi per entrare nella sala, riuscendo così a entrare senza dover firmare. Grande protagonista della serata è stata Francesca Santarella, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle che nei giorni scorsi ha annunciato di aver presentato allo staff centrale del Movimento una seconda lista, alternativa a quella che vede Michela Guerra candidata sindaco, sostenuta quella invece dal capogruppo in consiglio comunale Pietro Vandini e votata dagli iscritti al meetup ravennate.

Santarella è finita al centro di una vera e propria graticola – per utilizzare un termine grillino – nel corso della quale non ha potuto fare altro che ammettere il comportamento poco trasparente (la sua è stata di fatto una lista segreta a cui nessuno, promotori a parte, ha potuto partecipare), giustificato però a suo dire da una vera e propria esclusione nei confronti suoi e di alcune attiviste storiche che la stanno accompagnando in questa sfida, come Roberta Babini e Cinzia Pasi dell’associazione Clan-Destino, in prima fila per anni in particolare per contrastare la centrale a biomasse di Russi. Secondo Santarella la maggioranza del meetup avrebbe dissuaso attivisti a presentarsi al confronto, portando avanti le proprie strategie in «riunioni segrete». Riunioni che secondo Vandini erano invece semplici incontri (in particolare anche all’hotel Diana dell’albergatore Filippo Donati, noto sostenitore di Michela Guerra e sorta di consigliere dello stesso capogruppo grillino) tra persone che non sopportavano più i modi (più che i contenuti delle sue battaglie, sottolineano tutti) della consigliera Santarella, fuori dal meetup, che però è sempre rimasto il luogo dove sono state prese tutte le decisioni alla luce del sole, fino a quella della nomina di Guerra.

Ascoltando le parole di Santarella, in particolare, emerge la vera frazione tra le due anime del Movimento. «Noi vogliamo portare avanti i programmi, il lavoro sul territorio, senza personalismi, ma quando abbiamo scoperto che invece per gli altri erano più importanti i protagonisti, i bacini di voti, le persone da scegliere, abbiamo deciso di prendere un’altra strada». Chiaro il riferimento alla scelta di Michela Guerra e anche probabilmente al coinvolgimento di un nome noto a Ravenna come appunto l’albergatore Donati, e anche alla strategia di Vandini di trovare un candidato forte, al di fuori del mondo dell’attivismo, in grado di poter davvero raccogliere consensi anche al di fuori del Movimento e di vincere le elezioni a Ravenna in un momento non troppo sereno per il Partito democratico.

Ma perché – è la domanda che si fanno in tanti, anche qualche attivista in apparenza davvero distrutto da questa divisione che ha preso la parola alla sala Buzzi – non presentare allora in maniera trasparente una seconda lista nei mesi scorsi e portare avanti la propria battaglia nel meetup? «Perché sapevano di essere in minoranza», assicura Vandini, mentre Santarella giura – citando alcuni commenti sui social network dello scorso giugno, gli stessi pubblicati nei giorni scorsi dal capogruppo – che ha sempre fatto di tutto per cercare di portare avanti un programma comune, di unire le forze di tutti. «Fino a poche settimane fa, quando abbiamo capito che non era possibile e abbiamo di conseguenza deciso di prendere questa strada. Fosse stato per noi, avremmo tenuto tutto in silenzio, per evitare polemiche pubbliche, fino a che non avessimo ottenuto la certificazione dallo staff del Movimento». Certo è che a quel punto, la spaccatura sarebbe risultata ancor più clamorosa, probabilmente.

Sta di fatto che ora questa lista c’è e la speranza di tutti è soprattutto che lo staff centrale del Movimento 5 Stelle possa prendere una decisione a breve, per non perdere altro tempo prezioso in polemiche.

Freelance a lezione di innovazione negli spazi di Raffineria 42 in darsena

Dal 12 gennaio undici appuntamenti settimanali con esperti di startup e business nel nuovo spazio coworking

Per far crescere nuove idee di business e creare nuove conoscenze è nato in darsena a Ravenna uno spazio di coworking pensato per startupper, imprenditrici, imprenditori e freelance: Raffineria 42 (in via Zara 42, www.raffineria42.it) punta a creare una community di coworker e lancia “Lezioni alla Raffineria”, un ciclo di incontri formativi aperti a tutti e gratuiti, due ore dalle 19 con cadenza settimanale a partire dal 12 gennaio. Si va dal “Business model you” di Simone Palazzi Rossi, al “Social media marketing nel turismo” di Leonardo Prati, dal talk su Cultura, Creatività e Sviluppo di Giorgia Boldrini, all’intervento dedicato alle startup di Linda Serra, e poi pillole su personal storytelling online, innovazione sociale, wordpress, open data, microcredito, organizzazione professionale, web trend.

