Mukasonga e il suo “Kibogo”, una rivelazione dal Ruanda

Kibogo MukasongaIn Italia si leggono soprattutto autori italiani, con qualche eccezione per i best seller anglosassoni. La narrativa straniera che troviamo in libreria è sempre più appiattita sulle traduzioni americane. Però la vera sperimentazione letteraria da tempo si è spostata altrove. Gli scrittori più interessanti di oggi vengono dall’Europa dell’Est, come il rumeno Mircea Cărtărescu o l’ungherese László Krasznahorkai, e dall’Africa che sta sfornando grandi autori contemporanei (molti dei quali vivono però in Francia o negli Usa).

Una autrice molto interessante, e in odore di Nobel, è stata finalmente tradotta dalla benemerita casa editrice Utopia. Sto parlando della ruandese Scholastique Mukasonga. Il suo Kibogo è salito in cielo è un romanzo divertente e tragico allo stesso tempo. Parla di come la cultura ruandese e le sue tradizioni si sono dovute riplasmare una volta arrivati i colonozzatori francesi e il loro “Dio vero”. Quando gli abitanti del Ruanda entrano in contatto con i padri missionari cattolici, un nuovo culto si affianca alle antiche credenze locali. Il re accetta il battesimo e il cattolicesimo irrompe nella vita dei suoi sudditi. I missionari, infatti, condannano ogni rito indigeno, consacrando il Ruanda a Gesù.
Tra le leggende locali, però, ce n’è una molto simile alla storia di Cristo. È un racconto che scavalca il tempo per consegnarsi al mito. Ne è protagonista Kibogo, colui che riportò sulla Terra una pioggia da tempo agognata, salvando gli uomini dalla siccità, per poi essere assunto in cielo. La confusione tra i due culti è, dunque, inevitabile. Di fronte alla grande siccità, che non si arrende e uccide, perché non invocare anche Kibogo affinché la pioggia ritorni? Con l’ironia e la lucidità che la contraddistinguono, Mukasonga elegge il sincretismo a protagonista di un intero romanzo.

Esemplare l’incontro di uno dei ragazzi del villaggio con i professori francesi venuti a studiare “le tradizioni locali”. Il ragazzo inizia a raccontare la sua storia a uno degli studenti, che lo interrompe. «Caspita che storia! Dove siete andati a scovarla? Adesso tu, Kabwa, vieni dal professore a raccontare la tua storia. Farà in modo di metterla nel suo libro per gli altri professori. Ma non parlare troppo di Yézu. Gesù e i missionari, al professore non vanno tanto a genio. Gli piacciono, invece, i sacrifici umani: ne cerca ovunque. E poi, non ditegli che Gasana se le è inventate le sue storie, ci rimarrebbe troppo male. Però, se troviamo delle storie come piacciono a lui, speriamo che riesca a procurarci una borsa di studio per andare all’università in Europa. E voi, state pur certi, avrete una buona ricompensa. Deve tornare soddisfatto dal suo viaggio in Ruanda»

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