venerdì
25 Luglio 2025

Addio all’ex dirigente comunale Ugo Baldrati

Il cordoglio del sindaco Michele de Pascale e dell’assessora alle Politiche europee Annagiulia Randi 

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Appresa la notizia dell’improvvisa morte di Ugo Baldrati, il sindaco Michele de Pascale e l’assessora alle Politiche europee e Cooperazione internazionale Annagiulia Randi esprimono il loro cordoglio in rappresentanza dell’Amministrazione comunale.

«L’attuale legame con Ugo Baldrati era determinato dal suo ruolo di presidente dell’associazione Amici di Chartres, costituita a seguito del gemellaggio tra Ravenna e la città francese, ma Baldrati è stato per tantissimi anni anche un dipendente del Comune di Ravenna, dove ha lavorato fino al 2009 in qualità di dirigente del servizio appalti e contratti, lasciando in tutti il ricordo di un professionista e di una persona molto competente, attenta e disponibile. Qualità che aveva poi messo totalmente al servizio dell’associazione Amici di Chartres, città della quale era innamorato e profondo conoscitore, tanto da aver tenuto delle vere e proprie lezioni sulla sua cattedrale. Proprio in questi giorni era al lavoro per organizzare la visita dell’anno prossimo in città di una delegazione dell’associazione Amici di Ravenna. Siamo vicini alla famiglia e a tutti coloro che lo hanno amato e apprezzato».

Concerto di Capodanno con raccolta fondi per progetto di beneficienza

Per l’esibizione di Kaylah Harvey sarà possibile fare un offerta a “Tutti i bambini e le bambine vanno a scuola”.

B1fac078 C059 7629 93a2 1f3ed4c2762eIn occasione del Concerto di Capodanno, in programma il 1 gennaio (ore 11.30) al teatro Alighieri, nell’ambito della rassegna Christmas Soul – con la voce della scena musicale newyorkese, Kaylah Harvey, con The Bronx Black Keys e un’esibizione arricchita dallo M String Quartet – sarà possibile fare un’offerta alla raccolta fondi per il progetto “Tutti i bambini e le bambine vanno a scuola”.

Il progetto, arrivato all’undicesima edizione, è coordinato dall’assessorato ai Servizi sociali in collaborazione con la Consulta ravennate delle associazioni di volontariato. Aderiscono le associazioni: Arci Associazione genitori, Auser Volontariato Ravenna, associazione sportiva Pietro Pezzi, Avvocato di strada, Casa delle donne, Centro di ascolto Caritas, Croce rossa italiana, Comitato cittadino antidroga, R.C.Mistral Protezione Civile, Punto d’incontro francescano. Anche quest’anno hanno collaborato alcune cartolerie: La cartoleria Girogirotondo, la Cartolibreria Salbaroli, La Politecnica e Tecnodesign.

È possibile partecipare anche con una donazione tramite bonifico bancario: Banca Bcc intestato a Consulta del Volontariato IBAN: IT89G0854213104037000100917 Causale: progetto tutti i bambini e le bambine vanno a scuola.

Ripartito il servizio ferroviario tra Marradi e Faenza

La tratta era interrotta da maggio a causa dell’alluvione

Treno1Nella giornata di mercoledì 27 dicembre, in occasione della riapertura della tratta ferroviaria Marradi-Faenza, interrotta per ragioni di sicurezza a maggio di quest’anno a causa degli eventi alluvionali che avevano provocato diverse frane lungo la linea ferroviaria, gli amministratori del territorio hanno voluto essere presenti per dare un segnale di vicinanza da parte delle istituzioni alla ripresa del servizio. Saliti a Marradi i rappresentanti delle municipalità e della Regione Emilia-Romagna hanno viaggiato sul treno che li ha condotti fino a Faenza.

«La ripartenza di un servizio – è stato sottolineato da parte degli amministratori presenti in rappresentanza del territorio – da tanto tempo atteso e di grande utilità, sia per quanto riguarda l’importanza nei collegamenti di tutti i giorni tra le persone di questi territori ma anche quale mezzo di trasporto e promozione turistica di fondamentale importanza».

