venerdì
22 Agosto 2025

Aumentano gli stipendi dei sindaci: «Dignitoso riconoscimento della nostra fatica»

Il Primo cittadino di Massa Lombarda (responsabile provinciale Anci) replica alle critiche di Ancisi

Daniele Bassi Calcio
Il sindaco Bassi impegnato in una partita benefica di calcio

Non poteva non arrivare anche la critica di Alvaro Ancisi, decano dell’opposizione in consiglio comunale a Ravenna, sull’aumento degli stipendi di sindaci, assessori e presidenti del consiglio comunale (a questo link tutte le cifre nel dettaglio).

Ancisi sottolinea come si tratti di una decisione del Parlamento arrivata però da una proposta unitaria dell’Anci (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), rimarcando come di fatto nessun partito si sia tirato indietro.

Lui invece – assicura, alla luce anche dei suoi 20 anni di presenza ai vertici dell’Anci – mai avrebbe appoggiato una proposta del genere, «tanto più in un momento storico di grande sofferenza economica e sociale delle famiglie italiane conseguente alla pandemia».

A rispondere al consigliere di Lista per Ravenna in queste ore ci ha pensato il sindaco di Massa Lombarda, referente provinciale proprio dell’Anci. «Dispiace – è la risposta piccata di Daniele Bassi – che la pluridecennale esperienza maturata da Ancisi nell’ambito della pubblica amministrazione non gli sia servita per riconoscere che le responsabilità e i rischi del sindaco sono ben superiori ad altri livelli istituzionali ben più remunerati. Inoltre leggendo le sue affermazioni pare ci si trovi in presenza di un arricchimento improprio e immeritato da parte di chi amministra gli Enti Locali. Dimentica probabilmente che ci sono sindaci la cui indennità è inferiore al reddito di cittadinanza, ad esempio. Dimentica pure che ai Comuni questi adeguamenti non costeranno nulla e non porterebbero benefici economico-finanziari se non accolti. Anzi, gli adeguamenti scaglionati in un triennio rappresentano una mezza beffa, in quanto ad altri (consiglieri regionali, parlamentari ad esempio) a suo tempo i legittimi aumenti di indennità sono sempre stati riconosciuti con modalità ben più celeri».

«Essere così astiosamente contro il dignitoso riconoscimento della fatica, della dignità, dell’impegno di persone che diuturnamente dedicano con passione il proprio tempo alla comunità in cui vivono e ai propri concittadini a chi giova?  Caro Ancisi, i sindaci di comuni come il mio (10.600 abitanti, ad es.) dovrebbero forse sentirsi in colpa perché dai 1737 euro al mese (per 12 mensilità, non dimentichiamolo), andranno a percepire quasi 2150 euro mensili?».

Parchi pubblici: 67mila euro per nuovi cancelli e sostituzione di una passerella

Interventi da completare entro l’estate alle Cappuccine e al Giardino dei Semplici

Lavori di riqualificazione in due parchi pubblici di Bagnacavallo. Un unico progetto che riguarderà il Parco delle Cappuccine e il Giardino di Semplici per un importo totale di circa 67mila euro. Nel Parco delle Cappuccine di via Berti verranno sostituiti i cancelli di ingresso mentre diversi lavori di ripristino sono previsti nel Giardino di via Diaz. I lavori sono affidati rispettivamente alle ditte Idee del Fabbro di Masiera e Focaccia e Minguzzi di Russi.

Approvati dalla Soprintendenza, i nuovi cancelli di ingresso al Parco delle Cappuccine (il portone principale e le due porte secondarie) saranno non più in legno ma in lamiera lavorata per permettere una maggiore sicurezza, anche in vista delle iniziative che si terranno nell’area verde. Per quanto riguarda il Giardino dei Semplici si provvederà alla sostituzione del camminamento in legno con un camminamento in calcestre e al ripristino del fossato del parco. La conclusione delle opere è prevista entro l’estate.

«Continua con questi nuovi lavori – osservano l’assessore ai Lavori Pubblici Francesco Ravagli e l’assessora all’Ambiente Caterina Corzani – la riqualificazione dei numerosi parchi pubblici del nostro territorio, aree verde fondamentali sia dal punto di vista ambientale che da quello della fruizione da parte della cittadinanza».

