La corte respinge la richiesta di perizia psichiatrica per il killer

Udienza 10 / In aula i testi della difesa: ascoltati diversi professionisti di psicologia e psichiatria che hanno avuto contatti con Pier Luigi Barbieri, sicario reo confesso

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Pierluigi Barbieri

«Io mi conosco, voi dovete curarmi, non voglio far uscire l’altra persona». È l’appello di un uomo finito in carcere dopo aver partecipato a una spedizione punitiva contro un disabile per un debito di qualche centinaia di euro. Lo stesso uomo verrà poi scarcerato dalla custodia cautelare e meno di un anno dopo ucciderà una donna su incarico dell’ex marito, in cambio di ventimila euro in contanti e un’auto usata di pari valore. Nell’aula di corte d’assise di Ravenna si è celebrata oggi, 9 febbraio, la decima udienza del processo per l’omicidio di Ilenia Fabbri – ammazzata in casa a Faenza il 6 febbraio 2021 – e al banco dei testimoni hanno sfilato diversi professionisti della medicina che hanno avuto contatti con Pier Luigi Barbieri, il 54enne sicario reo confesso. L’altro imputato, presunto mandante, è il 53enne Claudio Nanni, meccanico di Faenza. I testi di oggi erano nella lista delle difese.

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Daniele Vasari

A riportare le parole di Barbieri sul bisogno di cure è stato Daniele Vasari, psicologo del carcere di Reggio Emilia che incontra tutti i detenuti entro 48 ore dal primo ingresso in cella. Il 6 aprile 2020 ebbe il primo colloquio con Barbieri. Ce ne furono altri 5-6 prima della scarcerazione a fine agosto. «Il modo in cui si esprimeva mi fece pensare che era opportuna una visita psichiatrica e segnalai la cosa alla collega. Io poi continui a monitorarlo per il periodo di permanenza, pur tra le tante difficoltà del periodo di pieno Covid».

Fu il 30 aprile che Barbieri pronunciò le parole sulla paura di far uscire l’altra persona. L’uomo originario di Cervia ma residente a Rubiera si rivolse Vasari dicendo che era stato vittima di furti in cella e aveva mantenuto il controllo a fatica: «Nei nostri colloqui mi riferì spesso anche delle violenze subite da piccolo dai genitori».

1Di quelle violenze familiari ha fornito un drammatico e doloroso spaccato il fratellastro di Barbieri: «Ho visto Pier Luigi picchiato in modi che non potete immaginare, l’ho visto preso a frustate, l’ho visto legato su una tavola». L’aguzzino era l’uomo che ha dato il cognome a entrambi ma non è il padre biologico di nessuno dei due, in un intrecci di rapporti familiari complicati e sbriciolati. Il fratello chiamato a testimoniare ha poi chiesto di poter salutare l’imputato: pochi minuti guardandosi faccia a faccia attraverso le fessure della gabbia in aula, tra singhiozzi e occhi lucidi.

La dottoressa Lisetta Favretti, specializzata in psichiatria per l’Ausl di Reggio Emilia, incontrò Barbieri il 31 agosto del 2020, venti giorni dopo la scarcerazione. «Non ho mai notato comportamenti aggressivi, parlava volentieri dei suoi problemi che erano principalmente due: lo stordimento dovuto alle terapie e la difficoltà a gestire la rabbia». Favretti incontrò il 54enne cinque giorni prima dell’omicidio e un mese dopo, quando ancora non era sospettato: «Mostrava una piena consapevolezza di essere problematico». A quelle parole l’imputato non ha trattenuto un pugno tirato contro la parete della gabbia.

In chiusura di udienza la corte ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dalle difese.

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