Unanimemente è stata espressa la volontà di presidiare l’esistenza della linea ferroviaria, di avere tempi certi per la sistemazione definitiva dell’infrastruttura e di proseguire sulla strada di uno sviluppo del servizio ferroviario della Faentina, fondamentale nel potenziamento delle politiche di mobilità sostenibile e per renderlo sempre più confacente alle esigenze dei viaggiatori.

Alla mattinata hanno preso parte una dirigente della Regione Toscana, per la Regione Emilia-Romagna, la consigliera Manuela Rontini, per Borgo San Lorenzo Giorgia Baluganti, il sindaco di Marradi, Tommaso Triberti, per l’amministrazione di Brisighella i consiglieri Pietro Savorani e Angela Esposito e per Faenza l’assessore Massimo Bosi e il presidente del Consiglio comunale Niccolò Bosi. Erano presenti, inoltre, alcuni membri delle associazioni giovanili della vallata.

Sportello Caregiver di Ausl Romagna, ecco i numeri del primo anno

Presentate 236 schede su 245 contatti, principalmente per la cura degli anziani

Anziani CoppiaLo sportello Caregiver è stato attivato il 20 settembre 2022 su iniziativa del Distretto Socio Sanitario e dei comuni di Ravenna-Cervia-Russi, inaugurando un importante servizio per coloro che si dedicano all’assistenza domiciliare di familiari o conoscenti. La sua funzione è accogliere le autocertificazioni compilate dai caregiver, valutare il loro livello di stress, fornire una consulenza a seconda dei bisogni e delle difficoltà manifestati. Le autocertificazioni vengono vagliate da un assistente sociale, che segnala i casi non ancora noti al Servizio sociale associato dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi, per poi prendere in carico la situazione.

I numeri e le richieste

Nel corso del primo anno sono state presentate 236 schede, su un totale di 245 contatti. Di queste richieste, 145 erano già note ai Servizi sociali mentre le restanti 91 hanno portato alla conoscenza di nuovi casi. Si tratta principalmente di persone che si prendono cura di anziani, per l’esattezza 168, mentre le restanti si occupano di adulti (58) o minori con disabilità (19). Rilevante il fatto che 14 domande siano state presentate da soggetti non residenti nel distretto di Ravenna-Cervia-Russi, segnalando una carenza di risposte nei rispettivi comuni. Infine sono 66 le persone che hanno richiesto semplicemente informazioni.

Fra le esigenze registrate, 87 riguardano caregiver che hanno richiesto sostegno psicologico, mentre 145 persone hanno chiesto o erano già titolari di servizi di tipo territoriale; fra questi, per esempio, assistenza domiciliare, centri diurni, pasti, servizi di lavanderia o di trasporto, oppure consulenze professionali con un assistente sociale; infine 4 hanno chiesto una consulenza fisioterapica. Questo approccio pratico può includere sopralluoghi domiciliari per fornire indicazioni operative che migliorano la vita quotidiana dei caregiver.

A presentare le domande, attualmente, sono stati 75 uomini e 170 donne, a dimostrazione che il lavoro di cura è sbilanciato verso il genere femminile. Ebbene, di tutte le schede processate, 202 autocertificazioni hanno richiesto una risposta da parte dei servizi e la pianificazione di interventi domiciliari.

Questi dati indicano la rilevanza dello Sportello Caregiver nel supportare coloro che si occupano di garantire assistenza e supporto al domicilio, ma evidenziano anche la varietà e l’ampiezza dei bisogni della comunità e consegnano solo una stima dei pazienti in condizioni di non autosufficienza che hanno necessità di cura.

«In un quadro normativo pur carente – afferma l’assessore ai Servizi sociali Gianandrea Baroncini – abbiamo cercato di creare uno strumento utile di sostegno alle tante famiglie che anche nella nostra città assumono il ruolo fondamentale dei caregiver familiari, in particolare conviventi, che vogliono essere tutelate e sostenute adeguatamente nel loro compito di cura. In un paese con l’indice di vecchiaia tra i più alti d’Europa, con una cronicità sempre più diffusa e una percentuale di disabilità in aumento, il ruolo del caregiver assume un’estrema rilevanza sociale. Questo progetto, e tutte le azioni migliorative che ne potranno derivare, ci aiuta a disegnare una città più inclusiva, capace di dedicare uno spazio specifico di formazione e di accompagnamento all’impegno di cura quotidiana che le famiglie svolgono».