Caro bollette, l’allarme dei Comuni: «Rischiamo di non potere più erogare i servizi»

Rincari per milioni di euro in provincia. E le Amministrazioni lanciano l’allarme spegnendo per mezz’ora le piazze

Lugo AltoRincari del trenta percento che possono tradursi in milioni di euro per il Comune capoluogo, Ravenna, o comunque diverse centinaia di migliaia di euro, come a Faenza.

Anche per le municipalità l’aumento di luce e gas rischia di essere un ostacolo che mette a rischio i bilanci e le tante attività che gestiscono, in primis le scuole, naturalmente.

Per questo stasera – giovedì 10 febbraio – si spengono simbolicamente le luci sulla statua di Baracca, simbolo di Lugo, la Rocca di Bagnara, le piazze di Ravenna, Faenza, Bagnacavallo, Cervia. E altre se ne stanno aggiungendo. Una mezz’ora di buio per lanciare un allarme unanime.

Non a caso la lettera ai parlamentari dell’Anci Emilia-Romagna vede la firma di sindaci di ogni schieramento e ovviamente dei primi cittadini del Ravennate a cominciare da Daniele Bassi, coordinatore Anci del territorio e sindaco di Massa Lombarda. «Già oggi ci sono enti che non sono in grado di chiudere il bilancio di previsione a causa di questa voce incomprimibile ed imprevedibile. Probabilmente diversi Comuni saranno costretti ad aumentare la pressione fiscale – senza avere nemmeno la certezza che basti – vanificando di fatto la riforma dell’Irpef» scrivono i primi citttadini.

E ancora «La mancata istituzione di un Fondo per la compensazione dei maggiori costi sostenuti dagli enti locali per l’incremento dei costi dell’energia elettrica e del gas rischia di portare all’interruzione di servizi pubblici. Questo scenario, oltre ad allarmarci per gli enormi costi diretti che non sappiamo come coprire, ci preoccupa anche per i costi indiretti in termini sociali che rischiano di diventare rapidamente gravi e di dover essere, in ultima analisi, sempre affrontati in prima istanza dai nostri servizi sociali».

Su queste basi, scrivono dunque i sindaci «chiediamo dunque l’istituzione di un fondo destinato ai Comuni ed alle Unioni per affrontare questi improvvisi ed imprevedibili costi, con la consapevolezza dell’emergenzialità della situazione».

Ivano Marescotti si ritira dalle scene: «Non faccio più l’attore»

La decisione a 76 anni. Proseguirà solo a insegnare recitazione alla scuola Tam

Ivano MarescottiCompiuti da pochi giorni i 76 anni, Ivano Marescotti annuncia il suo ritiro dalle scene.

Il grande attore romagnolo, nato a Villanova di Bagnacavallo, sui social ha dichiarato di voler seguire l’esempio di Jack Nicholson «per godersi la vecchiaia».

«Non faccio più l’attore», dice Marescotti ringraziando giornalisti e collaboratori, e confermando solo il suo impegno alla scuola Tam (Teatro Accademia Marescotti) di Ravenna, con 15-20 allievi ogni anno ai quali insegna recitazione.

Travolta da un autobus mentre attraversa la strada in bicicletta: muore al Bufalini

Un’anziana investita in centro a Faenza

Incidente Bus FaenzaÈ morta al Bufalini di Cesena, poche ore dopo l’incidente.

La vittima è una donna di 85 anni, Ernesta Verità, travolta da un autobus ieri mattina (9 febbraio) in centro a Faenza.

L’anziana si trovava in sella alla propria bici ed è stata investita dal mezzo pesante – di una ditta privata, utilizzato per il trasporto scolastico – mentre stava attraversando all’incrocio tra via Mazzini e via Giovanni da Oriolo.

Ancora da chiarire l’esatta dinamica dell’incidente.

La donna è rimasta incastrata con il braccio sotto la ruota dell’autobus e le sue condizioni sono parse fin da subito molto gravi.

Trasportata d’urgenza al Bufalini, è morta poco dopo.

Assolti dall’accusa di stupro, Linea Rosa: «Donne, continuate a denunciare»

L’associazione interviene dopo la sentenza del tribunale di Ravenna sul caso della ragazza ubriaca che aveva denunciato una violenza sessuale

ViolenzadonneÈ in occasione della recente sentenza di assoluzione di due giovani ravennati accusati di stupro che Linea Rosa manda un messaggio di solidarietà e sostegno alle donne vittime di violenza.

