I dati del nuovo prefetto, a pochi giorni dall’insediamento
Sono 159 i profughi ucraini già arrivati (a ieri, 7 marzo) in provincia di Ravenna. Altri 25 hanno già fatto richiesta di protezione internazionale.
Lo ha confermato alla stampa il nuovo prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, a pochi giorni dal suo insediamento, spiegando come i numeri siano destinati a crescere in fretta.
La comunità ucraina presente in provincia raggiunge le 2.300 unità e questo significa – ha spiegato il prefetto – che potrebbero arrivare anche migliaia di persone, nel caso in cui ciascun residente venisse raggiunto da uno o più amici o parenti.
La città – ha ricordato il prefetto – dispone di una rete Cas e Sai funzionante, con circa 280 posti liberi per le esigenze attuali.
L’attenzione sarà riservata soprattutto all’inserimento scolastico dei bambini, comprensivo anche di supporto psicologico.
Domenica 13 marzo lo spettacolo “Ridere e piangere” con gli aspiranti attori di Tam
Domenica 13 marzo, alle 20.30, alla Tam di Marina di Ravenna, andrà in scena lo spettacolo “Ridere e piangere”. È il saggio conclusivo dei quindici allievi del Teatro Accademia Marescotti: sarà composto di diciotto brevi scene, tra il drammatico e il comico, per la durata complessiva di due ore intervallo compreso.
Lo spettacolo avrà luogo nell’auditorium di Piazzale Marinai d’Italia 18, trasformato in teatro per l’occasione, grazie anche al contributo di un allievo volontario, Alfredo Maria Rossi di Bologna.
«L’edizione di quest’anno è stata particolarmente stimolante, per la presenza di moltissimi giovani – commenta Marescotti – che intendono intraprendere la carriera di attori e attrici professionali e per il fondamentale contributo degli allievi più adulti. Ciò che il pubblico vedrà domenica è il risultato del lavoro svolto fin qui di cui mi reputo molto soddisfatto. Soprattutto per l’impegno che hanno dimostrato nel mettere in gioco se stessi a favore del personaggio».
In questi ultimi cinque mesi, gli allievi hanno frequentato la scuola ogni weekend. Hanno lavorato con alcuni attori su varie discipline legate alla recitazione: Cristiano Caldironi, che è anche il coordinatore didattico, per le esercitazioni teatrali; Alessandra Frabetti per la dizione. Hanno fatto lezione anche con il videomaker Roberto Morellini. Inoltre, l’edizione di quest’anno è stata arricchita da una lectio magistralis dello scenografo Edoardo Sanchi.
Questi gli allievi in scena domenica: Ludovica Barbarito, Alessandro Bianchi, Niccolò Califano, Stefano Casadei Giunchi, Giorgia De Bastiani, Massimiliano Farina, Marco Garbuglia, Lia, Melissa Mariani, Vanessa Masi Calanna, Mattia Mengozzi , Giacomo Righi, Alfredo Maria Rossi, Luca Santoro, Alexander Pistone.
Dati il numero limitato dei posti a sedere e le numerose prenotazioni il teatro è pressoché al completo, nel rispetto delle norme di sicurezza per i pubblici spettacoli.
I dati riferiti alla provincia di Ravenna della Cisl dell’Emilia-Romagna
Nel 2021 in provincia di Ravenna sono state assunte solo 740 donne a tempo indeterminato, contro i 2.290 uomini. È quanto emerge dall’elaborazione della Cisl dell’Emilia-Romagna sui dati previsionali Excelsior.
«Inaccettabile – commenta Filippo Pieri, segretario generale della Cisl Emilia-Romagna –, bisogna agire subito: l’impatto della pandemia si sta abbattendo soprattutto sulle donne, con un mercato del lavoro che rischia di ampliare ulteriormente il divario di genere, soprattutto in termini di precarietà».
Dal 2017 al 2021 in Emilia-Romagna, il dato medio delle assunzioni a tempo indeterminato sul totale assunzioni è stato appena del 12,4%. Nel 2021 il tempo indeterminato ha interessato il 14,2% delle assunzioni maschili e appena il 9,6% di quelle femminili.
