De Pascale: «Eolico in mare e Casa della salute saranno i segni locali del Pnrr»

Parla il Sindaco dopo la conquista del secondo mandato. «Ci aspettano anni difficili per il cantiere al porto, ma è un sacrificio col sorriso»

De Pascale Palazzo MerlatoLe elezioni comunali in cui uno dei candidati sindaco cerca il bis assumono un po’ i contorni del referendum sul primo cittadino uscente. I risultati del 3-4 ottobre a Ravenna dicono che Michele de Pascale ha vinto il suo referendum: elezione al primo turno con un 59,5 perccento che sfiora i tratti del plebiscito, visto che di fronte aveva dieci sfidanti. Dopo l’annuncio della nuova giunta, abbiamo fatto qualche domanda al 36enne inquilino di Palazzo Merlato: ragionamenti a bocce ferme sul voto e sul lavoro che lo aspetta.

Sindaco, la sua coalizione ha preso cinquemila voti in più rispetto al 2016 pur avendo votato ottomila ravennati in meno. Più soddisfatto del risultato personale o più preoccupato dell’affluenza scesa di 6 punti fino al 54 percento?
«Quando l’affluenza cala non è mai una buona notizia, nessuno che abbia il senso delle istituzioni può gioire nemmeno se sono gli elettori degli altri a stare a casa perché si ha sempre l’ambizione di convincerli. L’astensione ha colpito non solo il centrodestra ma anche i Cinque Stelle. Detto questo, a un certo punto è necessario tirare una riga e per un sindaco non c’è nulla di più gratificante che vedere incrementare i propri voti assoluti».

La lista De Pascale Sindaco era una novità della coalizione, sulla scia dell’esperienza di Bonaccini alle Regionali 2020. I voti raccolti portano in consiglio comunale Daniele Perini e Davide Buonocore (ex Idv), non certo delle novità per la politica locale. È quello che si aspettava?
«La lista aveva il compito di parlare a un mondo che non si riconosce nei partiti ed è risultata la seconda forza di coalizione con il 5,9 percento che ci gratifica molto. Per quanto riguarda le preferenze sono stati favoriti quelli con più esperienza e credo che si debba avere grande rispetto verso chi riscuote tanta fiducia. Inoltre credo che il voto a Buonocore possa essere letto come un attestato per il nostro operato nel mondo della chimica dove lui lavora».

Ravenna in Campo si identificava in maniera consistente nel nome di Roberto Fagnani, assessore a Lavori pubblici e Sport della sua prima giunta. L’1,96 percento della lista è da leggere anche come una critica alle sue politiche in quei settori?
«Se fosse così vorrebbe dire che in altri campi siamo stati perfetti e non lo siamo stati. Credo che Ravenna in Campo abbia pagato il dato politico nazionale attorno a Italia Viva, il radicamento locale del Pri nell’area più moderata e il buon risultato della mia lista. Forse un’ag­gregazione unica dei moderati avrebbe dato risultati migliori».

La novità principale della nuova giunta è Annagiulia Randi, totale esordiente in politica. Come nasce la scelta?
«È una manager del porto e ci siamo conosciuti in quel contesto. Si è fatta avanti quando ho iniziato a lavorare a una mia lista che proponesse figure senza appartenenza politica e con le sue competenze e il suo curriculum mi è sembrata una persona giusta per la candidatura. Alla luce del risultato uscito dalle elezioni ho ritenuto fosse giusto dare un riconoscimento ai tanti elettori che hanno votato il mio nome senza appartenenza di partito. Ho deciso di fare un investimento su di lei».

Il vicesindaco è ancora del Pri ma i repubblicani sono la quarta forza della coalizione. Come l’ha presa Coraggiosa che ha raccolto più voti?
«Il Pri e Coraggiosa equilibrano la coalizione al centro e a sinistra. Entrambe sono uscite raf­forzate dalle urne e all’assessore Baroncini sono andate deleghe importanti. Sono con­vinto che la valorizzazione dell’identità e della cultura repubblicana sia un elemento stra­tegico per il centrosinistra a Ravenna: il Pri di fatto non esiste da altre parti d’Italia e tiene saldamente nella coalizione un elettorato laico e liberale che penso rappresenti un valore per la città».