«Casi come questi non devono scoraggiare le donne a denunciare i maltrattamenti – si legge in una nota inviata alla stampa dall’associazione che si batte contro la violenza sulle donne -. È importante ribadirlo e sottolineare che nessuna “attenuante” può giustificare rapporti sessuali in cui le parti non esprimono apertamente la propria volontà. Deve essere chiara e ferma la condanna verso ogni atto di sopraffazione sessuale, perché di questo si tratta, quando in un rapporto sessuale non è chiaramente espresso il consenso di ambo le parti. La legge dovrebbe garantire una tutela più specifica per situazioni di questo tipo, come ad esempio, succede dallo scorso anno in Spagna, dove è entrata in vigore una legge appellata “Solo Sì è Sì”, che punisce ogni atto agito senza dichiarato consenso, equiparandolo di fatto a violenza sessuale».

«La nostra condanna non è al singolo episodio – continua Linea Rosa -, la cui sentenza verrà motivata dal Tribunale entro i prossimi 90 giorni, ma si tratta di una questione culturale che porta a normalizzare e accettare frasi come “Era solo per ridere”. Un tipo di atteggiamento doppiamente pericoloso perché concausa di un problema altrettanto grave quale la vittimizzazione secondaria della vittima».

L’appello unanime lanciato dal Centro Antiviolenza di Ravenna e sottoscritto da Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna, Rete Donna CGIL, Casa delle Donne Ravenna e UDI Ravenna.

La corte respinge la richiesta di perizia psichiatrica per il killer

Udienza 10 / In aula i testi della difesa: ascoltati diversi professionisti di psicologia e psichiatria che hanno avuto contatti con Pier Luigi Barbieri, sicario reo confesso

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Pierluigi Barbieri

«Io mi conosco, voi dovete curarmi, non voglio far uscire l’altra persona». È l’appello di un uomo finito in carcere dopo aver partecipato a una spedizione punitiva contro un disabile per un debito di qualche centinaia di euro. Lo stesso uomo verrà poi scarcerato dalla custodia cautelare e meno di un anno dopo ucciderà una donna su incarico dell’ex marito, in cambio di ventimila euro in contanti e un’auto usata di pari valore. Nell’aula di corte d’assise di Ravenna si è celebrata oggi, 9 febbraio, la decima udienza del processo per l’omicidio di Ilenia Fabbri – ammazzata in casa a Faenza il 6 febbraio 2021 – e al banco dei testimoni hanno sfilato diversi professionisti della medicina che hanno avuto contatti con Pier Luigi Barbieri, il 54enne sicario reo confesso. L’altro imputato, presunto mandante, è il 53enne Claudio Nanni, meccanico di Faenza. I testi di oggi erano nella lista delle difese.

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Daniele Vasari

A riportare le parole di Barbieri sul bisogno di cure è stato Daniele Vasari, psicologo del carcere di Reggio Emilia che incontra tutti i detenuti entro 48 ore dal primo ingresso in cella. Il 6 aprile 2020 ebbe il primo colloquio con Barbieri. Ce ne furono altri 5-6 prima della scarcerazione a fine agosto. «Il modo in cui si esprimeva mi fece pensare che era opportuna una visita psichiatrica e segnalai la cosa alla collega. Io poi continui a monitorarlo per il periodo di permanenza, pur tra le tante difficoltà del periodo di pieno Covid».

Fu il 30 aprile che Barbieri pronunciò le parole sulla paura di far uscire l’altra persona. L’uomo originario di Cervia ma residente a Rubiera si rivolse Vasari dicendo che era stato vittima di furti in cella e aveva mantenuto il controllo a fatica: «Nei nostri colloqui mi riferì spesso anche delle violenze subite da piccolo dai genitori».

1Di quelle violenze familiari ha fornito un drammatico e doloroso spaccato il fratellastro di Barbieri: «Ho visto Pier Luigi picchiato in modi che non potete immaginare, l’ho visto preso a frustate, l’ho visto legato su una tavola». L’aguzzino era l’uomo che ha dato il cognome a entrambi ma non è il padre biologico di nessuno dei due, in un intrecci di rapporti familiari complicati e sbriciolati. Il fratello chiamato a testimoniare ha poi chiesto di poter salutare l’imputato: pochi minuti guardandosi faccia a faccia attraverso le fessure della gabbia in aula, tra singhiozzi e occhi lucidi.

