giovedì
21 Agosto 2025

Pier Paolo Pasolini (e la musica) secondo Vasco Brondi

“Comizio musicale” del cantautore in omaggio al poeta il 30 giugno a Cervia. «La sua spudorata sincerità continua ad essere un insegnamento. Io spero di essere stato per qualcuno una conferma che è possibile seguire la propria strada, senza seguire mode»

Vasco Brondi
Vasco Brondi (foto Max Gardelli)

Sarà Vasco Brondi – tra i migliori cantautori italiani del nuovo secolo, nascosto per oltre dieci anni dietro il progetto Le Luci della Centrale Elettrica – a rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini il 30 giugno all’arena dello Stadio dei Pini di Cervia. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Come è nato e come si svolgerà lo spettacolo? Con quale criterio legherai le tue canzoni a PPP?
«Ho pensato che la voce e la scrittura di Pasolini possano essere un filo conduttore che attraversa il concerto e ho scelto delle canzoni che fossero proprio un controcanto ai temi toccati da Pasolini. Poi ho pensato di coinvolgere altri artisti che stimo molto, ci sarà Emanuele Trevi che è uno scrittore che amo e un grande esperto di Pasolini. Il suo romanzo Qualcosa di scritto è stato per me una grande fonte di ispirazione. E poi ci saranno Davide Toffolo, che disegnando dal vivo creerà la scenografia in movimento dello spettacolo basandosi sulla sua graphic novel Pasolini, e l’attrice Valentina Lodovini, che interpreterà alcuni scritti di Pasolini».

Qual è il tuo rapporto con Pasolini? Qual è l’insegnamento maggiore che ci ha lasciato, a distanza di decenni?
«L’ho conosciuto come poeta e poi ho scoperto tutto il resto. La sua spudorata sincerità continua a essere un insegnamento. La sua mancanza di paura di superare confini artistici, i suoi esperimenti con la verità».

Senza troppe forzature, puoi essere definito una sorta di Pasolini della musica italiana, nel senso che il tuo esordio con Le Luci ha rappresentato senza dubbio una rottura con il modo di fare il cantautore da queste parti. A distanza di anni, cos’hai portato di nuovo secondo te a quei tempi? Hai aperto una nuova strada?
«Non sono cose che spetta a me dire. Io ho avuto la fortuna di esordire senza conoscere le regole del gioco e questa ignoranza mi ha dato grande libertà di infrangerle. Non sapevo cosa funzionava in Italia, non conoscevo la scena musicale, non avevo mai letto una rivista musicale, ero un po’ un alieno anche a Ferrara dove in quel periodo tutti suonavano crossover e cantavano in inglese. Quando arrivavo in sala prove mi facevo il vuoto attorno… I miei ascolti si erano fermati agli anni Novanta, ai CSI, e nel frattempo nel 2007 se li erano dimenticati. Così sembrava che stessi portando un attitudine completamente nuova rispetto a quello che facevano le band alternative in quel momento. Spero di essere stato per qualcuno una conferma che è possibile seguire la propria strada, per quanto tortuosa, senza dover cambiare con le mode musicali del momento».

Davide Toffolo Fumetti
Davide Toffolo

Quanto c’è della tua vita nei testi? Quanto c’è di “vero”?
«Mi viene in mente un disco bellissimo di Fiona Apple che si intitola Extraordinary Machine. In un’intervista diceva di essere lei quella macchina straordinaria perché nel disco ha trasformato delle cose difficili che le sono successe in canzoni, in storie. C’è tutto di reale dentro ma questo non vuol dire che siano mie autobiografie. Dopo che aveva girato Paris Texas hanno chiesto a Wim Wenders se si trattava di una storia vera e lui ha risposto “Adesso sì”».

Continuando nella forzatura pasoliniana, cosa rispondi a chi ti accusa di esserti “imborghesito” musicalmente? Come vivi il passaggio verso la maturità, artistica e non?
«È una stupidaggine associare a questo concetto l’“imborghesimento”. Questo è un lavoro privilegiato anche perché ti obbliga ad evolverti come essere umano per evolvere quello che crei. Credo sia uno stereotipo pensare che uno alla prima opera sia completamente puro e libero e che poi si perda qualcosa, credo sia quasi il contrario. Dopo anni le possibilità di esprimerti aumentano e sei sempre più indipendente dall’approvazione altrui, non hai paura di deludere gli altri o di superare dei confini. Per me ogni disco è come togliere uno strato e andare più in profondità. Al primo disco avevo timore di mettere un violoncello perché poteva essere troppo classico o una cassa dritta perché troppo elettronica, adesso non sono più problemi che mi pongo, seguo le strade che mi sembrano più giuste per quello che voglio dire».

Che rapporto hai con la musica pop? Come mai il confine tra pop e “alternativo” si è così assottigliato negli anni? È una cosa positiva? Andresti al Festival di Sanremo come concorrente, per esempio?
«Per me i grandi artisti sono quelli che hanno un loro percorso profondo e personale ma che riescono anche a essere popolari: penso a Battiato, a Lucio Dalla, a Fellini o lo stesso Pasolini, ora per esempio penso ad Alice Rohrwacher che è una regista che amo, e a tanti e tante altre. Sono quindici anni che faccio dischi e credo che le canzoni si possano difendere da sole sia che le suoni a Sanremo, in un centro sociale, su un palco in riva al mare o al karaoke di un bar di periferia. L’importante è che resti la ricerca che nella musica è spesso solo una ricerca di successo e non una ricerca esistenziale e artistica».

