La transizione ecologica passa anche dal verde pubblico

Fausto PiazzaSeguo con piacere e interesse in questi giorni gli eventi di Itinera, la festa ravennate del “cammino consapevole”. Non solo perché siamo media partner della manifestazione (da tempo collaboriamo con l’associazione Trail Romagna che l’organizza per promuovere e divulgare le attività) ma anche perché sono un camminatore dilettante e come tanti riconosco il benessere e il sano divertimento di passeggiare all’aria aperta fra la natura, in compagnia. Mi piace il modo in cui Trail Romagna intreccia attività fisica, cultura, storia del territorio e convivalità, coinvolgendo molti cittadini (non solo sportivi), con iniziative “slow”, multidisciplinari e di conoscenza sul rapporto fra uomo, città e ambienti naturali.

Itinera 2022 è dedicata al giardino, inteso soprattutto come bene comune, e l’atto del coltivarlo come cura e tutela della natura, da condividere in piccole e grandi comunità ma perseguire anche individualmente. Prima di tutto con uno stile di vità più sobrio, senza sprechi e meno inquinante. Fra i percorsi proposti c’è la riscoperta dei parchi pubblici ravennati, comprese le grandiose pinete storiche. ma l’attenzione è puntata anche su quelle aree periferiche abbandonate e inselvatichite (vedi il bosco cresciuto nell’ampio recinto della ex Sarom), esempi del cosiddetto “terzo paesaggio” teorizzato da Gilles Clément, capace di rigenerare la biodiversità ormai perduta nelle aree urbane e rurali.

Orti e giardini, parchi, boschi, incolto… sono un patrimonio salvifico, ecologico e paesaggistico di estremo valore che va ampliato, tutelato e “coltivato” con cautela e rispetto.
La tanto decantata transizione ecologica e i rimedi contro i catastrofici cambiamenti climatici globali – con l’attuale crisi energetica e l’uscita dalla “schiavitù” dei combustibili fossili rinviata così a data da destinarsi – rischia di rallentare notevolmente il proprio corso e rappresentare solo una bella favola senza lieto fine (blah, blah, blah come dice Greta).
Allora, comunque, si può e si deve agire sull’altro volano della svolta ambientale: la salvaguardia e la moltiplicazione del verde pubblico.

Ravenna ne vanta una discreta dotazione, d’altra parte non lesina certo con il cemento: recenti dati dell’Ispra (divulgati da Legambiente) l’attestano al secondo posto in Italia fra le più “divoratrici” di suolo vergine (dopo Roma) in relazione alla vastità del territorio comunale.
Ma su questo orizzonte non è mai troppo tardi. Il sindaco De Pascale ha sottolineato in questo campo, nell’agenda del secondo mandato, un grande piano di riforestazione, la realizzazione del Parco Marittimo sul litorale e, tramite il Piano Urbanistico Generale, la tendenza al consumo zero di territorio non edificato. Su queste “buone intenzioni” c’è solo da investire e da fare, qui e ora. Ogni compromesso, deroga o proroga sarebbe intollerabile.

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