In provincia 1.361 imprese, ma nel 2023 più chiusure che aperture

Chiara Venturi di Confesercenti parla della complessità del settore

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I DATI

I dati della Camera di Commercio dicono che in provincia di Ravenna fino a settembre erano attive 1.361 imprese di ristorazione incluse gelaterie e pasticceria, ma esclusi i bar. La metà sono nel comune capoluogo, un quarto nel Cervese. Nel corso dei primi nove mesi del 2023 le nuove iscrizioni di attività sono state 37, ma 67 sono state le cancellazioni. Il saldo annuale è stato negativo anche nel 2022 e nel 2021. Insomma i nuovi ristoranti che nascono non mancano ma sono meno di quelli che chiudono.

Un trend interessante viene dai dati raccolti da Confcommercio. Alla fine del 2021 i ristoranti e le attività di ristorazione mobile in provincia erano 1.582, circa 130 in più rispetto al 2009. La fetta più consistente dell’incremento nel decennio è concentrata nel capoluogo con un aumento di quasi 90 realtà.

All’ultima assemblea regionale di Confesercenti è stato presentato un report di Unioncamere che analizza l’andamento delle attività negli ultimi 50 anni in Emilia-Romagna. La fetta di commercio, alloggio e ristorazione valeva il 49 percento del totale delle imprese nel 1971 e il 34 percento nel 2023 (andamento inverso per i servizi). Ma se si guarda ai numeri assoluti, la ristorazione da sola ha raddoppiato le 12mila imprese del 1971 e ha avuto aumenti ancora più ampi nello specifico dei ristoranti, da 3.414 a 14mila, un balzo del 315 percento. Che ha comportato un’esplosione dell’occupazione: nel 2023 si contano circa 165mila addetti.

L’INTERVISTA

«Le statistiche generali dicono che nella ristorazione oggi è ancora attiva un’impresa su cinque di quelle nate dal 2020 in poi. È un dato regionale ma rende l’idea dello scenario nel settore». Chiara Venturi è la referente provinciale della Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici (in acronimo Fiepet), un’associazione di categoria aderente a Confesercenti che riunisce le piccole e medie imprese di commercio, turismo e servizi. «La ristorazione è un settore con un turn over alto: molte aperture di nuove attività, che però non sempre riescono a consolidarsi. Anche perché chi ci prova, a volte, proviene da tutt’altro contesto e non è facile improvvisarsi».

La rappresentante di categoria delinea i due aspetti che, a suo avviso, hanno contribuito maggiormente al proliferare delle attività: «Circa quindici anni fa è arrivato uno snellimento delle procedure di avviamento con la liberalizzazione delle licenze. Ora è sufficiente una Scia, la segnalazione certificata di inizio attività. In parallelo a questo c’è stato un cambiamento nei costumi: è aumentata la propensione a consumare pasti fuori casa, è qualcosa che ormai fa parte della quotidianità per molti. E così si è ampliata l’offerta per rispondere a una domanda in crescita».

Avviare un ristorante, anche in un regime snellito dal sistema delle licenze, richiede comunque un percorso di tappe necessarie: «Bisogna partire dalla disponibilità del requisito professionale. Può averlo il titolare per esperienza, si consegue dopo un percorso di studi, può averlo un preposto che lo mette a disposizione dell’impresa oppure va conseguito con un corso di cento ore in quattro mesi che costa 600 euro. Poi serve un locale con la destinazione d’uso adatta oppure serve la richiesta di cambio, vanno rispettate normative sanitarie, la dimensione della cucina determina il tipo di attività che si può svolgere, se ci sono dipendenti serve una valutazione dei rischi professionali». Bisogna addentrarsi nei corridoi di regole e norme e le associazioni di categoria offrono una spalla: «Abbiamo persone dedicate per i vari argomenti e forniamo consulenza alle imprese».

