Facciamo un ’77: giovani artisti si confrontano con quell’epoca quarant’anni dopo

Al Mar di Ravenna inaugura la nuova edizione di Ram. In mostra foto di Enrico Scuro sul Festival nazionale della Gioventù

Pagliani(Uno Sguardo) Acrilico, Pastelli A Olio, Grafite E Collage Su Carta, 18x18cm, 2017

Pagliani(Uno Sguardo) Acrilico, Pastelli A Olio, Grafite E Collage Su Carta, 18x18cm, 2017

Per quanto gli anniversari possano infastidire, costituiscono un’occasione di reinterpretare la storia, anzi, le storie: a 40 anni di distanza dal movimento del ’77 la visibilità viene principalmente da iniziative di intellettuali che quegli anni li hanno vissuti o studiati, sempre più numerose a partire dagli ultimi due decenni: nel 2004 è uscito il film di Guido Chiesa Lavorare con lentezza incentrato su Radio Alice, l’emittente del movimento studentesco di Bologna; tre anni dopo il giornalista Enrico Franceschini pubblica il libro Avevo vent’anni che raccoglie le voci e i ricordi dei protagonisti del collettivo di Giurisprudenza di Bologna. Sempre qui nel 2011, il fotografo Enrico Scuro dà alle stampe I ragazzi del ’77, un testo che ripercorre gli avvenimenti bolognesi attraverso immagini proprie e quelle inviate da un migliaio di persone grazie a FaceBook e, dopo alcune mostre a Bologna che sdoganano le immagini di quegli anni, una sua personale sul tema è stata ospitata quest’anno al Teatro Comunale di Bologna. Un’altra mostra fotografica a Milano nel 2016 presenta le fotografie di Dino Fracchia, reporter delle giornate dei due ultimi Festival organizzati dalla rivista antagonista Re nudo, fra cui il raduno a Parco Lambro nel ’76. Nel frattempo, le mostre dedicate ad Andrea Pazienza e le riedizioni dei suoi fumetti permettono un passaggio generazionale di nicchia sui sogni, ossessioni, violenze di quella generazione mentre con altro scopo un saggio storico di Luca Falciola uscito nel 2015 (Il movimento del 1977 in Italia) ricostruisce faticosamente il contesto storico sociale – la grave crisi occupazionale giovanile, l’avanzare della rappresentanza parlamentare del Partito Comunista, gli accordi per il “compromesso storico” con la Democrazia Cristiana – e le varie anime del movimento giovanile, del rapporto drammatico con lo Stato, i partiti e in particolare col PCI, fino ai collegamenti e alle rotture col decennio seguente. La crisi di rappresentanza vissuta da una generazione, di cui ancora oggi sono visibili le conseguenze, fu consumata in questa seconda ondata di contestazione di massa, unica al mondo fra i paesi che avevano contribuito al ’68.
L’edizione di Ram – una rassegna artistica dedicata ai giovani che da anni costituisce un appuntamento consolidato a Ravenna – ha accettato la sfida dell’anniversario prendendo a tema il ’77 e proponendolo ad artiste, artisti e curatrici selezionati, per la prima volta provenienti da tutto il territorio romagnolo. Facciamo un ’77 è il titolo che attraversa i lavori di Chiara Talacci e Michele Argnani (fotografia), Elena Pagliani (illustrazione), Matilde Morri (grafica d’arte), Shani Militello (performance), Lorenzo Jato e Agnese Scultz (pittura) e i testi di Emilie Gualtieri e Veronica Lanconelli: si tratta di giovani della generazione fra il 1984 e il ’95 che di quegli anni sapevano poco o nulla ma che hanno accettato di confrontarsi con quella esperienza. E’ così che i lavori e gli scritti – a cui si aggiungono quelli delle curatrici Antonella Perazza, Sabina Ghinassi, M.Rita Bentini, Elettra Stamboulis – di tutte quelle anime che erano il movimento, di tutte quelle parole, desideri e pratiche, hanno preferito alcuni temi: quelli dei paesaggi liminali, delle identità della massa, della manipolazione della violenza, quelli del desiderio, del significato della testimonianza generazionale, del rapporto fra personale e politico, fra memoria collettiva e personale.
E poiché anche una breve riflessione sul ’77 andava ben oltre, Elettra Stamboulis – curatrice del progetto – ha arricchito la mostra con materiali inediti che si concentrano sul Festival nazionale della Gioventù di Ravenna organizzato dalla Federazione dei Giovani Comunisti Italiani (Fgci) fra la fine di luglio e l’inizio di agosto 1976.
Il festival presentava un programma d’eccezione per la scena musicale italiana e internazionale: oltre ad un’anteprima degli Inti Illimani, si presentarono sul palco fra gli altri Area, P.F.M., Banco del Mutuo Soccorso, Rino Gaetano, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Tony Esposito, Tullio de Piscopo, Don Cherry e Cecil Taylor. A concludere doveva essere un concerto di Joan Baez, forse annullato a causa dei disordini di quei giorni. Fra concerti, dibattiti e presentazioni di film, l’evento aveva l’obiettivo di integrare quella grande fetta di giovani che aveva da tempo manifestato una forte critica verso la politica del Pci aderendo a varie formazioni politiche più a sinistra (Lotta Continua, Manifesto, Pdup, Avanguardia Operaia) ma anche a una politica spontaneista (praticata dai Collettivi, i Circoli del Proletariato giovanile, gli “autonomi”) sempre più divisa fra gruppi pacifisti e violenti spesso contrapposti. La discussione doveva essere affrontata in dibattiti pubblici in spazi e per temi preordinati, secondo la griglia dei Festival dell’Unità, un’organizzazione che rileva la distanza dal tipo di confronto spontaneo, duro, sempre attento alle manipolazioni che i ragazzi del movimento erano abituati a praticare. In mostra quindi ci sarà il documentario Se non è ancora la felicità di Giuseppe Bertolucci – girato a Ravenna in quei giorni – che registra i confronti politici sul tema del lavoro ma anche le fratture fra gli stessi compagni quando si trovano a discutere di famiglia e sessualità – poste al centro dalle femministe – o non si distanziano da atteggiamenti omofobici.

