Manutenzione fiumi e argini, i geologi chiedono maggiori investimenti pubblici

Il presidente dell’ordine dell’Emilia-Romagna dopo l’alluvione: «Bisogna potenziare gli uffici preposti, conservare i boschi in montagna, dare spazio alle acque»

Allagamenti Maltempo 3 maggio«Ad ogni evento estremo o quasi estremo, per pioggia, si rompe un argine, questa volta più di uno. Non è un problema di cambiamento climatico. Non servono solo interventi strutturali. Serve anche potenziare gli uffici pubblici preposti alla gestione dei fiumi, degli argini, preposti alla loro manutenzione. Occorre un potenziamento di questi uffici».

Lo ha dichiarato Paride Antolini, presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna, che dopo l’alluvione di questi giorni lancia un appello, chiedendo maggior investimenti da parte del pubblico. «Ritorniamo a pianificare il territorio», continua Antolini, chiedendo di investire in particolare negli uffici pubblici competenti, che devono monitorare migliaia di chilometri di argini.

«Come si fanno opere di manutenzione per abitazioni e ponti – prosegue il presidente dell’ordine – bisogna fare opere di manutenzione anche per gli argini. Il fiume va studiato in tutto il suo corso, dalla foce alla sorgente e ogni settore del fiume richiede particolari interventi, specialmente in una situazione, quale siamo, di estrema antropizzazione del territorio e dove i margini di intervento sono ridottissimi. Quindi bisogna conservare le aree forestali in montagna e nella pianura bisogna cercare di dare spazio, per quanto possibile, alle acque dei fiumi, attraverso aree di laminazione, casse di espansione, allargamento degli alvei».

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