Valentina Lodovini Attrice
Valentina Lodovini

Le Luci della Centrale Elettrica è un capitolo chiuso? Progetti futuri, musicali e non?
«Sì è un capitolo chiuso anche se è stato quasi un atto psicomagico, più simbolico e intimo che altro. Per il resto il cantiere è sempre aperto, scrivo e suono, viaggio, leggo, mi guardo dentro e attorno. Quest’estate faremo un po’ di concerti e intanto sto registrando delle nuove canzoni che vedremo dove andranno».

Cosa ti ha spinto a fare musica? Quanto hanno influito i tuoi ascolti? E, allo stesso modo, a scrivere?
«Queste forze che ci spingono a fare qualcosa sono dei misteri per me. Mi rendo sempre più conto che non decidiamo noi cosa desiderare: per me è stata un’urgenza istintiva e anche adesso dopo qualche tempo che non suono torna questa forza che mi spinge a prendere la chitarra e a cantare che io lo voglia o meno. Ho iniziato a suonare a sedici anni il basso in un gruppo punk con due miei amici e poi ho scoperto i grandi cantautori che ascoltavo di nascosto dai miei amici e credo che nel corto circuito tra queste cose siano uscite le mie canzoni».

Chiudendo con un’altra citazione pasoliniana: cos’è oggi il fascismo per te? E, in ultimo, quanto un artista deve esporsi su “attualità” e “politica”?
«Non è importante cosa sia per me il fascismo, il fascismo è qualcosa di oggettivo e storico di cui ci sono ancora tracce nel presente. Credo che un artista viva esposto, io sento di essere cresciuto in qualche modo in pubblico e molto più profondamente che non nell’esporre la proprio inutile quotidianità sui social network. Devo proprio aprire la mente e il cuore agli altri. Da quello che fai si capisce quale è il tuo modo di vedere la vita o la società. Credo sia importante che le canzoni non siano schiacciate solo sull’attualità ma che abbiano dentro una scintilla di eternità».

Viale delle Nazioni diviso per Jovanotti: una corsia pedonale, l’altra a senso unico

L’8 e il 9 luglio il festival di due giorni con Lorenzo Cherubini e molti ospiti internazionali: attese 70mila persone (musica dalle 16 a mezzanotte). Tra via Menotti e la rotonda della Colonia viabilità straordinaria per favorire le navette: sosta solo per motocicli. Ai bagni in auto solo chi ha il pass per parcheggiare negli stradelli retrodunali. I parcheggi Marchesato e scambiatore a pagamento (seimila posti, 5 euro per la giornata)

©elenadivincenzo 5754È stato definito nei dettagli il piano straordinario per la viabilità di Marina di Ravenna per il concerto-festival di Jovanotti che, secondo gli organizzatori, porterà nella località in totale circa 70mila persone in due giorni (30mila l’8 luglio e 36mila il giorno seguente). La modifica principale riguarda viale delle Nazioni: in sintesi sosta consentita solo a cicli e motocicli e vietata alle auto, la corsia sul lato mare a senso unico per autobus navetta e mezzi autorizzati, l’altra corsia per pedoni e bici. La gestione dell’evento vedrà in campo ogni giorno più di 800 persone (500 tra polizia locale, polizia di Stato, guardia di finanza e carabinieri; 80 operatori sanitari del 118 e i restanti tra steward e staff del concerto). Apertura cancelli alle 14, inizio concerti alle 16, Jovanotti sul palco alle 20.30.

ZTL E ZONA PEDONALE IN CENTRO
L’abitato di Marina compreso tra via Menotti e il Candiano diventerà una enorme Ztl dalle 7 dell’8 luglio per le 48 ore successive. Potranno entrare e uscire solo alcuni i veicoli di residenti, disabili, lavoratori, ospiti di strutture ricettive, fornitori di attività commerciali, proprietari di posti barca nei circoli velici. Nel cuore della località attorno al villaggio del concerto invece sarà zona pedonale dalle 4 del 7 luglio fino alle 7 del 10.

VIALE DELLE NAZIONI
Cambierà completamente faccia il tratto di tre km tra via Menotti e la rotonda della Colonia. Sul lato mare divieto di sosta per le auto in modo da fare posto ai motocicli (si stima una capienza di quattromila veicoli). Sul lato opposto sosta vietata a tutti con rimozione. Transito consentito con marcia a senso unico verso sud solo dalle 7 alle 16 (ora di inizio del concerto) per veicoli autorizzati e muniti di autocertificazione: residenti, lavoratori, disabili, clienti di strutture ricettive, clienti dei bagni se muniti di pass rilasciato dallo stabilimento per poter parcheggiare negli stradelli retrodunali. Il lato opposto di viale delle Nazioni invece sarà dedicato a bici e pedoni che potranno muoversi anche in direzione nord e senza limitazioni di orari. La parallela via Trieste rimarrà percorribile con doppio senso di marcia.

PARCHEGGI AUTO
La segnaletica indirizzerà gli afflussi di auto verso diverse aree di sosta in base alla zona di provenienza. In totale da Marina Romea a Lido Adriano, incluso anche il Pala De Andrè, è stata calcolata la disponibilità di undicimila posti auto. Di questi ce ne saranno seimila nei due parcheggi a ridosso di Marina di Ravenna, entrambi ampliati da lavori svolti nelle ultime settimane: via del Marchesato e scambiatore in via Trieste. Per queste due aree è prevista l’introduzione di una tariffa di 5 euro per tutta la giornata (8-24) con cui poter coprire parte anche le spese necessarie per ampliare l’offerta degli autobus pubblici gratuiti a servizio di chi parcheggia. Una volta arrivati a riempimento i due parcheggi a ridosso della località, l’accesso alle auto verrà limitato e saranno ammessi solo motocicli.

