In corso interventi di sfalcio e chiusura in un tratto di 20 km tra Lamone e Senio
Numerosissime tane profonde, caratterizzate da molteplici diramazioni e con gallerie che superano anche i 3-4 metri di lunghezza nella loro articolazione morfologica sotterranea. È questo, in estrema sintesi, un primo bilancio dell’accurato monitoraggio dei tecnici specializzati di Aipo (Agenzia Interregionale per il Fiume Po) impegnati in un esame approfondito degli argini volto a valutare le condizioni degli stessi per il contenimento dei torrenti Lamone e Senio, il cui straripamento e rottura dei giorni scorsi, a seguito delle piogge eccezionali cadute in pochissimo tempo, han causato la drammatica alluvione nel territorio romagnolo provocando gravissimi danni.
Chiamati a dar man forte a Protezione Civile e Regione, il personale di Aipo ha effettuato un primo sopralluogo a Bagnacavallo, sulle sponde del Senio, e subito dopo in località Boncellino e San Romualdo, per ciò che riguarda il Lamone. Oltre al monitoraggio delle condizioni arginali, l’attività dell’Aipo ha consentito di avviare da subito rilevanti operazioni sulle arginature – sfalcio e chiusura tane in un lungo tratto del Lamone – per oltre 20 chilometri, ripresa e sistemazione delle “rotte” arginali e chiusura delle tane sul Senio. Interventi che – scrivono dall’Agenzia – «in assenza di ulteriori violente precipitazioni nella zona, potranno concludersi in sette-dieci giorni ma che già dalla giornata odierna (9 maggio) consentiranno con opportune opere provvisionali di aumentare in modo significativo la sicurezza dei rilevati».
«Durante il monitoraggio tecnico sui corsi d’acqua romagnoli – hanno confermato il direttore Gianluca Zanichelli e il dirigente Massimo Valente – abbiamo rintracciato un abbondante numero di tane profonde che hanno senza dubbio incrementato i livelli di fragilità delle strutture arginali, tane e gallerie realizzate da animali fossori, oltre che la presenza diffusa sugli stessi di ungulati. Abbiamo subito risposto all’invito della Protezione Civile e Regione e siamo tutt’ora al lavoro per contribuire a risolvere numerose situazioni di pericolosità mettendo a disposizione anche personale per il monitoraggio in corso di eventuali eventi, già previsti a livello meteo nelle prossime ore».
Zanichelli lancia infine una proposta fattiva per il futuro Aipo: «Sarebbe proficuo poter realizzare la nascita di una collaborazione bilaterale in caso di piene non concomitanti dei due reticoli di rispettiva competenza (fiume Po e affluenti regionali)».
Il rogo che ha interessato 15 silos è sotto controllo e sono in fase di bonifica gli ultimi focolai.
In totale i vigili del fuoco sono intervenuti con circa 70 uomini, provenienti dai comandi di Ravenna Forlì, Bologna, Rimini, Modena, Parma, Reggio Emilia, Ferrara, Rovigo e Verona.
Per domare le fiamme sono stati utilizzate 8 autopompe, 7 autobotti, 3 cisterne kilolitriche, 5 carri schiuma, 2 automezzi aeroportuali (da Forlì e Bologna) 3 carri aria, 3 autoscale, 1 carro fari, 1 unità Sapr (drone), 1 unità comando e 1 elicottero del reparto volo di Bologna (fonte Ansa.it).
Un ragazzo di 24 anni, Qerim Gjepali, originario dell’Albania ma residente a Massa Lombarda, è morto in un incidente avvenuto nella serata di domenica nell’Imolese.
L’auto su cui viaggiava il giovane si è schiantata contro un albero. Feriti i due amici che erano con lui, un suo connazionale, anche lui di Massa Lombarda, che era alla guida dell’auto, e un ventenne di origine romena, residente a Lugo, che si trovava nei sedili posteriori.
I tre giovani erano molto conosciuti in zona e a esprimere cordoglio a nome della comunità di Massa Lombarda è stato il sindaco, Daniele Bassi.
