Il 2019 (anche) per non morire di burocrazia

Arrivare nella sestina delle finaliste per la candidatura a capitale della cultura, va da sé, è motivo di gioia e soddisfazione per chi ci ha creduto fin dall’inizio e, in fondo in fondo, anche per gli scettici. Perché comunque sia questo significa già ora visibilità e un altro anno di attività intorno a questo obiettivo, che se poi dovesse essere centrato potrebbe davvero comportare un’accelerazione nella trasformazione della città. Ma intanto, intanto già questa prima promozione potrebbe, chissà, velocizzare alcuni processi. Per esempio la riqualificazione della darsena, il cui Poc sarà approvato ai primi del 2014 e per il quale intanto stanno arrivando osservazioni, come scriviamo in questo stesso numero. Osservazioni che, per esempio, chiedono più elasticità economica verso i proprietari in un momento di crisi. È questa la strada giusta? O sarebbe meglio invece restare fermi e aspettare momenti più propizi per non rischiare pasticci e cercare magari investitori capaci di sostenere i costi aggiuntivi previsti per le opere pubbliche? Ma questi investitori, esistono? Intanto, anche grazie al sindaco, torna in auge l’idea di una piazza nel quartiere su cui dovrebbero sorgere una chiesa, una sinagoga e una moschea, luogo dunque di incontro tra le tre grandi religioni monoteiste, dove il cristianesimo supponiamo sarebbe declinato in cattolicesimo. Idea che può essere suggestiva, certo. Noi, più prosaicamente, ci auguriamo che il nuovo quartiere prenda innanzittutto vita come luogo di cultura, di incontro e magari di vita notturna, di spettacolo e di musica con un occhio di riguardo ai ragazzi e agli universitari. Magari attraverso i riusi temporanei che sembrano piacere un po’ a tutti nell’idea ma che, siamo pronti a scommetterci, rischiano di soccombere sotto il peso della burocrazia. Naturalmente, perché questo accada, bisognerebbe innanzitutto che in questa città la musica si potesse proporre nei locali pubblici senza rischiare multe, con la certezza di non essere fuori norma. E invece. Invece ancora una volta una burocrazia tra il kafkiano e il fantozziano rende tutto ciò molto complicato. Anche per questo abbiamo quanto mai bisogno di pensare molto intensamente al 2019. Chissà che un obiettivo così non possa scuotere un po’ tutti dal torpore e decidere che si può rispettare le regole e fare le cose per bene, ma senza morire di scartoffie e affini.

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