Il Joker di Todd Phillips, come il Macbeth di Shakespeare

Meritato vincitore a Venezia, il film echeggia tanto cinema di Martin Scorsese

Joker Movie Joaquin Phoenix 1188457 1280x0Ottobre è iniziato con l’imperdibile Joker di Todd Phillips, Leone d’Oro dell’ultima edizione del Festival di Venezia.

Magistralmente interpretato da Joaquim Phoenix, e con Robert De Niro, il film è un prequel della trilogia del cavaliere oscuro di Christopher Nolan – e racconta le origini e la genesi di Joker, il cattivo nemico di Batman.

Siamo a Gotham City negli anni 80. Arthur Fleck è un attore di scarso successo, che di notte gira per cabaret col suo show, e di giorno per arrotondare lavora come clown. Una società che lo respinge e lo isola, relazioni sociali scarne e inesistenti, l’alienazione cresce… E diventerà il cattivissimo Joker.

È l’universo della DC Comics che disvela le sue vere origini a partire dalle tragedie classiche greche e shakesperiane, nell’eterno oscillare dal mito dell’eroe al mito dell’antieroe. Il Cattivo, come nel Macbeth, è il protagonista vero – e allora siamo da sempre morbosamente attratti dalla sua storia, da come egli sia nato buono e divenuto cattivo. E il cattivo, come nell’hard-boiled americano di Hammett e Chandler, può solo crescere in una metropoli, una Gotham City come Los Angeles o New York, dove è inevitabile che il Pagliaccio, per sopravvivere, diventi il folle estremo ed emblema del male.

E infatti il film echeggia, anche molto esplicitamente, tanto cinema di Martin Scorsese, da Re per una notte ad After Hours, nel suo vagare alla ricerca di qualcosa nel mondo; e da Mean Streets a Taxi Driver, nel capire come il mondo, una volta scoperto, possa solo far crescere dei Joker. Martin Scorsese, e quindi Robert De Niro: la cui presenza sembra dover detonare Joaquim Phoenix a trovare la sua dimensione di cupo psicopatico per cui proviamo empatia. Un Joker che parte dal cabaret notturno, quello che fa venir voglia di canticchiare Sinatra, e finisce per ricordare il Wolverine di Logan nella sua stoica accettazione del destino.

Film complesso, da gustare per strati successivi: il comic fumetto che tutti conoscono; la memoria del Joker interpretato da Jack Nicholson prima e da Heath Ledger poi; il suo rapporto con Batman che abbiamo esplorato con i film di Nolan; tutto Martin Scorsese, come dicevo; parentele con il Wolverine di Logan e un implicito richiamo alla politica e alla lotta. Meritato vincitore di Venezia.

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