«Il fronte delle mancate trasformazioni da rapporti di lavoro “altri” – continua Pieri – a rapporti a tempo indeterminato (il 61,65% delle trasformazioni riguarda gli uomini, il 38,35% le donne) mostra come il lavoro non standard per le donne non sia propedeutico alla stabilizzazione occupazionale».
Anche il dato del part-time rimane fortemente sbilanciato. In regione, nel 2021, sono stati circa il 44% i contratti attivati per le donne (50% nel resto d’Italia). Tuttavia, circa il 19% dei part-time sembra essere involontario per queste ultime, contro il 6% degli uomini.
Questi aspetti si riversano anche sulla retribuzione pro capite: il gap di genere in valore assoluto si attesta intorno al 30%, divario che può ampliarsi in certi settori.
La Cisl Emilia-Romagna presenta alcune proposte per colmare il divario di genere. Tra le altre, aumentare le premialità per le aziende che si impegnano a garantire parità di genere; rafforzare l’infrastruttura sociale e l’accessibilità dei servizi di supporto alle famiglie; garantire la trasparenza delle aziende in termini di retribuzioni e percorsi di carriera.
Per fronteggiare i 100mila accessi all’anno (un quinto in più rispetto al 2000) verrà costruita una nuova ala da 800 mq e l’attuale camera calda delle ambulanze da 500 mq sarà trasformata in spazi ospedalieri. Completamento per luglio 2024
In alto la conformazione attuale, in basso la nuova disposizione completa per luglio 2024
Si è aperto il cantiere per ampliare il pronto soccorso di Ravenna. I lavori sono cominciati ufficialmente oggi, 7 marzo 2022. Un investimento totale da sette milioni di euro per realizzare una nuova ala da 800 mq e l’adeguamento a spazi ospedalieri anche dei 500 mq dell’attuale camera calda dove arrivano le ambulanze. Il reparto aggiungerà almeno 22 letti fra posti Covid, osservazione breve intensiva (Obi) e area per pazienti di media intensità. La conclusione dei lavori è prevista per luglio 2024 ma si procederà per fasi perché l’attività sanitaria non potrà mai interrompersi. Entro settembre 2023 quindi si punta ad avere pronta la nuova struttura (verrà innalzata a ridosso della palazzina che ospita il Ps oggi, sul lato verso il Cmp) per poi dedicarsi alla conversione della camera calda.
L’intervento che inizia oggi, nei piani dell’Ausl, ha l’ambizione di dare una svolta decisiva alla qualità dei servizi. Per tutte le categorie coinvolte: i pazienti, i familiari dei pazienti in attesa e il personale. L’ampliamento dovrà razionalizzare gli aggiustamenti messi in atto nel corso del tempo, definiti “toppe” da Tiziano Carradori, direttore generale dell’azienda sanitaria pubblica della Romagna.
Il nuovo pronto soccorso quindi presenterà tre principali flussi. Uno dedicato al percorso Covid (o comunque percorso infettivi) o da utilizzare quale polmone per i periodi dei picchi a cui è storicamente e periodicamente soggetto il pronto soccorso di Ravenna (stagionalità, influenza, etc.), uno alla media e all’alta intensità e uno alla bassa intensità e fast-track ortopedico. Infine, si è ritenuto necessario prevedere di ricavare anche una zona dedicata alla diagnostica per la sola attività del Ps, essendo oggi presente solo una piccola sala di radiologia.
La pianta dall’alto: con i contorni rossi le aree interessate dai lavori. Sulla destra quella nuova da costruire
Il nuovo assetto prevede quindi un’area di accoglienza dedicata con monitor dove reperire informazioni sui ricoverati; un’area bassa intensità posizionata in adiacenza all’ingresso e separata dunque dal resto dell’attività, dotata di tre ambulatori, di cui uno dedicato alla pediatria, area attesa barellati dedicata oltre che ambulatorio per piccola chirurgia; l’aumento significativo dei posti dedicati alla media complessità (da 14 si passa a 32); l’aumento dell’area codici rossi (da 3 a 4 ).