Tra i vari corsi di formazione proposti c’è quello chiamato food cost: «Insegniamo all’imprenditore come valutare il prezzo finale della pietanza in base alla struttura dei costi e alla preparazione. Si calcola il tempo di preparazione, ma anche la materia prima, eventuali scarti, l’energia usata, le spese per il trasporto».

Degli accorgimenti introdotti per fronteggiare il Covid, è rimasto qualcosa a distanza di tre anni? «In quel momento storico i ristoratori hanno dovuto cercare nuovi stratagemmi per mantenere il contatto con la clientela e quindi da allora c’è sicuramente un uso più sistematico dei social network. È incrementato molto l’uso di piattaforme digitali per la prenotazione dei tavoli, molti locali hanno ancora i menù digitali e i pagamenti digitali sono diventati più comuni».

Il giorno di Natale ritrova la bicicletta rubata al figlio

Il furto era avvenuto il 22 dicembre, il padre del giovane ha però rinvenuto il mezzo legato davanti alla stazione

WhatsApp Image 2023 12 27 At 07.30.39Nel tardo pomeriggio del giorno di Natale, è giunta al Comando della Polizia Locale la segnalazione di un cittadino ravennate il quale, transitando da piazzale Farini verso via Carducci, notava la presenza, su una rastrelliera nei pressi dei portici, di una mountain bike rubata il giorno 22 dicembre al figlio minorenne.

Gli agenti dell’ufficio pronto intervento, giunti sul posto, dopo aver esaminato la denuncia di furto e ascoltato sulla vicenda il padre e il figlio i quali, a comprova di essere i legittimi detentori del velocipede, hanno mostrato una corposa galleria di immagini che ritraevano il veicolo, provvedevano al recupero di quest’ultimo liberandolo, con un tronchese, dalla catena che lo teneva vincolato alla rastrelliera. Dopo brevi formalità la bicicletta è stata dunque riconsegnata al proprietario.

Cordoglio a Ravenna per la morte dello storico titolare del ristorante romano

Pompeo “Franco” Piscopiello è scomparso la viglia di Natale. La famiglia ha deciso di donare e far del bene agli altri anziché ricevere fiori per il suo funerale

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“Franco” Piscopiello nella foto scelta dalla famiglia per la raccolta fondi

È improvvisamente venuto a mancare, il giorno della vigilia di Natale, Pompeo Piscopiello, da tutti conosciuto come Franco, “ambasciatore” della cucina romana a ravenna con la sua trattoria del Buon Gusto, in via Cesarea. Si trovava nella sua zona d’origine, nel comune romano di Marino, dove si terrà il funerale mercoledì 27 dicembre.

La famiglia raccoglierà fondi da destinare a Save the Children: «Abbiamo pensato di donare e far del bene agli altri anziché ricevere fiori per il suo funerale – spiega la nipote Serena -. Mio zio era una persona dal cuore grande e amava incondizionatamente i suoi nipoti e i suoi pronipoti, e anche i suoi figliocci, come chiamava i bimbi tenuti a battesimo. Quindi riteniamo che aiutare i bambini sia il dono più bello che le persone che gli hanno voluto bene possano fare in questo momento».

Sequestro al porto di oltre 238mila capi tessili non sicuri

Il valore complessivo della merce sequestrata è di oltre un milione di euro, tutti i capi avevano etichette non conformi

GdF Ravenna

Nel corso delle attività di vigilanza poste in essere dalla Guardia di Finanza di Ravenna a tutela della regolarità delle importazioni, è stato sottoposto a controllo, in prossimità del locale Porto, un container proveniente dalla Cina contenente materiale tessile.

Dall’apertura del container e degli imballaggi in esso contenuti è stato notato che i capi tessili importati erano connotati da etichette descrittive della qualità del prodotto facilmente rimovibili, peculiarità che ha indotto i finanzieri a effettuare ulteriori approfondimenti presso la società destinataria dei prodotti.

Gli esiti del controllo, quindi, hanno evidenziato come quest’ultima avrebbe provveduto alla commercializzazione dei medesimi capi, predisponendo una confezione con indicazioni errate circa l’effettivo produttore e distributore in Italia, violando, pertanto, le specifiche prescrizioni contenute nel Codice del Consumo.

