Cambia l’organizzazione nella casa di riposo, scontro tra sindacati e coop sociali

Cgil, Cisl e Uil chiedono l’interento del prefetto e dell’Ispettorato per tutelare una trentina di lavoratrici della Sant’Umiltà che sarebbero costrette a rinunciare all’indennità per il passaggio da una azienda all’altra. Confcooperative difende le due associate e accusa le rappresentanze dei lavoratori di non aver cercato un accordo

Casa Famiglia Per Anziani In Via GermanicoLa riorganizzazione gestionale proposta dalle cooperative sociali In Cammino e Zerocento per la casa di riposo Sant’Umiltà di Faenza, in via Cova dove sorgeva l’antica villa Galli-Ferniani, accende lo scontro con i sindacati che si dicono preoccupati per il futuro di una trentina di lavoratrici. Le due società dal 1998 gestiscono il centro residenziale nel rispetto dei requisiti di accreditamento.

Secondo le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil le coop sarebbero «in pressing su personale e sindacati per assicurare il passaggio di gestione dei servizi socio-assistenziali offerti dalla struttura nelle mani della cooperativa In Cammino» e per mantenere il posto in struttura «è stato chiesto alle lavoratrici di dimettersi, e rinunciare, di fatto, ad indennità di circa 120-130 euro mensili che le dipendenti percepiscono da quasi vent’anni». La contropartita, oltre al mantenimento del trattamento contrattuale in essere e all’anzianità di servizio, starebbe nel «riconoscimento di un incentivo all’esodo di un migliaio di euro lordi e la promessa della stabilità della sede di lavoro fino alla fine del periodo di accreditamento, in scadenza al 31 dicembre del 2020». I sindacati accusano le cooperative di pesanti violazioni contrattuali e normative «con presumibili ricadute deleterie anche sulla continuità e la qualità dei servizi erogati».

I sindacati invieranno richieste di intervento al prefetto, dell’Ispettorato del Lavoro, dell’Asp e ai vertici del distretto socio-sanitario della Romagna Faentina, e della Sanità regionale.

«Le affermazioni dei sindacati sono di estrema gravità soprattutto perché porta a contestare il ruolo della cooperazione sociale nei servizi alla persona, che è stato in realtà un valore aggiunto del nostro territorio». A dirlo sono le centrali cooperative Legacoop Romagna e Confcooperative Ravenna-Rimini, in rappresentanza delle cooperative sociali Zerocento e In Cammino. «La riorganizzazione del servizio del territorio faentino – continuano i rappresentanti delle due centrali cooperative – è stata effettuata attraverso il confronto da parte delle cooperative sociali coinvolte con i lavoratori, le organizzazioni sindacali e le Istituzioni. Un confronto che aveva individuato soluzioni per il passaggio di lavoratori da una cooperativa all’altra. La convocazione di una conferenza stampa da parte dei sindacati, al fine di denunciare dette soluzioni che vengono ritenute penalizzanti per i lavoratori, è avvenuta senza avere tentato alcuna ricomposizione attraverso la convocazione del Tavolo Unico, così come previsto in questi casi dall’Integrativo Territoriale per le cooperative sociali della provincia di Ravenna».

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