Quanto è razzista l’Italia? Dalla vergogna delle leggi di regime del 1938 a oggi

La testimonianza della senatrice Liliana Segre, espulsa da scuola perché ebrea a otto anni,
e l’invito della presidente dell’Anpi: «Uniamo le forze democratiche, noi antirazzisti siamo di più»

Memoria Leggi Raziali Segre Le leggi razziali in Italia 80 anni dopo, nel momento in cui un razzismo dilagante sembra pervadere la società italiana, come ci raccontano i sempre più frequenti episodi di cronaca che vedono persone bersagli di violenze fisiche e verbali sono per il colore della propria pelle, o l’appartenenza etnica.

Mentre chi da anni soffia su questo fuoco è oggi arrivato al governo e non sembra voler cambiare toni. Forse anche per questo l’incontro di domenica 26 agosto – che vedeva la partecipazione della senatrice Liliana Segre (intervenuta in collegamento telefonico), della presidente dell’Anpi Carla Nespolo, dello storico Paolo Pezzino, dei deputati Andrea De Maria ed Emanuele Fiano (a cui si deve la legge contro l’apologia del fascismo votata nel 2017) moderato da Elisabetta Graziani – ha richiamato un pubblico da tutto esaurito. Smentendo anche gli immancabili haters in rete che prefiguravano un flop. Se naturalmente i politici hanno soprattutto insistito sull’oggi e sulla necessità di politiche di inclusione per facilitare la convivenza, non solo per ragioni di principio, ma anche perché ovunque si sono dismostrate le più utili a promuovere anche la sicurezza, lo storico ha ricordato come le leggi razziali, nel ‘38, furono accolte nell’indifferenza anche dell’Accademia.

Siamo ancora quell’Italia? Il nostro passato è lì, ed è forse bene tenerlo a mente, non abbiamo una storia di antisemitismo profondo, ma quando gli ebrei furono “marchiati” nessuna voce si levò per difenderli. Commovente il racconto proprio della senatrice a vita Segre che racconta come lo choc, la ferita subita da bambina, a otto anni, quando improvvisamente le fu detto che era espulsa da scuola, l’abbia poi accompagnata per tutta la vita. «Al presidente Mattarella – racconta al pubblico attento e partecipe – che mi chiedeva cosa avessi pensato al momento della nomina a senatrice a vita, ho risposto che in fondo, per quanto si invecchi, si resta sempre i bambini che siamo stati. E che quel giorno, alla bambina a cui l’Italia aveva chiuso le porte della scuola, adesso apriva quelle del Senato». L’Italia di oggi però è anche quella di un ministro indagato per aver tenuto per giorni decine di Eritrei in fuga sulla nave italiana che li aveva soccorsi mare. È il tempo in cui il razzismo sembra ormai socialmente accettabile e accettato. E il tempo di “prima gli italiani”.

Mattarella Segre

La senatrice Liliana Segre col presidente della Repubblica Mattarella

Come reagire? È una magnifica signora di 75 anni a mettere a fuoco alcune questioni cruciali tra presente e passato recente: Carla Nespolo, presidente Anpi. «È una battaglia da fare insieme, tra democratici, a me non interessa se sei riformista, liberale, comunista, mi interessa che tu sia antifascista e questo mi basta. E sono convinta che, anche se non sembra, noi siamo di più. Credo che nella popolazione ci siano però ampie fasce di persone semplicemente indifferenti al tema, non davvero razzisti». E Nespolo è anche l’unica, a oggi, su quel palco, a mettere in discussione le scelte del governo Gentiloni e in particolare del ministro Minniti rispetto ai migranti: «Abbiamo sbagliato a fare gli accordi con la Libia, non lo dico per polemica, ma perché credo sia giusto porci delle domande e fare autocritica: abbiamo governato, siamo stati capaci di portare avanti, per esempio in Europa, il sogno di Ventotene?»

Errori presunti o certi del passato, la sensazione è che oggi più che mai questo possa essere un tema fondativo o (ri)fondativo del Pd e di tutto lo schieramente alternativo al governo. E a dirlo con chiarezza è sicuramente Fiano: «Noi non staremo mai dalla parte di chi calpesta i diritti umani». Una frase che in una democrazia occidentale fino a poco tempo fa poteva sembrare superflua, e che oggi diventa invece dirimente.

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