Sul confine (superato) tra arti minori e maggiori: la mostra del Museo Nazionale

In corso a Ravenna “Il mestiere della arti” che presenta una serie di gioielli di grande attrazione

54. Igor Mitoraj Moon Light Pilastro HD.

Igor Mitoraj, Moon Light Pilastro HD.

L’idea che sostiene la mostra “Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità” – in corso al Museo Nazionale di Ravenna e organizzata dal Polo Museale dell’Emilia Romagna – parte da un tema dibattuto con ricorrenza nel tempo, ovvero il rapporto fra le arti maggiori – pittura e scultura nel caso di questa esposizione – e le cosiddette arti minori, relegate in alcune epoche pura produzione artigianale.

Il ‘900 ha rivoluzionato del tutto la percezione degli oggetti d’arte almeno dall’epoca Art Nouveau e dal Decò, non a caso derivato dall’aggettivo Décoratif: già più di 100 anni fa gli artisti hanno mescolato le carte dedicandosi senza scale valoriali anche al design di abiti, gioielli, vasi e posate. Questa linea è stata proseguita con successo dal Bauhaus che, superando l’idea ormai anziana di arte totale, ha stabilito alcuni criteri oggi fuori discussione. Fra questi è che la richiesta di mercato moderno non fa differenze fra arti maggiori e minori, che gli oggetti di lusso hanno bisogno di un quid di creatività garantita solo da designer professionisti, spesso di veri e propri artisti. Con difficoltà quindi potremmo dichiarare artigianale la progettazione che nel corso del ‘900 ad oggi ha esplorato i confini fra arte e design, un’idea su cui convengono in catalogo anche i curatori della mostra di Ravenna, Ornella Casazza ed Emanuela Fiori con la collaborazione di Maria Anna Di Pede e Laura Felici.

Paolo Staccioli, Bambole

Paolo Staccioli, Bambole

Suddivisa per materiali ma presentata in mostra con una serie di rimandi di allestimento fra oggetti diversi, l’esposizione al Museo nazionale presenta una serie di gioielli di grande attrazione: dalle collane e anelli in oro, argento e diamanti di Daniela e Marzia Banci, realizzate da una decina d’anni a questa parte, agli abiti-gioielli di Orlandini, ai bracciali di Giovanni Corvaja. Si va quindi dalle produzioni d’oreficeria più recenti di Angela De Nozza e Nini Santoro alla presentazione di alcuni gioielli degli anni ’70 e ’80 di Gigi Guadagnucci, ampliando il concetto di preziosità a materiali sintetici come le resine utilizzate da Angela Caputi, a perline di murano e cristalli di Boemia con cui Ornella Aprosio realizza le spille e le borsette della propria linea.

I gioielli, come si diceva, sono esposti in mezzo a dipinti, ceramiche, sculture in modo da ricercare un dialogo sulla libertà espressiva dei materiali e sulle loro possibilità di trasformazione. La scelta dei dipinti e delle sculture in mostra non è legata ad altro criterio se non quello della corrispondenza visiva: gli artisti presenti appartengono per la maggior parte alla generazione nata fra gli anni ’40 e ’50, alcuni di essi sono collegati alla Toscana per nascita, attività o legami di vita, altri sono attivi in campo scultoreo, pittorico e contemporaneamente nella progettazione di gioielli come il fiorentino Stefano Alinari di Firenze, che espone gioielli e alcune sculture in bronzo, o l’ormai scomparso Igor Mitoraj, in mostra con una scultura ed un anello, o come Sophia Vari che si dedica alla realizzazione di sculture, dipinti e gioielli.

Orlando Orlandini, Feeling

Orlando Orlandini, Feeling

Ci sono nomi meno noti al pubblico – l’artista ceco Ivan Theimer, presente con alcuni dipinti e sculture in terracotta, o lo scultore Sauro Cavallini – e altri che al contrario risultano fra i grandi interpreti dell’arte italiana come Luigi Ontani o i fiorentini Giuliano Vangi e Paolo Staccioli. Di quest’ultimo scultore sono in esposizione alcuni lavori di grande bellezza, come il vaso istoriato in ceramica, le Bambole in terraglia smaltata, la serie dei guerrieri e delle corrispondenti femminili realizzati in bronzo o in materiali misti. Una sorpresa è la presenza dei lavori della figlia – Paola Staccioli, classe 1971 – che si distanzia dai modi del padre per la scelta dei soggetti – teiere o figure – ma li segue nella sapiente lavorazione smaltata dei materiali.

Alcuni lavori in mostra risentono del passaggio degli anni – si veda Moon Light di Mitoraj, Uomo con flauto di Paladino, o alcune sculture di Vangi –, altre utilizzano uno stile personale che evita qualsiasi contaminazione con la contemporaneità, come nel caso di Sophia Vari o Fernando Cucci. Il che ci introduce la problematica coinvolta nel concetto di contemporaneo ma forse non basterebbe lo spazio di un museo per chiarirla.

Il mestiere delle arti. Seduzione e bellezza nella contemporaneità, Museo Nazionale di Ravenna, fino al 26 maggio; orari: MA-DO 8.30-19; ingresso compreso nel biglietto del museo (7 euro).

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