PARCHEGGI MOTO E BICI
Oltre a quelli in viale delle Nazioni, per le due ruote a motore è stata individuata un’area in via Marmarica. Per le due ruote a pedali invece spazi riservati nell’area verde di via Menotti e in piazzale Marinai d’Italia. In via Marmarica inoltre spazio ai bus turistici organizzati da tour operator: al momento ne sono previsti trenta.

AUTOBUS NAVETTA
Venerdì e sabato dalle 9 alle 3 del giorno successivo sarà in funzione il navetto mare, con un potenziamento dei mezzi in strada, che percorrerà in un’unica direzione un anello composto da via Trieste, via Menotti, viale delle Nazioni e viale della Pace (nel tratto tra le rotonde Pinaroli e Colonia) in modo da servire chi posteggia al Marchesato e allo scambiatore.

AUTOBUS DI LINEA
L’azienda Start Romagna ha predisposto un servizio aggiuntivo dalle 9 alle 20 e da mezzanotte alle 4 di entrambi i giorni per collegare la stazione ferroviaria di Ravenna al parcheggio scambiatore di via Trieste con tappa intermedia al Pala De Andrè. Restano in funzione come sempre i collegamenti ordinari (linea 60) che effettuano anche corse notturne (orari su www.startromagna.it).

TRAGHETTO
Il traghetto sul Candiano funzionerà senza sosta per 48 ore dalle 7 dell’8 luglio alle 7 del 10 luglio e sarà riservato a pedoni e biciclette (gli organizzatori invitano a munirsi di biglietto tramite le app dedicate (Drop Ticket e My Cicero), possibilmente per entrambe le tratte in modo da ridurre gli ingorghi agli imbarchi).

A questo link un pdf diffuso dalla prefettura con maggiori dettagli e orari.

Camion travolto da un treno al porto di Ravenna

In quattro in ospedale, ma non ci sono feriti gravi

Se l’è cavata con ferite giudicate di “media gravità” il camionista che nel tardo pomeriggio di oggi, 28 giugno, è stato travolto da un treno merci all’altezza del Tcr, al porto di Ravenna.

Ancora poco chiara la dinamica dell’incidente, avvenuto in uno dei passaggi a livello senza barriere, presenti al porto. Il camion (che trasportava un container pieno) è stato investito dal treno mentre stava facendo il proprio ingresso al terminal.

Oltre al camionista, sono rimasti feriti (ma nessuno gravemente) i tre macchinisti presenti sul treno.

Sul posto, oltre alle ambulanze e all’elimedica del 118, anche i vigili del fuoco e la polizia.

Disagi per il traffico in zona portuale, con i mezzi deviati nella viabilità secondaria.

Il Presidente della Repubblica Mattarella torna a Ravenna

Il 28 luglio alle celebrazioni del centenario dell’assalto squadrista alla sede della Federazione delle Cooperative della provincia

Sergio MattarellaSi svolgeranno alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giovedì 28 luglio alle 11 al teatro Alighieri, le celebrazioni del centenario dell’assalto squadrista alla sede della Federazione delle Cooperative della provincia di Ravenna ad opera delle squadre guidate da Italo Balbo.

L’evento dal titolo Estate 1922: attentato fascista alla libertà centenario dell’assalto squadrista alla sede della Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna è promosso dal Comune e dalla Provincia di Ravenna in collaborazione con Legacoop, Legacoop Romagna, Federazione delle cooperative e l’intero movimento cooperativo di Legacoop.

Nel 1922 la Federazione, tra gli ultimi baluardi dell’associazionismo cooperativo in Italia, fu incendiata e parzialmente devastata dall’assalto che fu, come scrisse lo stesso Balbo nel suo diario, un atto politico per “dare agli avversari il senso del terrore”.

Al momento dell’incendio nel palazzo, che divenne poi ed è tuttora sede della Provincia di Ravenna, si trovava anche Nullo Baldini, presidente della Federazione, che fu condotto all’esterno dagli stessi fascisti. L’intera città fu colpita, venne devastata anche la Camera del Lavoro e la furia fascista nei giorni successivi causò numerose perdite tra i ravennati, quasi un preludio alla Marcia su Roma.

«Ancora una volta, dopo la commemorazione in memoria di Zaccagnini e l’apertura delle celebrazioni dantesche, il Presidente ci onora della sua presenza in occasione del giorno del centenario dell’assalto alla Federazione – commenta il sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale – Si tratta di un evento molto significativo non solo per la città di Ravenna, ma per la storia del ‘900 italiano, poiché il bersaglio fu il principale simbolo dell’antifascismo e dell’autorganizzazione sociale. La visita di Mattarella è un grandissimo motivo di orgoglio per tutta la comunità, rappresenta un’occasione preziosa per rendere onore alle vittime di quell’estate di violenze, ma anche per tenere vivi quegli ideali democratici di libertà, uguaglianza, fraternità e bene comune che con esso furono presi di mira, così che anche le giovani generazioni possano comprenderne l’importanza e farsene portavoce».