Coinvolti 15 silos da 200 mc di alcol ognuno, non ci sono stati feriti, la cooperativa non ha diramato informazioni sulle possibili cause
L’incendio allo stabilimento Caviro di Faenza, in via Convertite nella zona industriale alle porte della città, è sotto controllo ma nella tarda serata dell’8 maggio, a distanza di otto ore dallo scoppio, i vigili del fuoco continuano a lavorare per evitare il riattivarsi delle fiamme. I residenti entro un km che erano stati evacuati possono rientrare nelle abitazioni, anche alla luce dei risultati dei controlli sulla qualità dell’aria eseguiti da Arpae, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. Non ci sono stati feriti. L’azienda non ha diffuso notizie a proposito delle cause dell’incidente.
Lo stabilimento tra gli impianti a rischio di incidente rilevante, è una distilleria che produce alcol etilico dalla distillazione di sottoprodotti della vinificazione. Nell’incendio sono stati coinvolti numerosi silos per lo stoccaggio di alcol etilico. Secondo le comunicazioni fornite dalla prefettura si tratta di 15 silos da 200 metri cubi ognuno.
«Per valutare eventuali ricadute ambientali – fa sapere Arpae – sono stati effettuati diversi prelievi con fiale a lettura istantanea per la ricerca di metanolo, etanolo e biossido di zolfo. In particolare è stata riscontrata una limitata presenza di etanolo ed esclusa la presenza di metanolo e biossido di zolfo».
I tecnici di Arpae hanno posizionato in via Malpighi, all’interno della zona di protezione fissata attorno alla ditta, anche un campionatore ad alto volume per il campionamento di microinquinanti, i cui risultati saranno disponibili nei prossimi giorni. La centralina della qualità dell’aria di Arpae posizionata a parco Bertozzi a Faenza e il mezzo mobile posizionato a Cotignola in via Cairoli non hanno evidenziato allo stato attuale valori di inquinanti diversi da quelli normalmente riscontrabili.
Sul posto è intervenuto anche personale del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale che sta provvedendo a realizzare argini in terra per evitare l’eventuale immissione delle acque di spegnimento nei canali consorziali che si immettono nel Fosso Vecchio, importante vettore irriguo dell’area.
Nei prossimi giorni, Arpae proseguirà gli accertamenti e le verifiche finalizzate a seguire le operazioni di spegnimento, messa in sicurezza dell’area e di corretto smaltimento dei rifiuti generati dall’incendio.
Udienza 2 / Le testimonianze dei medici di base che avevano in carico il 67enne deceduto nel 2021 e dei farmacisti che si accorsero delle richieste massicce di medicinali: l’uomo si prescriveva psicofarmaci e antidolorifici da tempo
L’aula di corte d’assise di Ravenna per il processo a carico di Elena Vasi Susma e Stefano Molducci
La morte del 67enne Danilo Molducci, medico di base in pensione, è arrivata il 28 maggio 2021 nel letto di casa sua a Campiano e il giorno stesso il figlio Stefano cercò un medico legale per eseguire un’autopsia con analisi tossicologiche su benzodiazepine per tutelare se stesso e la badante del genitore, la 52enne Elena Vasi Susma, da accuse di omicidio. Ma in quel momento nessuno dei due era indagato per quel reato. Solo la donna era sotto indagine ma per una presunta falsificazione di ricette mediche. La circostanza è stata raccontata da Daniela Lorenzi che all’epoca del decesso era il medico curante del 67enne e ricevette la richiesta dal figlio 40enne. Lorenzi è tra i cinque testimoni interrogati stamani, 8 maggio, nella seconda udienza del processo in corte d’assise a Ravenna che vede imputati Stefano Molducci e Elena Vasi Susma per omicidio pluriaggravato in concorso. Secondo l’accusa, in sintesi, il figlio avrebbe pianificato il delitto con un avvelenamento da farmaci di cui il medico già faceva un uso massiccio e si sarebbe avvalso della collaborazione della colf. Il movente starebbe nei contrasti con il genitore nell’ambito della gestione del patrimonio finanziario.
