Un mese di lavori al ponte mobile e ora è meno efficiente di prima

Il ponte mobile sul Candiano a Ravenna è stato chiuso il mese di maggio 2023 per rifare il manto stradale e dopo i lavori ha due dossi in più che riducono la velocità e creano lunghe code. Nei 13 anni precedenti non c’erano mai stati

Il ponte mobile in via Attilio Monti a Ravenna

Le rampe di accesso al ponte mobile di Ravenna dal 13 giugno sono dotate di cosiddetti dissuasori di velocità, volgarmente chiamati dossi. Non c’erano mai stati nei tredici anni compresi tra l’inaugurazione del 2010 (con quasi due anni di ritardo rispetto alle previsioni e una spesa, lievitata, di 11 milioni di euro) e la fine dello scorso aprile. Poi c’è stato un mese di chiusura totale al traffico per rifare il manto stradale (mai così lungo un cantiere sul ponte) e meno di 48 ore dopo la riapertura (arrivata l’8 giugno senza dossi) c’è stato un incidente stradale, senza feriti gravi, che ha fatto sorgere dubbi sull’aderenza in caso di pioggia.

I controlli dell’Autorità portuale, proprietaria del manufatto, “non hanno rilevato alcuna anomalia realizzativa”. Eppure Ap ci ha aggiunto due dossi e un cartello di pericolo. Risultato: rallentamenti dei veicoli, causati anche dalla luce del sole che si riflette sulla nuova superficie lucida e abbaglia il guidatore, e code. Che nei momenti di punta sulla sponda nord arrivano fino al quartiere San Giuseppe.

Forse non c’è bisogno di essere cresciuti a pane e ingegneria per notare che qualcosa non torna. Prima del cantiere non c’erano file, ora sì. Se il ponte è sicuro, che bisogno c’è di metterci dei dossi che prima non c’erano? La risposta potrebbe stare in una frase della nota firmata da Ap dopo i test successivi all’incidente: «Le condizioni di sicurezza sono strettamente collegate al rispetto dei limiti di velocità, soprattutto in caso di pioggia». Se funziona così, allora perché trattenersi e non mettere dossi ovunque per le strade invece di rifare gli asfalti?

Ma se prima il ponte non aveva dossi, allora ‘sto rischio per la sicurezza non c’era quando pioveva. Se l’unica variazione è un cantiere, allora la manutenzione ha, di fatto, peggiorato la fruibilità. Ci vuole tempo perché il fondo deve “gommarsi”, come ha detto qualcuno? Allora non è stato riaperto in sicurezza? Peraltro Ap non ha annunciato una data di rimozione dei dossi, ma ha specificato che «verranno commissionati ulteriori lavori di verifica ed aumento dell’aderenza del manto stradale che comporteranno una prossima chiusura del ponte». E il presidente di Ap, al quotidiano Il Resto del Carlino, ha dichiarato che bisognerebbe prendere in considerazione l’ipotesi di costruire un altro ponte in aggiunta a quello esistente in modo da averne uno per ogni senso di marcia: «Progetto da 20 milioni di euro e due anni per averlo operativo». (Sic!).

Subito dopo l’incidente stradale del 10 giugno, la giunta comunale ci ha tenuto ha specificare che di quei lavori non hanno responsabilità. Un po’ per smarcarsi e scampare qualche critica. Ma non è che l’amministrazione di Palazzo Merlato avesse fatto un figurone nella gestione della parte di sua competenza durante la chiusura per il cantiere e cioè la gestione della mobilità. L’apertura della ztl di via di Roma è arrivata solamente due giorni dopo l’interruzione del transito, come se non si potesse ipotizzare il caos per la viabilità.

Tutto questo è arrivato in consiglio comunale il 13 giugno. Una parte dell’opposizione l’ha toccata piano: il presidente di Ap deve dimettersi. Richiesta presentata più o meno una volta a settimana da alcuni consiglieri e quindi un po’ inflazionata. Difficile aspettarsi che la maggioranza di centrosinistra si accodasse, visto che il numero uno di Ap è (anche) una sua scelta. Ma forse ci poteva stare una qualche manifestazione pubblica di fastidio verso l’ente portuale che, oggettivamente, sta creando un disagio alla collettività. Così, giusto per dare un segno di vita. Magari si potrebbe usare un po’ della verve che si sta mettendo per criticare il governo Meloni che traccheggia sulla nomina del commissario alla ricostruzione. Il ritardo non giova al territorio e chi governa il territorio lo dice ad alta voce. Il ponte mobile con handicap invece fa bene alla comunità?

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