Tale normativa, infatti, prevede che negli imballaggi siano chiaramente visibili e leggibili, tra le altre, le indicazioni relative alla ragione sociale e alla sede legale del produttore o di un importatore stabilito nell’Unione europea.

Conseguentemente i prodotti, quantificati in 238.159 e del valore commerciale stimato di circa 1 milione di euro, sono stati sottoposti a sequestro amministrativo, fino a che l’operatore commerciale, non provveda al pagamento di una sanzione irrogata dalla Camera di Commercio di Ravenna e alla regolarizzazione dell’illecito mediante l’apposizione delle informazioni normativamente richieste.

Il servizio svolto conferma il ruolo di polizia economico-finanziaria assolto dalla Guardia di finanza e la costante attenzione delle Fiamme Gialle di Ravenna, soprattutto nel periodo delle festività natalizie, al contrasto di ogni violazione delle norme apprestate a tutela del made in Italy e dei consumatori, nella prospettiva di garantire la libera e leale concorrenza degli operatori sul mercato.

Un volume fotografico “Per non dimenticare” l’alluvione di maggio – Gallery

La “Romagna Mia” di Luigi Tazzari, con testi di Spadoni e Cavina

È in vendita nelle librerie di Ravenna e Faenza “Romagna Mia… Per non dimenticare”, libro del fotografo ravennate Luigi Tazzari, una testimonianza visiva del disastroso evento climatico che ha colpito il nostro territorio.

«Ho deciso di affrontare la catastrofe – dice Tazzari – cercando, se possibile, di mettere in evidenza l’orgoglio e il senso di appartenenza dei suoi abitanti verso questo territorio e quel carattere che sa essere, nel caso di necessità, solidale e costruttivo».

Il libro fotografico è arricchito dalla poesia “La Fiumana” del poeta ravennate Nevio Spadoni e da un testo dello scrittore casolano Cristiano Cavina.

Lo sfogo di uno chef: «Quante bugie dietro a quelle Stelle Michelin…»

Riceviamo e pubblichiamo una lettera che farà sicuramente discutere: è quella di uno chef che denuncia un sistema poco trasparente – per usare un eufemismo – dietro le quinte di un locale di un cuoco stellato, in cui ha lavorato. L’anonimato è necessario per evitare diffamazioni – non essendo possibile una replica – ma i temi sollevati crediamo possano essere comunque utili per tenere alta l’attenzione sulla qualità di un lavoro che ha direttamente a che fare con tutti noi.

Pexels Rene Asmussen 2977514

Ho pensato tanto prima di scrivere queste righe, perché il rispetto che ho per il mio lavoro certe volte mi divide in due. Essere un cuoco significa abbracciare una scelta di vita di rispetto per il cibo, gusto e amore per le persone con cui condividi la tua passione. Si cucina per condividere, si cucina per spogliarsi delle menzogne, delle etichette. Credevo che tutti quelli che abbracciano questo mestiere, che scelgono di fare gli chef, di aprire un ristorante, di diventare cuochi-imprenditori, la pensassero come me. Beh, il mondo della cucina di oggi, il mondo dell’apparenza, mi ha invece ingannato e deluso.

Dopo tanti anni di lavoro sodo, di sacrifici, decido di inseguire il sogno di ogni ragazzo o ragazza che vuole fare questo mestiere, che ha voglia di fare un viaggio lungo, difficile ma pieno di soddisfazioni: mi affido a un cuoco stellato, noto per il suo marketing, per le sue stelle Michelin guadagnate nel corso degli anni, per la sua fama di duro lavoro, impegno, esperienza, talento. Se fosse tutto vero, oggi sarei ancora una persona che sogna di fare parte di questo mondo. Per farla breve, invece, entro nel sistema, lascio il mio vecchio incarico, faccio chilometri per lavorare in un progetto per cui dedico anima e cuore. Ma chi ha detto che non è oro tutto quello che luccica aveva pienamente ragione.

