L’ultimo orizzonte della conoscenza fra tra scienza e scoperta

Balbi Ultimo OrizzonteLe cose da scoprire sul mondo ormai sono finite. Abbiamo capito ogni regola che è alla base della natura. Diceva così il fisico Albert Michelson ai primi del ’900 . Pochi anni dopo Albert Einstein, sfruttando i calcoli di Michelson sulla velocità della luce, avrebbe ribaltato tutto con la teoria della relatività, che dimostrava come molto di quello che si dava come una conoscenza ormai solida, fosse in realtà un gigantesco errore.
Dobbiamo quindi rassegnarci a non sapere niente?

Prendiamo un esempio opposto. Nel 1835 Auguste Comte aveva detto «non sapremo mai la composizione chimica degli astri».
Passarono appena un paio di decenni ed ecco che Gustav Kirchhoff determinò la composizione delle stelle studiandone lo spettro luminoso. Quindi: quanto possiamo spingerci vicino alla verità?

L’astrofisico Amedeo Balbi in L’ultimo orizzonte (Utet) racconta cosa sappiamo dell’universo, cosa conosciamo con certezza, cosa ipotizziamo e cosa probabilmente non sapremo mai.
Un tempo ogni civiltà aveva un proprio mito per descrivere la nascita dell’universo: un dio creatore, o una divinità che aveva messo in ordine gli elementi creando la vita.
La scienza ha sostituito queste credenze con dati sondabili, ma il rischio è che anche la scienza venga interpretata come un mito. La scienza non fornisce certezze, a interpretazioni di dati con un margine di errore. Quando si scoprì che esisteva qualcosa fuori dalla Via Lattea, Edwin Hubble disse «la storia dell’astronomia è una storia di orizzonti che arretrano».
Cos’è l’orizzonte?

Da una parte è il limite di ciò che possiamo vedere; dall’altra è una sfida a spingersi oltre, a scoprire il nuovo, con le sue insidie e la sua carica di mistero. Prima di Galileo Galileo si pensava che l’universo finisse a ciò che si poteva osservare a occhio nudo. Galileo con il suo cannocchiale scoprì che c’era tanto che non era mai stato visto. Oggi sappiamo che esistono centinaia di migliaia di galassie oltre la nostra. Il 96% dell’universo non è fatto di atomi, ma di una materia che non conosciamo, e che abbiamo chiamato “materia oscura”.

Questo vuol dire che conosciamo la composizione del cosmo solo per il 4%. Non sappiamo quindi nulla dell’universo? Al contrario, sappiamo molto: sappiamo quando è nato, che si sta espandendo e come è strutturato. Tutte cose che abbiamo scoperto negli ultimi cento anni.
Ci sono però ancora tante domande senza risposta. Il tempo inizia con il Big Bang o l’universo è sempre esistito ed ha solo cambiato forma?
Lo scrittore di fantascienza Philip K. Dick diceva che «La realtà è ciò che non sparisce quando smetti di crederci». Cosa scopriremo domani?

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