Non esiste l’inconscio, la mente è piatta. Parola di “scienziato”

 

DoChater Mente Piattapo aver letto Anna Karenina avevo ben chiaro nella mia mente il suo volto. Era bionda, con gli occhi azzurri, alta e slanciata. Il dubbio che non fosse così mi è venuto grazie a un’intervista a un illustratore che doveva realizzare la copertina per un’edizione americana del romanzo.
L’illustratore diceva di essere in crisi: non sapeva come fare perché nelle 885 pagine scritte da Lev Tolstoj c’è solo una vaghissima descrizione della sua persona. Per l’esattezza Tolstoj dice che Anna «aveva sopraciglia folte e una leggera peluria sul labbro superiore». Cioè di Anna sappiamo solo che ha il mono-ciglio e i baffetti? Possibile?

Io ricordavo moltissimi dettagli che avevo inventato di sana pianta. Il mio cervello aveva costruito una sua immagine e mi aveva convinto che fosse frutto della penna di Tolstoj. Avevo anche inventato la sua psicologia: perché non si accontenta della sua esistenza? Perché cerca un amore così difficile? Perché decide di togliersi la vita? Questo in fondo è il bello della letteratura, ho pensato.

Ma se la stessa cosa la stessimo facendo anche sulle persone reali? Se inventiamo un lato della personalità di Anna chi ci dice che non stiamo facendo lo stesso anche con persone vere? Lo stiamo facendo anche con noi stessi? Questa è la radicale teoria del docente di scienze comportamentali Nick Chater che in La mente è piatta (Ponte alle Grazie) sostiene che l’idea del subconscio e dei “meandri oscuri della mente umana” siano solo delle invenzioni di fantasia. La mente è una rete di neuroni che elabora sensazioni, il resto è frutto della nostra fantasia e non ha alcun supporto scientifico. Quindi prendete Freud, Jung, Lacan e compagnia bella e buttateli nel cestino, perché si sono fatti solo dei viaggi mentali.

Che dire? Parecchio estrema come analisi, ma anche affascinante. Il professor Chater porta a sostegno della sua ipotesi degli esperimenti pratici. La scienza si basa sul metodo scientifico, ovvero un esperimento se ripetuto deve dare sempre lo stesso risultato, ma con la mente umana questo non avviene.
La deduzione di Chater è che i risultati non arrivano non perché «ogni inconscio lavora in modo diverso», ma perché non esiste nessun inconscio e noi non abbiamo ancora capito come funzionano le sinapsi dei neuroni. Il cervello si automodella con il pensiero, nell’istante in cui pensa, utilizzando come base i pensieri che ha già creato su eventi simili.

Ovviamente le tesi di Chater hanno sollevato molte polemiche tra gli psicologi. La diatriba tra alcuni scienziati e la psicologia ha radici antiche e si basa su quello che fu fin da subito un grande cruccio di Freud: non essere riuscito a rendere la psicologia una scienza riconosciuta al pari della medicina: forse inconsciamente non lo voleva?

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