La magistrata Angela Scorza rappresenta l’accusa nel processo per l’omicidio del medico Danilo Molducci
Lorenzi venne scelta come medico da Molducci 40 giorni prima del decesso: «Il figlio poi mi disse che il padre aveva cambiato per un contrasto con la precedente collega nella prescrizione di farmaci». Tra il 19 aprile e il 28 maggio 2021 Lorenzi non prescrisse mai farmaci: «Non ho mai avuto richieste di visite domiciliari e non ho mai incontrato Molducci. Un solo contatto fra noi al telefono all’inizio di maggio e quella volta non mi pareva una persona confusa, non aveva la voce impastata: mi disse che era allettato, che avrebbe dovuto fare un intervento chirurgico alla spalla, che aveva avuto un’embolia polmonare, che aveva mal di stomaco e voleva fare una gastroscopia che gli ho prescritto. Fino al momento della morte non sapevo che prendesse benzodiazepine».
Poi il 28 maggio il decesso e Stefano le chiese come eseguire un esame autoptico: «Mi disse che voleva tutelarsi da eventuali accuse da parte della compagna del padre. Io non feci altre domande e chiami il medico legale Gabriele Armuzzi che rifiutò la prestazione perché non c’erano le condizioni. In seguito venni a sapere che si fece su decisione della procura». Già nella prima udienza un carabinieri aveva testimoniato la stessa circostanza: il figlio chiese anche ai militari come fare un’autopsia.
Cosa emerge dalle testimonianze
Dalle testimonianze odierne è emerso anche un aspetto su cui le difese (avvocati Cristina Battaglia e Antonio Giacomini) insistono sin dalle origini dell’indagine: Danilo Molducci di fatto autogestiva la propria salute utilizzando i medici di base quasi come fossero solo degli esecutori delle sue richieste e da molto tempo faceva un uso abbondante di psicofarmaci e antidolorifici. «Se ne trovavano numerose confezioni esauriti nel suo ambulatorio e nell’abitazione della madre», ha riferito Desiderata Farneti, collega di Molducci con cui condivise l’ambulatorio tra il 2009 e il 2015 e poi per un periodo fu anche il suo medico curante.
L’approvvigionamento di questi medicinali passava sostanzialmente da autoprescrizioni che Molducci staccava dal proprio ricettario. Lo ha testimoniato Elena Placci, medico curante di Molducci dal 2016 fino a 40 giorni prima del morte quando le subentrò la già ricordata Lorenzi. «Il 7 giugno 2021 il figlio Stefano mi chiamò in ambulatorio per chiedermi se ero disponibile a testimoniare a suo favore che il padre assumeva farmaci con stupefacenti di sua iniziativa. Io gli risposi che non li avevo mai prescritti. Mi limitavo a fare le richieste per farmaci per trattamenti cronici».
A questo proposito, il presidente della corte Michele Leoni ha voluto sapere da Placci se prima di prescrivere farmaci si aggiornasse su cos’altro assumesse già «un paziente come Molducci che aveva problemi gravi, tant’è che dopo un po’ è morto». Una frase che pare legare il decesso del medico alle cagionevoli condizioni di salute, ipotesi che andrebbe contro l’ipotesi accusatoria di un omicidio volontario per overdose di farmaci.
La dimensione della quantità di psicofarmaci e antidolorifici richiesti da Danilo Molducci attirò l’attenzione dei farmacisti. A gennaio 2021, quattro mesi prima della morte, la direttrice della farmacia Comunale 1 e il direttore della farmacia Comunale 8, Giorgia Borghi e Gabriele Taglioni, fecero una denuncia ai carabinieri. Borghi ne ha riferito nel corso della sua testimonianza rispondendo alle domande del pubblico ministero Angela Scorza: «Controllando i documenti mi resi conto che ricevevamo ricette bianche compilate a mano da Molducci ogni 2-3 giorni con prescrizioni per se stesso di molti tipi diversi di farmaci e molte scatole di ognuno. A ritirare veniva una persona, penso la badate, a volte anche nelle aperture notturne della farmacia. A un certo punto ci rendemmo conto anche che la calligrafia con cui erano compilate cambiò e la donna ci disse che il dottor Molducci era debilitato e incapace di scrivere e quindi le faceva lei al suo posto. Da quel momento non ricevemmo più ricette e andammo a fare un esposto ai carabinieri».