Il prezzo del piatto che hai davanti quando paghi profumatamente la firma di un cuoco blasonato, non è sempre trasparente. Dietro c’è tanta falsità, tanta apparenza e tanto amore non per la cucina, no, ma solo ed esclusivamente per il business. E così mi ritrovo davanti a chef stellati che non stanno nella loro cucina per cucinare. Cuochi che usano i ragazzi di vent’anni per studiare i piatti, le ricette, per fare le prove, prendendosi poi tutti i meriti che invece non gli spettano. Tanto tu, giovane, non puoi dire nulla, hai ancora la speranza di poter crescere. E lo chef incassa intanto stelle Michelin con prodotti scadenti, “pesce fresco” che in realtà è congelato, “materia prima italiana”, del “territorio”, in realtà firmata Spagna, Grecia, Croazia. Soasi venduti come rombi, che hanno un prezzo nettamente inferiore; verdure fresche che si rivelano congelate, addirittura fiocchi scadenti di patate quando abbiamo sul territorio il fresco pregiato. Immagini vendute per quello che voi alla fine non vedete ma pagate, e anche a caro prezzo.

Chef stellati che non sanno usare un coltello per tagliare a julienne, giovani pakistani che da lavapiatti vengono promossi di sera capi partita senza aver mai pulito nemmeno un gambero o una seppia e pagati una miseria.

E il nostro chef stellato non dimentica di diventare il protagonista anche di questa cucina, capace di prendersi i meriti, davanti a giornali che fanno le standing ovation e addirittura grandi critici che mettono i ristoranti nella Guida Michelin senza indagare chi sta dietro a tutto ciò.

Continuiamo ad arricchire persone che diventano chef stellati in modo strano, con la loro storia che si incrocia con imprenditori, donazioni, premi. E così, il ragazzo giovane che continua a guardare Chef’s Table in tv, sogna, lavora sodo per pochi soldi, spende per assaggiare piatti in giro per Italia da ristoranti blasonati e spera, spera, che un giorno, fra 20 anni diventerà il prossimo chef stellato…

L’anima del Natale rivive in centro a Ravenna: i concerti di “Christmas Soul”

Dal 28 dicembre al 1° gennaio con maestri americani del gospel

Christmas Soul Ravenna
Il Concerto di Capodanno 2023 al teatro Alighieri

Torna in centro a Ravenna la rassegna “Christmas Soul” con quattro concerti gratuiti a cura dello staff del festival Spiagge Soul, in collaborazione con Ravenna Manifestazioni. I primi tre in piazza del Popolo e l’ultimo al teatro Alighieri.

Ad aprire la rassegna di quest’anno sarà Sara Zaccarelli, che giovedì 28 dicembre alle 18, in Piazza del Popolo, proporrà un’escursione musicale che parte dai grandi classici del genere arricchita da incursioni nelle produzioni gospel più recenti, seguita venerdì 29 dalla prima corale, con il maestro Earl Bynum che presenta in Italia il gruppo di sette vocalist e musicisti The Mount Unity Choir, in arrivo dalla Virginia. Una formazione che ha vinto premi prestigiosi e offre performance che mescolano il gospel tradizionale e contemporaneo a tocchi di Jazz.

Il concerto del 31 dicembre per salutare il 2023, sempre in piazza ma alle 23, è affidato all’Inspirational Choir of Harlem, diretto da Anthony Morgan, che unisce gospel, jazz, pop e R&B e ha collaborato con leggende come Ike & Tina Turner, Stevie Wonder, Aretha Franklin e gli U2.

Il primo giorno del 2024 torna l’appuntamento ormai tradizionale al Teatro Alighieri, alle 11, questa volta affidato a una nuova e prorompente voce della scena musicale newyorkese, Kaylah Harvey, con The Bronx Black Keys, con un’esibizione arricchita dallo M String Quartet, per un repertorio che unisce sonorità gospel-pop innovative con intensi brani tradizionali nero-americani.

«Per questa edizione – spiega il direttore artistico di Christmas Soul, Francesco Plazzi – abbiamo scelto di approfondire la sfera più coinvolgente ed emozionale della musica gospel, portando in scena tre corpose corali di grande impatto scenico provenienti dal paese dove questo genere musicale è nato».