«L’idea di aprire questo spazio – racconta Marianna Panebarco, una delle anime del progetto – viene da lontano; da un paio d’anni io e Lidia Marongiu, avevamo questo progetto nel cassetto, poi un’amica imprenditrice nel settore immobiliare ci ha proposto di unire le forze. Loro avevano spazi liberi da affittare e io e Lidia le competenze, ma soprattutto la voglia, di creare e gestire una community. E così eccoci qua. Secondo un recente studio di Fast Company entro il 2020 il 40 percento della forza lavoro sarà costituita da freelance, quindi persone teoricamente inclini a popolare e usufruire di spazi di coworking. Certo Ravenna non è una città semplice, io dico sempre che gli innovatori e i freelance sono da stanare, cioè bisogna farli uscire dai loro bunker solitari, farli interagire tra loro, bisogna far sì che persone con approcci, competenze e background differenti, possano parlarsi e lavorare fianco a fianco quotidiamente… solo così nascono le idee e si coltiva l’innovazione».

Il calendario completo degli incontri e ulteriori informazioni sulla spazio di via Zara sono reperibili sul sito internet del progetto www.raffineria42.it

L’ex pornostar diventò contadina in tv: nel 2004 Luce Caponegro salutò Selen

Nella galleria dei ravennati ai reality anche una presenza alla Fattoria condotta da Daria Bignardi: «Ricordo tanta fatica e quei mutandoni…»

A 38 anni si stava lasciando alle spalle la parentesi più trasgressiva della sua vita avendo chiuso con il cinema hard da quando ne aveva 33: le proposero di fare la contadina in una fattoria toscana ambientata nel 1870, un viaggio indietro nel tempo che le sembrò quasi simbolico ricordando quel periodo vissuto anche lavorando i campi in una comune in montagna quando era appena maggiorenne e aveva lasciato il nido familiare andando alla ricerca della trasgressione. Da contadina a contadina, da Luce Caponegro a Luce Caponegro, in mezzo Selen. Ecco l’origine dell’esperienza dell’ex pornostar alla prima edizione del reality La Fattoria su Mediaset nel 2004: fu la seconda ravennate in un reality (vedi articoli correlati).

«Una gran faticaccia e tanti litigi tra noi concorrenti», ricorda oggi Luce che ha compiuto 49 anni a dicembre. Un’esperienza pesante mentalmente: «C’era davvero un clima di rivalità feroce tra molti partecipanti, non c’era il minimo codice etico. La durezza di quel tipo di vita la ricordavo dai due anni nella comune ma lì ci si aiutava. In vita mia non c’è dubbio che sono stata molto trasgressiva con il mio corpo e ciò che mi riguardava ma ho sempre avuto un’etica molto forte, il rispetto per tutti prima di tutto. Là non era così, due mesi di litigi». Di certo il contesto non facilitava la convivenza: «Era una primavera freddissima, avevamo due soli cambi di vestiti in stile Ottocento, mi ricordo queste gonne lunghissime che si bagnavano nei campi e quei mutandoni della nonna scomodissimi, il confessionale era un fienile, il bagno era all’aperto e lavoravamo in campagna tutto il giorno». Per essere certi del tuffo nel passato addirittura una vera perquizione all’arrivo in Toscana «per evitare che portassimo qualunque cosa dei tempi moderni». Forse non fu un caso se poi gli autori cambiarono registro: «Dalla seconda edizione fu alleggerita: in Brasile pareva una vacanza…».

E pensare che Luce, titolare da tre anni dell’omonimo centro benessere a Ravenna, aveva rifiutato l’Isola dei Famosi considerandola troppo dura: «Mi avevano contattato ma non me l’ero sentita, avevo davvero paura di farmi male. I primi anni c’erano davvero delle prove estreme. Poi mi chiamarono anche per La Talpa ma non mi era piaciuto il format». Insomma, le offerte non mancavano: «Avevo già lasciato l’hard da qualche tempo ma i media erano ancora curiosi di conoscere la mia nuova vita. Volevano sentirmi raccontare chi c’era dietro Selen. E alla fine accettai La Fattoria ripensando ai miei anni nella comune quando ci chiamavamo le Zappe Selvagge».

A condurre il reality c’era Daria Bignardi, l’inviato a Castelfalfi in provincia di Firenze era Daniele Bossari, tra gli opinionisti in studio c’erano Alba Parietti e Iva Zanicchi poi sostituita da Sandra Mondaini. In gara partirono in 16 tra cui personaggi dello spettacolo come Solange, Loredana Lecciso, Flavio Vento, Donatella Rettore e Danny Quinn che poi vinse. C’era anche il modello e ballerino Milton Morales: il cubano mostrò un certo interesse per Selen, interesse per niente ricambiato. Al tempo del reality la carriera professionale della ravennate era ancora da attrice ma sul palco dei teatri con l’impegno in uno spettacolo che aveva ancora diverse date: fu Mediaset a pagare la penale alla compagnia teatrale per l’addio anticipato quando erano in calendario ancora una decina di repliche.