Canali Telegram e applicazioni per telefonino per le informazioni utili in caso di maltempo
In vista delle importanti precipitazioni previste per i prossimi giorni, l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna mette a disposizione numerosi canali informativi dedicati alla protezione civile e invita i cittadini a utilizzarli per avere informazioni in tempo reale.
Anzitutto, è possibile iscriversi all’avviso telefonico Alert System, già attivo da tempo e utilizzato esclusivamente per eventi di rilevante criticità: i cittadini ricevono una chiamata proveniente dal numero 0545 38300, per essere avvisati di un evento che sta per accadere. Per iscriversi bisogna accedere al sito www.alertsystem.it e seguire le istruzioni (bastano pochi minuti e non servono documenti, si possono registrare sia cellulari che numeri fissi).
È inoltre disponibile l’applicazione Alert System Plus, che consente di consultare sul proprio smartphone il sistema di allerta della Regione Emilia-Romagna e quindi di conoscere in tempo reale le allerte che riguardano il territorio regionale, la propria zona e il loro grado d’intensità. Inoltre, è possibile consultare la mappa del territorio sulla quale possono essere segnalate le emergenze, le informazioni rilevanti, gli eventi principali.
Sulla piattaforma è inoltre possibile trovare i numeri di riferimento, norme di comportamento in caso di emergenze e informazioni utili per la prevenzione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, che rendono sempre più frequenti eventi estremi.
Ci sono inoltre i siti istituzionali, il canale Telegram «Bassa Romagna Emergenze» e le pagine Facebook di Unione e Comuni. Infine, in caso di situazioni di elevata criticità o evacuazioni, è prevista anche l’attivazione sistemi di allertamento sul posto.
La diversificazione dei canali è pensata per garantire una informazione la più puntuale e capillare possibile.
Si raccomanda ai cittadini di utilizzare solo i canali di informazione ufficiali, per evitare il diffondersi di informazioni false o inesatte.
Succede a Casola Valsenio. Ma tutta la zona collinare della provincia è in ginocchio: Coldiretti stima danni per centinaia di milioni di euro
Le decine e decine di frane e smottamenti generati dall’ondata di maltempo abbattutasi sulle colline e le zone di montagna della provincia di Ravenna hanno isolato fattorie, allevamenti e campi mettendo a repentaglio la tenuta ambientale ed occupazionale di un territorio già di per sé fragile.
In molte località dell’Appennino, in particolare tra Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella, le frane hanno interrotto le strade rurali e cancellato completamente ettari di coltivazioni, dal grano ai vigneti ma anche interi frutteti.
A distanza di cinque giorni abbondanti dal devastante evento meteorologico, si segnalano ancora aziende agricole e allevamenti irraggiungibili ed isolati con animali, come nel caso dei bovini e gli ovini del giovane allevatore Marco Unibosi di Casola Valsenio, alimentati solo grazie alla consegna aerea di fieno da parte dell’Aeronautica Militare e interi raccolti destinati a marcire nell’abbandono per l’impossibilità da parte degli imprenditori agricoli di arrivare fisicamente nei campi.
Nelle campagne colpite dalla furia della pioggia si contano danni per centinaia di milioni di euro, secondo quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’ondata di maltempo che ha interessato l’intera provincia.
«La situazione della collina è drammatica – commenta il presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte – è necessario intervenire rapidamente innanzitutto per ripristinare i collegamenti poi per ristabilire la sicurezza idrogeologica del territorio investendo in prevenzione altrimenti rischiamo di perdere per sempre un ecosistema già fragile e il patrimonio rappresentato dai suoi custodi, ossia i tanti imprenditori agricoli che hanno salvato queste terre dallo spopolamento e dall’abbandono. Occorre dunque non lasciarli soli e aiutarli affinché possano salvare le loro attività impedendo che l’intera economia delle aree montane, una ricchezza costruita sulla fatica quotidiana di generazioni di imprenditori agricoli e allevatori, sparisca nel silenzio».
Dalla tarda serata di ieri (domenica 7 maggio) diverse strade sono state chiuse per l’emergenza maltempo a Faenza.
