venerdì
04 Luglio 2025
L'APPROFONDIMENTO

Carceri, la situazione in Romagna: strutture vetuste e sovraffollate

Tra Ravenna, Forlì e Rimini ci sono cento detenuti in più rispetto ai posti disponibili. Un problema che fa aumentare i suicidi e i disagi psichici

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Le carceri romagnole sono sovraffollate e il problema è correlato all’aumento dei suicidi. A lanciare l’allarme è stato il garante regionale dei detenuti dell’Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, che di recente ha presentato la relazione 2024 sullo stato delle carceri in regione. La relazione, illustrata alla commissione Parità e diritti delle persone dell’assemblea legislativa regionale, ha sottolineato il legame tra il sovraffollamento, il disagio psichico, gli abusi di farmaci e la violenza. Un problema che riguarda tutto il territorio nazionale e che non risparmia la nostra regione.

A fronte di una capienza media di 2.981 posti nelle strutture penitenziare dell’Emilia-Romagna, i detenuti sono stati in media 3.711, con punte massime di 3.843 persone. Di questi, 1.821 sono stranieri e 159 donne. I detenuti definitivi rappresentano oltre l’82% del totale, mentre quelli in attesa di primo giudizio il 14%. I condannati all’ergastolo sono 173, le donne entrate in carcere con figli piccoli sono 6.

In Emilia-Romagna esistono 12 istituti penitenziari. Esaminando i dati delle tre strutture romagnole, emerge che il carcere di Ravenna ospita ad oggi 82 detenuti, a fronte della disponibilità di 49 posti regolamentari. Ancora peggio a Rimini, dove i detenuti sono 158, quaranta in più rispetto ai posti. A Forlì, invece, la situazione è migliore: i carcerati sono 161 a fronte di 144 posti disponibili. La situazione di sovraffollamento è cronica, come dimostrano i grafici dell’associazione Antigone, che si occupa di diritti e garanzie per il sistema penale.

Affollamento Carceri Romagna
La situazione di sovraffollamento nei tre istituti penitenziari romagnoli (fonte: associazione Antigone)

A peggiorare la situazione c’è la tipologia delle strutture, vetuste e inadeguate. La casa circondariale di Ravenna, situata in via Port’Aurea, è un edificio eretto all’inizio del 1900, addirittura sottoposto a vincolo da parte della Sovrintendenza. Qui, segnala l’associazione Antigone, «mancano spazi sufficienti da dedicare allo svolgimento delle attività trattamentali» e «le celle sono particolarmente anguste e poco luminose, anche a causa delle schermature presenti alle finestre». Inoltre «il wc è collocato in ambiente separato dal resto della cella, ma posizionato nell’ambiente dedicato altresì allo spazio cucina» e le docce «appaiono gravate da qualche problema di muffa». Vi sono però un refettorio in buone condizioni, una sala per i corsi di formazione, aule scolastiche e la biblioteca.

Ancora più datata è la struttura penitenziaria di Forlì, risalente alla fine del’800 e situata nel centro della città, all’interno della Rocca di Ravaldino. «L’istituto presenta i consueti problemi strutturali, dovuti al fatto che il carcere è ricavato all’interno di una rocca – segnala Antigone – dunque mancano gli spazi per la socialità nelle sezioni, non ci sono spazi adibiti a palestra, le celle risultano piccole e anguste. Una sezione del terzo piano è ancora chiusa in attesa di ristrutturazione a seguito dei danni provocati dall’alluvione del 2023». Per quanto riguarda gli aspetti positivi, l’associazione sottolinea che «l’offerta trattamentale è ricca, così come le attività offerte dal volontariato, molte delle quali sono frequentate da detenuti e detenute insieme».

Il carcere di Rimini è invece stato costruito negli anni ’70 ed è stato più volte ristrutturato. L’unica sezione che non ha mai subìto interventi è la prima, che difatti secondo Antigone versa «in condizioni pessime», con muri scrostati e mancanza di areazione. Nelle altre sezioni, a parte il cronico sovraffollamento, l’associazione non denuncia nessuna criticità; anzi le celle sono «ampie e luminose» e gli spazi comuni «ampi e confortevoli».

Nel corso del suo intervento, Cavalieri ha posto l’accento sul problema dei suicidi in carcere, «saliti a 9 nel 2024, contro i 3 dell’anno precedente». Il garante ha sottolineato anche 1.516 episodi di autolesionismo, uso eccessivo di farmaci e la presenza di «detenuti giovani o anziani con disabilità spesso privi del necessario supporto». Grave anche il quadro del personale: «In Emilia-Romagna mancano quasi 400 agenti di polizia penitenziaria, pari a un 19% di carenza organica». La Regione ha previsto la creazione di oltre 500 nuovi posti detentivi entro tre anni, tra cui ampliamenti a Forlì e Ferrara.

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