Quando sport e solidarietà fanno squadra: Cerviaman aiuta chi è più sfortunato Seguici su Telegram e resta aggiornato Dal 2018 un gruppo di triatleti cervesi ha trasformato l’evento Ironman in una occasione per raccogliere fondi a favore di malati e disabili con varie iniziative. Matteo Tarroni è il capofila di una squadra nata anche da un’idea di Roberto Bagnolini del ristorante “Al Deserto” Alla vigilia dell’edizione 2023 di “Ironman” a Cervia, impossibile non pensare al cuore grande dei “Cerviaman”, gruppo di triatleti cervesi doc che nel 2018 si è cimentato nell’impresa per la prima volta, decidendo poi di dare forma a un progetto con un’associazione in grado di coniugare sport e solidarietà. Quest’anno quasi trenta tesserati si cimenteranno nelle varie distanze con lo stesso spirito. Tutti insieme per fare sport e aiutare Filippo, un bambino affetto da tetraparesi spastica sin dalla nascita, e per costruire un centro diurno per disabili a Cervia. A parlarne è il capofila Matteo Tarroni, triatleta da cui tutto è iniziato. Come è nata l’associazione “Cerviaman”? «Sull’onda dell’entusiasmo della partecipazione alla competizione degli ‘uomini di ferro’ nel 2018. A livello personale, ero rimasto così colpito dalla prima edizione che mi sono allenato duramente, pronto a mettermi in gioco. Al termine, insieme agli altri atleti cervesi, sono stato invitato a cena da Roberto Bagnolini del ristorante “Al Deserto”. Quella sera è scoccata una scintilla. Lui sognava una squadra cervese di triatleti ed era disposto anche a finanziarla, noi di continuare quella forte esperienza comunitaria nella nostra Cervia, cercando anche di fare del bene a chi è in difficoltà». Cosa rappresenta una manifestazione come “Ironman” per i cervesi? «Una vetrina, un’opportunità importante per il territorio e per tutti noi, a tutti i livelli. Per questo ci teniamo così tanto a far crescere l’attaccamento del singolo cervese: più noi siamo coinvolti, più “Ironman” lo sarà e per più tempo resterà a Cervia. Il nostro legame con questo evento è fortissimo perché senza “Ironman” non avremmo incontrato Bagnolini e, di conseguenza, non sarebbe nata l’associazione». Com’è il rapporto con Bagnolini e con gli altri associati? «Con Bagnolini siamo amici, in pratica ci sentiamo tutti i giorni. Nel tempo, il gruppo si è trasformato in associazione di cui fanno par- te attualmente circa 50 persone, dai 20 ai 70 anni, che appoggiano la visione sport e beneficenza. A queste si aggiungono poi altri 15 sportivi che, anche se fanno parte di altre società, sposano il nostro progetto e seguono le nostre attività per cercare di diffondere il messaggio che portiamo. Va da sé che puntiamo alla squadra più che alla performance, ci piace allenarci insieme ma anche fare due chiacchiere davanti a un buon caffè». Cosa vi aspettate da questa edizione? «Nulla di diverso dal solito, ossia che i nostri triatleti si divertano, diano il massimo, contribuiscano a far crescere il senso di comunità attorno alla manifestazione. Per quanto mi riguarda, come già successo negli ultimi due anni, non parteciperò ma seguirò attivamente tutta la competizione». Sul lato beneficenza, come si organizza l’attività dei “Cerviaman”? «Sin dalla nostra nascita, ogni anno sosteniamo un progetto specifico, attraverso la vendita di gadget vari e l’organizzazione di eventi anche in collaborazione con i nostri sponsor. Siamo diventati famosi per le nostre magliette “Cerviaman” che vendiamo tutto l’anno in vari punti vendita, non solo negozi, ma anche bar, ristoranti e locali sensibili alla nostra causa. Poi, possiamo contare sulle sponsorizzazioni che riceviamo come associazione sportiva e sugli eventi che si svolgono a Cervia. Siamo spesso presenti con stand, visto che abbiamo trasformato in brand diversi capi di vestiario e accessori per sportivi». Di quali progetti vi siete occupati in questi anni? «Nel 2019 abbiamo devoluto contributi a progetti e scuole per disabili sul territorio. Nel 2020 abbiamo deciso di legarci ad Anita e all’Abc – Associazione Bambini Cri du Chat. Dopo il Covid, nel 2022 abbiamo fatto lo stesso con Azzurra e l’Airett – Associazione Italiana Sindrome di Rett. Si è creata in questi anni una catena virtuosa. Abbiamo conosciuto Anita tramite un’altra associazione del territorio “Asta tosta”. Poi i suoi familiari ci hanno presentato Azzurra e, con lo stesso sistema, siamo arrivati quest’anno a Filippo. Spesso le famiglie che vivono queste difficoltà non vogliono mettersi in mostra, ben venga quindi questo passaggio di testimone». Con Filippo, contribuirete anche all’apertura di un centro per disabili? «Sì, si è creata una beneficenza nella beneficenza. “Cerviaman” sta raccogliendo fondi per Filippo, ma la sua famiglia ha già deciso che devolverà l’intera somma per la costruzione di un centro diurno per ragazzi disabili che, come Filippo, necessitano di attrezzature e arredi particolari. Speriamo che i lavori possano iniziare prima dell’inverno». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Il faentino Giacomo Venturi conquista la serie B con la Reggiana Appalto da 130 milioni per la Cmc: costruirà la metrotranvia di Milano La corte tributaria annulla una cartella da 200mila euro per la ditta Crima Seguici su Telegram e resta aggiornato