Ma mettendo da parte la scomodità dei mutandoni e il clima da tutti contro tutti, mediaticamente fu pure un’esperienza positiva: «Mi videro per quella che ero, una persona corretta e semplice in contrasto con la grande scorrettezza di altri concorrenti, escludendo magari Danny Quinn e Ela Weber di cui ho un buon ricordo. Il reality mi regalò una umanità positiva». E anche una popolarità nuova: «Dopo la trasmissione le signore di mezza età volevano farsi le foto con me per strada, e non erano certo fan dei miei film». E se le signore di provincia non si scandalizzavano più per quel passato a luci rosse, figurarsi se poteva averle scandalizzate quel taglio di capelli fatto di puro istinto durante la permaneza in Toscana: rasati a zero ai lati, lunghi sopra, «il mio grido di battaglia anarchico e silente». Poi Luce ride: «A pensarci oggi quasi l’anticipo di una moda».

Resta quella l’unica esperienza nell’universo reality: «Avevo chiesto di partecipare a Ballando con le stelle, mi sarebbe piaciuto. La Carlucci era d’accordo ma a quel tempo non prendevano persone già state in altri reality. Poi le cose cambiarono perché se avessero continuato così sarebbe stato difficile trovare partecipanti…».

Lampione caduto in piazza, il turista non è stato colpito

Il palo ha ceduto per il vento: un passante aveva detto di essere stato colpito poi ha parlato solo di colpo di frusta per evitare l’urto

Non è stato colpito dal lampione caduto in piazza del Popolo a Ravenna ma si è fatto male per il movimento brusco nel tentativo di evitare il colpo. Così sarebbero andate le cose ieri pomeriggio in centro storico a Ravenna, come si apprende dalle pagine de Il Resto del Carlino che riporta le parole del turista che aveva chiesto l’intervento del 118 dicendo di essere stato colpito a una spalla per poi specificare più tardi che le cose stavano diversamente.

Il sindaco Fabrizio Matteucci torna sulla vicenda scusandosi con i ravennati: «Mi rendo conto che le scuse non sono sufficienti ma è doveroso. Non è successo nulla di grave ma è inaccettabile una vicenda del genere, ne va di mezzo la reputazione della città». Come già annunciato nelle prime ore dopo il crollo, il Comune avrà un confronto con la Cpl Concordia, società che ha in appalto l’illuminazione pubblica comunale: «Chiederemo di fare opportune verifiche ed eventualmente che rispondano di quanto accaduto».

Un mese di abbonamento gratuito per i pendolari della regione

Si tratta del risarcimento per i disservizi dello scorso anno

Un mese di abbonamento gratuito (maggio 2016) per i pendolari. L’ha previsto la Regione, come risarcimento per i disagi legati ai disservizi dello scorso anno. La gratuità interessa i titolari di abbonamenti con origine e/o destinazione in Emilia-Romagna, di entrambe le imprese ferroviarie – Trenitalia e Tper – che operano in regione.

Costo complessivo previsto per l’operazione, 2,5 milioni di euro: sarà coperto con gli accantonamenti derivanti dall’applicazione delle sanzioni.

«Questo mese di abbonamento è un risarcimento doveroso per i disagi subiti dai pendolari della regione – sottolinea Raffaele Donini, assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Regione – , con particolare riguardo al malfunzionamento degli impianti di climatizzazione. Si tratta di una compensazione, parziale, perché solo con mezzi nuovi il servizio potrà fare realmente quel salto di qualità che è un diritto per gli utenti e una priorità per noi. Per questo, in attesa del radicale rinnovo del parco rotabile previsto dalla gara, stiamo lavorando per mettere in servizio materiale nuovo anche in questa fase transitoria».

Le modalità per ottenere il mese gratuito sono quelle già adottate nel 2013; come regola generale, i titolari degli abbonamenti dovranno presentarsi alle biglietterie dell’impresa ferroviaria che li ha emessi a partire dal 24 aprile fino al 30 giugno 2016 per il ritiro del bonus. Unica eccezione, gli abbonamenti annuali “Mi Muovo” venduti da Tper, per i quali ci si dovrà rivolgere alle biglietterie di Trenitalia, e gli abbonamenti mensili Ferrobus di Tper per l’area bolognese.