Mollare tutto e andare a vivere in barca: «La vera ricchezza è il tempo»

Marcella Montanari, da Alfonsine, ora è nell’arcipelago malese con il compagno, pronta per il giro del mondo: «Fuori dalla logica dello stipendio e dei consumi»

Marcella MontanariImmaginate di mollare tutto e di trasferirvi dall’altra parte del mondo. Visualizzate le palme, la sabbia chiara e l’acqua di smeraldo che si fonde, ma mai del tutto, con il cielo limpido. Pensatevi su una spiaggia a mangiare frutta tropicale mentre osservate il sole che tramonta.

Quello che appare a molti come un sogno lontano, Marcella e Giulio l’hanno realizzato. Da più di un mese vivono a Langkawi, arcipelago della Malesia nel cuore del sud-est asiatico e, come si legge sul loro blog, “una delle ultime tappe prima della traversata dell’Oceano Indiano nel classico giro del mondo in barca a vela”. Qui è ormeggiata la barca che hanno acquistato da una coppia australiana e con cui hanno intenzione di veleggiare verso est alla scoperta dell’Asia.

Il loro, però, non è stato esattamente un percorso “classico”. Marcella Montanari, 44 anni, nata ad Alfonsine, ha lavorato per anni su progetti culturali (da queste parti è nota anche per aver fatto parte dello staff della candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura 2019) per poi dedicarsi al turismo, compreso quello nautico («durante la pandemia ho lavorato in barca come cuoca»). Giulio De Leo, 42, napoletano d’origine ma romano d’adozione, ha lavorato per sette anni in uno studio legale prima di capire di voler qualcosa di diverso. Il suo cursus honorum nella nautica è iniziato dal basso: «Ho lavorato come mozzo, come manutentore e come capo-base. Quando mi sono sentito pronto, sono passato dalla banchina alla barca, diventando skipper».

Su una barca si sono conosciuti – per caso – e su una barca sono finiti a vivere – per scelta. Ma dal sogno alla realtà il passo non è stato poi così breve…

Com’è nata l’idea di vivere in mare?
Giulio:
«È un percorso che parte da lontano. Negli anni la dimensione della barca è diventata sempre più centrale nelle nostre vite finché a un certo punto, prima della pandemia, abbiamo capito che non ci bastava più stare in mare per tre mesi l’anno, volevamo viverlo più intensamente. La dinamica del viaggio e l’idea di esplorare posti nuovi è qualcosa che ci fa stare bene».
Marcella: «Abbiamo riflettuto anche sul tipo di esperienza che volevamo avere. A poco a poco abbiamo capito che il sogno che volevamo realizzare era quello di avere una barca-casa sulla quale accogliere le persone a noi vicine, e non clienti da portare in giro».

Come siete arrivati in Malesia?
M.:
«La scelta è stata del tutto casuale. Per anni abbiamo cercato una barca in Europa; eravamo vicinissimi a comprarne una in Francia, poi la cosa non è andata a buon ne. Lo scorso gennaio siamo venuti in Thailandia per aiutare un signore a riportare un catamarano in Italia. Abbiamo passato più di un mese a bordo, attraversando l’oceano Indiano. Quando siamo arrivati in Sri Lanka, però, abbiamo deciso di scendere e ci siamo fermati lì per due mesi. A quel punto abbiamo iniziato a cercare una barca e lo scorso aprile l’abbiamo trovata. È stato un colpo di fulmine».

Ditemi di questa barca allora! Com’è fatta?
G.:
«È in acciaio, è stata costruita quarant’anni fa dalla coppia di signori australiani che ce l’ha venduta. È lunga 14 metri, con tante vele a prua e un albero solo. Dentro è in legno, sembra una baita di montagna. C’è una grande cabina matrimoniale, una cucina, un bagno, due cabine con letti a castello e un grande salone. È anche troppo spaziosa!».
M.: «In effetti, forse era più piccola la casa a Centocelle…».

Come vi mantenete al momento?
M.:
«Da alcuni mesi ho avviato un progetto con una collega, organizziamo tour privati per famiglie straniere in Italia. È un’attività che riesco a portare avanti anche da remoto».
G.: «Io invece faccio lo skipper nei mesi estivi, lavorando 24 ore su 24 tutti i giorni. La prossima estate ho intenzione di tornare in Italia per la stagione».