Il reparto così come lo conoscono oggi i ravennati è stato inaugurato nel 2012, a conclusione di una progettazione iniziata un decennio prima. In buona sostanza la conformazione attuale è stata pensata vent’anni fa. Che anche senza citare la pandemia, sono un lasso di tempo enorme. I numeri parlano chiaro. Così si legge in un comunicato dell’Ausl: “Vi è stato negli anni un incremento percentuale degli accessi pari a circa il 20 percento rispetto all’inizio degli anni 2000, oltre 20mila accessi/anno in più, sin ad arrivare a quelli attuali che sono circa 100mila all’anno». Ma quello che colpisce di più del numero assoluto, è una percentuale fornita da Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna: «Il 30-40 percento dovrebbe essere intercettato da un altro tipo di assistenza sanitaria sul territorio».
Inoltre, le caratteristiche dei pazienti che vi accedono sono mutate nel corso degli ultimi decenni: agli inizi degli anni 2000 gli accessi erano caratterizzati infatti prevalentemente da eventi acuti, traumatologici; oggi siamo di fronte a un progressivo invecchiamento della popolazione che si caratterizza per la cronicità, fragilità sociosanitaria e polipatologia, che comporta tempi di processazione del caso più lunghi, oltre che una maggiore complessità assistenziale.
Sono 145 i nuovi casi di positività al Covid registrati in un giorno in provincia di Ravenna, dove non si registrano nuovi decessi e dove resta solo una persona in terapia intensiva.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 7 MARZO
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.200.538 casi di positività, 1.853 in più rispetto a ieri, su un totale di 9.794 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 4.842 molecolari e 4.952 test antigenici rapidi.
I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 71 (+3 rispetto a ieri), di cui 1 in provincia di Ravenna, l’età media è di 65,1 anni. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid sono 1.207 (+31 rispetto a ieri, +2,6%), età media 74,1 anni.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 27.802 (-1.082). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 26.524 (-1.116), il 95,4% del totale dei casi attivi.
Le persone complessivamente guarite sono 2.922 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.156.724.
Hanno rubato materiale edile in un cantiere per poi scappare a bordo di un’auto presa a noleggio (una Fiat 500), tirando dritto anche all’alt della polizia.
I due ladri sono stati fermati dalle forze dell’ordine solo dopo un rocambolesco inseguimento, tra Faenza (dove tutto è partito, attorno alle 13.30) e Russi, passando per Granarolo Faentino e poi all’altezza di Bagnacavallo, con tanto di deviazione a U.
Inseguimento terminato in una stretta strada di campagna, via Ca’ del Vento, dove i due malviventi nel tentativo di superarla, hanno tamponato una Fiat Punto con a bordo una coppia – fortunatamente illesa – finendo poi fuori strada e venendo fermati da poliziotti e carabinieri solo dopo una fuga a piedi, nei campi circostanti.
L’anziano si è scontrato sabato con un ragazzino in via Enrico Pazzi. Il decesso due giorni dopo in ospedale
Foto di repertorio
È morto due giorni dopo in ospedale, l’anziano ciclista che nel pomeriggio di sabato, 5 marzo, è rimasto coinvolto in un incidente tra due biciclette a Ravenna, in via Enrico Pazzi.
La vittima si chiamava Rodolfo Franchi e aveva 93 anni. Abitava a poche centinaia di metri da dove è avvenuto l’incidente.
Stando alle ricostruzioni della polizia locale, intervenuta per i rilievi, l’anziano, in sella alla propria bicicletta, si è scontrato con un altro ciclista, un ragazzo minorenne, illeso, che si trovava con alcuni amici.
L’uomo, cadendo, ha colpito violentemente la testa sull’asfalto, perdendo parecchio sangue. Soccorso da alcuni residenti, è rimasto cosciente fino all’arrivo dell’ambulanza. Le ferite però sono risultate troppo gravi e il 93enne è morto due giorni dopo in ospedale.
Appuntamento martedì 8 al teatro Alighieri di Ravenna con le giovani strumentiste della Young Musicians European Orchestra
La violinista della YMEO Sabina Bakholdina
Si terrà martedì 8 marzo, con inizio alle ore 21, alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna, il “Concerto per la Festa della donna”, quinto appuntamento della rassegna “Capire la Musica”, della cooperativa Emilia-Romagna Concerti.
Sul palco un quintetto tutto al femminile di giovani musiciste della Young Musicians European Orchestra. Sabina Bakholdina (nella foto) e Veronica Radigna al violino, Martina Iacò alla viola, Raffaella Cardaropoli al violoncello e Anna Bruna Atzeni al clarinetto.
