Il festival rock che punta sulle contaminazioni: «Una vetrina dei suoni del mondo»

Dal 3 al 6 giugno a Marina di Ravenna torna Beaches Brew. Già venduti “abbonamenti” in Australia, Canada e Stati Uniti

Courtney Barnett 2 Credit Mia Mala McDonald Landscape

La cantautrice Courtney Barnett, forse la protagonista più nota di Beaches Brew 2019

Un festival che rappresenta un caso unico in Italia e probabilmente non solo, che porta sulla spiaggia di Marina di Ravenna una ventina di concerti in quattro giorni con artisti provenienti da tutto il mondo, a ingresso gratuito, e un cartellone che non segue le linee guida delle altre rassegne simili, ma che parte dal mondo rock per andare a indagare le periferie, «all’insegna della multiculturalità e della contaminazione». È il Beaches Brew di Marina di Ravenna, l’unico vero festival musicale della Romagna (inteso come rassegna concentrata in pochi giorni e una serie di attività collaterali in grado di creare una sorta di comunità), dove gli artisti vivono a contatto con il pubblico, in un’atmosfera internazionale. Nelle ultime due edizioni sono state circa 15mila le presenze stimate dagli organizzatori – lo staff dell’associazione culturale Bronson – che sottolineano come circa il 40 percento siano straniere. E così anche quest’anno le strutture ricettive (i campeggi in particolare) di Marina stanno andando verso il tutto esaurito (in un periodo di bassa stagione, dal lunedì al giovedì) e sono già stati venduti braccialetti (una sorta di abbonamento ideato per sostenere il festival e che garantisce lettini in spiaggia, drink e alcuni gadget) in Australia, Canada e Stati Uniti, oltre che in diversi Paesi europei.

Beaches Brew 2018 Hana Bi Foto Francesca Sara Cauli11

Uno scatto di Francesca Sara Cauli da Beaches Brew 2018

Una serie di caratteristiche che, paradossalmente, fanno passare in secondo piano il cartellone degli artisti. Nel senso che gli appassionati “comprano” a scatola chiusa il marchio Beaches Brew, fidandosi di una direzione artistica condivisa, frutto di un lavoro di otto mesi – assicura Christopher Angiolini di Bronson – e di uno staff internazionale che ha base tra Ravenna, New York, Londra, Danimarca e Olanda. «Vogliamo essere una vetrina dei suoni dal mondo – ribadisce Angiolini alla stampa –, un luogo dove la cultura e la controcultura si incontrano, dove le minoranze trovano voce», concetti che fanno un certo effetto, in Italia, all’indomani delle elezioni europee. «Un festival – continua Angiolini –, aperto anche ai non appassionati, alla curiosità, che manteniamo volutamente gratuito tra tante difficoltà, grazie anche al sostegno degli sponsor e delle istituzioni come il Comune di Ravenna, che ha aumentato il proprio contributo nel corso degli anni». Come conferma il sindaco Michele de Pascale. «Un contributo che però è cresciuto meno di quanto sia cresciuto il festival – sorride De Pascale seduto al Bronson Caffè durante la conferenza di presentazione –, un festival che racconta la nostra spiaggia in un modo unico, come non riesce a fare nessun altro evento. Una spiaggia accessibile a tutti, dove ci si può divertire in modo “impegnato”, un evento di cui parla tutto il mondo, in questo determinato ambito, e in grado anche di fare sistema con il resto del paese». Beaches Brew parte infatti lunedì 3 giugno dal molo Dalmazia di Marina di Ravenna e prosegue poi per altri tre giorni al bagno Hana-Bi, coinvolgendo a fine serata anche altre attività di Marina come l’Amsterdam Pub e l’Alba Hotel, senza contare le strutture ricettive, coinvolte tramite Romagna Welcome. Da segnalare anche l’implementazione del trasporto pubblico con Ravenna per favorire i turisti e il programma “off” della manifestazione, in grado di intrattenere i partecipanti già dal tardo pomeriggio, con selezioni musicali degli stessi artisti e, tra le altre cose, lezioni di birra artigianale.

BIG THIEF

Gli americani Big Thief

Arrivando al programma vero e proprio, gli headliner del festival li indica direttamente Angiolini, e sono quelli chiaramente più popolari tra il popolo “indie-rock”. Si tratta della cantautrice australiana  Courtney Barnett (suonerà dal vivo in esclusiva italiana a fine serata martedì 4 giugno) e degli americani Big Thief (tra  slowcore e “americana”), di cui si parla in maniera entusiastica su un po’ tutte le riviste del settore (sul palco mercoledì 5). Ma Angiolini ricorda anche la presenza di un’artista molto chiacchierata (secondo Pitchfork uno dei dieci nomi su cui puntare di questo 2019) come la rapper afroamericana BbyMutha (sempre il 5 giugno all’Hana-Bi), «madre di due gemelli e vittima nella sua vita di ogni tipo di violenza, che ha riportato nei suoi testi all’insegna della speranza».
Altri spunti li offre Bruno Dorella – autorevole musicista della scena underground italiana, ravennate d’adozione e spesso di fianco ad Angiolini davanti alla stampa per presentare le varie rassegne targate Bronson – che sottolinea la presenza di una band storica come gli olandesi The Ex (sul palco il giorno finale, giovedì 6 giugno), con un’indole punk intatta da quasi quarant’anni, ma anche di nomi meno noti tutti da scoprire, come il gruppo belga Kel Assouff, che contamina la musica tradizionale africana con il rock (sul palco del molo il 3 giugno, dove si partirà con il mercatino del Garage Sale e un “secret show” già dalle 18) o il reggaeton contemporaneo di Kelman Duran, artista dominicano cresciuto nei sobborghi di New York e Los Angeles (protagonista al festival il 5 giugno).

Kel Assouf © Maël G. Lagadec 1

Kel Assouf

Tra gli altri artisti in cartellone nei quattro giorni, la nuova creatura dell’icona post-punk Ian Svenonious, Escape-Ism; gli australiani Tropical Fuck Storm (art-rock); il collettivo multimediale sudafricano Crack Cloud, l’icona della scena footwork di Chicago Rp Boo, gli americani Prison Religion (rap-hardcore), il turco Cuneyt Spetci e, dall’Italia, l’acclamato indie-rock di Any Other.

Tutti gli artisti, il programma completo giorno per giorno e le info utili, a questo link.

CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24