Calcio: dalla serie D alla serie A in un anno, tutta la “normalità” di Matteo Prati

Il 20enne Matteo Prati, centrocampista del Cagliari, è l’unico calciatore ravennate nel campionato di calcio di serie A. Giovanili tra Cesena e Ravenna, una stagione da protagonista in D con i giallorossi e poi la scalata passando dalla B con la Spal. «La svolta della carriera? I Mondiali Under 20. Sono un timido, sto vivendo il successo restando me stesso»

Matteo Prati Cagliari 003Il 20enne Matteo Prati è l’unico calciatore ravennate attualmente presente in serie A (potrebbe raggiungerlo Antonio Raimondo, altro ventenne, tornato al Bologna dal prestito alla Ternana) nonché uno dei giovani più interessanti del panorama nazionale. Cresciuto prima nel Cesena e poi nel settore giovanile del Ravenna – dove è esploso in serie D nel campionato 2021/2022 – è reduce dalla sua prima esperienza nella massima serie, al Cagliari, dove ha collezionato 26 presenze condite da un gol e un assist. Lo abbiamo contattato per un’intervista a tutto tondo.

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Prati ha fatto il suo esordio tra i professionisti del calcio in serie C con il Ravenna con una presenza nella stagione 2020-21, prima dei 32  gettoni (con 5 gol) dell’anno successivo in serie D. Ma l’affermazione è arrivata in B con la Spal nel 2022-23 con 20 presenze e 2 gol. Nell’estate 2023 il passaggio al Cagliari. Sono sette le convocazioni con l’Under 21 e nove con l’Under 20 con cui è arrivato secondo al Mondiale di categoria in Argentina nel 2023.

In questi giorni sei sotto i riflettori per le voci di mercato che ti vogliono alla Roma. Come stai vivendo questo momento?
«Non lo seguo il calcio mercato. Se c’è qualcosa che devo sapere, chi di dovere mi informerà. Al momento sono concentrato sulla prossima stagione con il Cagliari».

A pochi giorni dal disastro dell’Italia agli Europei, in tanti ti indicano come uno dei giovani “azzurrabili”. Cosa ne pensi? Hai seguito l’Italia in Germania?
«La nazionale è il sogno di ogni ragazzo che gioca a calcio. Sono contento di far parte dell’Under 21, se arriverà una chiamata dalla Nazionale maggiore in futuro sarà grande motivo di orgoglio. Certo, ho visto l’Italia agli Europei, diciamo che sono state partite complicate. Sono sicuro però che già dai prossimi impegni vedremo un’Italia diversa».

Matteo Prati NazionaleSei passato dalla serie D alla serie A nel giro di poco più di un anno. Come è stato possibile? Cosa si prova?
«Grande soddisfazione. Da parte mia ho sempre dato il massimo impegno in qualsiasi categoria in cui ho giocato, senza mai smettere di crederci, con la voglia di voler sempre crescere e migliorare. Voglia che ho tuttora».

C’è un momento che pensi possa aver rappresentato una sorta di svolta della tua carriera?
«Se devo sceglierne uno penso alla convocazione per i Mondiali Under 20 (giocati poi da protagonista in Argentina, con l’Italia che è arrivata seconda, ndr). Era un mio obiettivo, che ha rappresentato forse una piccola svolta».

Quali sono stati i momenti più belli invece della tua prima stagione in serie A con il Cagliari?
«È stato un grande mix di emozioni e di prime volte, sia personali che professionali. Ricordo il primo allenamento, il primo giorno a Cagliari, il primo incontro con il mister Claudio Ranieri, le prime partite contro le “grandi”, che fino a quel momento avevo sempre e solo sognato. La gioia più forte resta però il gol, un’emozione che è difficile da spiegare. In una partita così importante (il 19 maggio scorso in casa del Sassuolo, nella vittoria per 2-0 che ha garantito la salvezza matematica dei sardi, ndr), sotto la curva dove c’erano tantissimi nostri tifosi in trasferta. Quel gol mi ha dato un’energia di una potenza mostruosa».

