Il sogno tra mito, psicoanalisi e neuroscienza

Vittorio Lingiardi saggista

Lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi

Perché sogniamo? Dopo migliaia di anni di riflessione su questo misterioso fenomeno ancora non lo sappiamo. A ripercorrere la storia del sogno è lo psicoanalista Vittorio Lingiardi nel saggio L’ombelico del sogno (Einaudi), libro che prende il titolo da una definizione di Freud secondo cui il sogno è l’ombelico che ci unisce all’ignoto.

Anticamente il sogno era collegato alla divinazione. Re e imperatori decidevano se iniziare battaglie o arrendersi, se mettersi in mare o rimandare la partenza, a seconda dei propri sogni. Ma occorreva stare attenti. Penelope nell’Odissea racconta come ci siano due tipi di sogno, a seconda di quale porta prendono per entrare dentro di noi. Esistono infatti la porta di corno e la porta d’avorio: dalla prima passano i sogni veritieri e dalla seconda i sogni ingannatori. Lo stesso valeva per i primi cristiani che distinguevano i sogni mandati da Dio e quelli inviati da Satana, come accade ad Agostino quando prega Dio di liberarlo dai sogni erotici inviatigli dal demonio.

Una lettura molto diversa avrebbe dato al santo il dottor Freud. A cambiare infatti il paradigma è l’inventore della psicoanalisi che nel 1900 pubblica il rivoluzionario L’interpretazione dei sogni. Per Freud il sogno non arriva da fuori, ma dal nostro profondo, l’inconscio. Non a caso il padre della psicanalisi sceglie un verso di Virgilio come esergo che recita «Se non potrò piegare gli Dei, muoverò l’Acheronte», ovvero gli inferi. Se non viene dagli dei, occorre scrutare dentro di noi, negli inferi del nostro abisso interiore.

Freud è come un Prometeo, che anziché rubare il fuoco agli dei, gli ruba il sogno. Lingiardi avverte però da un comune errore. L’analisi del sogno parte sempre dal paziente e non ha mai un significato unico e univoco. L’ultima parte del saggio è dedicata al sogno nelle neuroscienze. John Allan Hobson (in aperta polemica con Freud) tolse molto la poesia al sogno quando lo definì “rumore cerebrale”. Per lui infatti il sogno era solo un prodotto involontario e casuale, una serie di impulsi del tronco encefalico a cui la corteccia dava un significato perché tentava di codificare come segnali visivi o uditivi impulsi che non lo erano.

A riaprire il dibattito è stato poi Gordon Morgan Holmes che ha notato come nei sogni sia suggestionato l’ippocampo, quindi il campo della memoria. Gli ultimi studi cercano di rimettere assieme le due strade della psicologia e delle neuroscenze. Il sogno è uno stato intermedio e misterioso. Molto interessanti gli esperimenti di Yukiyasu Kamitani che hanno mostrato come nel sogno i neuroni siano stimolati come nella veglia (solo quelli del movimento vengono inibiti dal cervello). Secondo Kamitani presto sarà possibile con appositi macchinari vedere e registrare i sogni, per poi poterli rivedere da svegli e studiarli. Una prospettiva degna di un racconto di Philip K. Dick o della prossima stagione di Black Mirror.

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