«Cento anni fa Ravenna e le sue Cooperative organizzate nella Federazione delle cooperative – dichiara Mario Mazzotti Presidente Legacoop Romagna – rappresentavano uno degli ultimi baluardi delle organizzazioni democratiche e del lavoro di fronte all’avanzata del fascismo in Italia. Fu questo il motivo per cui le squadracce fasciste di Balbo e Mussolini presero d’assalto la città e distrussero ed incendiarono il palazzo della Federazione delle cooperative attuale sede della Provincia. Si trattò di un episodio criminale che spianò la strada alla marcia su Roma. Siamo pertanto orgogliosi che il Presidente Mattarella abbia scelto di ricordare quei tragici eventi, riaffermandone così il valore nazionale e la sua importanza storica soprattutto in questo momento nel quale i valori costituzionali di democrazia e di libertà vanno continuamente difesi e rigenerati. Il 28 luglio sarà l’occasione per noi per ribadire, anche di fronte ai 120 anni dalla nascita della Federazione delle Cooperative della provincia di Ravenna fondata da Nullo Baldini, che i valori della cooperazione rappresentano per la nostra terra un tratto dell’identità della nostra comunità e che l’antifascismo fa parte del nostro dna».

La cerimonia di giovedì 28 luglio sarà ad invito, ma saranno organizzate dirette streaming televisive e online.

Tra critica d’arte ed estetica, il libro denso e ricchissimo di Claudio Spadoni

Presentazione il 29 giugno a Marina di Ravenna. ll volume edito da Maretti raccoglie una serie di scritti dello storico dell’arte ravennate, a lungo direttore del Mar

Spadoni 2018
Lo storico e critico d’arte ravennate Claudio Spadoni

Pubblicata dall’editore Maretti a fine 2021, la raccolta di saggi di Claudio Spadoni, Storie d’arte e di critica tra Ottocento e Novecento, sarà presentata al pubblico dall’autore ravennate mercoledì 29 giugno a Marina di Ravenna. L’incontro, condotto da Alberto Giorgio Cassani, è in programma alle 21, allo stabilmento balneare Luana Beach, per la serie degli incontri letterari promossi dall’associazione Capit.
Di seguito una recensione del volume firmata recentemente per R&D dalla studiosa e critica d’arte Serena Simoni.

Un libro denso e ricchissimo, difficilmente riducibile allo spazio di una recensione: la consapevolezza dell’affermazione appare già come una sentenza di autocondanna per questa presentazione che tenterà – senza forse riuscirci adeguatamente – di presentare l’ultimo libro di Claudio Spadoni, pubblicato l’anno scorso da Maretti editore. Docente storico all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e direttore per numerosi anni al Mar della stessa città, giornalista collaboratore per testate nazionali, Spadoni ha curato numerose mostre in Italia, ha fatto parte di comitati scientifici di musei e fondazioni, ha rivestito ruoli di prestigio per la Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma e per altri importanti enti pubblici.

Il primo passo della sua formazione a Bologna sotto l’ala di Francesco Arcangeli – grande storico e critico d’arte, noto per la sua onestà intellettuale e profondità teorica – fa comprendere l’imprinting teorico sottotraccia al testo Storie d’arte e di critica tra Ottocento e Novecento, costruito su una selezione di saggi per la maggior parte editi e pubblicati fra la metà degli anni ’80 fino al 2019 in occasione di mostre – a Ravenna, Bologna, Ferrara, Reggio Emilia, Roma –, di convegni italiani ed europei o come interventi in riviste d’arte. La lunghezza dei saggi variabile secondo il tipo di intervento non cambia l’assetto di fondo che rimane una riflessione attenta e profonda, ricca di interferenze creative e citazioni intertestuali in cui Spadoni dialoga continuamente con l’oggetto della ricerca che sta analizzando – artista, tendenza, gruppo o critico che sia – interrogando i contemporanei del tempo, dando spazio allo sguardo critico di chi l’ha preceduto, utilizzando frequentemente un’analisi estetica aggiornata per aiutare la lettura o desumere il senso del lavoro.

Nelle indagini l’autore trapassa continuamente dalla storia dell’arte alla filosofia, dalla critica all’estetica, dalla letteratura alla storia della cultura: di una tale complessità e ricchezza di approccio derivante dalla grande tradizione storico-critica italiana ne è una chiara testimonianza l’ultimo saggio del testo, pubblicato nel 1985 in occasione della mostra Anniottanta a Bologna. In questo contesto l’autore interroga l’approccio critico all’arte, la sua possibilità di attribuzione di senso nel rapporto fra passato, presente e futuro partendo dalla figura mitica e ossimorica di Epimenide, di colui che ha dormito per decenni e poi viene risvegliato in un tempo in cui l’attualità oramai non gli appartiene. A metà degli anni ’80, in un’analisi che parte dalle Avanguardie fino alla contemporaneità, Spadoni si interroga sul rapporto dell’arte col passato – reciso o invocato – o col futuro – impossibile o rivendicato – chiarendo quanto l’arte rischi nei tempi attuali di essere ostaggio della tecnica. Vengono quindi definite le dinamiche dei rapporti fra attribuzione di senso e di valore all’arte del passato e la caduta contemporanea di ogni pretesa valoriale totalizzante.

L’altro saggio appartenente al 1984 è dedicato al percorso artistico di Giulio Paolini, analizzato alla luce di una lettura filosofica, l’unica in grado di restituire la complessità della poetica dell’artista. Solo un approccio critico altrettanto complesso poteva rendere le considerazioni di Paolini sulla sua opera assoluta – perchè in essa coincide passato e presente – e in generale sull’arte intesa come sintesi di un rispecchiamento continuo della percezione e dello scambio fra autore-spettatore.

