Festa della Liberazione: il no alle armi dell’Anpi divide l’opinione pubblica

Il sindaco De Pascale risponde sul caso: «Prezioso il loro lavoro sulla memoria. Sbaglia chi non viene in piazza, non bisogna aver paura della pluralità di pensiero perchè, proprio grazie ai partigiani, siamo in democrazia. L’accoglienza ai profughi spero che insegni per il futuro»

Anpi Manifesto 25 Aprile 2022In piazza il 25 aprile ci sarà, come sempre, anche l’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, più volte al centro del dibattito politico nazionale ma forse mai come in questo particolare momento sotto attacco non solo del centrodestra, ma anche da parte di opinionisti piuttosto moderati come Massimo Gramellini o simpatizzanti come Luca Bottura, solo per citare i nomi più noti.
Oggetto dello scontro è il manifesto pubblicato dall’Associazione proprio per celebrare questo 77° anniversario della Liberazione: una piazza dove viene riportato il celebre articolo della Costituzione che recita “L’Italia ripudia l’uso della guerra” per ribadire la contrarierà all’idea che l’Italia, insieme ad altri paesi Nato, fornisca armi all’esercito ucraino per difendersi dall’aggressione russa. Chi li critica sottolinea come i Partigiani stessi siano stati combattenti e armati dagli alleati e come l’articolo 11 della Costituzione non si esaurisca in realtà in quella frase.
Una polemica tanto aspra da rischiare di scoraggiare qualcuno dal partecipare alle manifestazioni di piazza, già in genere non troppo gremite.

Ne abbiamo parlato con il sindaco di Ravenna, nonché presidente della Provincia, Michele de Pascale, da sempre attento a queste tematiche e lui stesso tesserato Anpi. «La premessa è che l’Anpi è una realtà plurale e non potrebbe essere altrimenti visto che il movimento della Resistenza teneva insieme cattolici, comunisti, repubblicani. La resistenza e l’antifascismo nascono plurali. Personalmente, sono orgogliosamente iscritto all’Anpi e da sindaco non posso immaginare la celebrazione del 25 aprile senza Anpi. In particolare per quanto riguarda quest’anno, sono particolarmente felice di come il nuovo prefetto, il dottor Castrese De Rosa, si sia reso disponibile a fare un intervento, mi pare un gesto chiaro sull’unità delle Istituzioni in una festa nazionale co- sì importante».

L’unità delle istituzioni, ma appunto una divisione profonda dell’opinione pubblica. «Si tratta di una posizione specifica su cui non credo che si possano avere certezze granitiche. Condivido la posizione del governo e del mio partito, ma non avendo competenze specifiche in tema di politica internazionale non posso che coltivare anche molti timori. Immagino che un’associazione di ex combattenti dovrà spiegare molto bene una posizione tanto netta. Detto questo, gli amici di Putin sappiamo bene chi sono in Italia e di certo non sono nell’Anpi. In generale, credo che in piazza ci si debba invece andare, non ho mai capito il centrodestra che in questa città non partecipa all’evento».

In realtà, tra le ragioni spesso addotte c’è proprio anche la presenza dell’Anpi, il punto è che quest’anno la sua presenza potrebbe far desistere anche cittadini di centrosinistra. «Non capisco questa paura delle opinioni: si può non essere d’accordo su specifiche questioni ed esprimere questo dissenso proprio perché, grazie ai partigiani, siamo in democrazia. All’Anpi va comunque riconosciuto il merito di coltivare la memoria della Resistenza e, soprattutto nel nostro territorio, il culto per i luoghi dove si è svolta, come l’isola degli Spinaroni. È un ente morale, è titolato a farlo e qui fa un lavoro preziosissimo e per questo credo meriti la nostra gratitudine. Inoltre, già in passato è accaduto che la sezione di Ravenna si sia distinta per posizioni diverse da quelle dell’Anpi nazionale senza mai rischiare di essere commissariata o nulla del genere».

Almeno un tema che mette per la prima volta tutti d’accordo c’è ed è quello dell’accoglienza ai profughi ucraini. «Sì e spero proprio che questo insegni qualcosa, chi definiva le Ong “trafficanti di esseri umani” oggi fa gli odg, come Fratelli d’Italia, per lamentarsi che non accogliamo abbastanza profughi ucraini. Chi gridava allo scandalo per i 35 euro al giorno dei progetti di accoglienza, oggi dice che 28 euro non sono abbastanza. Siamo al paradosso, e credo che qualcuno dovrebbe vergognarsi. Ravenna come sempre si è distinta per l’accoglienza, ma spero davvero che dopo questa reazione accorata e unanime il tema dei profughi in futuro sia trattato in modo molto diverso».

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