Imprese dello street food in crisi: «Siamo sul lastrico, finirà il nostro lockdown?»

Il gruppo Romagna Truck riunisce sei furgoni del cibo di strada: chiedono deroghe e regole nuove per riprendere l’attività dopo cinque mesi di fermo

Romagnaintruck«Sono già cinque mesi che non lavoriamo e non ce la facciamo più, siamo al lastrico. Per noi il lockdown ha avuto un inizio, ma la fine non è ancora stata minimamente presa in considerazione dalle istituzioni governative». È il grido di allarme che arriva dal mondo dello street food, in particolare dal gruppo Romagna Truck che riunisce sei imprenditori tra cui due ravennati (Soul Kitchen di Mamaeli di Cervia e Vino al Vino Street di Ravenna): con i loro furgoni hanno portato cibo di strada e animazione in diversi eventi sul territorio. Mentre ormai ogni settore dell’economia ha le sue nuove regole di ingaggio per la ripresa, per i food truck regna ancora l’incertezza nonostante il cibo di strada fosse ormai diventato il fulcro di molti eventi. Riceviamo e volentieri pubblichiamo una loro lettera in cui esprimo tutte le loro difficoltà.

 

La stagione lavorativa nel nostro settore dura circa nove mesi all’anno, dalla fine dell’inverno a Natale; nei due mesi più freddi gli eventi all’aperto subiscono un arresto e noi ne approfittiamo per fare le manutenzioni dei nostri mezzi, programmare gli eventi, andare a trovare i fornitori per stipulare le nuove condizioni di acquisto e per stare un po’ di più con le nostre famiglie.

Quest’anno però il mese di marzo non ha visto la nostra consueta ripresa lavorativa, ma un arresto totale e drammatico a causa del Coronavirus. All’inizio di marzo tutti gli eventi già in programma fino a settembre sono stati annullati e, ad oggi, non c’è una sola data per eventi futuri.  Per noi il “lockdown” ha avuto un inizio, ma la fine non è ancora stata minimamente presa in considerazione dalle istituzioni governative. Di noi non v’è traccia nei Dpcm, nei decreti, nelle ordinanze. Siamo stati dimenticati da tutti.

In Italia la nostra categoria conta 35.000 partite iva, rappresentiamo altrettante famiglie che vivono di questo perché la maggior parte di noi vede coinvolti in questa attività le mogli, i mariti e i figli. Nel frattempo, oltre a sostentarci senza incassare un euro, dobbiamo anche pagare tasse, ratei, inps e bollette che continuano ad arrivare puntualmente e devono essere saldate.

Intanto ristoranti, bar, negozi, centri commerciali, fabbriche, musei, palestre, centri estetici e moltissime altre attività hanno riaperto, seppur con alcune limitazioni, mentre il nostro settore sta subendo una assurda ed ingiusta discriminazione che ci sta portando al collasso economico e psicologico. Ci rendiamo conto che gli eventi che accolgono migliaia di visitatori per il momento rappresentano ancora un rischio, ma piccoli eventi dove si possa lavorare adottando i protocolli di sicurezza sono assolutamente possibili. 

Chiediamo con urgenza deroghe sui regolamenti comunali delle aree mercatali, permessi temporanei per sostare in aree pubbliche e private senza limiti imposti e bandi nazionali, dove poter somministrare, con la nostra licenza ambulante, nel totale rispetto delle normative vigenti sulla sicurezza e sul distanziamento. Sono già cinque mesi che non lavoriamo e non ce la facciamo più, siamo al lastrico. Chiediamo di essere ascoltati e aiutati prima che molti di noi siano costretti a chiudere l’attività con conseguenze drammatiche. 

Abbiamo bisogno di prospettive certe, immediate e sburocratizzate, non possiamo più continuare ad attendere!

Il gruppo Romagna in Truck è composto da Al Volo (Borghi), Aspasso (Longiano), Big Blue (Cesena), Soul Kitchen di Mamaeli (Cervia), Manicarretto (Rimini), Vino al Vino street (Ravenna).

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