In programma musiche, anche in questo caso di impronta femminile, di di Hildegard Von Bingen, Maddalena Lombardini Sirmen, Fanny Hensel Mendelssohn, Rebecca Clarke, Gwyneth Walker.
Le “luci di Marzo” che accendono le campagne ravennati nelle notti di primavera. Feste secolari riportate in auge grazie alle associazioni locali e all’entusiasmo dei partecipanti, tra falò, danze e cucina locale – Foto/Video
Aggirandosi per le campagne romagnole, nelle prime notti del mese di marzo, non è insolito vedere distese di campi rischiarate dal bruciare di strame, sterpaglie e residui di potature. Da questa moltitudine di falò che illuminano la notte come lumi fatati deriva il nome di questa antica tradizione romagnola: i Lòm a Mêrz, le Luci di Marzo, traducendo dal dialetto; festeggiamenti che culminano circa a metà del mese, con le “focarine di San Giuseppe”.
Questa tradizione, conosciuta con i più svariati nomi (Fugareni, Fugarazi, Lòm a Mêrz, focarecce) e declinata secondo diverse dinamiche e tempistiche, affonda le sue origini negli strascichi del paganesimo e nei costumi contadini a fondo radicati nella cultura romagnola: al disgelarsi dei campi, infatti, e dopo il trascorrere dei lunghi mesi invernali, con l’avvicinarsi della stagione mite e del tempo della semina, era diffusa usanza quella di imbuonirsi le divinità campestri con rituali e sacrifici, nella speranza di ottenere un fruttuoso raccolto durante stagione estiva.
La ritualità pagana presenta numerosi esempi di cerimonie svolte in questo specifico periodo dell’anno: dai baccanali ai riti legati all’equinozio di primavera, il risvegliarsi della natura dal rigido torpore dell’inverno ha da sempre significato per l’uomo una rinascita simbolica da celebrare e glorificare, ancor di più in passato, dove segnava per la comunità contadina la ripresa del lavoro e del sostentamento per intere famiglie.
Alla focarina di Gambellara, ospitata dall’agriturismo Ca’ Ridolfi, Bruno, il proprietario, accende l’enorme pira mentre la moglie prepara cappelletti e vin brulè per la serata. Al primo divampare delle fiamme, inizia a raccontare la storia secolare di questa usanza, ancor più antica della nascita della stessa Romagna.
In epoca romana infatti, in un calendario profondamente legato ai ritmi della terra, questo tipo di celebrazioni rurali coincidevano con l’inaugurarsi del nuovo anno. Queste tradizioni sono riuscite a sopravvivere anche all’avvento del cristianesimo, mutando solo leggermente nella nomina e nella calendarizzazione: il nome più utilizzato per questa festa al di fuori della circoscrizione di Ravenna è infatti “focarina di San Giuseppe”, nonostante le origini del rito siano ben lontane dalla nascita del santo, e viene celebrata intorno al 19 Marzo, in occasione del suo onomastico. La sostanza dei festeggiamenti però, è rimasta pressoché identica, caratterizzata da propositi benauguranti per la stagione ventura, originariamente rivolti a divinità panteistiche e poi declinati in forma cattolica, come la popolare litania tradizionalmente cantata dalle ragazze davanti al crepitio delle fiamme “San Jusèf, fam cres e pét!” volta a spronare il santo a garantire loro un futuro di avvenenza e prosperità, nella chiave godereccia che da sempre contraddistingue il popolo romagnolo.
Come ben si sa infatti, in terra di Romagna è frequente vedere la tradizione andare a braccetto con la goliardia, e i Lòm a Mêrz non fanno eccezione: al lume delle grandi fugareni infatti si suona, si canta, si danza e perché no, si inzuppa una fetta di ciambella in un bicchiere di buon sangiovese riscaldandosi davanti al fuoco.
“Ci sono molte superstizioni legate a questo rito: un tempo, dalla direzione presa dalle faville durante l’accensione del fuoco, si pensava di poter prevedere l’andamento della fortuna per l’intero anno a venire” ci racconta Bruno, 69 anni, e prosegue: “La tradizione si era quasi persa, ma negli ultimi 20 anni circa è stata riportata in auge grazie all’associazione “Il lavoro dei contadini” che si impegna a mantenere in vita questo genere di eventi e a ricordare le nostre origini”.