Via Fabbrerie, in particolare è stata chiusa per crepe sull’argine, con tanto di teloni posizionati sull’asfalto in vista delle piogge dei prossimi giorni.
Chiuse anche via Del Fiume e via Saldino (da via Palazzone al tratto sull’argine del fiume).
Nella notte i mezzi di Hera hanno terminato lo sgombero di tutte le aree colpite dall’emergenza maltempo, a Faenza, raccogliendo i rifiuti posizionati in strada durante la giornata di domenica. Anche Enel ha riattivato quasi tutte le utenze, occupandosi del ripristino o della sostituzione dei contatori. A questo proposito, al contrario di quanto è girato con il passaparola, dal Comune specificano che non ci sono limitazioni nell’utilizzo della corrente elettrica, se non quelle previste dal proprio contratto.
Intanto da segnalare l’appello lanciato dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna: «Non sappiamo più come dirvelo. Lo abbiamo chiesto per favore, abbiamo spiegato che lo facciamo anche per la vostra sicurezza. I Comuni hanno fatto un’apposita ordinanza che vieta di salire sugli argini e sostare nei pressi dei fiumi». Le amministrazioni sottolineano come in questo periodo sia necessario «lasciar spazio a uomini e mezzi che stanno lavorando nei cantieri, senza intralciarne gli spazi. In questi giorni i cantieri sono stati presidiati dalle forze di polizia, carabinieri, polizia locale e persino esercito, ma no, non possono davvero continuare a perdere tempo prezioso e utile ad altre attività per controllare e multare chi va a curiosare sui fiumi. Passate parola».
Oggi, lunedì 8 maggio, alle 18, al Mercato Coperto di Ravenna, si parla di welfare aziendale in un evento gratuito e aperto a tutti, organizzato da Assicoop Romagna Futura, UnipolSai e UniSalute in collaborazione con Cna Ravenna, dal titolo “Welfare Meeting: Il Valore del Welfare per le Aziende”.
L’incontro ha lo scopo di creare consapevolezza sulle molteplici opportunità e benefici che i piani di welfare aziendale offrono alle imprese e ai lavoratori.
Quali sono i servizi welfare più richiesti dai dipendenti delle aziende? Come si attiva un piano welfare? Quali sono i benefici fiscali per il datore di lavoro? Queste sono solo alcune delle domande più frequenti che gli imprenditori si pongono quando sentono parlare di welfare aziendale. Il meeting sarà l’occasione giusta per approfondire l’importanza e i vantaggi legati a questa tematica sempre più di attualità.
L’incontro sarà condotto dalla direzione Life & Health di UnipolSai e UniSalute. Interverranno il direttore generale di Cna Massimo Mazzavillani e l’amministratore delegato di Assicoop Romagna Futura Spa Maurizio Benelli. Seguiranno gli interventi di Davide Magagna, consulente Welfare Assicoop, e Serena Guidotti, consulente Welfare Area Toscana ed Emilia Romagna.
Al termine, ai presenti verrà offerto un aperitivo.
È in corso l’evacuazione di una vasta parte della zona industriale attorno a via Convertite, dove ha sede la Caviro. Il Comune invita i cittadini a portarsi ad almeno un km di distanza dallo stabilimento in seguito a un devastante incendio divampato nella mattinata di cui si vede la colonna di fuma da diversi km di distanza.
Qui sotto le vie interessate all’evacuazione:
• Via Cantrigo
• Via Celletta
• Via Cerchia
• Via Convertite
• Via dal Prato
• Via Finali
• Via Malpighi
• Via Morgagni
• Via Murri
• Via Pacinotti
• Via Piero della Francesca
• Via Righi
• Via San Silvestro
• Via Spallanzani
• Via Ramazzini
• Via Valsalva
Per le vie più lunghe o per maggiori dettagli, consultare la mappa pubblicata qui sotto.
Al momento non sono ancora noti le cause e i dettagli dell’incendio. Nell’insediamento della cooperativa Caviro sono attivi diversi rami dell’azienda che si occupa di agroalimentare in varie forme, soprattutto come distilleria.
È stato attivato un numero di telefono per l’emergenza incendio. Per informazioni o segnalazioni 0546-691349.