A scuola senza zaino: ecco il progetto rivoluzionario alle elementari di Classe

Non ci sono cattedre e neppure i voti, le aule sono open space divisi in tre zone con laboratori. «Così i bambini diventano autonomi…»

Sono un centinaio in tutta Italia e sono nate grazie all’idea di un dirigente scolastico toscano, ispirato da quanto stava già accadendo da anni nel nord Europa, come spesso capita all’avanguardia in particolare nei servizi per l’infanzia. Sono le scuole “Senza zaino”, di nome e di fatto, con i bambini che vanno in classe – senza più cattedre e neppure banchi individuali – solo con una piccola borsa per la merenda e un paio di quaderni.

In provincia di Ravenna a credere in questo progetto in qualche modo rivoluzionario è stata in particolare la responsabile della scuola elementare di Classe, Rita Gentili, grazie anche al supporto della preside in primis e del Comune poi, che ha di fatto permesso di far partire il progetto sei anni fa e di arrivare quest’anno per la prima volta a regime, con tutte e dieci le classi presenti nella struttura di via Romea Sud “Senza zaino”. A seguire il suo esempio, in provincia di Ravenna, è al momento solo la piccola elementare di San Bernardino, vicino a Lugo. Ma l’auspicio dei promotori è quello che questa pratica venga riconosciuta a livello nazionale e che, magari sull’onda delle richieste dei genitori – già peraltro presenti – possa estendersi anche ad altri istituti ravennati. Perché si tratta di una rivoluzione, è vero, ma anche di una scuola pubblica a tutti gli effetti, con gli stessi obiettivi da raggiungere dal punto di vista didattico. E mentre per questioni di tempo non è ancora possibile sapere come un bambino cresciuto per cinque anni “Senza zaino” a Classe si possa adattare all’ambiente della scuola media, valutazioni periodicamente effettuate dall’università di Firenze rivelano come bambini di quegli istituti in genere facciano meno errori di ortografia e siano più preparati dal punto di vista matematico.

«Sono abituati a socializzare, a fare insieme, a collaborare e hanno comunque anche l’occasione di lavorare da soli, a casa fanno i compiti come tutti. Alle medie non possono che essere pronti», commenta Rita Gentili (nella foto a sinistra), che ci accoglie nella sua bella scuola di Classe, mostrandocela con orgoglio. Lei insegna dal 1989 ma solo negli ultimi sei anni, forse, può dirsi completamente realizzata dal punto di vista professionale. «Tutto è nato grazie a un corso di formazione a Bologna nel 2009, dove ho potuto incontrare di persona Marco Orsi (il fondatore del progetto Senza zaino, ndr) e capire come anche solo l’organizzazione dello spazio scolastico condizioni l’apprendimento e come con la scuola tradizionale sia divenuto impossibile, anche per questione di spazi e tempi, seguire gli insegnamenti dei più importanti pedagogisti, come Montessori, Dewey, Bruner, Freinet…». E così niente più cattedra, via i banchi e, ovviamente, via lo zaino. Ma non solo. Le scelte vengono fatte insieme ai bambini e non calate dall’alto, tutto viene condiviso e non esistono i voti (tranne che nelle pagelle, essendo obbligatorio), «parliamo insieme dei lavori svolti, senza bisogno di dare numeri».

Le aule sono open space-camerette che rilassano solo a guardarle. Sono suddivise ognuna in tre spazi: uno dove vengono accolti i bambini e si programma insieme la giornata («l’accoglienza, in tutti i sensi, è uno dei tre nostri valori cardine», dice Gentili); un altro con quattro tavoli dove i piccoli, in gruppi di sei tendenzialmente, lavorano insieme; il terzo, infine, dedicato ai laboratori per due bambini alla volta.
Le parole d’ordine sono collaborazione, condivisione, autonomia, responsabilità. Ma anche regole, che gli insegnanti scrivono insieme ai bambini in un vero e proprio manuale «che rappresenta tutta la nostra vita scolastica». In questo modo i bambini sanno cosa fare per andare in bagno, come giocare in cortile, quando parlare a bassa voce («il brusio nelle nostre aule c’è sempre, significa che si sta lavorando»), come lavorare in coppia, come utilizzare uno strumento didattico…

«Dovrebbe vedere le facce che fanno i genitori quando, nelle speciali giornate di apertura, vedono i loro figli cavarsela da soli…», sorride Gentili, che poi spiega: «I bambini ascoltano più volentieri i consigli dei coetanei e la loro soglia d’attenzione è limitata: una lezione tradizionale con la maestra che spiega per più di mezzora alla cattedra non è efficace. Qui, la lezione frontale dura cinque-dieci minuti al massimo e poi si passa alla pratica, al lavoro ai quattro tavoli: tre lavorano con attività che sanno svolgere in autonomia, mentre uno lavora con la maestra; dopo venti minuti-mezzora si ruota».

Altra caratteristica fondamentale è infatti quella di far utilizzare semplicemente ai bambini le loro mani. Sperimentando con diversi strumenti didattici appositamente costruiti dalle insegnanti e grazie ad arredi realizzati anche con la collaborazione dei genitori. «Le famiglie in una scuola come questa sono per forza di cose molto coinvolte, i genitori si organizzano anche per fare la spesa insieme del materiale (che poi viene lasciato a scuola e condiviso, a disposizione di tutti, ndr), spendendo tra l’altro meno complessivamente di una scuola normale, a partire dallo zaino, che da noi è sostituito da una piccola borsetta che abbiamo scelto insieme, dal costo di 26 euro. Siamo comunque noi, negli incontri preparatori prima dell’iscrizione, i primi a invitare i genitori non convinti a iscrivere i propri figli in altre scuole». Il problema infatti, più che altro, è che sono sempre di più i bambini che scelgono o vorrebbero scegliere la scuola di Classe anche da fuori. «Abbiamo accettato iscrizioni fuori stradario (alcune decine sui 230 bambini totali, ndr). Cercheremo però di evitarlo in futuro, perché classi troppo numerose rischiano di compromettere il risultato. Questa deve restare la scuola di Classe, e credo debbano essere le istituzioni a farsi carico delle richieste e fare in modo di aprire altre sezioni “Senza zaino” in altre scuole».

Se più leggeri sono i bambini, ad appesantirsi forse sono le insegnanti. «Qui certo bisogna rimboccarsi le maniche – conclude Gentili –, c’è un gran lavoro di preparazione del materiale, ma soprattutto un lavoro di squadra tra le insegnanti delle varie materie, che devono essere sulla stessa lunghezza d’onda. Anche per questo il metodo prevede un anno intero di formazione, prima di partire con il progetto e una formazione costante in itinere di 10 ore annuali da parte della Rete SZ». E le nuove insegnanti (a Classe il corpo docenti è di una quindicina di persone) sono sottoposte ad almeno due mesi di corsi di formazione iniziali intensivi.

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