Come si svolge una vostra giornata-tipo?
M.:
«Passiamo la maggior parte del tempo a capire cosa c’è sulla barca, a eliminare quello che non ci serve, a sistemare tutto per poi fare la manutenzione a bordo. Di solito ci svegliamo all’alba, io pratico yoga e poi facciamo colazione insieme. La mattina lavoriamo insieme sulla barca, mentre al pomeriggio io mi sposto nei locali del resort dell’isola su cui siamo, Rebak, per stare al computer. A fine giornata, a volte, prendiamo il traghetto e andiamo nell’isola più grande, a Langkawi, dove ceniamo con del cibo locale. Lì è anche dove facciamo la spesa e compriamo le cose che ci servono. La sera di solito leggiamo. È una vita molto semplice e tranquilla… Proprio oggi però abbiamo fatto una cosa particolare: siamo andati a raccogliere la plastica su una spiaggia dell’isola. Con la stagione dei monsoni il mare butta a terra tantissimo, la spiaggia era letteralmente ricoperta di plastica».

La vita in barca vi fa avere una prospettiva diversa riguardo all’impatto dell’uomo sull’ambiente?
M.:
«Sicuramente porta a semplificare molto le proprie esigenze. La vita in barca è estremamente pragmatica anche dal punto di vista della disponibilità di risorse come l’acqua e la corrente elettrica. Il desiderio di semplificare il nostro modo di vivere, limitandoci al minimo indispensabile, è uno dei motivi che ci hanno spinto a fare questa scelta. Poi dipende molto da chi vive sulla barca e dalla sua sensibilità rispetto a questo tema».
G.: «Quando si lavora sulle barche, spesso si è a contatto con persone in vacanza che vivono la barca come un hotel e vengono per farsi le foto da pubblicare su Instagram. Non si rendono conto dell’impatto che le loro azioni possono avere, non si chiedono cosa lasciano dietro di loro. Può capitare che d’estate, in una rada, alle sette di sera il mare diventi bianco di schiuma perché tutti contemporaneamente si stanno facendo la doccia con i saponi chimici del supermercato. Questa per me è una forte contraddizione: scegliere il mare per stare a contatto con la natura e poi non rispettarla».

La vostra, quindi, è stata anche una scelta etica?
G.:
«La decisione è stata dettata proprio dalla volontà di prendere le distanze dalla società del consumo sfrenato. Non voglio fare un discorso estremista, ma con la vita in barca noi intendiamo anche sottrarci un po’ alla logica del lavoro stipendiato così come viene tradizionalmente inteso. Riducendo i consumi e i bisogni all’essenziale uno riesce anche a guadagnare in termini di tempo, che secondo noi è la vera ricchezza. La bellezza della barca, poi, è il fatto che ti permette di relativizzare la tua importanza nel mondo. Ti rendi conto che sei piccolo rispetto all’universo e molto debole rispetto alla potenza degli elementi naturali come il mare, il vento e la pioggia. Noi qui siamo in un paradiso, un’isola con oggetti esotici, il verde della vegetazione, le scimmie. Certo, ci scontriamo comunque con il fatto che la plastica arriva dal mare, ma la barca ti consente di fuggire anche da altri aspetti negativi presenti nelle città, come il traffico e l’inquinamento».
M.: «Al tramonto però arrivano le zanzare… proprio come in Romagna!».

Quali sono i vostri piani per il futuro?
M.:
«All’inizio di tutto ci eravamo immaginati di partire dal Mediterraneo e da lì fare il giro del mondo; è chiaro che, avendo trovato la barca qui in Malesia, siamo già a metà strada. Adesso la nostra idea è quella di esplorare questi mari, visitando arcipelaghi che sono destinati a essere sommersi a causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento del livello dei mari».
G.: «Sicuramente, quando la barca sarà in grado di navigare, vorremmo andare verso est passando per l’Indonesia, il Bormio e le Filippine, questo nei prossimi cinque o sei anni. Poi attraverseremo il Pacifico».

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