Storie D'arte E Critica SpadoniLa stessa profondità e ricchezza di analisi è riservata da Spadoni agli interventi che spaziano da autori o movimenti dell’Ottocento – i preraffaeliti, Antonio Fontanesi, Monet – fino al Novecento, con acuti studi monografici su Dalì, Giacometti, Sironi, Cagli, Casorati, l’informale, Burri e Warhol, opere e autori di periodi diversi che esigono lo stesso infallibile approccio complesso, basato sulla storia, sulle testimonianze documentarie, sulla critica precedente mai riducibile a un solo schema interpretativo.

Una menzione speciale è riservata ai saggi sui grandi storici e critici d’arte – Corrado Ricci, Roberto Longhi, Francesco Arcangeli e Giovanni Testori – che sono stati editi nei cataloghi usciti in occasione delle mostre al Mar di Ravenna fra il 2004 e il 2012, a cura dello stesso Spadoni. La scelta di approfondire il lavoro critico e le scelte artistiche ed estetiche di alcuni grandi critici della storia dell’arte italiana risultò vincente e venne premiata da un notevole flusso di visitatori elevando il Mar a una posizione nazionale, in opposizione quasi alla “città dormiente” evocata dal giovane Corrado Ricci nella sua prima guida di Ravenna. L’intervento di Spadoni sul critico ravennate rilegge la città alla luce delle visite condotte da illustri visitatori, arriva a inquadrare il metodo scientifico dei restauri di Ricci, il riallestimento moderno della galleria civica, la sua opera di divulgazione, consapevole di quanto la descrizione letteraria dei monumenti potesse far presa sul grande pubblico.

Il secondo approfondimento di Spadoni su Roberto Longhi del 2004 è più opportunamente centrato su un particolare aspetto della esplosiva attività del grande critico, ovvero sul suo mancato rapporto con la scultura contemporanea. L’autore indaga le incomprensioni di Longhi, cita i suoi giudizi affilati e tranchant ma al tempo stesso si distacca dal predecessore rileggendo in autonomia l’arte del passato attraverso il presente. Più concertato su vari aspetti è il saggio per la mostra dedicata ad Arcangeli: si dà conto del personale taglio critico del maestro sulle categorie del Romanticismo, della natura, e sulla rivalutazione critica di esperienze come il Realismo di Courbet. Sono il sentimento e la passione che creano l’arte non adattabile a modelli precostituiti, né riflessa nel museo, a rendere vitale lo sguardo di Arcangeli che mantiene una diffidenza insanabile verso ogni impalcatura ideologica. Per lui, la lettura dell’opera rimane sempre una realtà di fatto da cui, solo dopo, prende avvio la scrittura. Lo stesso sentimento verso l’arte descritto dal maestro, la medesima sua diffidenza verso le ideologie, sorreggono quell’approssimarsi circostanziato all’arte – complesso e ricco – in questo bel libro.

Al Matilda di Marina di Ravenna arriva J-Ax

Lo storico rapper in concerto in discoteca venerdì 1° luglio

J AxIl weekend della Notte Rosa porta a Marina di Ravenna (quasi ignorata dal programma ufficiale della festa), uno dei nomi più noti del panorama musicale italiano.

Venerdì 1 luglio, infatti, sul palco del Matilda, storica discoteca sul lungomare di Marina, arriva il rapper J-Ax, impegnato a promuovere il suo ultimo album, “SurreAle”.

Quasi cinquant’enne, J-Ax può vantare una carriera lunga decenni, dagli inizi con gli Articolo 31 al successo con Fedez e ai tormentoni estivi.

Al Matilda proporrà (porte aperte dalle 23) il live che sta portando in giro in questo periodo nei club italiani.

Siccità: multe fino a 500 euro per chi lava l’auto, innaffia o riempie piscine

Le regole anti spreco in vigore anche nel comune di Ravenna

SiccitàDa oggi, martedì 28 giugno, fino a mercoledì 21 settembre è in vigore un’ordinanza per la limitazione dell’impiego di acqua potabile.

Il provvedimento è stato assunto a seguito dell’emergenza idrica per la quale la Regione Emilia-Romagna ha già dichiarato, lo scorso 21 giugno, lo stato di crisi regionale per 90 giorni a causa della grave situazione di siccità e di conseguente deficit idrico che sta interessando diverse aree del territorio regionale.

Da oggi al 21 settembre è dunque in vigore il divieto su tutto il territorio comunale di prelievo e impiego di acqua potabile, proveniente da pubblico acquedotto, nella fascia oraria tra le 8 e le 21, per: il lavaggio di aree cortilizie e piazzali; il lavaggio domestico di veicoli a motore; l’innaffiamento di giardini, orti e prati.

Inoltre è vietato, nell’arco di tutte le 24 ore, il prelievo e l’impiego di acqua potabile, proveniente da pubblico acquedotto, per il riempimento di piscine dei privati cittadini ad uso domestico, fontane ornamentali, vasche da giardino e il funzionamento di fontanelle a getto continuo; ogni spreco ed abuso in genere.

Sono esclusi dall’ordinanza i servizi pubblici di igiene urbana.