TalacciIn Una Notte Chiara C Print Da Negativo 6x6, 20x30cm, 2017

TalacciIn Una Notte Chiara C Print Da Negativo 6×6, 20x30cm, 2017

La seconda testimonianza è l’allestimento delle fotografie del bolognese Enrico Scuro prese a Ravenna: non sono foto dei musicisti ma degli spazi e dei protagonisti, i giovani e gli uomini del servizio d’ordine del festival che si scontreranno duramente manifestando una totale incomprensione politica e generazionale. Ci sono le foto del campeggio Di nuova generazione allestito a Lido Adriano, aspramente criticato dai ragazzi per la distanza, la sua alta recinzione e la torretta in stile lager, e quelle del campeggio alternativo innalzato dai ragazzi; ci sono gli stand gastronomici, criticati da parte dei ragazzi per i prezzi. Fra le foto non ci sono le sparatorie della polizia – che lasciarono feriti a terra due ragazzi, colpiti alle gambe e all’addome -, non ci sono le spaccate delle vetrine operate dai manifestanti, né le assemblee o il corteo che invase la città fino a Piazza del Popolo al grido di “assassini” quando si pensava che uno dei ragazzi fosse stato ucciso, non i saccheggi, l’autobus dato alle fiamme, gli schieramenti dei celerini chiamati in rinforzo da Bologna e Padova, il servizio d’ordine che picchiava, metteva sui treni, braccava i ragazzi per le strade là dove non arrivavano gli arresti della polizia. Per queste memorie è utile ascoltare l’allestimento sonoro in mostra delle trasmissioni di Corrado Molducci – alias DJ Stavros Zagorakis – che ha condotto una ricerca storica sui giornali dell’epoca, fonti orali e testimonianze registrate per ricostruire ognuno di quei 10 giorni sia dal punto di vista della cronaca che della musica (riascoltabili in rete: Radio Sonora, L’OVE DJ Stavros, puntate di gennaio-marzo 2017).
L’idea complessiva che ne esce è che questi eventi a Ravenna furono la dimostrazione di un antagonismo senza possibilità di dialogo, di due modi diversi di pensare al mondo e alla politica: l’ideale di una società veramente diversa che quella generazione pensava di realizzare non aveva nessuna possibilità di rappresentanza. Ravenna fu il banco di prova di quello che fu il ’77 a Bologna: il sogno di quella generazione soffocava fra i morti, la violenza della polizia, le P38 dell’ala radicale dei collettivi, l’incomprensione dei partiti e della vecchia generazione.

RAM Biennale dei giovani artisti della Romangna, MAR Museo d’Arte della città di Ravenna
2 settembre 2017 – 17 settembre 2017
Progetto a cura di Elettra Stamboulis
Inaugurazione: venerdì 1 settembre ore 18, a seguire party a tema presso la terrazza della Galleria Anna Fietta di via Argentario
Orari: martedì-domenica 9-18 chiuso Lunedì

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