lunedì
07 Luglio 2025
il caso

La cooperativa replica alle accuse dei migranti: «I nostri centri sono in regola»

Il presidente di Aurora: «Non c'è cura da parte loro in casa, stiamo cercando di rieducarli»

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Protesta migranti piazza Ravenna

«Abitazioni fatiscenti, infestazioni di insetti, mancanza di medicinali e assistenza medica»: i richiedenti asilo domiciliati nei centri di accoglienza straordinaria della provincia sono scesi in piazza lunedì 27 gennaio per denunciare la presunta malagestione della cooperativa sociale Aurora di Bologna, ente gestore di 33 Cas in provincia e realtà attiva sul territorio dal 2015, con 213 dipendenti a livello regionale.

A rispondere alle accuse mosse al megafono è Maurizio Spinelli, presidente di Aurora, con una versione dei fatti che contrasta con quanto riportato dai manifestanti. Spinelli rigetta fermamente le accuse sottolineando la responsabilità di Prefettura e Ausl come enti di supervisione: «Le strutture sono sottoposte a controlli periodici da parte di Ausl e Prefettura, l’ultima visita risale a non più tardi di un paio di mesi fa. Se durante i controlli si evidenziassero queste gravi negligenze i nostri centri sarebbero già stati chiusi». Secondo il presidente poi, lo scontento sarebbe solo di pochi: «Su oltre 300 ospiti dei Cas, sono scesi in piazza in una decina: l’astensionismo non può derivare dalla paura di eventuali ripercussioni perché non siamo noi a stabilire i percorsi interni, ma la Prefettura. Questi gesti plateali sono inutili perché non si rivolgono a nessuno. Se c’è qualcosa da cambiare bisogna rivolgersi agli enti competenti».

Se durante il presidio i migranti lamentavano la mancanza o il malfunzionamento di alcuni elettrodomestici di base, come lavatrici e piastre per cucinare, per Spinelli la causa non è da ricercarsi nel disinteresse dei gestori ma nell’incuria degli inquilini: «Sono stati sostituiti 30 fornelli in sei mesi, danneggiati a causa degli usi impropri. Ci sono tempi tecnici da rispettare per la sostituzione o la riparazione degli elettrodomestici e una ditta specializzata è incaricata delle manutenzioni periodiche. È anche in atto un processo di rieducazione che aiuti i migranti nella gestione delle case: nel corso del 2024 abbiamo pagato come cooperativa oltre 74mila euro di gas perché anche nei mesi più freddi c’è chi lasciava le finestre aperte facendo lavorare le caldaie al massimo, giorno e notte. Non c’è cura».

Per quanto riguarda l’erogazione di medicinali, servizi sanitari e kit di vestiario Spinelli rimarca «una totale adesione a quanto stabilito dal capitolato d’appalto. Tutti gli ospiti delle case hanno un medico di famiglia assegnato, o un pediatra se si tratta di bambini. Se i farmaci da banco sono troppo costosi, è compito del medico di base assegnare l’alternativa. Il capitolato chiede di assicurare il servizio sanitario, ed è quello che facciamo tramite il servizio pubblico nazionale. In Romagna, fortunatamente, funziona ancora molto bene, quindi perché caricare di costi aggiuntivi la Prefettura?». Il presidente sottolinea più volte infatti il ruolo centrale del Ministero degli Interni, anche e soprattutto nell’erogazione di buoni pasto (20 euro settimanali a persona) e pocket money (75 euro mensili con cui coprire spese accessorie, mediche e personali), due delle criticità sollevate nel corso della manifestazione: «L’importo non è stabilito da noi, ma dalla Prefettura, a cui andrebbero indirizzate eventuali lamentele. Se 20 euro di buoni pasto sono pochi, possono essere integrati con i pocket money. Quante persone al di fuori dei Cas ricevono 75 euro mensili per sé e per i propri figli da spendere come si vuole, con vitto, alloggio e beni di prima necessità già pagati? Se comunque non bastano si può sempre andare lavorare (per un richiedente asilo, però, non sempre fattibile, ndr)».

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