L’Amministrazione comunale di Ravenna invita i cittadini ad adottare ogni utile accorgimento volto ad attuare un risparmio idrico e in particolare:

– a montare nei rubinetti gli appositi dispositivi frangigetto, che mediante la miscelazione di aria e acqua possono consentire un risparmio idrico fino al 50%;

– a non utilizzare acqua corrente per il lavaggio di piatti o verdure, ma solo nella fase di risciacquo;

– a preferire la doccia al bagno: ciò consente un risparmio d’acqua fino al 75%, se si ha l’accortezza di chiudere l’acqua mentre ci si insapona

– a controllare il corretto funzionamento dei propri impianti idrici ed irrigui al fine di individuare eventuali perdite occulte e riparare quelle già note e manifeste

– ad attrezzare i sistemi irrigui del verde con irrigazione a goccia e con sistemi temporizzati e sensori di umidità che evitano l’avvio dell’irrigazione quando non necessario

– ad usare lavatrici e lavastoviglie sempre a pieno carico

– a non fare scorrere in modo continuo l’acqua durante il lavaggio dei denti o la rasatura della barba

– ad utilizzare l’acqua di lavaggio della frutta e della verdura per innaffiare le piante

– a ridurre alla quantità strettamente necessaria l’erogazione ad ogni utilizzo del wc

I titolari degli stabilimenti balneari sono invitati a sensibilizzare i propri utenti in merito al risparmio idrico, anche attraverso un oculato utilizzo di docce e rubinetti presenti negli stabilimenti.

Il Comune ricorda, inoltre, «che gli accorgimenti suggeriti comportano, oltre ad un sensibile e positivo impatto ambientale, anche un non trascurabile risparmio economico per gli utenti. Ad esempio un rubinetto lasciato aperto eroga mediamente 13 litri al minuto; il 40% dell’acqua potabile consumata nelle case viene utilizzata per lo scarico dei water e quindi chi sta procedendo a lavori idraulici potrebbe installare i nuovi sistemi di scarico a quantità differenziata che consentono un notevole risparmio; una doccia di 5 minuti sono necessari 60 litri di acqua, mentre per un bagno in vasca ce ne vogliono addirittura 120 litri; i lavaggi a 30° in lavatrice e lavastoviglie consumano meno della metà dell’acqua rispetto a quelli a 90°; azionando gli elettrodomestici a pieno carico si risparmiano dagli 8.000 agli 11.000 litri all’anno; è possibile realizzare semplici sistemi di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione di giardini e spazi verdi».

La Polizia locale è incaricata della vigilanza e del controllo per l’osservanza l’ordinanza.

Il mancato rispetto dell’ordinanza sarà sanzionato a norma di legge nella misura compresa fra 25 e 500 euro.

Albergo evacuato nella notte per un incendio

Paura tra gli ospiti ma nessun ferito. Fiamme partite dai sotterranei

Un albergo a Pinarella di Cervia è stato evacuato nella notte tra il 27 e il 28 giugno a causa di un incendio. Solo molto spavento e nessun ferito tra gli ospiti della struttura. Le fiamme sembrano partite da un locale tecnico sotterraneo e il tempestivo intervento dei vigli del fuoco ha fatto sì che non si propagasse alla restante struttura sovrastante. L’intervento dei pompieri è avvenuto verso le 3: diverse squadre del comando di Ravenna e del distaccamento di Cervia.

Cgil: «La forza lavoro si è ridotta anche per il calo demografico»

Le riflessioni della segretaria provinciale Melandri sul periodo di cambiamenti: «Da prima della pandemia si sono persi tremila posti e si è allargata la forbice tra uomini maturi e donne giovani»

Lavoro Desk Impiego

Diventata segretaria provinciale della Cgil a fine 2020, Marinella Melandri sta guidando il sindacato che in provincia conta più iscritti in questi anni di profondi stravolgimenti del cosiddetto mercato del lavoro e più in generale del mondo del lavoro.

Dal vostro osservatorio, quali mutamenti vedete in atto? Passata la pandemia tanti settori lamentano la mancanza di forza lavoro.
«C’è un cambiamento nell’offerta e nella domanda che somma le conseguenze di processi già in corso da prima, tra cui c’è il riposizionamento del settore industriale, nei due anni di pandemia la produzione è cambiata, ma ci sono anche cambiamenti demografici, da anni viviamo una denatalità importante e il calo di flussi migratori, e quando diminuisce la popolazione ovviamente cala anche la forza lavoro. Se consideriamo che il ‘20 e il ‘21 sono stati due anni fuori scala, adesso sta precipitando tutto insieme».

Oltre all’offerta, diceva, è cambiata anche la domanda di lavoro. Come? A sentire alcuni imprenditori soprattutto del settore turistico sembra quasi che tanti, soprattutto giovani, non abbiano più voglia di lavorare…
«Ovviamente non è così. Quello a cui assistiamo è che la precarizzazione della situazione economica ha fatto saltare le volontà di programmazione in termini di qualificazione. Noi diciamo da tempo che, per esempio nel settore del turismo, bisogna puntare su un modello più qualificato che porti anche a una crescita professionale e una maggiore stabilità dei rapporti di lavoro. Ma questo non sta avvenendo anche per un approccio del sistema di impresa che non va in quella direzione. Insieme a questo, abbiamo anche spostamenti importanti all’interno dei vari settori produttivi. Penso per esempio a come il boom dell’edilizia, anche sull’onda del bonus del 110 percento, abbia assorbito tante persone che prima lavoravano magari in agricoltura e nel turismo perché offre margini un po’ più alti e prospettive un po’ più a lungo termine. Ma anche questo non è un lavoro che si improvvisa, e infatti lo vediamo dall’aumento degli incidenti nei cantieri».

