La maestra sotto accusa: «I vostri genitori sono del Sud, non hanno i soldi»

Insulti razzisti a scuola. «Ho solo dato dei cretini ai bambini Ma questi meridionali che sono in affitto e vanno al bar in jeans…»

La maestra accusata di aver insultato, anche con frasi razziste, i bambini di una classe di una scuola elementare dell’Istituto Comprensivo San Biagio di Ravenna (e di averne anche strattonato alcuni) sta continuando a insegnare, nonostante sia partita un’indagine a suo carico da parte dell’istituto coinvolto e del Provveditorato agli studi.

Siamo così riusciti a incontrarla di persona, mentre stava facendo lezione in un’altra scuola elementare della città (in quanto supplente cambia istituto quasi tutti i giorni). Qui di seguito pubblichiamo le sue dichiarazioni, che abbiamo cercato di riportare quando possibile alla lettera (abbiamo infatti registrato la conversazione con un registratore nascosto) per non rischiare di travisare i suoi ragionamenti, che spesso ci sono parsi di difficile interpretazione e comprensione.

Lei è accusata da bambini e genitori di maltrattamenti a scuola.
«Maltrattamenti di che cosa? Non li ho mica presi a calci o schiaffi e neanche li ho insultati».
Ci può dire cosa è successo quel venerdì 16 gennaio?
«Sono entrata in classe verso le 13.30 e ho sentito un certo bisbiglìo, non lo so per quale motivo, non so se perché mi conoscesse qualcuno o solo perché volevano la supplente. Ma mi sono insospettita, ho pensato che quella classe fosse un po’ irrequieta. Li ho mandati a lavare le mani per il pranzo e hanno fatto una gran confusione, io avevo detto di andare due alla volta ma sono andati tutti perché mi hanno detto che la maestra li faceva andare tutti insieme. Ma io so che i bambini a volte dicono menzogne, anche gravi…».
Ma arrivando ai fatti del pomeriggio?
«Prima siamo andati in mensa e mi ha stupito il fatto che nessuno dei bambini facesse il cameriere: c’erano solo due signore che distribuivano il pranzo. Mi hanno dovuto aiutare le maestre delle altre classi a servire i piatti, ma stiamo a scherzare? Ci doveva essere almeno un maschietto e femminuccia a fare gli incaricati, i camerieri, come succede alle materne o nei primi anni di elementari».
Ok, ma arriviamo al vostro ritorno in classe…
«In classe hanno cominciato a chiedermi di andare in cortile, ma alcuni bambini stavano ancora finendo un lavoretto che ci aveva lasciato la maestra del mattino. Così ho detto di prendere dei fogli, ma non quelli della scuola. Alcuni ne avevano dai loro quaderni, altri invece no e volevano prendere quelli della scuola, perché hanno iniziato a dirmi che “sono i soldi dei nostri genitori”, che “dovevo crederci”. Io so che delle volte fanno dei mercatini, delle collette tra genitori, ma ora non saprei. Poi hanno alzato la voce e a tre di loro ho detto di darmi il diario per la nota. Mi hanno detto di no. Non mi hanno dato il diario: caspita, ho detto tra me e me, “per quale motivo, ma sono cretini?”. E all’unanime hanno alzato la voce tutti. Ma io se dico che voglio il diario me lo devono dare e basta. La confusione si stava allargando».
Quindi ha dato dei cretini ai bambini?
«Sì, ho detto “sono cretini”, sinceramente».
Non ha rivolto offese anche a sfondo razzista?
«No, no. Ho detto che conosco i genitori, anche se non di persona, che sapevo le loro origini quindi le loro sofferenze al Sud come le ho io (anche la supplente parla in effetti con un accento meridionale, ndr), che sono venuti qui per lavorare, […] Conosco la mia condizione, le condizioni delle famiglie, di tutti quelli che si allontanano da casa […] Addirittura ci sono famiglie che si sono allontanate da casa perché non hanno neanche una stanza da letto giù, eh. E vengono qui al Nord, fanno spese superflue, vanno al bar, vanno alla pizzeria e non pensano a farsi tre, quattro, cinque camere, ma stiamo a scherzare? Bisogna prima pensare all’essenziale, dopo si va a mangiare la pizza».