Altro colpo mancato: la rapinatrice col coltello presa dopo una breve fuga

Una donna fermata dai carabinieri in zona stadio a Ravenna:
potrebbe essere la stessa cacciata a colpi di spray detergente…

I carabinieri l’hanno fermata e portata in caserma e sembrano esserci ora pochi dubbi. Nella serata di oggi, lunedì 11 gennaio, la rapinatrice col coltello è stata scoperta.

Una donna ha infatti tentato un colpo in un negozio di via Montanari, zona stadio a Ravenna, ma una volta scoperto che all’interno c’erano due persone, è scappata nelle vie circostanti. I carabinieri l’hanno fermata in via Montenero.

Dovrebbe essere lei, quindi, la donna che ha colpito nel weekend nella stessa zona di Ravenna, rapinando domenica una gelateria e un chiosco di piadine dopo aver fallito invece sabato un colpo alla panetteria di via Galilei, dove è stata cacciata a colpi di spray detergente (vedi articoli correlati).

Maggiori dettagli nella mattinata di martedì.

Cade un lampione in piazza, un ferito

La gestione e manutenzione è in concessione alla Cpl Concordia Sindaco e assessore: «Prenderemo i provvedimenti previsti»

Uno dei lampioni in piazza del Popolo a Ravenna è caduto verso le 16.30 di oggi, 11 gennaio, colpendo alla spalla un passante. Al momento non sono note le circostanze che hanno portato alla caduta del lampione. La persona è stata trasportata all’ospedale Santa Marina delle Croci. All’indirizzo del ferito vanno gli auguri di pronta guarigione del sindaco Fabrizio Matteucci e dell’assessore ai Lavori Pubblici Roberto Fagnani. Che poi aggiungono: «Da tre anni la gestione e la manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione, dei semafori e degli impianti tecnologici è affidata mediante specifica concessione a Cpl Concordia. Nell’ambito di tale concessione, è prevista in capo a Cpl Concordia anche la verifica statica di tutti gli impianti. In merito a questo episodio verranno adottati nei confronti della società i provvedimenti previsti da contratto».

Dopo la clamorosa lite con il capitano, Ballardini saluta già Palermo e la serie A

Finisce la breve avventura dell’allenatore ravennate in rosanero

Ci sono pochi precedenti del genere nella storia del nostro calcio. Un giocatore che dice chiaramente, a fine partita, che la sua squadra ha vinto praticamente senza allenatore non si era ancora sentito. Allenatore con cui, tra l’altro, quello stesso giocatore aveva litigato, al punto che non sarebbe dovuto scendere in campo. E invece ha giocato su ordine del presidente ed è stato pure decisivo.

Il giocatore è l’esperto portiere Stefano Sorrentino, capitano del Palermo, mentre l’allenatore messo clamorosamente in disparte dalla squadra (che è andata ad esultare gol e vittoria abbracciando il suo capitano) è il ravennate Davide Ballardini, tornato solo poche settimane fa sulla panchina della squadra siciliana in serie A.

Ora il presidente Maurizio Zamparini ha deciso: Ballardini, nonostante la vittoria di Verona, non è più l’allenatore del Palermo. Il tecnico ravennate non ha voluto però dimettersi e si attende quindi solo l’ufficialità per parlare di esonero.

Al suo posto arriva Fabio Viviani, che era il vice di Giuseppe Iachini, allenatore sostituito da Ballardini prima di questo nuovo colpo di scena.

Dopo la clamorosa lite con il capitano, Ballardini saluta già Palermo e la serie A

Finisce la breve avventura dell’allenatore ravennate in rosanero

Ci sono pochi precedenti del genere nella storia del nostro calcio. Un giocatore che dice chiaramente, a fine partita, che la sua squadra ha vinto praticamente senza allenatore non si era ancora sentito. Allenatore con cui, tra l’altro, quello stesso giocatore aveva litigato, al punto che non sarebbe dovuto scendere in campo. E invece ha giocato su ordine del presidente ed è stato pure decisivo.

Il giocatore è l’esperto portiere Stefano Sorrentino, capitano del Palermo, mentre l’allenatore messo clamorosamente in disparte dalla squadra (che è andata ad esultare gol e vittoria abbracciando il suo capitano) è il ravennate Davide Ballardini, tornato solo poche settimane fa sulla panchina della squadra siciliana in serie A.

Ora il presidente Maurizio Zamparini ha deciso: Ballardini, nonostante la vittoria di Verona, non è più l’allenatore del Palermo. Il tecnico ravennate non ha voluto però dimettersi e si attende quindi solo l’ufficialità per parlare di esonero.

Al suo posto arriva Fabio Viviani, che era il vice di Giuseppe Iachini, allenatore sostituito da Ballardini prima di questo nuovo colpo di scena.

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