Tra le associazioni di categoria c’è chi lamenta anche la riforma della disoccupazione per gli sta- gionali, che disincentiva i lavoratori a scegliere questa strada.
«Diciamo che il sistema della Naspi così come è ha creato un meccanismo perverso che consente di avere un sostegno economico direttamente proporzionale solo alla durata del contratto e non alla quanità del lavoro svolto. E questo disincentiva i contratti in regola. Ci sono infatti tantissimi rapporti di lavoro part-time quando sappiamo che i lavoratori non solo fanno un full-time, ma spesso anche molte ore in più. E abbiamo contratti brevissimi, perché spesso i lavoratori cambiano posto di lavoro durante la stagione, se vengono loro offerte condizioni migliori. E anche questo non incentiva la qualità».

Marinella Melandri Segretaria Cgil
Marinella Melandri, segretaria della Cgil provinciale di Ravenna

Tra chi di recente ha lamentato difficoltà a reperire manodopera in vari settori c’è anche il mondo della cooperazione che nel nostro territorio è sicuramene un datore di lavoro importante. Migliore o peggiore di quello delle altre imprese?
«Quello che vediamo ormai da tempo è che le cooperative seguono le stesse dinamiche di lavoro delle altre imprese con cui devono competere e quindi hanno ridotto i margini di mutualità. I processi e gli accorpamenti a cui abbiamo assistito di recente fanno sì che si stia perdendo il rapporto quasi familiare delle vecchie cooperative e si sta anche perdendo la funzione di controllo che i soci lavoratori dovrebbero poter esercitare. Diciamo che sono datori di lavoro come tutti gli altri».

Il reddito di cittadinanza è un problema? Tiene davvero le persone sul divano secondo lei?
«Nella nostra provincia è un numero tale da non modificare il mercato del lavoro (vedi su queste pagine…). Si tratta di uno strumento largamente imperfetto ma che è stato fondamentale soprattuto per i nuclei socialmente più fragili, inoccupabili, già in carico ai servizi sociali».

Quindi in provincia di Ravenna non ci sono più disoccupati?
«Le dinamiche del 2022 sono ancora da capire ovviamente, ma diciamo che nel 2020 abbiamo perso circa 9mila posti di lavoro e nel 2021 se ne sono recuperati circa 6mila. Di questi 3mila che restano, 500 erano occupati da uomini e gli altri 2500 da donne. Si sono quin- di rioccupati uomini e uomini maturi rispetto a giovani donne, riaprendo una forbice che negli anni precedenti la pandemia si stava riducendo. Inoltre il lavoro è sempre più volatile e precario, quindi si fa davvero fatica a parlare di piena occupazione».

Gli iscritti alla Cgil sono cresciuti o calati in questi due anni?
«Avendo perso posti di lavoro a tempo indeterminato, penso per esempio al settore dell’oil&gas, abbiamo perso una parte di quegli iscritti che ci davano la delega, diciamo secondo la modalità tradizionale. Il numero degli iscritti resta nel complesso sopra gli 80mila, ma è comunque per noi importante aprire una riflessione e inventare nuovi modi per intercettare le persone con contratti brevi e precari. Ci tengo anche però a dire che soprattutto nei primi mesi del 2020 i nostri uffici e patronati, sebbene chiusi ovviamente al pubblico, hanno svolto un’enorme mole di lavoro offrendo assistenza a migliaia di persone quando molti servizi in particolare dello Stato erano irraggiungibili, penso per esempio all’Inps».

Questo cambiamento nel mondo del lavoro potrebbe essere foriero di una nuova stagione di diritti per i lavoratori?
«Non mi sento di essere così ottimista, la guerra in Ucraina ci sta di nuovo mettendo di fronte a un’emergenza che rischia di cambiare ancora una volta il quadro in modo drammatico per le conseguenze sui costi delle materie prima e naturalmente dell’energia. Ci sono imprese in attesa di capire cosa fare, se proseguire o meno con investimenti pianificati appena sei mesi fa. A questo si aggiunge il problema enorme dell’inflazione e della tenuta del potere di acquisto dei salari per cui è assolutamente necessario un intervento dello Stato per il taglio del cuneo fiscale almeno per quelli più bassi».

Un’ultima domanda su una questione tutta ravennate che coinvolge il Comune di Ravenna e i servizi per l’infanzia in particolare l’esternalizzazione della materna Mani Fiorite, che vi vede contrari. E che fa pensare ovviamente a un risparmio grazie a posti di lavoro meno tutelati e meno stabili rispetto a quelli pubblici, il settore di cui peraltro lei si è occupata per anni. Siamo di fronte a una nuova stagione di esternalizzazioni?
«Il Comune di Ravenna non ha mai attuato processi di internalizzazione significativi, al massimo ha acquisito società in house. Abbiamo alcuni appalti storicizzati di cui stanno uscendo i bandi e su cui avremmo molto da dire e soprattutto, come diceva, non ci convince l’idea di una gestione eseternalizzata di un polo scolastico. Le dichiarazioni del sindaco non fanno pensare a una volontà politica di intraprendere la via delle esternalizzazione in modo diffuso, ma al momento siamo solo alle sue parole. Nei fatti questo sta avvenendo al Mani Fiorite e chiediamo un confronto per affrontare il tema in prospettiva, tenendo conto delle possibili statalizzazioni e anche della denatalità che potrebbe portare a breve alla necessità di ridurre le classi delle materne. Vorremmo una programmazione di lungo corso e non azioni estemporanee come questa».