Ma lei ha detto questo ai bambini? Ha parlato della loro igiene personale?
«Questo ho detto. I bambini non sono curati, dall’igiene personale e via dicendo. Giù non hanno la casa, io ce le ho le case giù, ho 175 metri quadrati da parte mia e altri 175 metri, metà ristrutturata, l’altra metà da ristrutturare […] Ho detto tutto questo ai bambini e hanno frainteso: ma dovevo forse specificare ancora, “bambini, i vostri genitori si sono allontanati da casa ma non hanno neanche una camera giù, quindi hanno deciso di venire al Nord, di stare qui, ma ci vogliono i soldi?”. Questo volevo dire. Non volevo offendere né i genitori né i bambini».
I cretini chi sono quindi, i genitori?
«Ma no, l’ho detto ai bambini, non ai genitori assolutamente. I genitori possono fare quello che vogliono».
Ma mi scusi, perché parlare delle famiglie del Sud?
«Perché li conosco, ce ne sono tanti che hanno sofferenze giù, come le ho io. Loro hanno la famiglia, io non ho figli né mariti e neanche il fidanzato quindi io riesco a cavarmela, la casa ce l’ho e ce l’ho abbastanza grande giù. Loro stanno qui vanno a mangiare la pizza, vanno al bar la mattina, la domenica, quando poi ci sono le camere da curare. Io li vedo che vanno al bar la domenica, questi meridionali che vanno in jeans, con i giubbettini, le ragazze, le mogli, ma stiamo a scherzare? E poi i bambini mi vengono a dire “siamo infelici”? Ma bisogna accettare eh, bambini, ho detto, “dobbiamo sapere che ognuno ha le sue cose, non possiamo avere tutti le stesse cose”. Non hanno la casa, sono in affitto e vanno al bar, vanno a mangiare la pizza, vanno al ristorante…».
E come fa a saperlo?
«Io li vedo quando esco, quando sono in giro, ma anche dalla finestra di casa, li vedo».
Ma perché, le chiedo ancora, parlare di queste cose ai bambini?
«L’ho detto con i bambini per fare delle riflessioni. “Li vedo i vostri genitori – ho detto –, che soffrono stando qui e sono venuti qui perché giù non hanno neanche una camera da letto”…».
Erano meridionali quindi i bambini con cui se l’è presa il 16 gennaio?
«Non ricordo sinceramente e non so neanche quanti fossero i bambini meridionali in quella classe».
Ha strattonato qualche bambino al braccio o al collo, come denunciano alcuni genitori?
«Braccio? Collo? Ma no assolutamente, loro possono dire tutto quello che vogliono, ma stiamo a scherzare? Se non ce la faccio neanche io a stare in piedi, come facevo a prendere per il collo quelli così grandi? Ho detto solo che sono cretini perché sono tante le spese qui da sostenere e giù non hanno neanche una casa».
E che colpa ne hanno i bambini?
«Dovevano darmi il diario per far sì che io non arrivassi a questo punto, a dire “sono cretini”. Eh, sono cretini sì. Ma non dicevo ai genitori. Allora lì, forse si sono innervositi, si sono incavolati».
E lei non si è innervosita?
«No».
È dispiaciuta per quello che ha detto?
«No, sono stati loro ad essere all’unanime, “e qui e lì e non ci hai fatto prendere i fogli, quei fogli erano dei nostri genitori”. Poi alla fine ho detto, “va bene, prendeteli”. Poi visto che continuavano ad alzare la voce ho detto “andiamocene”. Ho scritto qualche riga da rapporto e siamo andati in cortile».
Posso chiederle da quanti anni insegna?
«Questo è l’undicesimo anno».
Ma fa supplenze spesso?
«Praticamente tutti i giorni, circa 200 all’anno, da sempre».
E da quanto tempo a Ravenna?
«Dal 24 di ottobre scorso, prima non ci ero mai stata».

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