La dottoressa Lisetta Favretti, specializzata in psichiatria per l’Ausl di Reggio Emilia, incontrò Barbieri il 31 agosto del 2020, venti giorni dopo la scarcerazione. «Non ho mai notato comportamenti aggressivi, parlava volentieri dei suoi problemi che erano principalmente due: lo stordimento dovuto alle terapie e la difficoltà a gestire la rabbia». Favretti incontrò il 54enne cinque giorni prima dell’omicidio e un mese dopo, quando ancora non era sospettato: «Mostrava una piena consapevolezza di essere problematico». A quelle parole l’imputato non ha trattenuto un pugno tirato contro la parete della gabbia.

In chiusura di udienza la corte ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalle difese.

Gli stipendi di sindaci e assessori diventano quasi il doppio

Provvedimento del governo: aumenti graduali fino al 2024, anche per la presidenza del consiglio comunale che percepirà dieci volte il gettone medio di un consigliere

Giunta Comunale Ravenna 2022L’aumento delle indennità per sindaco, vicesindaco, assessori e presidente del consiglio comunale è nero su bianco anche nel Comune di Ravenna. Con una determina dirigenziale del 20 gennaio vengono così adeguati i compensi degli amministratori a quanto stabilito da una misura varata dall’unanimità dei ministri lo scorso dicembre. In sostanza la nuova legge prevede che i compensi vengano parametrati a quelli dei presidenti di Regione, proporzionati alla popolazione.
L’effetto è che, essendo il compenso di Stefano Bonaccini attualmente 13.800 euro lordi mensili, di fatto per il primo cittadino e i suoi collaboratori si arrivi entro il 2024 a quasi un raddoppio dei compensi attuali. Gli aumenti riguardarenno anche tutti gli altri comuni del territorio, in base al numero di abitanti.

Per il primo cittadino di Ravenna, dove si superano i 100mila abitanti, l’indennità dovrà raggiungere l’80 percento di quella del presidente della Regione e passa così dagli attuali 5.362 euro a 11.040 euro lordi al mese attraverso alcuni step graduali: per il 2022 è infatti previsto un compenso di 7.917 euro, per il 2023 di 9.223. Situazione analoga, a cascata, si verifica per le indennità a loro volta parametrate a quelle del sindaco. Il vicesindaco passerà così, a regime, da poco più di 4mila euro a 8.280 (poco meno di seimila nel 2022, poco meno di settemila nel 2023). Gli assessori, che percepiscono un’indennità pari al 60 percento di quella del sindaco passeranno invece dai 3.217 euro attuali ai 4.750 del 2022, per poi arrivare a 5.533 nel 2023 e, a regime, a 6.624.
Stesso identico trattamento è riservato alla presidenza del consiglio comunale, mentre restano inalterati i gettoni di presenza per i consiglieri, da sempre le figure politiche più bistrattate economicamente, a fronte anche dell’impegno richiesto (almeno in linea teorica) dal loro impegno al di fuori delle sedute. Uno scarto che ora si fa ancora più evidente.

Si tratta di una misura calata dall’alto e coperta da fondi che arrivano da Roma e che nessun partito sembra volersi intestare con particolare orgoglio, mentre gli unici a poterla contestare apertamente sono le forze che non fanno parte del governo come Fratelli d’Italia.
La ratio della misura è certamente quella di compensare gli amministratori per un impegno che fino a oggi era economicamente poco attraente per professionisti di rilievo e incoraggiare così l’impegno in politica anche di chi, in questo modo, non si vedrebbe costretto a rinunciare a importanti compensi. E se per alcune figure, tra cui naturalmente il primo cittadino, la misura può apparire forse intempestiva ed eccessiva, ma comunque comprensibile e giustificabile, da ora in poi sarà ancora più lecito esigere che le giunte siano formate solo da persone competenti con una equa distribuzione del peso e del carico delle deleghe perché è evidente a tutti che gli assessorati non sono tutti uguali. Come prima e (molto) più di prima resta poi l’anomalia del consiglio comunale dove a questo punto il presidente finirà per percepire un’indennità che probabilmente è addirittura dieci volte quella che un consigliere presente e attivo può sperare di ricevere. Cosa che, per esempio, non accade in Regione, dove i consigliere regionali percepiscono 5mila euro.