Matteo Prati Cagliari 004Qual è stata la differenza maggiore che hai notato tra campionato di A e di B?
«L’intensità di gioco. In serie A hai pochissimo tempo per pensare, devi essere veloce di testa perché gli avversari ti sono subito addosso».

Soprattutto a centrocampo. Qual è il tuo ruolo preferito, tra i vari che hai provato?
«In passato ho fatto il trequartista, poi la mezzala, ma credo che ora il mio ruolo sia definitivamente quello di play davanti alla difesa».

Quale credi che sia il tuo grande pregio, dal punto di vista calcistico? E il difetto peggiore?
«Il pregio, anche secondo quanto dicono i vari allenatori che ho avuto, credo sia la freddezza con cui riesco ad affrontare gli impegni importanti e le varie fasi di gioco. I difetti sono tanti e continuo a lavorare tutti i giorni, seguendo i consigli dei mister».

Qual è il giocatore più forte contro cui hai giocato? E quello che ti ha stupito di più?
«Il più forte Calhanoglu. Quello che più mi ha stupito invece è stato Vlahovic, per la fame che ho visto che aveva in campo, incoraggiava tutti, si è preso la squadra sulle spalle quando abbiamo giocato contro la Juve a Cagliari».

Matteo Prati Cagliari 001Il tuo modello, nel tuo ruolo?
«A parte lo stesso Calhanoglu, mi piace tanto Rodri del City, così come mi piaceva Busquets. Tra gli italiani Pirlo e De Rossi, che non mollava mai».

Un tuo idolo, invece?
«Eto’o. Da piccolo tifavo per l’Inter e lo ricordo protagonista nel Triplete (nel 2010 Prati aveva 7 anni, ndr)».

Come stai vivendo questo successo?
«Vivo questo piccolo successo con normalità, la mia quotidianità è la stessa. Capita che qualcuno mi fermi e mi chieda qualcosa, sono un timido e mi imbarazzo. Mi sto godendo il momento tranquillamente, con la mia fidanzata, la mia famiglia, gli amici di sempre, sono lo stesso ragazzo di qualche anno fa. I miei genitori mi hanno insegnato a restare sempre umile».

Nostalgia della Romagna?
«Un po’, ma la fidanzata, i miei genitori, mio fratello, anche i nonni e gli zii sono venuti spesso a Cagliari a trovarmi, portandomi un po’ di Romagna, come le tagliatelle per esempio. E quando posso torno a Ravenna (come nei giorni di questa intervista, in cui ha fatto visita anche ai ragazzi del camp estivo del personal trainer Lorenzo Dadina, ndr)».

Matteo Prati Cagliari 007Segui il Ravenna del calcio? Cosa ne pensi delle novità di questi giorni?
«Seguo il Ravenna da tifoso, come per le altre squadre in cui ho giocato, il Cesena e la Spal: tutte mi hanno lasciato qualcosa di importante. Il Ravenna ha vissuto anni difficili, ora però i tifosi si sono riavvicinati alla squadra, c’è entusiasmo e auguro con tutto il cuore ai giallorossi di tornare dove meritano, nel calcio professionistico».

Chiudo con una domanda sul settore giovanile: tu hai fatto un percorso particolare, sei uscito a 15 anni dalle “grandi” per crescere a Ravenna…
«Dopo il fallimento del Cesena, dove ho giocato 7 anni dopo aver iniziato a tirare i primi calci nel Classe, sono andato al Ravenna, dove mi sono formato sia fisicamente che mentalmente. Non ero un precoce (Prati oltretutto è nato in dicembre, quasi una rarità nel calcio giovanile di oggi, ndr), nel settore giovanile chi cresce prima è “pronto” prima. Chi non è precoce fatica, ma ogni ragazzo ha un suo percorso, non c’è una regola. Non bisogna mollare mai, anche se in un certo momento non riesci a stare a certi livelli. Fare il campionato di D da molto giovane, per esempio, per me è stato fondamentale».

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