Pd, parla la segretaria uscente: «Voglio dedicarmi al ruolo di sindaco»

Eleonora Proni traccia un bilancio del suo anno alla guida del Pd provinciale e spiega perché non si è ricandidata

Eleonora Proni 726x1024

C’era tempo fino al 7 ottobre per presentare le candidature ma è ormai certo che, come anticipato da www.ravennaedintorni.it, Eleo­nora Proni, l’attuale segretaria provinciale del partito, non si presenterà. Proni, prima donna segretario del Pd, aveva accettato l’incarico un anno fa andando a sostituire Michele de Pascale dopo l’elezione di quest’ultimo a sindaco di Ravenna. Come noto, Eleo­nora Proni in questo anno ha affiancato il ruolo di segretario a quello di sindaco di Bagnacavallo, dove è stata eletta nel 2014.
Sindaco, perché questa decisione? Ci sono ragioni personali, ma non c’è forse anche una stagione particolarmente difficile da vivere dentro al Pd?
«Un anno fa ho accettato la proposta di ricoprire il ruolo di segretario provinciale perché ho sentito forte la responsabilità di impegnarmi in prima persona in un passaggio così delicato della vita del Pd. Avevo anche chiarito che sarebbe stato un impegno a termine, per portare il partito al congresso, perché mi era molto chiaro che non avrei potuto dedicare a lungo il dovuto impegno a entrambi i ruoli, di segretario e di sindaco. Non c’è quindi una motivazione politica in questa mia decisione, che anzi è stata molto sofferta perché per me è molto importante poter essere utile al mio partito».
Che partito lascia? In termini di numero di iscritti, di circoli, ma anche di alleanze sul territorio, di contenuti e di clima?
«Il Pd della provincia di Ravenna conta più di settanta circoli e oltre seimila iscritti. Non sono stati mesi facili da un punto di vista politico e abbiamo dovuto affrontare due eventi, la sconfitta al referendum costituzionale e la scissione all’interno del Pd, che resteranno nella storia politica del Paese e che hanno provocato certamente una ferita anche nel nostro territorio. Questo non ci ha impedito però di mantenere un dialogo costruttivo con tutti coloro che desiderano lavorare assieme per il futuro della provincia di Ravenna. Per quanto mi riguarda ho lavorato per un partito provinciale attento ai territori, che si focalizzi sui problemi lasciando da parte ideologie e personalismi, mettendo in primo piano il valore dell’unità».
È vero che ci sono difficoltà anche economiche, come sentiamo dire a livello nazionale, con tanto di cassa integrazione per i dipendenti?
«È certamente una stagione difficile per tutte le strutture partito. La legge sul finanziamento pubblico ai partiti obbliga a una profonda revisione dell’organizzazione e d’altro canto la capacità di autofinanziarsi delle singole federazioni si deve confrontare con un mondo economico e sociale profondamente cambiato. In ogni caso quella di Ravenna è già ora una struttura molto snella che ha però consentito di far fronte a una mole davvero ingente di lavoro e impegni».
Il momento di maggiore soddisfazione di questo anno e la delusione più cocente.
«La delusione è stata senz’altro la frattura all’interno del Pd, che ha riguardato anche figure di spicco del nostro territorio che sono state punti di riferimento per molti anni. La maggiore soddisfazione al contempo però è stata la capacità di reazione e di rimotivazione rispetto a questo episodio. E poi la grande partecipazione registrata alla festa dell’Unità provinciale, sia di personalità di primo piano che sono venute a discutere con noi i principali temi di attualità sia di volontari e visitatori, in particolar modo giovani».
Un consiglio e un augurio per il suo successore…
«Sarò a disposizione del partito come sempre, ma cercherò di essere un ex segretario molto discreto e non credo che il nuovo segretario abbia bisogno di consigli. Il mio augurio è che prosegua nella strada dell’attenzione ai territori e del dialogo interno, perché penso che siano questi i presupposti per un partito unito e rivolto al futuro. Il Pd di Ravenna ha dimostrato di saper reagire con passione, entusiasmo, generosità. Dob­biamo essere all’altezza delle persone che si spendono per il partito e per le nostre comunità».

 

«Preoccupata per la scarsa rappresentanza femminile.
Il sessismo è trasversale
agli schieramenti»

 

Potremmo trovarla candidata al Parlamento?
«Le candidature sono il frutto di un percorso collegiale e di una consultazione popolare, che si affronteranno a tempo debito. Quello che mi preme sottolineare è che l’impegno in politica non deve essere vissuto né inteso “in salita” (si sta nel partito per fare l’assessore, si fa il sindaco per diventare parlamentare…). Non ci sono passaggi in avanti o indietro: ogni ruolo è utile e nobile, e va svolto con impegno e dedizione. I nostri parlamentari, al primo mandato, stanno facendo un ottimo lavoro, e ne approfitto per ringraziarli della costante attenzione riservata alla provincia».
Dopo le politiche si aprirà il capitolo amministrative. Cor­rerà per la riconferma a sindaco di Bagnacavallo?
«Ho scelto di non ricandidarmi alla segreteria provinciale per dedicarmi a tempo pieno al mio ruolo di sindaco. Restano ancora quasi due anni di mandato e ancora molte sfide aperte. Per questo abbiamo avviato un percorso di dialogo e condivisione con i cittadini che abbiamo voluto chiamare “Corpo Comune”, e che proseguirà dal 7 ottobre con incontri mensili. Una mia eventuale ricandidatura sarà oggetto di un confronto all’interno del partito bagnacavallese e con gli alleati».
Andrà giovedì sera all’incontro tra Errani, Bersani e Pisapia? Ma avuto tentazioni in quel senso?
«Non andrò all’incontro prima di tutto perché quel giorno c’è la direzione comunale di Bagna­cavallo e poi perché, in questo passaggio, non l’avrei ritenuto comunque opportuno. Non ho mai avuto e tanto meno ho adesso la tentazione di lasciare il partito, quindi voglio dedicare tutte le mie energie alla sua unità, soprattutto in questo momento».
È stata la prima segretaria donna, dalle voci che circolano a succederle sarà un uomo, ed è una delle due donne sindaco della provincia. La parità nella politica (e non solo) sembra quasi allontanarsi, invece di avvicinarsi. Ha una spiegazione a tutto questo?
«Su questo tema sono anch’io preoccupata: i tempi, la conciliazione, l’organizzazione, spesso an­che i modi della politica non favoriscono la partecipazione delle donne. Ma tanti esempi, in Europa come in Italia, ci dimostrano che i cittadini si fidano, e a volte preferiscono, votare una donna. Certo la competenza è una condizione ne­ces­saria per governare, a qualsiasi livello, ma di donne competenti ce ne sono davvero tantissime, eppure sono così scarsamente rappresentate. In politica, anche nel nostro territorio, serve uno sforzo maggiore. Occorre essere concreti e operativi, consentendo così di conciliare vita privata e impegno pubblico. E occorre an­che una cultura più robusta, perché sessismo e discriminazioni sono ancora, purtroppo, trasversali agli schieramenti».

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