Volley: parla Simona Rinieri, l’ultima ravennate a essere salita sul tetto del mondo

L’ex schiacciatrice ricorda il successo del 2002. «Non esistevano i social network, telefonavamo tutti i giorni a casa. E tra gioia ed emozioni ricordo anche la birra per fare pipì per l’antidoping…»

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Simona Rinieri, al centro, esulta per la vittoria del Mondiale del 2002

L’Italia ha in questi giorni chiuso al primo posto il girone di qualificazione del Mondiale di volley femminile in corso in Giappone fino al 21 di ottobre. L’ultimo oro iridato femminile è datato 2002 con il ravennate Bonitta in panchina e soprattutto in campo Simona Rinieri, ultima bizantina a salire sul gradino più alto del podio. «Di quel mondiale – attacca la ex schiacciatrice – ho tantissimi ricordi e mi viene ancora la pelle d’oca, ma è una vittoria difficile da raccontare. Fa effetto ripensarci, anche perché ancora non esistevano i social network. Noi telefonavamo tutti i giorni a casa, ogni giorno sempre più cariche. È stato il momento clou della mia carriera».
Un aneddoto?
«Feci l’antidoping sia dopo la semifinale, sia dopo la finale. E giù di birra per fare pipì. Già c’erano la grande gioia e l’emozione che offuscavano la mente…».
Tra l’altro non eravate favorite…
«Infatti. Venivamo da un periodo di costruzione, dall’escalation di un gruppo di ragazze cresciute assieme nel Club Italia, all’inizio di base proprio a Ravenna. Fu il suggello del lavoro e del sudore di quegli anni».
Quando avete capito di potercela fare?
«Di sicuro la vittoria con la Cina, in semifinale, è stata la gara della svolta. Già in precedenza, però, nella fase a gironi, ci fu un segnale. Rischiavamo in modo serio di uscire subito di scena, ma una serie di risultati ci fece restare in corsa. Guardavamo la gara decisiva in televisione, poi la tensione era troppo alta e decidemmo di spegnerla. Infine arrivò la bella notizia ed esultammo. In quel momento c’è stata l’unione del gruppo e da lì in poi avremmo “spaccato”».
Come appunto nella semifinale con la Cina, la grande favorita…
«Eravamo in trance agonistica. Mi ricordo uno scambio lunghissimo nel terzo set, con la palla che non andava a terra. Lo decisi io piegando il muro avversario: fu una grande spinta per noi, una mazzata per le cinesi. Poi chiudemmo il match al quarto set senza problemi. Anche Marco (Bonitta, ndr) disse che quel punto si rivelò fondamentale».
Cosa pensa della nazionale femminile attuale? Dove può arrivare al mondiale? (L’INTERVISTA RISALE A PRIMA DELL’INIZIO DEL MONDIALE)
«Si tratta di una squadra in fase di costruzione. Mazzanti ha scelto la strada del rinnovamento, affiancando a giovani già affidabili delle ragazze ancora più in tenera età, ma dal grande potenziale. In una competizione come questa ci vuole il giusto mix di spregiudicatezza tipico delle giovani e di solidità e tranquillità delle più esperte. Secondo me, se riescono a gestire al meglio la pressione, possono andare molto avanti».
Al momento nel giro della Nazionale ci sono due ravennati: Serena Ortolani (in campo anche ai Mondiali) e Laura Melandri (sostituita all’ultimo). Cosa ne pensa?
«Serena la conosco da tanti anni: ha raggiunto la maturità sportiva, è costante nel rendimento, sarà di grande utilità nel momento del bisogno. Darà di sicuro il suo contributo. Laura non ricordo se l’ho mai incrociata in campo. È una centrale poco appariscente, ma di grande affidamento, che arriva sempre al traguardo. Una ragazza umile, che si guadagna sul campo quello che merita».
Le manca la pallavolo?
«Ho terminato la mia carriera tre anni fa, in Russia, a San Pietroburgo. Ho girato tantissimo, ho giocato anche in Francia e in Polonia, e in nazionale ho conosciuto quasi tutti gli aeroporti del mondo… La gioia più grande, oltre ovviamente al Mondiale, è stata la vittoria della Champions League a Bergamo».
Di cosa si occupa adesso?
«Sto frequentando un corso di management sportivo del Coni, denominato “La nuova stagione”, assieme a numerosi ex atleti come me. In più collaboro con un brand nutrizionale (la Herbalife, ndr), aiutando le persone a tornare in forma. A Ravenna, infine, sto per cominciare una collaborazione anche con la Power Beach di Monduzzi, alla Darsena Pop Up, occupandomi sempre di benessere fisico».
Niente più volley, quindi?
«In realtà ho preso il tesserino di terzo grado per allenare e mi piacerebbe lavorare sulle giovani. Dall’altra parte, però, ho vissuto in palestra per più di 25 anni, non penso di avere lo stimolo di tornarci con regolarità. Al momento mi piace fare altre cose».
Seguirà però le partite della Conad, in A2 femminile?
«Sì, certo, anche perché conosco bene sia Simona (Gioli, ndr), sia Lucia (Bacchi, ndr). Sono due colonne portanti di una squadra che penso possa fare bene. Ravenna inoltre è una piazza che ha fame di palcoscenici importanti e sarebbe bello riportare l’entusiasmo di un tempo».

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