Tra bicchieri di brulè fumante e risate, famiglie e amici di ogni età si radunano davanti allo scoppiettio delle fiamme, creando un ponte generazionale che ci si augura potrà portare avanti ancora a lungo questa tradizione così suggestiva.
“Non credo che i giovani fossero particolarmente legati a questa tradizione, ma ora che stanno rilevando e aprendo nuove attività nella zona la stanno sicuramente riscoprendo e si spera che continueranno a farlo nel prossimo futuro” suggerisce Roberta, 53 anni, che nonostante non abbia origini romagnole da anni partecipa con entusiasmo alle focarine.
Nell’immaginario comune, l’accensione di un grande fuoco continua a suggerire un clima di festa e convivialità d’altri tempi, una richiesta al divino che si mescola alla profanità dei festeggiamenti che nello scorrere degli anni sono rimasti pressoché invariati. “Mi ricordo di quando ero bambina e vedevo lungo gli argini del fiume Lamone un’enorme distesa di fuochi accesi dai contadini. Ora è tutto più strutturato e gestito per lo più da un network di agriturismi, ma la tradizione è rimasta la stessa” racconta Lara, 52 anni, lasciando trapelare la gioia per la ripresa di queste iniziative dopo i due lunghi anni di pandemia. “Continuavo a cercare sul sito se avessero aggiunto qualche evento, ma era ovviamente impossibile fino ad oggi”.
Grazie al sito de “Il lavoro dei contadini” (http://www.illavorodeicontadini.org) è infatti possibile restare sempre aggiornati sull’organizzazione delle focarine di Marzo, così come di tanti altri eventi legati al territorio e alle sue radici, usanze e costumi che vedono la loro sopravvivenza strettamente legata all’impegno di associazioni culturali come questa e all’entusiasmo di chi vi partecipa.
Riprese e montaggio di Lorenzo Drei, fotografie di Maria Vittoria Fariselli
Appuntamento martedì 8 marzo alla Sala del Carmine, e il 10 anche a Solarolo, con la tromba di Flavio Boltro e Fabio Giachino al piano
Arriva anche in provincia di Ravenna l’edizione 2022 di Crossroads, festival itinerante di jazz e dintorni, in programma dal 4 marzo al 24 luglio con oltre 60 concerti distribuiti su tutto il territorio dell’Emilia- Romagna.
Martedì 8 marzo alle 21 a Massa Lombarda, alla Sala del Carmine, si terrà il primo dei due concerti in rapida successione dell’edizione 2022 della rassegna. A esibirsi sul palco massese sarà l’Andrea Motis Trio.
Andrea Motis (foto), nata nel 1995 a Barcellona, ha già una lunga carriera all’attivo, avendo esordito su disco quando era appena quindicenne. Il suo talento è sbocciato appieno con l’avanzare dell’età: il canto si è aggiunto alla pratica strumentale e la casa discografica Impulse! non se l’è fatta sfuggire, producendo l’album che l’ha rivelata all’attenzione internazionale, Emotional Dance (2017). Nel 2019 è poi arrivato Do outro lado do azul (Verve), che ha ulteriormente fatto salire le quotazioni della giovane trombettista e cantante (ma anche sassofonista) che in Spagna è già considerata una piccola diva. La spagnola sarà accompagnata dalla chitarra di Josep Traver e dal contrabbasso di Joan Chamorro.
Il festival tornerà in provincia di Ravenna giovedì 10, all’oratorio dell’Annunziata di Solarolo, con il duo composto da Flavio Boltro, tromba di riferimento del jazz italiano, e Fabio Giachino, tra i più virtuosi giovani pianisti italiani. I due presenteranno Things to say, il nuovo lavoro discografico prodotto da Cam Jazz.
Artisti di generazioni diverse ma accomunati dall’apertura di vedute musicali (oltre che dalla comune origine piemontese), Flavio Boltro e Fabio Giachino portano la loro collaborazione su un nuovo livello, lanciando un duo dalla notevole carica espressiva.
