Carofiglio:«Servono indignazione non sdegno, e un linguaggio autentico»

Lo scrittore, ex magistrato e senatore Pd a Ravenna per presentare il suo ultimo libro. Con i piedi nel fango parla della necessità di un cambiamento culturale

Carofiglio Dibattito Festa UnitàEccolo, Gianrico Carofiglio – ex magistrato, già senatore nelle fila del Pd dal 2008 al 2013, scrittore di gialli e saggista –, raggiunge il palco della festa Nazionale dell’Unità con andatura sciolta, tranquilla ma sicura. Camicia bianca, jeans, scarpe da ginnastica: l’abbigliamento di un uomo semplice e sobrio.

Già dal primo profilo che ci offre di sé traspare tutta la sua spontaneità e naturalezza: è il fedele specchio dei suoi messaggi di chiarezza, coerenza, ricerca della verità. Quest’ultimo è proprio, non a caso, uno degli argomenti cardine attorno al quale si struttura il suo ultimo piccolo libro ma denso di riflessioni intitolato Con i piedi nel fango (in forma di conversazione con il giornalista Jacopo Rosatelli, per le edizioni gruppo Abele) che è venuto a presentare a Ravenna
Sguardo fisso sul pubblico, un volto da cui non traspare alcuna emozione se non sicurezza e sincera fiducia: così incomincia il suo dialogo su politica e verità sollecitato dalle domande della giornalista e deputata Pd Alessia Rotta.

Con la sua autorevole e convincente capacità di sintesi, ci guida subito attraverso il sentiero del linguaggio citando un aforisma di Confucio: «Quando le parole perdono di significato, gli uomini perdono la libertà». Comprendere ed analizzare le parole di cui si serve abilmente la politica, per poi prendere una libera, ma consapevole scelta è ciò che ci permette di innalzarci da sudditi a cittadini. Tutto ciò implica, secondo Carofiglio, due rivoluzioni culturali fondamentali nel presente momento storico: la prima consiste nel passare dallo sdegno – istantanea reazione di risentimento misto a disprezzo – all’ indignazione – ribellione a quanto offende la dignità propria o altrui –: in questo modo possiamo contrapporre la conoscenza critica e costruttiva alla propaganda delle “agenzie del rancore”, come lui definisce certi movimenti, partiti e giornali dell’attuale fase politica.

La seconda rivoluzione si identifica invece nell’utilizzare il linguaggio con precisione e cognizione di causa: la manomissione delle parole è, infatti, una pratica di cui i vertici del potere fanno uso – e abuso – in spregio alla democrazia, per poter attrarre a sé il maggior numero di consensi possibile. D’altra parte, della necessità di riappropriarsi dell’autentico significato delle parole lo scrittore ne ha già trattato nel libro Con parole precise. Breviario di scrittura civile.

Per Carofiglio anche i valori e le utopie assumono un ruolo centrale, ma sono da intendersi non come concetti astratti, bensì come pratiche etiche: è necessario riporre al centro dei rapporti umani la gentilezza (che non è sinonimo di buone maniere o segno di debolezza), concepire la comunicazione come rispetto verso gli altri – trattandoli, come direbbe Kant, sempre come fini e mai come mezzi, come soggetti e non come oggetti – e valorizzare la tradizione non come “cenere” ma come “fuoco”.

Carofiglio PubblicoDa ultimo Carofiglio sottolinea l’importanza della proiezione dell’azione politica verso il futuro, citando una frase pellerossa: «Questa terra non ci è stata regalata dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli» e ci ricorda che «dovremmo cessare di puntare il dito contro ciò che non funziona come dovrebbe ed iniziare a guardare ciò che nel nostro Paese è virtuoso e funziona bene. Per trasmetterlo alle comunità come un virus benevolo e positivo».

Il pubblico è concentrato sulla bellezza e potenza evocativa delle parole che si posano su discorsi limpidi e chiari. L’attenzione in platea rimane alta, imperturbabile: pare quasi che ognuno assapori l’importanza di questo momento imprimendolo dentro di sé, raccogliendo e facendo propri i messaggi via via vengono pronunciati. È un vero e proprio incanto intellettuale, una condivisione rara di cui tutti sembrano essere consapevoli e grati, fino agli applausi che chiudono l’incontro.

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