Covid, continuano a calare ricoveri e malati in Emilia-Romagna

Sono 746 i nuovi casi di positività al Covid registrati in un giorno in provincia di Ravenna, dove sono stati accertati anche altri due decessi e restano 7 i pazienti in terapia intensiva.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 9 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.124.393 casi di positività, 7.463 in più rispetto a ieri, su un totale di 41.876 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 15.366 molecolari e 26.510 test antigenici rapidi.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 137 (-3 rispetto a ieri), l’età media è di 63,3 anni. Sul totale, 77 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 62,3 anni), il 56,2%; 60 sono vaccinati con ciclo completo (età media 64,6 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto.

Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.242 (-43 rispetto a ieri), età media 74,2 anni.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 124.928 (-4.685). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 122.549 (-4.639), il 98,1% del totale dei casi attivi.

Le persone complessivamente guarite sono 12.118 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 984.045.

Purtroppo, si registrano 30 decessi: 4 in provincia di Parma (due donne di 78 e 89 anni e due uomini di 84 e 85 anni); 4 in provincia di Reggio Emilia (due donne di 78 e 93 anni e due uomini di 75 e 88 anni); 5 in provincia di Modena (tre donne di 70, 80 e 92 anni e due uomini di 87 e 93 anni); 8 in provincia di Bologna (sei donne delle quali una di 77, una di 84, due di 86, una di 92 e una di 94 anni e due uomini di 84 e 90 anni); 3 in provincia di Ferrara (tutti uomini di 67, 85 e 92 anni); 2 in provincia di Ravenna (entrambi uomini di 88 anni); 2 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 92 anni e un uomo di 64 anni); 2 i decessi di persone residenti fuori regione, entrambi uomini di 67 anni, i cui decessi sono stati registrati dall’Ausl di Piacenza e di Modena.
Non si registrano decessi in provincia di Piacenza, Rimini e nel Circondario Imolese.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.420.

Un pomeriggio di interventi in darsena per ricordare l’ex sindaco Fabrizio Matteucci

Il Comune lo ricorda a due anni dalla scomparsa, mercoledì 16 febbraio

Monumento Matteucci Darsena 6“E ancora mi parli” è il titolo dell’iniziativa che il Comune di Ravenna promuove mercoledì 16 febbraio per ricordare, a due anni dalla scomparsa, Fabrizio Matteucci, sindaco dal 2006 al 2016.

Dalle 15 alla testata della darsena di città, alla panchina a lui dedicata, inaugurata lo scorso anno e recentemente ristrutturata, si alterneranno testimonianze di uomini e donne che, per ragioni e in modi diversi, hanno condiviso con Fabrizio Matteucci una parte del cammino personale e politico.

Al momento, per ricordarlo insieme e con gioia, attraverso pensieri liberi e informali, sono previste le voci di: Alvaro Ancisi, Andrea Caccia, Andrea Corsini, Andrea Gnassi, Andrea Maestri, Babacar Pouye, Barbara Domenichini, Carla Soprani, Claudio Casadio, Casmiro Calistri, Daniele Manca, Daniele Perini, Elisa Battistini, Fabio Poggioli, Federico Fronzoni, Flavia Sansoni, Gianluca Dradi, Giannantonio Mingozzi, Gilberto Coffari, Giorgio Bottaro, Ivan Simonini, Libero Asioli, Lidia Pellizzari, Livia Pezzi Gaudenzi, Lorenzo Sintini, Luca Casadio, Luciana Rozzi, Marcello Santarelli, Marco Martinelli, Massimo Cameliani, Matteo Cavicchioli, Michele de Pascale, Ouidad Bakkali, Patrizia Ravagli, Raffaele Trotta, Simona Ciobanu, Simone Bassi, Valentina Morigi, Vasco Errani, Vittorio Martinelli.