Flavio Boltro, nato a Torino nel 1961, si è rapidamente imposto come tromba di riferimento del jazz italiano: negli anni Ottanta suona nei Lingomania di Maurizio Giammarco e si esibisce con Steve Grossman, Cedar Walton, Billy Higgins, Clifford Jordan, Jimmy Cobb, Manhu Roche, Joe Lovano, Freddie Hubbard. Vince più volte il referendum Top Jazz (sia come solista che come membro dei Lingomania). Dagli anni Novanta la sua attività prende una nuova direzione, che guarda verso la Francia, dove oggi risiede. Boltro partecipa ai più importanti gruppi transalpini, dall’Orchestre National de Jazz al sestetto di Michel Petrucciani e il quintetto di Michel Portal. Ma non si interrompono le collaborazioni con i principali nomi del jazz italiano, da Stefano Di Battista a Danilo Rea, passando per Gino Paoli in versione jazz. Nella sua discografia, momenti salienti sono i titoli pubblicati dalla Blue Note.
Fabio Giachino, classe 1986, nato ad Alba e trasferitosi successivamente a Torino, si è aggiudicato una quantità di premi tale da farlo emergere sulla scena jazzistica nazionale: Premio Internazionale Massimo Urbani 2011, Premio Nazionale Chicco Bettinardi 2011, Red Award Revelation 2011 di JazzUp Channel. Nello stesso anno ha dato vita al suo Trio, con cui ha registrato in rapida successione alcuni album da leader mentre si impegnava anche a collaborare come ritmica per artisti quali Rosario Giuliani, Maurizio Giammarco, Emanuele Cisi, Gavino Murgia, Dave Liebman. Altre sue collaborazioni lo hanno visto al servizio di Fabrizio Bosso, Gegè Telesforo, Javier Girotto, Miroslav Vitous, Roy Paci.
Successo 3-0 a Bagnolo in Piano (ancora a segno bomber Saporetti, capocannoniere del girone con 22 marcature). Il primo posto del Rimini resta distante 3 punti
Il Ravenna di Andrea Dossena si guadagna una pagina nel libro della storia giallorossa: la vittoria 3-0 a Bagnolo in Piano (27esima giornata di D) è la decima consecutiva in campionato per i giallorossi, una striscia finora mai realizzata nei 109 anni del calcio ravennate. La squadra resta al secondo a tre punti dal Rimini capolista (vittorioso 4-0 contro Borgo San Donnino): il 10 aprile al Benelli lo scontro diretto (poi resteranno ancora in palio 18 punti).
Contro la Bagnolese il Ravenna ha mandato a segno i suoi 3 top scorer: il solito Saporetti sempre più capocannoniere del girone (22), Calì arrivato in doppia cifra e capitan Guidone alla nona rete stagionale. L’attacco bizantino conta 66 gol fatti, il migliore tra tutti i nove gironi della categoria.
Da segnalare sul finale l’esordio in prima squadra di un altro prodotto del vivaio, il centrocampista Filippo Angelini, che dopo tante convocazioni trova la gioia dei primi minuti in campo.
L’ultimo dato sui casi attivi è di 2.281 persone, un ottavo del picco a metà gennaio
Con i 244 nuovi casi di contagio da Covid diagnosticati oggi, domenica 6 marzo, si chiude una settimana in provincia di Ravenna con un totale di 1.395 positività. Per trovare un dato settimanale più basso occorre andare indietro di quasi tre mesi: 1.188 nel periodo 6-12 dicembre. Un rallentamento della curva mostrato anche dalla media dei contagi giornalieri negli ultimi sette giorni: oggi è sceso sotto 200 dopo aver toccato picchi di 1.800 a fine gennaio.
Altro dato significativo del rallentamento della pandemia è quello dei casi attivi, cioè persone che sono risultate positive a un tampone e stanno affrontando il contagio: in provincia al 28 febbraio erano 2.281 dopo essere stati addirittura 17mila il 17 gennaio. Interessante un dato disponibile solo a livello regionale: oggi 6 marzo il 95,7 percento dei 29mila casi attivi è in isolamento domiciliare perché senza sintomi o con sintomi lievi.
In provincia la percentuale di popolazione dai 5 anni in sù (età minima per il farmaco) che ha completato il ciclo vaccinale (2 dosi o dose unica) è l’84 percento con 213mila persone (più della metà di tutti i residenti) che hanno ricevuto anche il booster.