A proposito dell’assessore Baroncini, come va letta la delega alla Transizione ecologica a un esponente di una forza non proprio entusiasta per il progetto di cattura e stoccaggio CO2?
«Baroncini rappresenta quella parte di città che spinge e sprona per fare presto verso le rinnovabili ma con pragmatismo e senza spinte ideologiche. Abbiamo firmato insieme un programma elettorale che non si oppone pregiudizialmente alla Ccs ma nemmeno la identifica come la frontiera della nostra industria energetica. Sta all’interno di un mix di interventi che comprendono anche il parco eolico al largo in mare».

Sommare la delega allo Sport alle tante importanti che già sono nelle mani dell’assessore Costantini, rischia che possa venire trascurata?
«In una riflessione fatta anche con il segretario del Pd Alessandro Barattoni abbiamo convenuto che gli elettori fossero d’accordo con noi nel valutare positivamente il lavoro fatto da Costantini e Del Conte. E sui due c’è un investimento importante del sindaco e del partito. Vogliamo poi puntare sull’attrattività turistica dello sport».

Ora va definito lo staff del suo gabinetto…
«Serve un mesetto per ragioni burocratiche ma le figure principali saranno confermate».

Nomina De Pascale Bis

De Pascale con la nomina ufficiale per il suo secondo mandato di sIndaco di Ravenna

Il primo provvedimento annunciato è l’adozione del piano urbanistico che era già pronto prima del voto. Poi cosa c’è in agenda?
«Nei prossimi sei mesi verranno destinate tutte le risorse del Pnrr, sarà un periodo cruciale e siamo pronti perché abbiamo lavorato molto per esserlo».

Ci sono interventi che più di altri si possono considerare la ricaduta tangibile del Pnrr sul territorio?
«Ne cito due: il progetto Agnes del valore di un miliardo di euro per un parco eolico offshore e la Casa della salute in darsena. Il primo non è importante solo per la produzione di energia pulita ma soprattutto perché può mettere Ravenna in una condizione di vantaggio su questo tema: se da noi, prima che altrove, nascerà una filiera di imprese per la costruzione di parchi eolici in mare vorrà dire avere la possibilità di essere i referenti per i futuri interventi del genere in tutto il Mediterraneo. Il secondo invece risponde ai bisogni di un quartiere con difficoltà sociali e Lido Adriano ci insegna che i cittadini apprezzano la disponibilità di servizi: cinque anni fa in quel lido mi avrebbero tirato i pomodori e ora è uscito un voto a nostro favore: in 5 anni abbiamo fatto una scuola e la Casa della salute».

L’appalto per approfondire i fondali del porto è stato assegnato. I prossimi cinque anni saranno una passeggiata?
«Ora ci aspetta invece un periodo difficilissimo: aver sbloccato i lavori è anche una delle ragioni del risultato elettorale ma abbiamo di fronte 5-6 anni di gestione di un cantiere di dimensioni inimmaginabili. È un sacrificio che affrontiamo con il sorriso perché abbiamo una prospettiva strategica per la città che non era immaginabile. Quando Donati ha detto “di hub portuale si può anche morire” non so cosa intendesse. Di sicuro non è stato capito al porto».

Facciamo il punto sui progetti rimasti a metà del guado prima del voto. Partiamo dal nuovo palazzetto dello sport da 15 milioni di euro…
«Abbiamo vissuto una vicenda paradossale: ci ha fatto causa l’azienda che aveva ricevuto una interdittiva antimafia. Ora il cantiere è ripartito dopo l’ennesima nostra vittoria in tribunale. Possiamo pensare che sia pronto per la stagione sportiva 2022-23».

La piscina comunale?
«Deve uscire il bando di gara».

Stradelli retrodunali al mare?
«Il 4 ottobre c’è stata la consegna del cantiere alla ditta. Dovranno iniziare i lavori che si interromperanno per la stagione estiva 2022 e riprenderanno dopo. La prossima estate negli stradelli già verrà tolta una parte dei parcheggi e si cominceranno a vedere gli effetti della riqualificazione. Quanto, dipende dal meteo invernale».

E cosa farete per l’ippodromo?
«In quello spazio ci sono più esigenze che vorremmo far convivere. Principalmente il calcio e la bicicletta. Io ci aggiungo lo skate. E ci troviamo a ridosso di un avviato circolo tennis e del Pala Costa. Si può immaginare una cittadella dello sport. Faremo uno studio complessivo per migliorare le infrastrutture. Il Ravenna Fc vorrebbe un campo in sintetico? Richiesta legittima ma dovremo valutare se il costo in quel sito è al pari o più costoso di altri punti della città e ci aspettiamo che una società di vertice faccia la sua parte accanto al Comune, che è disponibile».

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