Che invidia, la Feralpisalò…

In questi giorni nel mondo del calcio (e non solo) si celebra giustamente l’impresa della Feralpisalò, una delle più classiche favole sportive (sostenuta però dai soldi di un’acciaieria…) che vede protagonista un paese di 10mila abitanti sulle rive del Lago di Garda, un club nato nel 2009 e che dopo nemmeno 15 anni è riuscito ad arrivare in serie B. Un po’ come il Sudtirol l’anno scorso, grazie a una programmazione seria fatta di piccoli passi e un grande attaccamento al territorio (dalle aziende coinvolte in più ambiti no al settore giovanile, per cui si continua a investire in strutture).

Inutile nascondere tutta l’invidia che proviamo da qui, da Ravenna, che di abitanti ne ha 15 volte tanto (resta una delle pochissime città italiane sopra i 150mila a non essere mai stata in serie A) e quest’anno sta chiudendo la seconda stagione consecutiva tra i dilettanti del calcio, con il derby di Forlì alle porte che non potrà più di tanto modificare il bilancio di un’annata che non l’ha mai vista davvero neppure competere per la promozione (prima nel girone D della serie D è la Giana Erminio, da Gorgonzola, 20mila abitanti…) e che pare però sia comunque valutata soddisfacente dalla società. Sgombriamo però il campo da dubbi: se una proprietà si accontenta davvero della serie D, a Ravenna, forse è meglio che si faccia da parte. E lasci in mano al sindaco – si fa per dire – una società che dovrebbe ripartire dalle basi, dalle strutture, inesistenti per il settore giovanile e con uno stadio che aspetta ancora una seppur minima riqualificazione, messi da parte i deliranti progetti di un nuovo impianto targato Bologna.

E a proposito di impianti, prima o poi sarà pronto (forse) il nuovo palasport, che al momento non servirebbe però quasi a nulla (tranne che per ospitare l’Omc, che pare sia la vera ragione dietro questo progetto), visto che il basket maschile sta pian piano scivolando verso la retrocessione in serie B (al termine di una stagione partita con una colletta, chiedendo soldi ai tifosi per poter partecipare al campionato di A2, sigh…); visto che la pallavolo maschile, in attesa di disputare i play-off, pare sia soddisfatta di essersi salvata in A2 (doppio sigh) e in campo femminile siamo riusciti perfino nell’impresa di disputare due campionati diversi (di B1 e B2) con Teodora e Olimpia Teodora, tra l’altro senza vincerne nemmeno uno (triplo sigh).

La storia che non ci sono i soldi, ovviamente, oltre che reale (ci mancherebbe) è sempre un’ottima scusa per nascondere tutti questi fallimenti. La realtà è che a Ravenna si punta probabilmente su altro (magari anche giustamente, chi siamo noi per stabilirlo…) e la politica in primis (che tanto potrebbe fare, invece, in via indiretta) non ha tra le sue priorità quella di favorire lo sviluppo ad alto livello dei principali sport di squadra. Che sarebbe però anche un modo per promuovere la città stessa, ci avevano detto…

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