Turista di 82 anni muore annegato dopo aver salvato un bambino in mare

È successo tra Lido Adriano e Punta Marina

Anziano MortoUn turista di 82 anni di Nogara, nel Veronese, è morto sulla spiaggia tra Lido Adriano e Punta Marina, dopo aver portato in salvo uno dei 4 bambini tra 8 e 10 anni che stavano rischiando di annegare.

È successo dopo le 18.30 quando i bimbi, appartenenti a una comitiva di origine magrebina, non appena arrivati in spiaggia sono corsi in acqua, nonostante onde, vento e bandiera rossa.

In quel momento non era presente servizio di salvataggio, in quanto smonta alle 18.30. I 4, tre femmine e un maschio, sono andati subito in affanno. Diverse persone tra cui l’anziano si sono quindi prodigati per soccorrerli, riuscendoci. (ANSA.it).

Cade un albero sulla strada e colpisce un autobus in transito

In via Menotti. A bordo tre passeggeri e l’autista, nessun ferito. Vigili del fuoco sul posto per rimuovere il pino

Un autobus del trasporto pubblico in transito in via Menotti a Marina di Ravenna è stato colpito da un albero caduto sulla strada all’altezza dell’incrocio con viale Zara poco dopo le 14 di oggi, 27 giugno. Il mezzo viaggiava in direzione del lungomare e un pino ha centrato il bus nella parte anteriore e laterale, sul lato sinistro. Danneggiato il parabrezza e sfondato un finestrino laterale. A bordo c’erano tre passeggeri e l’autista, nessuno ha riportato ferite (non è stato necessario l’intervento del 118). Sul posto la polizia municipale che ha chiuso la strada al traffico per consentire ai vigili del fuoco di rimuovere la pianta.

In undicimila in cerca di lavoro. Il profilo più diffuso: donna under 30

Dal 2020 un portale della Regione consente alle aziende di pubblicare le proprie richieste. Nell’ultimo anno in provincia 2.800 offerte di occupazione

Lavoro Giovane Donna

Il numero provinciale di disoccupati (fonte Istat) aggiornato al 2021 indica 11.306 persone in cerca di lavoro (nella fascia di età 15- 74 anni), pari a un tasso di disoccupazione del 6,2 percento (era il 6,9 nel 2020, il 4,6 nel 2019 e il 6,2 nel primo trimestre 2022).
Se si prende la fascia di età 15-64 le percentuali si scostano di poco: 6,4 la disoccupazione del 2021, in leggero calo rispetto a 7 del 2020 ma ben oltre il 4,7 del 2019 pre pandemia che rappresentò uno dei dati più bassi dell’ultimo periodo.
Dalle dichiarazioni di immediata disponibilità (Did), che rappresentano la modalità per acquisire lo stato di disoccupazione, rilasciate nell’ultimo anno in provincia di Ravenna, risulta che il 56 percento sono donne, il 42 percento sono under 30, il 44 percento sono nella fascia 30-55 anni e il 13 percento sono over 55.

Da settembre 2020 l’incontro domanda /offerta nei Centri per l’impiego dell’Emilia-Romagna avviene tramite il portale Lxte (Lavoro per te): le aziende, in autonomia possono caricare le proprie richieste di personale. Nell’ultimo trimestre a livello regionale sono state pubblicate circa 4.800 richieste di personale, di cui 2.200 intermediate dai Centri per l’impiego. Nella provincia di Ravenna nell’ultimo anno sono state pubblicate più di 2.800 richieste, di cui quasi 800 intermediate direttamente dai Cpi.

Cameriera Stagionali TurismoNelle ultime settimane è stata lunga la lista di imprenditori, a tutte le latitudini compreso il territorio ravennate, che hanno lamentato difficoltà nel reperire manodopera, soprattutto nel settore ricettivo. È un fenomeno che trova un fondamento nei numeri in mano a Andrea Panzavolta, dirigente dell’Agenzia regionale per il lavoro. Che prova a inquadrare le ragioni: «Credo che non abbiamo ancora una risposta compiuta e completa. Non mi convincono le risposte semplicistiche di chi individua il problema in una distorsione data dal reddito di cittadinanza.
Certamente ci sono alcuni temi da considerare che contribuiscono a spiegare questo fenomeno. C’è un tema demografico di significativa diminuzione di giovani che si affacciano al mercato del lavoro. C’è un tema di restrizione di flussi di lavoratori immigrati extracomunitari. C’è un tema di salari e di lavoro povero e precario che influisce sull’appetibilità di molti posti di lavoro e che ha ridotto anche i flussi di lavoratori stagionali da altri paesi dell’Unione Europea. C’è forse anche un timore indotto dall’esperienza del Covid a riprendere una dimensione di vicinanza fisica con altre persone fisiologicamente richiesta dalle condizioni di lavoro.
C’è probabilmente anche un cambiamento nel valore attribuito al lavoro stesso, mutamento cui ha contribuito anche il lungo periodo di lockdown con la maturazione di una diversa idea di bilanciamento tra tempi di vita e tempi di lavoro. Credo che su questo tema la riflessione non sia che agli inizi e occorrerebbe un investimento maggiore e più serio nel cercare di comprendere le vere ragioni di fenomeni che si stanno oggettivamente manifestando in questi mesi ma le cui anticipazioni iniziavamo a osservare già molti mesi fa».

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