A Massa Lombarda una mostra sulle foibe. Il sindaco: «Per troppo strumentalizzate»

Organizza l’Anpi: «Occorre superare un punto di vista nazionale e di parte»

FoibeSabato 12 febbraio, alle ore 17, ci sarà l’inaugurazione della mostra documentaria dal titolo “Le Foibe e l’esodo Giuliano-Dalmata”, ospitata dalla Sala del Carmine fino al 27 febbraio. La mostra è organizzata da Anpi per far chiarezza sulle vicende accadute nel confine italo-sloveno durante la Seconda guerra mondiale.

La tragedia delle foibe è una pagina tragica e drammatica che si svolge in uno scenario di immensa violenza che è la Seconda guerra mondiale scatenata dalla Germania nazista e dall’Italia fascista.

Il sindaco di Massa Lombarda, Daniele Bassi, dichiara: «La giornata del ricordo restituisce alla tragedia delle foibe il posto che le spetta nella storia del nostro Paese. Va riconosciuta quella triste pagina, in particolare da parte di chi crede nei valori di libertà, pace e democrazia. Mi onoro di presiedere il Comitato Unitario Antifascista di Massa Lombarda e, sia in questa veste che in qualità di sindaco, considero la mostra proposta dall’Anpi una straordinaria e qualificata occasione per fare chiarezza su tragici fatti che in molti hanno per troppo tempo strumentalizzato. La mostra, che sarà fruibile presso la nostra sala del Carmine dal 11 febbraio, ancora una volta rappresenta le nostre inequivocabili radici antifasciste».

Anche Remondini Mauro, presidente della sezione Anpi di Massa Lombarda e S. Agata sul Santerno, si esprime in merito: «Ora più che mai è necessario superare gli odi e i rancori consumati lungo il confine oggi italo-sloveno, per costruire, nell’ambito del processo di integrazione europea, uno spazio continentale mai più ferito da guerre fratricide. Ma per realizzare questo condivisibile obiettivo occorre perseguire la piena libertà della ricerca storica e il superamento di un punto di vista asfitticamente nazionale e di parte».

La mostra – si legge in una nota dei promotori – «non nega certamente le tremende vicende delle foibe, ma le vuole collocare nella sua corretta dimensione storica che inizia molto prima del settembre 1943. Occorre partire dalla situazione di quell’area prima del 1919 e proseguire con l’annessione italiana dell’Istria e parte della Dalmazia (1919). Poi con l’oppressione fascista della regione (1922-1941) e con l’invasione italiana della Jugoslavia (1941-1943) che sarà la causa della nascita della Resistenza jugoslava; infine, con il corollario della pagina nera dei collaborazionisti italiani all’esercito nazista (1943-45). Il tutto si è verificato in un vortice di estrema violenza. La tragedia dell’esodo giuliano-dalmata del dopoguerra è conseguenza della sconfitta dell’Italia fascista e monarchica e della vittoria dell’esercito di liberazione jugoslavo».

L’esposizione sarà visitabile dall’ 11 al 27 febbraio ai seguenti orari: venerdì 10-12 sabato e domenica 10-12 e 15-18.

Scritte no vax al cimitero, a scuola, contro i partigiani: denunciata una coppia

Imbrattatori seriali nel Lughese incastrati grazie al sistema di videosorveglianza

Ranalli LugoLa polizia ha denunciato una coppia di origine bolognese accusata di aver imbrattato muri e centri vaccinali con scritte no vax.

I due sono stati incastrati dalle immagini di vari impianti di videosorveglianza, con gli agenti della Digos e del commissariato di Lugo che hanno potuto ricostruire nel dettaglio i raid notturni.

In particolare è stato appurato che nel corso di una stessa serata i due hanno realizzato più scritte, utilizzando vernice spray di colore rosso e firmando gli imbrattamenti con il logo “ViVi”. Sono accusati di aver imbrattato muri al drive through e alla Vulcangas di Lugo il 29 dicembre, e di ben sei imbrattamenti il 13 gennaio, tra cui anche sul muro del cimitero di Lugo, all’istituto Compagnoni e sul murale dedicato alla partigiana Cabassi di Conselice.

No Vax In CasaLa polizia ha anche sequestrato nell’abitazione dei due imbrattatori seriali un’ingente quantità di materiale informativo (nella foto qui a fianco), tra cui centinaia di volantini e adesivi di propaganda “No Vax”, oltre ad alcuni dispositivi informatici, che verranno analizzati dalla Polizia Postale.

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